ultimo aggiornamento: 02/04/2020
Efficienza pompe di calore
Ho un condizionatore domestico monosplit, e vorrei porre a qualche esperto di fisica la seguente domanda.
A parità di temperatuta esterna e di temperatura interna desiderata, è più efficiente usare il condizionatore in giorno molto secchi (diciamo HR 40%) o molto umidi (diciamo HR 98%)?
Vorrei la risposta sia per la modalità riscaldamento che per il raffreddamento.
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Guardi, "esperto di fisica" non mi definirei proprio, con le basi che ho le direi che:
In estate, in fase di RAFFRESCAMENTO, se dentro casa c'è aria umida il climatizzatore consumerà di più perché c'è più umidità da asportare/far condensare, e visto che il vapore acqueo rilascia calore durante la condensazione, ci vorrà più energia.
L'unità esterna deve solo occuparsi di smaltire il calore che arriva dall'aria interna (temperatura e vapore condensato), la differenza tra coefficienti di scambio termico di aria umida e aria secca (all'esterno) mi sembra essere bassa quindi l'umidità esterna non dovrebbe influire più di tanto sulla dispersione del calore esterno, conta principalmente la temperatura.
Riassumendo, direi che le condizioni esterne incidono sulle condizioni iniziali di umidità interna, ma una volta raggiunto il livello di HR interno desiderato, sarà solo la differenza di temperatura tra interno ed esterno a influire sul consumo di energia.
Nel caso di RISCALDAMENTO l'influenza di una maggiore o minore presenza d'acqua credo si trasferisca all'esterno, ma con temperature esterne più basse e quindi umidità assoluta nell'aria più bassa mi verrebbe da dire che l'effetto sia piccolo rispetto alle differenze di temperatura, quindi l'efficienza diventa più legata a quanto si "spinga" il riscaldamento rispetto alla temperatura esterna.
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