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Buoni pasto: Satispay sfida i colossi del mercato dando un taglio alle commissioni

Sempre meno esercenti accettano i buoni pasto a causa delle elevate commissioni di incasso applicate dalle aziende che li emettono. I lavoratori rischiano così di avere in tasca uno strumento poco utilizzabile. Chiediamo al governo di permettere alle aziende di mettere quei soldi direttamente nelle buste paga dei lavoratori, senza perdere i benefici fiscali. Intanto sul mercato dei buoni pasto è sbarcato Satispay che riduce le commissioni per gli esercenti. Una scossa positiva, ma basterà?

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05 ottobre 2023
Pagamento con smartphone al ristorante

Satispay entra nel mercato dei buoni pasto con l’obiettivo dichiarato di fare "la rivoluzione". Come? Rendendo i buoni pasto “vantaggiosi per le aziende, comodi per i lavoratori e vicini agli esercenti” si legge sul sito della startup. Il nodo più stretto che si propone di sciogliere è quello delle elevate commissioni che bar, ristoranti e supermercati devono sborsare alle aziende che emettono i buoni pasto (Edenred, Pellegrini, Sodexo...) che sono in media comprese tra il 10% e il 20% del valore del buono. Così alte da indurre molti esercenti a non accettare i buoni pasto con il rischio per i lavoratori di trovarsi in tasca "soldi" che non possono più essere spesi (o spesi con molte difficoltà).

Satispay applica zero commissioni fino a 10 euro di spesa e una commissione di 20 centesimi per importi superiori. Non solo. Gli esercenti potranno incassare i soldi entro un giorno lavorativo e la fatturazione sarà automatica. Ad oggi già 70mila gli esercenti convenzionati che accettano Satispay e, quindi, i buoni pasto.

Ai lavoratori semplifica i pagamenti perché consente di gestirli in un’unica transazione: se il costo del pranzo è di 12 euro e il buono pasto di 7 euro, l’app Satispay scalerà il resto aggiuntivo di 5 euro dal credito che il lavoratore possiede nella app. La scadenza di questi buoni pasto sarà di due anni. I lavoratori per usare i buoni pasto non devono necessariamente aprire un conto Satispay, ma solo scaricare la app e inserire il codice che sarà comunicato dal datore di lavoro.

Lo sconto alle aziende che ricade sugli esercenti

Satispay si vuole inserire nel settore dei buoni pasto che ha un giro d’affari stimato in circa 4 miliardi di euro, il cui tasso di crescita annuo prevista fino al 2030 è del 5%.Queste cifre sono determinate dal vantaggio fiscale per le aziende che offrono questo servizio ai propri dipendenti. Infatti, lo Stato consente alle aziende di scaricare l'intero importo dei buoni pasto, ma anche ai lavoratori stessi che si ritrovano in tasca "soldi" che non contribuiscono ad aumentare l'imponibile per le tasse.

La rivoluzione di Satispay si inserisce in un sistema in cui le aziende che emettono i buoni pasto si accaparrano il datore di lavoro facendo pagare i buoni pasto meno del loro valore nominale. Uno sconto che fanno ai datori di lavoro che poi scaricano sulle commissioni all’incasso che fanno pagare agli esercenti. In questa situazione ormai sempre meno bar, ristoranti e supermercati accettano i buoni pasto. E dove li accettano ci sono sempre più restrizioni sul numero massimo (in genere non più di 8), i giorni della settimana in cui si possono utilizzare (ad esempio non nei week end e a cena) e talvolta si è costretti a pagare delle piccole commissioni per poterli usare

Abbiamo chiesto ad Alberto Dalmasso co-founder e ceo di Satispay come riusciranno a convincere le aziende a rinunciare allo “sconto” e ad acquistare i buoni pasto di Satispay

Satispay può essere la spalla dell’esercente che decide di accettare solo i buoni pasto che hanno una commissione sostenibile. Ci sono 25 milioni di lavoratori di cui 4 milioni usano i buoni pasto per lo più dipendenti di grandi aziende… il resto sono aziende piccole. Su queste ultime, la dinamica "ti faccio lo sconto del 15% tanto poi l’esercente paga il 20%" non c’è. La gran parte dei datori di lavoro che non dà ancora buoni pasto non è incastrata nella logica degli sconti. Abbiamo anche visto una tendenza delle grandi aziende a investire molto per non perdere i lavoratori e farli stare meglio anche con un welfare allargato, per cui l’ottica è sempre di più quella di dare un buono pasto facile da usare perché accettato in modo capillare e anche ad esempio a cena. In quest’ottica, lo sconto praticato alle aziende dai maggiori player di mercato non è più così importante. Anche gli altri competitor dovranno cambiare perché altrimenti si fa saltare il banco, rendendo difficile usare questo importante strumento di welfare”.

Quindi, Satispay punta principalmente alle aziende private medio piccole, ma in futuro non esclude la possibilità di entrare nella pubblica amministrazione e Dalmasso spiega: Stiamo pensando di lanciarlo anche all’estero, a partire dalla Francia".

Soldi in busta paga al posto dei buoni pasto

Se il mercato non cambia e continua la tendenza degli esercenti a non accettare più i buoni come metodo di pagamento, il rischio per i lavoratori è che si trovino in tasca "soldi" che non possono più essere spesi (o spesi con molte difficoltà).
Per questo motivo Altroconsumo chiede al Governo che le aziende italiane possano scegliere anche la strada di mettere il corrispettivo dei buoni pasto direttamente nelle buste paga dei propri dipendenti, senza perdere i benefici fiscali di cui godono i buoni. Quindi, chiediamo al Governo e al Parlamento una modifica legislativa per far sì che il denaro arrivi direttamente in busta paga ai lavoratori mantenendo per aziende e dipendenti le agevolazioni fiscali oggi previste per i buoni pasto. Per fare questo occorre rendere esentasse le indennità di mensa in busta paga per tutti i lavoratori fino ad un certo valore giornaliero; fino ad 8 euro come gli attuali buoni pasto elettronici o meglio fino a 10 euro per rendere il nuovo meccanismo più vantaggioso. Attualmente, infatti, la non imponibilità della indennità di mensa è riservata solo ad alcune categorie di lavoratori e ha il limite di 5,29 euro al giorno. Estendendo l'indennità di mensa a tutti i lavoratori i vantaggi sarebbero evidenti per tutti. 

Per questo motivo proponiamo la modifica all’articolo Art 51 comma 2 lettera c del Testo unico delle imposte sui redditi (dpr 917/1986), estendendo di fatto a tutti la possibilità di beneficiare dell'indennità di mensa (a oggi riservata solo ad alcune categorie di lavoratori) e aumentando l'importo giornaliero complessivo (da 5,29 euro a 8 o 10 euro).

Firma la petizione

Se vuoi anche tu poter avere soldi in busta paga al posto del corrispettivo in buoni pasto, sostieni la nostra richiesta al governo firmando la petizione. Più siamo, più la nostra voce sarà forte. Finora abbiamo raccolto quasi 34 mila firme.

FIRMA LA PETIZIONE.

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