L’impatto ambientale del digitale
Il contributo dello smartworking rispetto al consumo di energia non è ridotto come pensiamo, anche una sola mail ha un impatto ambientale e i rifiuti elettronici sono difficili da smaltire. Scopriamo quali comportamenti virtuosi possiamo adottare per inquinare di meno.

In questo nuovo mondo condizionato dalla pandemia ci siamo ritrovati ad affrontare una realtà più digitale che mai. Per molti di noi il lavoro si è svolto quasi unicamente davanti al computer e gli spostamenti si sono ridotti. Tra le infinite conseguenze, una in particolare potrebbe rivelarsi virtuosa, ovvero un consumo dal punto di vista energetico molto più efficiente rispetto al lavoro tradizionale. Ma scambiarsi mail oppure fare videochiamate ha un suo impatto ambientale non trascurabile. Parte di questo impatto è nascosto ai nostri occhi, pensiamo per esempio ai milioni di server che elaborano i dati, raffreddati di continuo mentre consumano energia.
Quanto consuma una mail
Una mail da un solo megabyte durante il suo ciclo di vita emette circa 20 grammi di CO2. Se facciamo un calcolo conservativo da 20 mail al giorno, in un anno produciamo le stesse emissioni di un’auto che si sposta da Bolzano a Bari. Un impatto ambientale consistente. Chi lavora molto sul digitale (per esempio facendo ricerche, scrivendo ecc) fa registrare consumi comparabili a quelli delle persone che svolgono lavori apparentemente più inquinanti. Pensiamo per esempio all’impatto dell’allenamento di un’intelligenza artificiale, in grado di comprendere e ricreare il linguaggio umano. L’MIT (Massachusetts Institute of Technology) nel 2019 ha dimostrato che addestrare un modello di intelligenza artificiale di grandi dimensioni produce tanta anidride carbonica quanto cinque automobili in tutto il loro ciclo di vita, dalla produzione in fabbrica allo smaltimento, incluso il consumo di carburante.
I consumi dei dispositivi
Il consumo di energia relativo all’utilizzo dei device (telefoni, pc, tablet ecc) aumenta sempre di più. Anche se i dispositivi sono sempre più efficienti per quanto riguarda il consumo energetico, ciascuno di noi li utilizza ogni giorno per molte ore, e in numero sempre maggiore. Anche la loro produzione comporta un consumo notevole di energia, di minerali, di terre rare e di acqua.
I RAEE, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche
Oltre al consumo di energia esiste anche un secondo aspetto negativo per quanto riguarda l’impatto ambientale del digitale. La produzione dei cosiddetti RAEE, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Nell’Unione Europea è il flusso di rifiuti che cresce più rapidamente. Si stima che meno del 40 per cento di questi rifiuti sia riciclato. Per questa ragione la UE ha deciso di inserire nell’action plan sull’economia circolare del 2020 le TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) tra le catene di valore sulle quali intervenire per migliorare la situazione. Sarà intrapresa un’iniziativa per l’elettronica circolare volta ad allungare la vita dei prodotti, per raggiungere l’obiettivo di una maggiore efficienza della raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche a partire da un sistema che consenta di restituire oppure rivendere cellulari, tablet e caricabatterie usati.
Le istituzioni intanto stanno spingendo verso l’eco-design, una progettazione diversa dei device non soltanto per una maggiore efficienza energetica ma anche per una maggiore durata della vita dei prodotti, per renderli riparabili e smontabili e per ottenere parti di ricambio. Se si rompono sarà possibile aggiustarli ma anche aggiornarli, riutilizzarli e infine riciclarli.
Cosa può fare il singolo consumatore
Siamo tutti attratti dall’ultimo modello di smartphone o di tablet perché sembra che prometta sempre qualcosa in più, quando in realtà possediamo già qualcosa che funziona. Invece di comprare sempre l’ultimo modello potremmo limitarci ad acquistare qualcosa che sia veramente necessario. Potremmo iniziare a chiederci se davvero abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo. Pensiamo poi ad alcuni prodotti che potrebbero andare incontro a un’obsolescenza prematura. Noi di Altroconsumo ci stiamo occupando di questo problema, invitiamo i consumatori a segnalarci casi in cui ritengono che un prodotto da loro usato sia “morto” troppo presto attraverso il nostro sito. Un’altra cosa che possiamo fare è scegliere l’usato ricondizionato, riducendo l’impatto ambientale causato dalla produzione di un apparecchio completamente nuovo scegliendone uno che è stato rimesso a posto.
Comportamenti quotidiani
Ormai siamo abituati a non lasciare dispositivi in stand by, perché questo genera un consumo che si nota anche in bolletta, anche se più contenuto rispetto a un tempo. Questo vale anche per i caricabatterie. Anche l’impatto delle mail, come abbiamo già osservato, non è trascurabile. Potremmo decidere di curare la nostra igiene digitale e quella dei nostri colleghi e amici: spedire meno mail per riceverne di meno. Dato che ciascuna ha un peso potremmo pensarci bene, per esempio, prima di cliccare “rispondi a tutti”, oppure potremmo eliminare l’iscrizione alle newsletter che non leggiamo mai.
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Articolo realizzato nell’ambito di “Ascolta il futuro”, un progetto di educazione ambientale, civica e digitale promosso da Altroconsumo e realizzato con i fondi del ministero dello Sviluppo economico - ripartizione 2020.