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Nanoparticelle di additivi negli alimenti. Chiediamo il bando dell'E171

Alcuni cibi contengono additivi formati da nanoparticelle, cioè da particelle davvero minuscole, misurabili nella scala di un miliardesimo di metro. Di uno, l’E171 (biossido di titanio), usato soprattutto per ravvivare il colore di caramelle e gomme da masticare, chiediamo il bando. Su questo ingrediente, infatti, pendono i maggiori sospetti di tossicità.

23 maggio 2019
Nanoparticelle

Tutti i giorni, senza che ne siamo consapevoli abbiamo a che fare con un mondo microscopico, invisibile ai nostri occhi, composto da materiali le cui dimensioni elementari sono particelle di grandezza compresa tra 1 e 100 nanometri. Una misura difficile da immaginare: se si visualizza lo spessore di un capello umano, occorre poi provare a immaginare qualcosa di almeno mille volte più piccolo. Sono i nanomateriali, sostanze ingegnerizzate per acquisire proprietà che nella loro forma normale non avrebbero. A livello nanometrico, infatti, le proprietà dei materiali cambiano completamente ed è possibile sfruttare queste capacità in una vasta gamma di situazioni, dal campo dell’ingegneria e del design, con l’impiego di nanomateriali che hanno particolari doti di elasticità e resistenza, a quello medico e farmacologico, con la creazione di protesi biomediche o di nano-farmaci, ma anche a quello alimentare.

Le nanoparticelle negli alimenti

Anche l’industria alimentare utilizza una serie di additivi, e altre sostanze, in forma nano per migliorare gusto, colore, sapore, stabilità e conservazione degli alimenti. Ma sull’utilizzo delle nanoparticelle nel cibo ci sono parecchie perplessità, perché non è ancora stata definita una procedura in grado di verificare l’effettiva tossicità degli additivi, regolarmente autorizzati, quando sono utilizzati nella forma nano. Inoltre, a causa di una normativa ambigua, non vengono neppure segnalati in etichetta. Per vederci un po’ più chiaro abbiamo svolto un test, i cui risultati sono stati pubblicati sul numero di giugno della nostra rivista Insalute, cercando le nanoparticelle in tre additivi. Si tratta del biossido di titanio (E171); dell’argento (E174) che dà ad alcuni prodotti come le decorazioni per torte il loro colore peculiare; e del biossido di silicio (E551), un additivo antiagglomerante usato in molti alimenti in polvere per evitare che con l’umidità si formino grumi.

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I risultati del test

Le nostre analisi hanno evidenziato che in quasi tutti i casi gli additivi segnalati in etichetta senza alcun riferimento alla loro forma nano, contenevano in realtà nanoparticelle in percentuali variabili dal 27 al 76% nel caso del biossido di titanio, e al 100% per quel che riguarda l’argento e il biossido di silicio. Il tutto nel silenzio colpevole dell’etichetta.

Chiediamo precauzione e più trasparenza

Altroconsumo, insieme ad altre associazioni di consumatori europee, chiede alla Commissione Europea di vietare il biossido di titanio, l’additivo su cui attualmente pendono i maggiori sospetti. Si tratta solo di un primo passo. Crediamo infatti che il principio di precauzione debba essere applicato anche agli altri additivi in forma nano: finché non si hanno certezze, non bisognerebbe concederne l’utilizzo. In parallelo chiediamo anche una legge più severa sull’etichettatura, che preveda di indicare sempre la presenza di additivi in forma nano ingegnerizzati e non, affinché i consumatori possano fare una scelta più consapevole di ciò che acquistano.