Nuove regole del Web dall'Europa: cosa cambia?
Due nuovi regolamenti europei introducono nuove regole per arginare lo strapotere dei giganti del web. Occorre però la vigilanza degli utenti perché si concretizzino sia "semplici" diritti come il potersi disabbonare facilmente da un servizio web, sia azioni più ampie come la lotta alla disinformazione. Ecco cosa prevedono questi regolamenti e come potrebbero impattare sulle nostre vite sul web.
- articolo di
- Leonardo Poggi

In questi giorni stanno entrando in vigore due Regolamenti Europei che riguardano numerosi aspetti della rete internet. Il 17 febbraio scorso è stato il momento del DSA (Digital Service Act, regolamento sui servizi digitali) mentre il 7marzo è il giorno del DMA (Digital Market Act, regolamento sul mercato digitale). Si parte dalla necessità di aggiornare normative vecchie di vent’anni e di adeguarle alle nuove tecnologie, per permettere anche ai consumatori e alle aziende più piccole di approfittare pienamente del progresso tecnologico che fino ad ora ha portato vantaggi soprattutto alle grandi piattaforme. Disdire facilmente un abbonamento on line o avere condizioni di acquisto semplici e scritte nella propria lingua, possibilità di intervenire velocemente nei casi di bullismo e di fake news: sono solo alcuni degli effetti auspicati dalle nuove regole.
A chi sono rivolte le nuove regole?
- Il DSA, regolamento sui servizi digitali (Reg. UE 2022/2065), contiene nuove norme che puntano ad arginare le attività illecite on line e tutelare i diritti umani, la libertà di espressione e di scelta di tutti i cittadini. Gli Stati membri hanno designato entro il 17 febbraio le autorità competenti (in Italia l’Autorità garante delle comunicazioni AGCOM) a far rispettare il DSA.
- Il regolamento è indirizzato verso due obiettivi primari: le “Piattaforme di dimensioni molto grandi” (very large online platforms - VLOP) e i “Motori di ricerca molto grandi” (very large online search engines -VLOSE). I primi: Aliexpress, Amazon Store, Apple AppStore, Booking.com, Facebook, Google Play, Google Maps, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, X (ex-Twitter), Wikipedia, YouTube, Zalando nonché tre siti porno: Pornhub e Stripchat e Xvideos. I secondi sono Google Search e Bing.
- Il Regolamento sui mercati digitali DMA (Reg UE 2022/1925) punta invece a migliorare la concorrenza tra le imprese che agiscono nell'UE e a garantire condizioni di parità tra le aziende digitali per tutelare le piccole imprese. Il 7 marzo è la data entro la quale le grandi piattaforme dovrebbero conformarsi alle disposizioni del DMA.
La disciplina riguarda soprattutto le grandi aziende, individuate sulla base di parametri misurabili quali il fatturato, il numero di utenti, la diffusione. Sono designate dalla Commissione europea come “gatekeeper “cioè come un punto di accesso importante ai servizi on line con una posizione consolidata e duratura e un impatto significativo nel mercato interno. Le imprese stesse hanno l’obbligo di notificare il raggiungimento di questi parametri alla Commissione Europea. Ad oggi la Commissione ha designato sei grandi aziende che forniscono servizi online come motori di ricerca, social network e marketplace, precisamente Alphabet (Google), Amazon, Apple, ByteDance (TikTok), Meta (Facebook, WhatsApp, Instagram ecc.) e Microsoft. Il DMA richiede a queste aziende di rispettare le sue specifiche regole per proteggere gli interessi dei consumatori quando offrono i seguenti servizi:
- Social network: TikTok, Facebook, Instagram, LinkedIn
- Messaggistica: WhatsApp, Messenger
- Condivisione video: YouTube
- Ricerca: Google Search
- Intermediazione: Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, Apple App Store, Meta Marketplace
- Browser: Chrome, Safari
- Pubblicità: Google, Amazon, Meta
- Sistemi operativi: Google Android, iOS, Windows PC OS
Cosa dovrebbe cambiare
Premesso che gli effetti pratici di questi regolamenti sono ancora tutti da osservare, ecco quali sono i cambiamenti previsti dal combinato di questi due regolamenti. per noi semplici utenti.
Controllo dei contenuti
Le suddette grandi piattaforme dovranno collaborare con le istituzioni europee per intervenire prontamente sul controllo dei contenuti, in caso di gravi crisi dovute a conflitti armati, pandemie, terrorismo. Potranno essere ritenute responsabili per disinformazione, bufale, manipolazione delle informazioni nelle situazioni sociali delicate quali ad esempio pandemie, elezioni politiche, casi bullismo, violenza online, soprattutto se profilano gli utenti utilizzano dati di categorie speciali e ai danni di persone vulnerabili e minori.
Moderazione dei contenuti
Le piattaforme dovranno inoltre indicare le misure e gli strumenti utilizzati ai fini della moderazione dei contenuti e saranno obbligate a informare l’utente quando un suo contenuto viene rimosso o limitato oppure quando viene bloccato il suo account. L’utente deve avere la possibilità di contestare e presentare le sue ragioni attraverso procedure di reclamo dedicate, fino alla possibilità di fare intervenire un’autorità esterna e ricevere un risarcimento. Le piattaforme dovranno informare sui criteri che utilizzano per dare evidenza e priorità alle informazioni. Le piattaforme accessibili ai minori dovranno adottare misure adeguate a garantire un elevato livello di tutela della vita privata, di sicurezza e di protezione dei minori, ad esempio progettando le interfacce online con il massimo livello di privacy, sicurezza e protezione dei minori per impostazione predefinita.
Segnalazione di contenuti illegali
Le piattaforme dovranno inoltre predisporre dei sistemi che permettano agli utenti di segnalare i contenuti illegali in modo semplice ed efficace per contrastare illeciti quali: la condivisione di immagini che ritraggono abusi sessuali su minori, la condivisione non consensuale di immagini private, il cyberstalking (pedinamento informatico), la vendita di prodotti non conformi o contraffatti, la vendita di prodotti o la prestazione di servizi in violazione della normativa sulla tutela dei consumatori, l'utilizzo non autorizzato di materiale protetto dal diritto d'autore, l'offerta illegale di servizi ricettivi o la vendita illegale di animali vivi.
Rimozione prodotti non sicuri
Le autorità pubbliche potranno disporre direttamente la rimozione dei prodotti non sicuri (leggi la nostra analisi su 28 prodotti acquistati su Temu: qualità scarsa e sicurezza a rischio). I siti di e-commerce saranno tenuti a rintracciare fornitori e produttori dei prodotti venduti e a verificare in modo casuale se i prodotti o i servizi siano stati identificati come illegali in qualsiasi banca dati ufficiale e reagire con misure appropriate.
Condizioni di acquisto migliori
Le piattaforme online di dimensioni molto grandi dovranno pubblicare le informazioni sulle condizioni di acquisto in tutte le lingue degli stati in cui offrono i loro servizi. Gli utenti dovranno essere informati di qualsiasi modifica significativa delle condizioni generali. Se un servizio è rivolto ai minori, le condizioni di utilizzo e i divieti dovranno esser spiegati in modo a loro comprensibile. Sono vietati i cosiddetti "dark pattern"; cioè accorgimenti grafici e testuali in grado di condizionare manipolare gli utenti inducendoli a effettuare scelte che non intendono compiere.
Regolamentazione della pubblicità
Non solo deve essere chiaro quando una comunicazione è pubblicitaria (ad esempio quelle degli influencer) e per conto di chi viene presentata, ma devono anche essere chiari i criteri di profilazione, ad esempio la piattaforma on line dovrà specificare perché un annuncio pubblicitario viene mostrato a un consumatore specifico. È vietata la pubblicità mirata basata sulla profilazione dei minori, anziani e su categorie di dati sensibili quali l'origine etnica, l'opinione politica o l'orientamento sessuale. Quando le piattaforme di grandi dimensioni consigliano contenuti agli utenti, questi ultimi potranno modificare i criteri utilizzati e scegliere di non ricevere contenuti personalizzati.
Più facile disdire gli abbonamenti
Il consumatore potrà disdire l'abbonamento a un servizio di piattaforma essenziale con la stessa facilità con cui si è acquistato. Ad esempio, se ci siamo abbonati con pochi click a un servizio di streaming on line, dovrà essere possibile disdire l’abbonamento sempre con pochi click, , senza lunghi procedimenti di cancellazione e senza dover contattare il servizio clienti.
Rimozione app preinstallate
Dovrà essere possibile disinstallare facilmente applicazioni preinstallate sul proprio telefono, computer o tablet.
Interazione tra servizi di messaggistica
Si richiede che sia possibile inviare e ricevere messaggi tra i giganti del settore come Whatsapp o Facebook Messenger e quelli dei concorrenti più piccoli, come Signal o Telegram.
Direttamente dal produttore al consumatore
I venditori legati a grandi Market Place come Amazon dovranno essere liberi di offrire direttamente sconti e promozioni ai consumatori e di concludere contratti al di fuori delle piattaforme.
Risposte a problemi che solleviamo da tempo
Il Digital Services Act (DSA) risponde a problemi sollevati anche da Altroconsumo, per i quali abbiamo chiesto interventi e tutele: contrastare la diffusione dei contenuti illegali, combattere la disinformazione, definire chiare responsabilità per le piattaforme, proteggere il consumatore e la sua privacy, specialmente dei minori.
In Italia, a fine dicembre, è stato firmato un accordo di collaborazione tra l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e la Commissione europea per l’applicazione delle norme del DSA. Sarà interessante vedere come verranno recepite queste nuove regole sia dai destinatari di nuovi obblighi, sia dai cittadini: quello che bisogna sottolineare è la maggiore responsabilizzazione delle persone online, da ora in poi possono avere un maggiore controllo su ciò che vedono online, possono segnalare i contenuti illegali e la piattaforma è tenuta a comunicare loro le decisioni prese. Si tratta di strumenti che li renderanno meno passivi nell’uso dei servizi online e di conseguenza più consapevoli.
Il Digital Market Act (DMA) mira a garantire una concorrenza più leale sulle piattaforme con conseguenti benefici anche per le persone e anche qui ritroviamo richieste che ci appartengono da tempo come la neutralità dei dispositivi, la necessità della interoperabilità tra i sistemi di comunicazione, il divieto per il gatekeeper di favorire, in termini di posizionamento e indicizzazione, i propri servizi o prodotti rispetto a quelli analoghi di terzi. In Italia, l'autorità di riferimento per il DMA è l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust).
Serve un linguaggio comune
L’intento generale appare positivo ma, come per tutte le grandi trasformazioni teoriche, nel momento in cui si cerca di attuarle ci si scontra con le difficoltà nell’applicazione pratica e conseguenze negative impreviste. La misura che chiede interazione tra i vari servizi di messaggistica, ad esempio, solleva dubbi di natura tecnica. Per poter inviare messaggi contenenti testo, audio, video da un servizio di messaggistica a un altro serve una piattaforma di interscambio, cioè un canale di comunicazione comune e condiviso; senza di questo il servizio X non può dialogare con il servizio Y. Qualcosa di simile esiste per le e-mail, grazie al fatto che il servizio è stato concepito fin dall’inizio come uno standard per parlare con soggetti diversi, mentre i moderni servizi di messaggistica non hanno mai avuto una piattaforma condivisa e anzi si sono sempre contesi il bacino di utenti a colpi di standard esclusivi. Dunque bisognerà prima fissare uno standard di interoperatività e solo in seguito si potrà spingere i soggetti interessati ad utilizzarlo. Va comunque detto che i regolamenti prevedono un’applicazione graduale ma le piattaforme dovranno rendere conto alla Commissione di quello che stanno facendo per ottemperare alle nuove regole, non c’è spazio per tergiversare.
Funzionerà?
Per ora siamo solo all’inizio di un processo che dovrebbe portare ad una maggiore equità e sicurezza per tutti gli utenti della rete, una grande opportunità che potremmo cogliere solo con la collaborazione delle aziende coinvolte e un grande sforzo delle istituzioni per fare applicare le regole. Anche i consumatori possono fare la loro parte: le piattaforme devono tenere conto dei reclami e delle segnalazioni dei consumatori e degli utenti in generale, anche perché, una volta venute a conoscenza di un illecito, le piattaforme diventano direttamente responsabili se non intervengono a rimuovere contenuti illegali. Le sanzioni in questi casi non scherzano: per chi non osserva il DSA le prescrizioni possono arrivare al 6 per cento del fatturato annuo e, in caso di recidiva, al divieto di operare in Europa. Per l’inosservanza degli obblighi del DMA, sono previste sanzioni dal 10% al 20% del fatturato globale e sono possibili sanzioni di scorporo di rami societari.
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