L’Italia sceglie l’etichetta “a batteria”. Perché sarebbe stato meglio il Nutri-Score
Il Nutrinform Battery è la risposta italiana al Nutri-Score, il modello adottato in vari Paesi europei, ma considerato dalle nostre istituzioni e dai nostri produttori una sorta di complotto contro il made in Italy. Se però il Nutri-Score ci aiuta a scegliere facilmente i cibi sani, l’etichetta a pile è uno strumento inutile e fuorviante.
- di
- Matteo Metta

Parte con le batterie scariche e rischia di mandare fuori strada il consumatore. Stiamo parlando del sistema di etichettatura nutrizionale “a pile” per gli alimenti confezionati che il Governo italiano ha notificato alla Commissione europea. Si tratta della risposta tutta italiana al cosiddetto Nutri-Score, che molti vorrebbero ricondurre ad un semplice semaforo, per screditarlo. Il Nutri-Score è già in uso in Francia e Belgio, con soddisfazione da parte dei consumatori, tant’è che è in procinto di essere adottato anche da Spagna, Germania e Olanda. Ma in Italia no: i produttori e le istituzioni lo considerano una minaccia per il made in Italy, un complotto contro i nostri prodotti Dop e Igp, dal Parmigiano Reggiano al crudo di Parma. Il Nutri-Score si basa su una scala cromatica di cinque colori: agli estremi ci sono il verde scuro (con la lettera A, che corrisponde alla valutazione nutrizionale migliore) e il rosso acceso (con la lettera E, che indica la valutazione peggiore). In mezzo gradazioni più chiare di questi due colori, e le lettere B, C, D.
È chiaro che il Parmigiano Reggiano non potrà essere contrassegnato dal colore verde scuro e dalla lettera A, perché, pur essendo un prodotto ricco dal punto di vista nutrizionale, contiene molto sale: quindi va consumato con moderazione. Stesso discorso per l’olio d’oliva, che è comunque un grasso, e non va assunto smodatamente. Non è certo un attentato all’italianità e alla cucina mediterranea dare queste informazioni con l’immediatezza di un colore e di una lettera. Il Nutri-Score non fa una lista degli alimenti buoni e cattivi, ma è un prezioso aiuto per adottare comportamenti alimentari corretti, che preservano la nostra salute. Quanto è sano un piatto pronto o una merendina? Il Nutri-Score ci aiuta a scegliere facilmente e nell’interesse della nostra salute, perché è uno strumento chiaro, efficace e di semplice lettura. Inoltre, ha il pregio di spingere i produttori a riformulare la composizione nutrizionale dei loro prodotti. Sono caratteristiche che l’etichetta a pile, il cosiddetto “Nutrinform Battery”, non ha. E pertanto si rivela inutile per i consumatori. È infatti pensata da e per i produttori.
L’immagine della pila è fuorviante
Il Nutrinform Battery è un’etichetta in cui figurano cinque pile stilizzate, all’interno delle quali troviamo indicati sia i valori di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale – contenuti in una porzione di prodotto – sia le percentuali di ciascuna di queste voci rispetto alle assunzioni di riferimento giornaliere (di un adulto medio). Si tratta di un tentativo di semplificazione goffo e malriuscito, perché si limita a trasformare la tabella nutrizionale in un grafico a barre, solo che ciascuna barra prende la forma di una pila. Nessuna facilitazione per chi legge, il quale è costretto a uno sforzo interpretativo non molto diverso da quello richiesto per la decodificazione di una tabella nutrizionale. Questo perché le batterie non cambiano colore, né indicano il grado di bontà di un alimento, né tantomeno sono riferite a 100 grammi, bensì a una porzione (in un mercato dove non esistono porzioni standard e ogni azienda può variare la porzione in modo da far sembrare il proprio prodotto migliore sotto il profilo nutrizionale). Al contrario, i colori del Nutri-Score funzionano come attivatori del senso di allerta e di autocontrollo, tant’è che i primi studi disponibili dimostrano come in particolare il colore rosso sugli alimenti spinga a scegliere porzioni più piccole.
Inoltre, errore madornale, la scelta della batteria è davvero infelice, perché cozza con la percezione comune, secondo cui più la pila è carica, meglio è. Nell’etichetta nutrizionale, poiché il riferimento è a grassi, zuccheri e sale – cioè nutrienti che devono essere tenuti sotto controllo per gli effetti negativi che possono avere sulla nostra salute - è vero il contrario: meno ce ne sono meglio è. Insomma, l’etichetta a batteria non solo è di poco aiuto, se non inutile, ma rischia di essere fuorviante e indurre a scelte nutrizionali sbagliate.
Il confronto tra Nutri-Score ed etichetta a batteria
Va detto che, una volta adottati, questi sistemi di etichettatura, detti “frontali” perché compaiono sul fronte della confezione degli alimenti, restano facoltativi. Ciascuna azienda sceglie liberamente se adottarlo o meno. Per ricapitolare, indichiamo i motivi per cui sarebbe stato meglio per i consumatori che l’Italia avesse scelto, invece dell’etichetta a pile, il Nutri-Score: un’indicazione chiara per la nostra salute, che semplifica la lettura dei prodotti, al di là degli slogan e delle tabelle indecifrabili ai più.
Il Nutri-Score è migliore perché:
- È un indice sintetico, più facilmente comprensibile da parte dei consumatori.
- Utilizza i colori, che rendono più facilmente comprensibile l’informazione ai consumatori.
- Si riferisce a 100 g di prodotto, consentendo il confronto tra prodotti con porzioni diverse.
Il sistema a batteria non ci piace perché:
- Non usa codici colore e ciascuna “pila” è riferita al singolo nutriente, non offrendo al consumatore un indice sintetico che facilita scelta.
- È riferito alla porzione, in un mercato in cui non esistono porzioni standard, per cui ogni produttore può definire autonomamente le porzioni. Non consente, quindi, al consumatore il confronto tra prodotti diversi.
- L’utilizzo della batteria rischia di essere fuorviante: nella percezione comune, più la batteria è carica meglio è, mentre nel caso dell’etichettatura è vero il contrario.
Perché il Governo ha fatto da solo?
Sebbene nello sviluppo a livello nazionale di sistemi di etichettatura di questo genere, la normativa europea preveda che ciascun Governo coinvolga il più ampio numero di soggetti interessati, il gruppo di lavoro creato ad hoc a livello ministeriale non ha coinvolto fin da subito le organizzazioni di consumatori. Queste sono state informate a cose fatte che era stato ufficialmente notificato alla Commissione europea il sistema a batteria. Le norme prevedono inoltre che la formulazione adottata per queste etichette sia sostenuta da “elementi scientificamente fondati che dimostrano che il consumatore medio comprende tali forme di espressione o presentazione”. Il Governo sostiene di avere condotto ricerche per capire quale sia l’interesse da parte dei consumatori nei confronti di un determinato sistema di etichettatura. In un comunicato stampa si afferma che queste ricerche hanno dimostrato che i consumatori sono favorevoli all’introduzione dell’etichettatura a batteria, ma l’esito di un qualsivoglia sondaggio non è mai stato presentato pubblicamente. Invece solo pochi mesi fa, in Germania, la ministra federale dell’alimentazione e dell’agricoltura Julia Klöckner ha reso ufficialmente noto che il 57% dei cittadini tedeschi aveva decretato attraverso un sondaggio la vittoria del Nutri-Score rispetto a proposte simili.