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Class action Volkswagen: tutte le tappe

10 aprile 2025
traffico molto sostenuto

10 aprile 2025
Si è chiuso con questo accordo favorevole ai consumatori un contenzioso che dura da ben 9 anni: dalla diffida di Altroconsumo a Volkswagen nel 2015 all'ammissione della nostra azione di classe nel 2017, passando per le sentenze di primo e secondo grado dei giudici di Venezia. In mezzo l'impegno costante di Altroconsumo e dei suoi avvocati che hanno lavorato perché fossero accolte le ragioni dei consumatori. Ripercorriamo insieme tutte le tappe.

Chi lo ha detto che le class action in Italia non portano a nulla. I tempi, certo, sono enormi e il cammino nelle aule dei tribunali lungo e faticoso. Ma alla fine è il risultato che conta: i diritti dei consumatori, di tutti noi, sono salvi. E l'accordo che Altroconsumo ha stipulato con il gruppo Volkswagen per chiudere definitivamente questo contenzioso ne è la prova concreta. Accettando l’offerta transattiva, i 60 mila consumatori aderenti alla nostra azione di classe ammessi dal Tribunale e dalla Corte d'Appello di Venezia potranno ricevere un pagamento da parte di Volkswagen che varia a seconda dei casi da 550 euro fina a 1.100 euro. Un risultato concreto in mano ai consumatori: finalmente, dopo 9 lunghi anni.

L'impegno di Altroconsumo

Tuttavia, dietro questa azione di classe c'è il lavoro senza sosta di Altroconsumo e dei suoi avvocati, impegnati a sostenere le ragioni degli aderenti; nove anni passati tra richieste, perizie e trattative. Fino all'ultima trattativa, che ha finalmente visto il gruppotedesco impegnato a mettere a disposizione fino a 50 milioni di euro a favore dei consumatori coinvolti: è la prima volta in Italia che grazie a una class action e a un accordo preso da un’organizzazione di consumatori, i cittadini ottengono fino a 1.100 euro per ogni proprietario. Ma è giusto ripercorrere le vicende che hanno caratterizzato questi nove anni, scandite dall'impegno costante di Altroconsumo.

 

 infografica tappe Dieselgate

Dal 2015 all'intervento di Antitrust

Una vicenda che è partita nel 2015 quando l'opinione pubblica ha sentito parlare per la prima volta di questa problematica delle emissioni: Volkswagen aveva distribuito anche in Italia automobili con motorizzazione a gasolio EA 189 munite di un software per il controllo delle emissioni nella fase di omologazione del veicolo, di cui poi è stata ordinata la rimozione da parte delle competenti autorità di omologazione.

Per questo motivo Volkswagen era finita sotto la lente dell'Antitrust che nel 2016 ha deciso di aprire un'istruttoria (alla quale ha partecipato anche Altroconsumo) per pratica commerciale scorretta.

La class action di Altroconsumo

Altroconsumo ha dapprima diffidato Volkswagen e in seguito, nel 2016, ha deciso di avviare una class action per chiedere la condanna del Gruppo Volkswagen al  pagamento a favore dei consumatori interessati (cioè quelli che hanno acquistato in  Italia un veicolo del Gruppo equipaggiato con il motore diesel EA189) di un risarcimento "da  liquidarsi in via equitativa in misura pari ad almeno il 15% del prezzo di acquisto del veicolo".  

L'ammissione della class action

L’azione di classe di Altroconsumo viene ammessa con ordinanza del 25 maggio del 2017 e confermata in sede di reclamo dalla Corte di Appello di Venezia con provvedimento del novembre dello stesso anno, nella quale vengono anche prescritti ad Altroconsumo tempi e modalità per l’esecuzione della pubblicità relativa all’azione e fissato i termini per il deposito in cancelleria delle adesioni; da lì Altroconsumo con i suoi avvocati ha lavorato perché fossero ammesse tutte le adesioniregolarmente presentate.

La sentenza di primo grado

Il Tribunale di Venezia con sentenza n. 1423/2021 decide di accogliere le richieste di Altroconsumo riconoscendo i danni patrimoniali e non patrimoniali, liquidati in 3.300 euro (oltre interessi) a ciascun aderente ammesso (il 50% a chi ha acquistato auto usata o rivenduto l’auto tra l’agosto 2009 e il settembre 2015).

Il ricorso in appello di Volkswagen

A seguito della sentenza di primo grado, Volkswagen ricorre in appello presso la Corte d'Appello di Venezia, la quale conferma l'utilizzo del software vietato condannando la casa automobilistica a risarcire con 300 euro a testa tutti gli aderenti l'azione di classe di Altroconsumo per danno morale, ma senza rilevare che questa pratica scorretta abbia arrecato un danno economico (cosiddetto "danno patrimoniale") ai proprietari dei veicoli coinvolti.

L'accordo per chiudere la vicenda

L'ultima tappa di questa storia è infine l'accordo raggiunto tra le parti. Volkswagen si impegna a mettere a disposizione fino a 50 milioni di euro agli utenti coinvolti, quelli ammessi alla class action dal Tribunale e dalla Corte d'appello di Venezia: in tutto 60 mila. A ognuno di loro spetterà un pagamento che va dai 550 fino a oltre mille euro ove accettino l'offerta transattiva.