Riparare o sostituire? Cittadini poco informati sul ciclo di vita dei prodotti. L'inchiesta di Altroconsumo
I cittadini non sono abbastanza informati sui prodotti per fare scelte di acquisto e di uso sostenibili per l’ambiente, soprattutto quando c’è un guasto e si è in bilico tra riparare e buttare. Lo dice la nostra inchiesta realizzata nell’ambito del progetto europeo CircThread, che ha coinvolto 1.412 persone.
- contributo tecnico di
- Lorenzo Zucchi
- di
- Adelia Piva

L’Unione europea si è data l’obiettivo – entro il 2050 – di abbandonare l’economia usa e getta, che inquina e non è più sostenibile per l’ambiente, per realizzare un modello di economia circolare puntando sul riuso, il riciclo e su una produzione più ecocompatibile.
L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti il più a lungo possibile.
Bisogna estendere il ciclo di vita dei prodotti per contribuire a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico.
È importante che i cittadini siano messi in grado di adottare comportamenti che possono aiutare a limitare l’impatto ambientale e il consumo energetico, come ad esempio preferire la riparazione e il ricorso al mercato di seconda mano (anche dei prodotti ricondizionati) rispetto all’acquisto di nuovi beni.
Economia circolare: cittadini poco informati
Si tiene conto di quanto consuma il prodotto e del suo impatto ambientale a partire dalla produzione fino allo smaltimento? Quando il prodotto si guasta, si butta e se ne compra uno nuovo oppure si ripara? Le informazioni dei produttori su manutenzione e riparabilità sono adeguate?
Abbiamo posto questi quesiti con un questionario online a 1.412 cittadini, distribuiti come la popolazione nazionale dai 25 ai 64 anni (maggio 2022), individuando quattro categorie di prodotti: grandi e piccoli elettrodomestici, prodotti hi tech (smartphone, tablet...) e impianti di riscaldamento. L’inchiesta è stata realizzata nell’ambito del progetto CircThread finanziato dal programma Horizon 2020 dell'Unione europea.
La nostra inchiesta mostra come la carenza di informazioni in alcuni momenti cruciali della vita di questi prodotti, come quello in cui si guastano ed è necessaria una riparazione o quello in cui sono giunti a fine vita e bisogna smaltirli, renda più difficile l’adozione di quei comportamenti sostenibili che servono per andare verso un’economia circolare che rispetta l’ambiente.
Consumo energetico fattore decisivo nella scelta d’acquisto
Per il 63% degli intervistati le informazioni più importanti per la scelta d’acquisto sono quelle sul consumo energetico. Quando si tratta di un grande elettrodomestico (frigorifero, lavatrice…) questa percentuale sale al 77%. C’è grande attenzione all’etichetta energetica, tanto che gli intervistati si dicono anche disposti a pagare un po’ di più per un prodotto meno energivoro, soprattutto nel caso di grandi elettrodomestici e sistemi di riscaldamento. Invece, meno della metà degli intervistati ritiene importanti le informazioni sul livello complessivo di impatto ambientale, dalla produzione allo smaltimento.
Nella scelta del prodotto, quindi, si guarda soprattutto al risparmio.

Poco informati quando c’è un guasto
Gli intervistati sono per lo più soddisfatti delle informazioni che ricevono al momento dell’acquisto, ma ben otto su dieci non lo sono quando si verifica un guasto e quando il prodotto giunge a fine vita e bisogna smaltirlo, riciclarlo o sostituirlo (74%).
Una carenza di informazioni grave in un momento cruciale della vita di questi prodotti, perché è quello in cui la riparazione e il riciclo devono entrare in campo se vogliamo andare verso un’economia circolare.
Cosa fanno al momento del guasto? La maggior parte di coloro che hanno subìto un guasto negli ultimi 5 anni ha cercato di ripararlo, ma il 20% non lo ha fatto. Il motivo più frequente è l’elevato costo della riparazione (39%), ma c’è un 35% che ha preferito acquistarne uno nuovo per averne uno più efficiente. In particolare, per i prodotti hi tech prevale il desiderio di avere l’ultimo modello.
Del resto, per allungare la vita dei prodotti, non solo bisogna renderne facile la riparazione, ma anche evitare che siano percepiti come obsoleti anche quando non sono rotti. Infatti, il mercato o i nuovi lanci ci condizionano e ci inducono a credere che il nostro prodotto sia “vecchio”, creando l’esigenza di cambiarlo.
Il 20% degli intervistati sceglie di non riparare
Per un’economia sostenibile bisogna rendere i prodotti più facilmente riparabili e disassemblabili a fine vita.
La maggior parte di coloro che hanno subìto un guasto negli ultimi 5 anni ha cercato di ripararlo, ma un preoccupante 20% non lo ha fatto. Il motivo più frequente è l’elevato costo della riparazione (39%), ma c’è un 35% che ha preferito acquistarne uno nuovo per averne uno più efficiente.

Il progetto CircThread
L’inchiesta è stata realizzata nell’ambito del progetto CircThread finanziato dal programma Horizon 2020 dell'Unione europea. Il progetto coinvolge 34 organizzazioni di diversi Paesi (produttori, distributori, riparatori, riciclatori, associazioni di consumatori come Altroconsumo) ed è volto allo sviluppo di una piattaforma digitale, che sarà disponibile dal 2025, in cui tutti i prodotti possono essere tracciati durante il loro ciclo di vita.
Così il consumatore e tutti gli attori della filiera potranno avere informazioni puntuali sulla disponibilità e il costo dei pezzi di ricambio e saranno tracciati gli eventuali malfunzionamenti e guasti. Quindi, la piattaforma digitale dovrà raccogliere tutte le informazioni critiche sugli elettrodomestici con l’obiettivo di prolungare la durata della loro vita.
Il progetto CircThread è una delle iniziative dell'Unione europea volte a favorire lo sviluppo di un'economia circolare. Dall'annoscorso sono entrati in vigore diversi Regolamenti europei che impongono requisiti minimi di riparabilità e riciclabilità per alcune categorie di prodotti “energivori”: frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, televisori. In pratica, è scattato l’obbligo per i produttori di rispettare determinati criteri di progettazione e realizzazione per questi apparecchi, in modo da renderli più facili da riparare e da allungarne il ciclo di vita e di utilizzo, evitando di doverli sostituire in tempi brevi.
Nel frattempo, il Parlamento europeo ha proposto alla Commissione la creazione di un passaporto digitale del prodotto, che consenta la condivisione delle informazioni tra le imprese della catena di fornitura, le autorità e i consumatori.