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5G: che cos’è e perché non c'è da allarmarsi

Il 5G è la tecnologia di rete mobile che va ad aggiungersi a 2G, 3G e 4G. Ma come funziona, quali sono i pro e i contro che potrebbe comportare il suo utilizzo? Sono circolati tanti timori sui possibili pericoli per la salute: ma non bisogna farsi allarmare da tutto ciò che si sente dire. Abbiamo analizzato gli studi più citati a riguardo.

  • di
  • Stefania Villa
21 febbraio 2023
  • di
  • Stefania Villa
Reti 5G, quali vantaggi e quali rischi per la salute

Il 5G avanza sempre di più ma, da quando questa nuova tecnologia di connessione mobile ha iniziato a espandersi e a essere sperimentata (qui l'approfondimento sulla copertura del 5G), sono circolati anche grandi timori sui rischi che potrebbe comportare per la salute pubblica. Ecco cos’è il 5G e perché non bisogna allarmarsi.

Cos'è il 5G

Con il termine 5G si indicano tecnologie e standard di nuova generazione per la comunicazione mobile. Questa “quinta generazione”, che segue le precedenti 2G, 3G e 4G, è quindi la tecnologia di connessione che utilizzeranno e già utilizzano i nostri smartphone, ma anche e soprattutto i tanti oggetti connessi (IoT, Internet of things) intorno a noi, destinati a essere sempre più numerosi (elettrodomestici, auto, semafori, lampioni, orologi…). Una delle caratteristiche principali di questa rete è, infatti, proprio quella di permettere molte più connessioni in contemporanea, con alta velocità e tempi di risposta molto rapidi.

Non si tratta, inoltre, della semplice evoluzione della rete 4G, perché ha caratteristiche tecniche completamente diverse, non solo per la quantità di banda più ampia e per la velocità; si tratta proprio di un modo diverso di gestire le comunicazioni e la copertura, con frequenze, antenne e tecniche di trasmissione dei dati differenti rispetto al passato.

Vantaggi e svantaggi

Rispetto alle precedenti tecnologie, permette maggiore velocità di trasmissione, tempi di risposta (latenza) più rapidi, la possibilità di gestire un numero molto superiore di connessioni in contemporanea e la possibilità di dedicare parti di rete a servizi ben precisi.

Per quanto riguarda la velocità, potenzialmente il 5G può arrivare fino a 10 Gigabit per secondo. La prospettiva più accreditata ipotizza però una velocità 10 volte più elevata rispetto al 4G. Se quindi, per fare un esempio, consideriamo di passare dai 25 megabit al secondo del 4G ai 250 megabit al secondo del 5G, si potrebbe scaricare un cd audio (700 megabyte) in una ventina di secondi, contro gli attuali 4 minuti.

Le prestazioni saranno superiori soprattutto in termini di latenza, cioè di tempi di risposta al comando dato all’oggetto connesso (ad esempio, se pensiamo alle auto connesse, è il tempo che trascorre tra quando un sensore che indica lo stop trasmette all’auto il comando di fermarsi e il momento in cui l’auto effettivamente si ferma). Questo tempo di risposta scenderà a 1-10 millisecondi, circa 10 volte meno degli attuali 50-100 millisecondi del 4G (e questo è uno degli aspetti considerati più importanti per i nuovi servizi digitali che si pensa di sviluppare). 

Quali miglioramenti per gli smartphone?

Il 5G porta miglioramenti in termini di velocità di navigazione e di esperienza d’uso. È quanto risulta anche dai test svolti dagli utenti della nostra app CheBanda (scaricala per scoprire quanto è veloce la tua connessione e conoscere l'operatore migliore della tua zona).

Il download di dati (per esempio per scaricare una foto o vedere un video) è molto più veloce già ora che le reti non sono al massimo della loro evoluzione: siamo intorno agli 80/150 Mbit/s (megabit per secondo), mentre in 4G si viaggia intorno ai 40 Mbit/s.

Invece, in upload (cioè quando si caricano dati, ad esempio per allegare un file a una email), le differenze sono ancora minime, andando da 10 a 20 Mbit/s, in linea con i quasi 10 Mbit/s del 4G. In generale, le velocità del 5G potrebbero non essere così evidenti con un utilizzo normale dello smartphone: non ci sarà un salto enorme come abbiamo avuto, ad esempio, nel passaggio dal 3G al 4G, anche se in futuro potrebbero esserci nuove applicazioni sui nostri telefoni in cui avere il 5G potrà davvero fare la differenza.

A oggi, potremmo apprezzarne il valore aggiunto se, ad esempio, siamo accaniti giocatori di videogiochi in streaming (la minore latenza, cioè la maggiore rapidità nell’eseguire i comandi richiesti, consente giocate migliori) o se abbiamo necessità di scaricare un grosso file, come un film, in pochi secondi piuttosto che in pochi minuti.

Ciò che, soprattutto, il 5G fornirà agli utilizzatori dello smartphone è legato al rischio “affollamento”: ogni anno aumenta in maniera esponenziale il traffico dati, ormai le reti attuali hanno quasi raggiunto la saturazione e non sono più in grado di offrire sempre più banda. Questa banda verrà fornita dal 5G che, appunto, può consentire non solo la connessione efficace di milioni di telefoni (che non dovrebbero più avere i problemi di campo che si hanno oggi, ad esempio, in situazioni di grandi folle, come i concerti), ma anche di milioni di oggetti (IoT, internet delle cose).

I veri cambiamenti per le persone, però, non saranno solo relativi alla velocità e alle prestazioni dei loro dispositivi, saranno legati soprattutto ai potenziali nuovi servizi possibili.

Quali nuovi servizi renderà possibili il 5G?

Il 5G consente la connessione di milioni di oggetti e sensori molto vicini tra loro (i servizi “massive IoT”), fondamentali per la digitalizzazione delle infrastrutture stradali, gli sviluppi della smart city, della smart home e della guida autonoma.

Facciamo qualche esempio dalle sperimentazioni per capire a cosa può servire il 5G in futuro.

Sicurezza: la tecnologia 5G verrà testata per la trasmissione di video ad altissima risoluzione fatte da droni che possono sorvolare aree sensibili o inaccessibili, colpite ad esempio da calamità naturali. La qualità dell’immagine, la trasmissione rapida e i rapidi tempi di risposta ai comandi da remoto possono potenzialmente facilitare il monitoraggio e il primo soccorso in situazioni di particolare pericolo.

Città intelligenti: sensori IoT in determinati punti della città comunicheranno in tempo reale a una centrale operativa i dati rilevati sul traffico, sull’occupazione dello spazio ad esempio in occasione di grandi eventi, sulla mobilità, la congestione dei parcheggi, l’illuminazione, la situazione dei rifiuti (tramite cestini connessi), consentendo di gestire da remoto e in modo rapido le situazioni critiche o migliorabili. Ad esempio: lampioni dotati di sensori potranno auto-regolarsi in base alla quantità di luce necessaria e comunicare eventuali guasti in tempo reale alle centrali operative.

Medicina: la bassa latenza (tempi di risposta rapidi) della rete 5G può permettere al medico di effettuare una seduta di riabilitazione a distanza, controllando da remoto l'esecuzione dei movimenti del paziente guidato da un robot e interagendo con esso in tempo reale. In particolare per le applicazioni in ambito medico, una rete affidabile e veloce, senza ritardi nella risposta, viene considerata fondamentale (pensiamo ai possibili sviluppi della telechirurgia). Verrà sperimentata anche un’ambulanza connessa: la condivisione in tempo reale dei parametri vitali e la videochiamata ad elevata risoluzione tra l'ambulanza e il medico dall’ospedale possono consentire di diagnosticare e intervenire su specifiche patologie durante il trasporto al pronto soccorso. Il personale dell'ambulanza è inoltre supportato da occhiali intelligenti che gli consentono di visualizzare in realtà aumentata la storia clinica del paziente e protocolli di soccorso complessi.

Tempo libero: il 5G verrà testato in particolare nei musei; attraverso i visori gli utenti potranno visualizzare informazioni aggiuntive sull’opera e, a ogni loro spostamento, l’aggiornamento di queste informazioni potrà avvenire in tempo reale, senza ritardi. Molte le applicazioni a cui si pensa anche nell’ambito delle manifestazioni sportive, per fornire un intrattenimento supplementare agli spettatori (statistiche dei giocatori, replay di episodi ecc.) Industria: sono in fase di test servizi di realtà aumentata per l’industria basati sul 5G; gli operatori grazie a visori vedono sullo schermo, affiancate o sovrapposte alle immagini reali, immagini virtuali che danno istruzioni o informazioni per svolgere le attività in modo più rapido e sicuro.

Quali sono i contro?

La disponibilità di una rete efficiente e superveloce ci potrebbe spingere verso l'utilizzo massivo di prodotti e contenuti "pesanti" e, quindi, alla necessità di avere più gigabyte a disposizione.

Inoltre, la percezione che i nostri dispositivi siano invecchiati prematuramente, perché non in grado di supportare la nuova tecnologia, potrebbe portare a un rinnovo prematuro dei prodotti (secondo la cosiddetta obsolescenza psicologica).

Spesso, quando si parla di 5G, si prospettano “contro” relativi ai potenziali rischi per la salute: affrontiamo il tema in modo approfondito più avanti.

Usare il 5G: quali cellulari lo supportano

Se qualche anno fa i modelli con connessione 5G erano pochi e unicamente di fascia alta, oggi non è più così: nel nostro comparatore online, che valuta la qualità di quasi tutti gli smartphone attualmente sul mercato, la maggior parte dei modelli disponibili è già 5G, con prodotti che partono anche da circa 170 euro. Nel 2022, in Italia, sono stati venduti circa 6 milioni di telefoni 5G: +37% rispetto all’anno precedente. Il prezzo medio di un telefono 5G è di 617 euro, con un calo del 6% dal 2021.

Quali sono le tariffe telefoniche?

Ormai quasi tutti gli operatori telefonici, soprattutto i principali, non fanno differenza di prezzo tra le tariffe 5G e 4G; quindi, con quasi tutte le tariffe offerte, è possibile navigare in 5G, dove disponibile, allo stesso prezzo.

Il 5G consuma più batteria?

Abbiamo verificato il consumo di batteria di nove smartphone quando sono collegati a una rete wifi, 4G e 5G e in vari scenari: navigazione internet, videochiamate e utilizzo misto (navigazione, video, stand-by, foto...). Abbiamo misurato per quanto tempo il telefono era in grado di eseguire quello specifico utilizzo prima che si scaricasse completamente la batteria. È sempre il 5G a consumare di più. Ad esempio, nella navigazione internet, il 5G consuma il 21% in più rispetto al wifi, nella videochiamata il 5G consuma il 35% in più rispetto al wifi, in stand by il 5G consuma il 17% in più rispetto al 4G (test pubblicato su Altroconsumo Innova, gennaio 2022).

I consumi maggiori del 5G dipendono dal fatto che quella che usiamo oggi è una rete di tipo NSA (non-stand alone), cioè una rete 5G non autonoma, che si appoggia ancora sull’esistente 4G. Lo smartphone è collegato contemporaneamente a entrambe le reti, quindi con maggiori consumi. Quando si passerà a reti autonome (SA, stand alone), le cose potrebbero cambiare e il 5G dovrebbe consumare meno. Intanto, se si desidera risparmiare batteria, meglio disattivare il 5G e usare il telefono in 4G o wifi.

Il 5G: effetti sulla salute

Nonostante il panico scatenatosi intorno al 5G (si teme sarà causa di varie malattie, ad esempio tumori), al momento non ci sono dati che permettono di escludere o confermare che questa nuova tecnologia abbia effetti dannosi per la salute o meno (non ci sono risposte chiare e definitive neanche sulle tecnologie precedenti, figuriamoci sul 5G che è ancora agli albori). Per poter valutare i potenziali effetti negativi sulla salute del 5G possiamo però rifarci alle prove disponibili sugli effetti delle emissioni legate a 2G e 3G, cercando di ipotizzare cosa possa verificarsi in conseguenza di esposizioni differenti. Ma anche in questo caso, serviranno anni di studi dalla sua diffusione per avere risposte chiare. Quello che sappiamo fino ad ora, però, rassicura più che allarmare: il 5G viaggerà sì su frequenze più elevate rispetto a 2G, 3G e 4G (e questo è uno degli elementi che spaventa), ma la rete di antenne, in realtà, utilizzerà segnali dotati di potenza inferiore (spieghiamo in seguito perché). Inoltre resta fermo il fatto che, anche se a frequenze maggiori, la capacità di penetrazione di queste onde nei tessuti umani rimane sempre molto bassa e limitata agli strati superficiali della pelle, mancando anche l’energia necessaria per causare un danno al Dna. Con una rete di questo genere, per la capillarità delle antenne del 5G, l’intensità dei segnali necessari e le frequenze utilizzate, viene da pensare a un’esposizione limitata e dagli effetti negativi paragonabili o addirittura inferiori a quelli derivanti dall’uso di tecnologie precedenti. Molto, poi, dipenderà dai livelli di esposizione che si genereranno, visti i crescenti servizi e oggetti connessi, ma è difficile fare previsioni; i livelli massimi per i campi elettromagnetici di dispositivi e antenne sono comunque soggetti a limiti di legge, al momento molto cautelativi, in particolar modo in Italia.

Recentemente si è aperto il dibattito sulla necessità di aumentare i limiti di campo elettromagnetico in vigore in Italia per portarli al livello di altri Paesi europei, in modo da permettere al 5G di svilupparsi in tutto il suo potenziale. La questione suscita polemiche tra chi considera questo aumento un pericolo per la salute. Ciò che possiamo dire è che i limiti di elettrosmog che ha adottato l’Italia sono inferiori ai limiti stabiliti dall’Icnirp (Commissione per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti), già di per sé molto tutelanti. L’ente ha fissato livelli massimi di esposizione alle radiazioni 50 volte più bassi della soglia a cui si ottiene un effetto termico dannoso, l’unica conseguenza nociva accertata per questa esposizione.

L’Italia ha avuto un’ulteriore cautela, decidendo di fissare arbitrariamente limiti e valori di attenzione ancora più bassi: ad esempio, per le nuove frequenze su cui poggerà il 5G, il valore limite raccomandato dell’Icnirp è di 61 V/m (Volt per metro), mentre il valore previsto dalla normativa italiana è dieci volte più basso (6 V/m). Inoltre, per lo Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), non ci sono prove che l’esposizione ambientale, dovuta alle antenne, sia problematica. 

Quali sono i timori?

Ecco quali sono i dubbi che potrebbero venire sul 5G se ci si ritrovasse a leggere un po’ di contenuti circolanti sul tema. Ed ecco perché in molti casi si tratta di false credenze o “mezze verità”, che vanno molto ridimensionate.

"Saremo bombardati da onde millimetriche più rischiose per la salute"

Partiamo dal principio: tutto ciò che si fa con cellulari e oggetti connessi è possibile perché questi dispositivi emettono e ricevono onde elettromagnetiche, che consentono a un certo impulso, che parte da un punto, di arrivare a un altro a cui non è collegato fisicamente (quello che succede, ad esempio, quando facciamo una ricerca online dal telefono e la nostra richiesta arriva al server del motore di ricerca che poi ci invia una risposta).

Queste onde hanno una certa frequenza (si tratta del numero di onde che passano per un dato punto ad ogni secondo, misurato in Herz) e una certa lunghezza d’onda (cioè la distanza tra due creste successive) che le caratterizza come onde radio. Ma le onde radio possono avere lunghezza d’onda molto grandi (come quelle che raggiungono le radio) o molto piccole (come quelle che usano i telefoni cellulari). Più le onde hanno frequenza elevata e più diventano piccole.

Ora, il 5G ha la peculiarità di lavorare su molte frequenze dello spettro delle onde radio, anche più elevate rispetto a quelle già utilizzate da tecnologie precedenti. Questa ampiezza di banda permetterà di far funzionare molti apparecchi connessi contemporaneamente con una migliore copertura e usando una certa banda in funzione del tipo di traffico necessario. Per capire la differenza rispetto al passato, se i sistemi cellulari hanno, fino al 4G, occupato alcune bande di frequenza tra i 900 MHz e i 2,6 GHz, il 5G, in Italia, parte invece sulla banda di frequenze dei 3.6-3.8 GHz e sui 26.5 - 27.5 GHz, frequenze molto più elevate che consentiranno grandi velocità di trasmissione e grosse quantità di dati. Poi ci sarà anche la banda dei 700 MHz che garantirà invece maggiore copertura aggirando ostacoli che sono un problema per le onde a frequenza più elevata e che sarà liberata nel 2022 (ora è occupata dalla tv digitale terrestre; le persone infatti dovranno anche aggiornare la loro tv per questo.

Viaggiando sulle frequenze molto elevate dei 26.5 - 27.5 GHz, il 5G si propagherà anche attraverso onde elettromagnetiche molto piccole, con una lunghezza d’onda di pochi millimetri, dette appunto millimetriche. Ecco cosa sono le famigerate onde millimetriche. Il termine, senza sapere bene di cosa si tratta, potrebbe intimorire, ma bisogna davvero averne paura? In realtà no.

Una correlazione tra la frequenza delle onde elettromagnetiche e la loro capacità di penetrare nei tessuti c’è, questo è vero ma - nell’ambito delle onde radio utilizzate nelle telecomunicazioni – in realtà, più è alta la frequenza, più è bassa la capacità di penetrazione. Quindi le alte frequenze che verranno utilizzate nel 5G hanno, in realtà, solo una limitatissima capacità di penetrare i tessuti, come la pelle, inferiore a quella di onde a più bassa frequenza. Inoltre non hanno l’energia necessaria a causare danni a livello del Dna delle cellule, cosa che invece possiedono le onde nello spettro dei raggi UV o dei raggi X.

C'è chi teme che queste onde si andranno a sommare a quelle del 2G, 3G e 4G e vede in questo il pericolo: in realtà il 5G dovrebbe sostituirsi per alcuni servizi alle reti più vecchie, andando quindi a rimpiazzare le emissioni più elevate.

Inoltre non dimentichiamo che ci sono dei limiti di sicurezza imposti all’intensità dell’emissione di onde elettromagnetiche: 6 volt/metro per quanto riguarda i campi elettromagnetici generati dalle antenne (tv, radio, ripetitori telefonici…), un limite piuttosto cautelativo (la media europea è 60 volt/metro).

Per quanto riguarda i cellulari, invece, c’è il Sar (Specific Absorption Rate) che misura la quantità di radiazioni assorbite dal corpo e le traduce nel rischio di effetto termico al quale è esposto. Per garantire la sicurezza degli utenti l’Ue ha fissato a 2 W/kg (watt per chilo) il limite massimo del Sar consentito per le emissioni dei cellulari, onde evitare ogni effetto termico (nei nostri ultimi test, valutando anche situazioni d'uso reale, nessun cellulare si è avvicinato ai limiti imposti dalla legge, anche se la cautela nell'uso dei cellulari è sempre consigliata.

"Ci saranno milioni di mini-antenne intorno a noi dannose per la nostra salute"

Che ci saranno più antenne, più piccole, molto più vicine fra loro è vero. Ma che questo sia in automatico uguale a “danno maggiore per la salute”, no.

Quando parliamo di antenne, intanto, non bisogna pensare al classico enorme traliccio: si tratterà di dispositivi simili a delle scatole, di dimensioni ridotte, che verranno applicati ad esempio su lampioni, palazzi o semafori. La loro moltiplicazione sarà necessaria perché le onde del 5G, viaggiando a frequenze molto elevate, sono più "fragili" e hanno una minore capacità di diffondersi attraverso l’aria, superando ostacoli quali la vegetazione e gli edifici. Quindi, per non perdere il segnale, dovranno essere installate più antenne, più capillari ma - allo stesso tempo - di minore potenza rispetto alle precedenti, proprio perché le antenne saranno più vicine e dovranno coprire celle, cioè porzioni di territorio, più piccole (oltre alle antenne, parte della copertura sarà garantita anche da satelliti nello spazio).

Questo significa che – ha sottolineato anche l’Istituto superiore di sanità – le potenze utilizzate dal 5G saranno più basse di quelle utilizzate fino ad ora nelle telecomunicazioni mobili e che le onde si fermeranno a un livello molto superficiale della pelle.

Il timore diffusosi rispetto alla pericolosità delle antenne del 5G ricorda un po' quanto già accaduto nel passaggio dalle prime reti GSM alle frequenze UMTS e LTE (quelle delle ultime reti 4G e 4,5G): anche in quel caso ci fu un aumento delle frequenze, con il moltiplicarsi di antenne ma di minore potenza, quindi un maggior impatto visivo con il diffondersi di timori per la salute (specie da parte di chi si trovava in prossimità). E questo è accaduto nonostante la migliore copertura di più antenne garantisse, anche in quel caso, minori intensità e nonostante le frequenze in gioco avessero bassissima capacità di penetrazione nei tessuti. 

Quando ci vengono presentate teorie sulla nocività delle radiazioni emesse dalle antenne, inoltre, ricordiamoci che tutti i dati della comunità scientifica che al momento consentono di fare qualche ipotesi sugli effetti delle onde elettromagnetiche, riguardano soprattutto i rischi legati alle onde emesse dai cellulari e non dai ripetitori, che - non essendo attaccati alla testa degli utenti come uno smartphone - implicano un’esposizione inferiore.

"Studi su topi e ratti dimostrano che il 5G e le onde elettromagnetiche sono cancerogeni"

A sostegno dei timori sui rischi per la salute del 5G, vengono spesso citati due recenti studi che riscontrerebbero un’associazione tra l’esposizione di topi e ratti a onde nelle frequenze del 2G e 3G e lo sviluppo di tumori: uno dell’US National Toxicology Program (programma del Dipartimento Salute degli Stati Uniti) e uno dell’Istituto Ramazzini (centro di ricerca di Bologna). Siamo andati a vedere insieme ai nostri esperti cosa dicono questi studi per renderci conto che i risultati portati a sostegno delle tesi più allarmistiche sono tutt'altro che preoccupanti e vanno notevolmente ridimensionati.  

Precisiamo che si tratta di studi in cui si valutano gli effetti di esposizioni a radiofrequenze di tecnologie superate. Questo quindi non permetterebbe di trasferire i dati su tecnologie di tipo nuovo (quello a cui possono servire gli studi sulle tecnologie precedenti è cercare di capire che tipo di rischio abbiamo corso fino ad ora e quale tipo di rischio possiamo prospettare per il futuro).

Non solo: come vedremo, le modalità e i tempi di esposizione testati sono davvero molto diversi da quanto si verifica nel quotidiano. Infatti, l’intento di questi studi non era quello di valutare i rischi corsi dai consumatori esposti alle radiazioni di cellulari e antenne nella vita reale (per questo ci sono gli studi detti epidemiologici) quanto, in generale, valutare la possibilità che l’esposizione alle radiofrequenze possa produrre determinati effetti biologici dannosi. Nello specifico, effetti cancerogeni.  

Il primo studio del NTP è stato svolto su circa 2.500 topi e ratti, esposti su tutto il corpo a livelli di radiazioni elettromagnetiche molto elevati, con l’intenzione di mimare l’esposizione locale del cellulare all’orecchio, ma con tempi e modalità estremi. Ratti e topi sono stati esposti prima della nascita e dopo la nascita, per 107 settimane consecutive (circa 2 anni), tutti i giorni, a brevi periodi alternati di 10 minuti sulle 18 ore, per un totale di circa 9 ore di esposizione quotidiane. Quanto è sovrapponibile tutto ciò al nostro tipo di esposizione? Molto poco. 

Il livello massimo di Sar a cui le cavie sono state sottoposte è stato di 10 W/Kg, il minimo 1,5 W/Kg, quando il limite europeo per l'esposizione locale (alla testa) è 2 W/Kg. Se si va a leggere le carte, lo dice lo stesso NTP nel suo studio: “I livelli di esposizione e la loro durata sono maggiori rispetto a quanto le persone possono ricevere dai cellulari”.  

Si legge tra i risultati: “Chiare evidenze di tumori al cuore (Schwannomi) nei ratti maschi” e “Alcune evidenze di tumori al cervello dei ratti maschi”.

Tutti i risultati “allarmanti”, inspiegabilmente, riguardano i ratti e non i topi. E solo i maschi e non le femmine. In realtà non ci sono giustificazioni per cui topi (maschi e femmine) e ratti femmine non dovrebbero mostrare effetti nocivi dall’esposizione continua a radiofrequenze, mentre i ratti maschi sì. Così come non ci sono motivi per cui gli effetti dannosi dovrebbero manifestarsi in maniera significativa solo a livello dei nervi del cuore e al cervello, quando l’irraggiamento ha coinvolto tutti gli organi e tutte le diramazioni nervose del corpo dei ratti maschi.  

A parte questo, i vari risultati, visti da vicino, restituiscono un quadro meno preoccupante di quanto lasci pensare chi vuole infondere il panico: il numero di tumori riscontrato a livello di cervello e cuore, intanto, è sempre molto piccolo, spesso nel range dell’atteso storico per questi animali, cioè di quanto avviene normalmente, senza esposizione alle onde elettromagnetiche. Questo è un elemento fondamentale perché rende difficile capire se le differenze riscontrate tra topi esposti e non esposti siano significative.  

Inoltre, per quello che in ambito clinico viene definito “effetto dose”, ci si dovrebbe aspettare che se un'associazione tra radiazioni e tumori c'è, più l’irraggiamento è intenso, più tumori dovrebbero presentarsi. Ma questo effetto nello studio non è emerso: a volte si vedono più tumori a livelli di esposizione più bassi, ma non a livelli più alti; a volte, si vede lo stesso numero di tumori a tutti i livelli, senza aumenti all’aumentare delle intensità dell’irraggiamento.  

Risulta bizzarro, inoltre, che i ratti maschi esposti a radiofrequenze a distanza di due anni siano morti in misura inferiore rispetto a quelli non irraggiati; è come dire che l’esposizione a radiofrequenze possa allungare la vita.  

Tutto questo, insomma, insieme al fatto che non sono emerse differenze significative per tumori in altri tessuti altrettanto irraggiati, contribuisce a un quadro finale un po’ confuso dei risultati di questo studio, che non ci permette di capire se i maggiori rischi riscontrati a livello cerebrale e cardiaco nei ratti maschi - comunque non privi di incoerenza - sono effetto del caso o del reale effetto cancerogeno (evidentemente modesto, se teniamo conto di questi dati) delle emissioni. Tutto ciò, unito al fatto che si è trattata di un’esposizione alle onde elettromagnetiche non realistica, non può che farci concludere che non c’è giustificazione all’allarme scatenato in rete.  

L’istituto Ramazzini ha condotto uno studio simile al NTP, ma con un’esposizione diversa, volta a replicare l’esposizione ai campi generati dalle onde emesse dalle antenne, più che dai cellulari. Questo ha comportato l’esposizione di circa 2.500 ratti, a livelli d’emissione più bassi di quelli usati nell’NTP, dalle dieci alle mille volte, A seguito della pubblicazione preliminare dei dati dell’NTP, anche il Ramazzini ha voluto pubblicare i suoi, limitatamente alle osservazioni sui tumori (cardiaci e cerebrali), quelli che nello studio NTP erano risultati correlabili a una esposizione.  

Tra i risultati enunciati si trova appunto: aumento dei gliomi cerebrali (un tipo di tumore cerebrale) e aumento "statisticamente significativo" dell’incidenza di tumori cardiaci (Schwannomi) nei ratti maschi.  

Partendo dai gliomi, in realtà, se si va a leggere tra le righe dello studio, si legge: “non ci sono aumenti significativi nell’incidenza di lesioni tumorali o pre-tumorali del cervello”. Per cui deve esserci stato un qualche aumento "non significativo" - comunque sottolineato nei risultati - che però non è così chiaro.  

Per quanto riguarda gli Schwannomi cardiaci, anche in questo caso, il dato significativo è stato riscontrato, inspiegabilmente, solo nei ratti maschi esposti ai livelli di radiazioni più elevati: un riscontro di un 1,4% di tumori al cuore rispetto a uno 0% nei ratti maschi non esposti a onde elettromagnetiche (cosiddetto gruppo di controllo).

Questo dato risulta significativo perché, nell'arco di due anni, nessuna cavia nel gruppo di controllo maschile (quello 0%) ha sviluppato quel tipo di tumore. E questo, in realtà, è strano, perché generalmente ci si attenderebbe che tra i ratti maschi – anche non irraggiati – si presenti comunque qualche caso. Cosa che al contrario è avvenuta, come atteso, tra le cavie femmine (per cui infatti non si riscontrano differenze significative nell’insorgenza di tumori tra le cavie esposte e quelle non esposte).  

In sostanza, il risultato nei maschi è significativo solo perché, casualmente, nel gruppo di controllo non irraggiato da onde elettromagnetiche non è stato riscontrato alcun tumore e questo ha in qualche modo sovrastimato i rischi. Tanto che se si confronta il totale dei tumori cardiaci osservati in generale (sia nei ratti maschi che femmine, irraggiati alla massima intensità testata), non ci sono differenze significative rispetto al gruppo controllo non irraggiato.  

Altri elementi contraddittori: alle cavie femmine non irraggiate sono venuti tanti tumori quanto a quelle irraggiate alla massima frequenza; inoltre, i tumori cardiaci sono stati più frequenti in corrispondenza di esposizioni di livello più basso che alle massime esposizioni usate nello studio (dieci volte più alte).  

Ci sono delle incoerenze anche tra i due studi: nonostante in quello del Ramazzini si espongano i ratti a emissioni inferiori, il numero di Schwannomi osservato è molto più alto di quello rilevato nell’NTP, che ha previsto esposizioni fino a mille volte maggiori.  

Tutto – ancora – fa pensare a risultati casuali, difficilmente imputabili a un reale effetto cancerogeno delle onde elettromagnetiche.

"Se non ci sono certezze, non si dovrebbe permettere la sperimentazione del 5G"

Questa convinzione richiama il cosiddetto principio di precauzione, che viene spesso invocato come scudo da chi si oppone al 5G, partendo dal presupposto che finché non si ha la certezza che qualcosa sia sicuro, allora va evitato.

Il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea che lo definisce, però, non dice questo: il principio di precauzione deve essere un approccio utile per adottare delle decisioni in presenza di potenziali rischi per la popolazione o per l’ambiente. Ma il principio, di per sé, non comporta un blocco degli sviluppi di fronte a un rischio potenziale: prevede invece che il rischio venga analizzato, in modo ampio e continuo, comunicato e gestito. E che quindi si prendano delle decisioni proporzionate al livello di rischio (misure di precauzione), mettendo sulla bilancia benefici e rischi dell’innovare e del non innovare.

Perfino con i farmaci, che prevedono uno dei percorsi di controllo più cauti, accettiamo un certo livello di incertezza. Le sperimentazioni, per natura, hanno dei limiti e per nessuna innovazione avremo mai la certezza che sia sicura al 100% al momento del suo primo impiego. Ma una buona fiducia nel fatto che lo sia, invece, sì.

"Il 5G abbassa le difese immunitarie"

Non ci sono evidenze che l’esposizione a campi magnetici nelle frequenze del 5G abbia una qualche influenza su difese immunitarie e rischio di infezione.

"Il coronavirus si trasmette più rapidamente grazie alle onde elettromagnetiche del 5G"

Il coronavirus è un virus respiratorio e si trasmette principalmente per via aerea da persona a persona attraverso le goccioline di saliva. Oltre a questa via, che resta la principale, il virus potrebbe trasmettersi anche per via indiretta toccando le mucose della bocca, del naso o degli occhi con una mano “contaminata”. Più dettagli qui. Dal punto di vista fisico sappiamo, inoltre, che le onde elettromagnetiche non trasportano materia, ma energia, quindi il virus non può viaggiare tramite onde elettromagnetiche.

"La diffusione del coronavirus è correlata al 5G"

In rete è circolata anche questa falsa credenza: l’epidemia è scoppiata a Wuhan e nel Nord Italia, cioè proprio dove è iniziata la sperimentazione del 5G, e questo ci dice che la diffusione del coronavirus è correlata al 5G. Ma i temi che smentiscono questa tesi sono diversi: intanto, basterebbe osservare che l’epidemia si è diffusa in modo consistente anche in paesi in cui non c’è traccia di 5G (ad esempio l’Iran). Inoltre – e soprattutto, dal punto di vista scientifico – il fatto che due eventi (la diffusione del 5G e quella del coronavirus) si presentino in contemporanea o abbiano simile andamento, non costituisce di per sé una prova del loro legame. Una correlazione diventa credibile quando due eventi si associano in modo sistematico, non in soli due casi, ma in numerosi, quando più studi dimostrano l’esistenza e la forza del legame, e quando abbiamo tolto di mezzo la possibilità che l’associazione sia spiegabile da fattori confondenti (ad esempio nel nostro caso la densità di popolazione delle aree interessate). Infine, altro concetto fondamentale per la scienza, una correlazione tra due variabili non implica causalità. Facciamo un esempio per capire meglio il tutto: il consumo di gelati e l’aumento del numero di decessi per annegamento in mare sono apparentemente correlati; entrambi i dati, infatti, aumentano insieme. Ma da questo fenomeno non si può certamente dedurre un nesso di causalità tra i due dati, traendo l’errata conclusione che mangiare gelati faccia annegare (semmai entrambi gli aumenti sono effetto dell’arrivo dell’estate). Per ultimo, l’associazione deve essere plausibile da un punto di vista scientifico: quale dovrebbe essere il meccanismo per cui il 5G aumenta la diffusione? Come abbiamo visto prima, le onde non aiutano il virus a muoversi nell’aria e non ci sono evidenza di alterazioni del sistema immunitario.

Conclusione: le onde elettromagnetiche sono pericolose?

Sulle onde elettromagnetiche emesse con il 5G, come dicevamo, non ci sono ancora dati che permettano di capire se ha effetti dannosi. Ci sono dati validi, riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, sull’esposizione alle frequenze di 2G e 3G, dati che non danno ancora risposte definitive e che, comunque, non possono essere trasferite in automatico sul 5G (antenne e frequenze sono molto diverse).

Si tratta, comunque, di analisi da cui emerge un quadro contraddittorio, ma tendenzialmente non preoccupante. Alcuni studi di tipo caso-controllo (basati sul confronto tra malati e sani rispetto al tipo di esposizione che hanno avuto in passato) hanno rilevato un lieve aumento del rischio di tumori cerebrali e del nervo acustico nelle persone con un uso elevato e prolungato del cellulare (non si parla di antenne), mentre altri studi epidemiologici (considerati più chiari nelle conclusioni perché verificano nel tempo l’emergere dei casi), ci dicono che da prima dell’arrivo del cellulare ad oggi non c’è stato un aumento significativo dei tumori ascrivibile all’uso del cellulare. Lo Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) sulla base di queste analisi, ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come cancerogeni di gruppo 2B, ovvero come "possibilmente cancerogeni": è il livello più basso di rischio, usato quando ci sono prove limitate. Sulla base di quello che vediamo, quindi, non dobbiamo preoccuparci particolarmente; ma per evitare qualsiasi tipo rischio anche solo potenziale, è sempre meglio adottare alcuni semplici accorgimenti in modo da ridurre l’esposizione di testa e corpo alle emissioni dei cellulari. E bastano davvero pochi centimetri perché il livello di esposizione si riduca drasticamente: ne abbiamo parlato qui.

 
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166 Risposte

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23/02/2022

L’Ossido di Grafene causa gli stessi effetti del Covid. Agglomera il sangue in modo tale che i globuli rossi non trasportino piu ossigeno facendo crollare cosi la saturazione all’interno del corpo. I globuli rossi che contengono il ferro, vengono attratti dall’Ossido di Grafene (quando attivato dalle onde 5g, che lo rende magnetico) come un polo positivo e negativo di una calamita che lo porta ad impilarsi l’un l’altro.
Questa situazione puo’ portare alla creazione di trombi con l’andare nel tempo, dove mentre i normali trombi contengono di tutto (globuli rossi, bianchi, etc.), quelli scaturiti dall’ossido di grafene contengono solamente i globuli rossi impilati. Questo perche’ da alcune autopsie di gente morta dopo il “vaccino”, hanno trovato questi strani coaguli composti solamente da globuli rossi che una volta analizzati con APPOSITE strumentazioni che in pochi hanno, sono riusciti a trovare l’Ossido di Grafene (con i normali strumenti non e’ possibile rilevarlo).

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23/02/2022

L’Ossido di Grafene causa gli stessi effetti del Covid. Agglomera il sangue in modo tale che i globuli rossi non trasportino piu ossigeno facendo crollare cosi la saturazione all’interno del corpo. I globuli rossi che contengono il ferro, vengono attratti dall’Ossido di Grafene (quando attivato dalle onde 5g, che lo rende magnetico) come un polo positivo e negativo di una calamita che lo porta ad impilarsi l’un l’altro.
Questa situazione puo’ portare alla creazione di trombi con l’andare nel tempo, dove mentre i normali trombi contengono di tutto (globuli rossi, bianchi, etc.), quelli scaturiti dall’ossido di grafene contengono solamente i globuli rossi impilati. Questo perche’ da alcune autopsie di gente morta dopo il “vaccino”, hanno trovato questi strani coaguli composti solamente da globuli rossi che una volta analizzati con APPOSITE strumentazioni che in pochi hanno, sono riusciti a trovare l’Ossido di Grafene (con i normali strumenti non e’ possibile rilevarlo).

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16/12/2021

Non sono ancora riuscito ad utilizzare il servizio, in quanto Iliad non ha ancora completato la copertura e ciò comporta anche la sostituzione del terminale Smartphone che farò al più presto. Lo farò in quanto il mio si è guastato irrimediabilmente, e sarebbe stato un ulteriore 'rifiuto' tecnologico che andrà ad aggiungersi alla montagna di rifiuti inquinanti già esistenti. Già, perché per utilizzare questa nuova tecnologia, dovrai per forza cambiare Smartphone...

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22/11/2021

rispondere a tali idiozie, è come rafforzare il concetto che l'italia e' il paese dove svolazzano in cielo sempre piu asini che siete!!!!!!!

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03/10/2021

www.Citizensfor5GAwareness.org

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03/10/2021

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03/10/2021

non non ho provato il 5G. quì dove sono io non si ha traccia. forse è meglio, per via del danno che recherebbero le sue emissioni. go letto che negli stati uniti, vi è un forte movimento popolare che si rifiuta categoricamente di installare questa tecnologia. Hanno messo in ballo a suffragio prove evidenti (con testimonianze portate davanti alla Corte Federale) di danni ricevuti dalla popolazione. Il tutto è seguito dalla Agenzia Federale per la Sicurezza (U.S.A.) che notoriamente sappiamo essere molto scrupolosa e rigorosa nelle sue indagini. E' importante continuare a seguire l'evolversi di questa vicenda di cui vi sono tracce di questi scritti ed elementi di prove testimoniali che vengono descritte anche sule pagine di Facebook. Ove vi è una nutrita popolazione che segue con molto interesse il prosieguo del dibattito e la conclusione della istruttoria giudiziaria. A noi non resta che affidarci ad essa.

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14/09/2021

Secondo voi questi ridicoli vantaggi, tipo scaricare un cd in 3.40 minuti in meno (POTENZIALMENTE...avete scritto, quindi nella migliore delle ipotesi) giustifica la rottamazione di 18 MILIONI di televisori o l'acquisto di 18 milioni di scomodi decoder (per la seconda volta) che all'origine costano 2 dollari e noi paghiamo 30 euro mediamente? E MILIARDI DI SMARTPHONE? Tutto questo in un momento in cui la transizione ecologica porterà all'aumento del 40% in bolletta. Vi ricordo che ben poco degli apparecchi elettronici può essere riciclato, o reso inerte con ulteriore richiesta di energia e costi. Magari un accenno a questi aspetti sarebbe stato gradito, sopratutto da voi. A conti fatti una scelta che, ancora una volta, istiga ad un consumismo esagerato quanto inutile. L'unico vero vantaggio riguarda i soliti noti che accumulerannno altro danaro su danaro.

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27/11/2020

Tutto molto interessante sul 5G.
Vorrei capire perché Fastweb aumenta il canone domiciliato in banca senza nessuna comunicazione

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23/11/2020

non ho ancora provato il 5g

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21/09/2020

Evidentemente non esiste alcuna intenzione seria di approfondire la pericolosità o meno di una nuova tecnologia da parte di molti amministratori locali. Gli studi sono lenti a dare risposte perche i fondi per portarle avanti sono scarsi, e questo vale per molte aree di ricerca, specie in Italia dove a mio avviso essa non viene considerata per molti aspetti un settore fondamentale per la società.
Detto questo, ritengo che il 5G possa essere invece fondamentale per alcuni settori strategici (medicina, logistica, etc...), ma l'idea che il 5G possa essere abusato nel suo utilizzo senza ancora prove certe sulla sua pericolosità, come ad esempio l'internet delle cose, grazie al quale possono dialogare gli elettrodomestici di casa, questo mi spaventa. E' quindi il consumatore che deve dare la reale importanza a questa tecnologia da impiegare tutti i giorni, per cui è il consumatore che può determinare, attraverso una scelta prudente e consapevole, a determinarne la diffusione per scopi superflui e irrazionali. Per quanto riguarda l'articolo di Altroconsumo, esso non fa altro che sottolineare la situazione reale riguardo alla sensibilità nei confronti del 5G.

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03/10/2021
, ha risposto:

constato che, non sono il solo ad essere attento a questa "rivoluzione tecnologica" che tanto viene sbandierata come la "manna caduta dal cielo" in questo caso calza perfettamente. ma come già evidenziato da un altro attento socio-osservatore vi sono aspetti deleteri per la salute, e questo non viene minimamente messo in risalto. SI, non vi sono risorse o meglio non vengono volutamente destinate risorse per evitare di prendere consapevolezza di questo nuovo male invisibile. Di contro si è gia dato seguito ad una sottoscrizione di un corposo e duraturo contratto con uno dei maggiori gestore del mercato.

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14/09/2021
, ha risposto:

Per fortuna qualcuno ancora capace di critica autonoma

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05/09/2020

Buongiorno, sto aspettando una vostra risposta al riguardo di una mia mail che riguarda un'affermazione sui vaccini anticovid del del numero 146 de in salute .
grazie

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05/09/2020

Buongiorno, sto aspettando una vostra risposta al riguardo di una mia mail che riguarda un'affermazione sui vaccini anticovid del del numero 146 de in salute .
grazie

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14/08/2020

Gentile Filippo, come vs socio sono anch'io sconcertato dalla vs. affermazioni sugli effetti del 5G. Conosco la Dott. Belpoggi direttrice dell'istituto Ramazzini di Bologna che negli anni scorsi ha svolto ricerche rigorose sugli effetti del emissioni elettromagnetiche della antenne dei telefonini di precedenti generazioni (non 5G), ricerche che hanno evidenziato (su ratti) effetti con incrementi tumori normalmente molto rari (cellule di Schwann/Tumori cardiaci), studi pubblicati e rintracciabili su riviste scientifiche internazionali ed in linea con quanto evidenziato con dagli studi dell'NTP USA.
Il Ramazzini è famoso come istituto indipendente e da sempre in prima linea sulla ricerca degli effetti sulla salute delle persone (vedi ultimo della lista il caso Glifosato/Monsanto).

La richiesta formulata dal Ramazzini non di fermare il 5G ma di una moratoria di un paio d'anni per compiere studi adeguati mi pare più che legittima ( studi che potrebbero dimostrare anche che il 5G non ha effetti sulla salute).
Ciò in base al principio di precauzione che dovrebbe essere usato sempre quando viene introdotta una tecnologia od una sostanza che presenta qualche dubbio e qua dubbi ce ne sono. Una rivista come la vs. dovrebbe farsi paladina di tale posizione.

Invece si parte a spron battuto e poi ci si penserà e se dimostrata la nocività si farà forse marcia indietro. Di casi ne abbiamo visti a sufficienza, dall'Amianto, al PVC, ai diserbanti ecc: questo non è progresso!

Una proposta: perché non fate un'intervista a ricercatori del Ramazzini a tal proposito?

Una alternativa comunque i consumatori ce l'hanno: è quella di non acquistare prodotti comprese riviste che ritengono non tutelare la propria salute.


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10/08/2020

Buongiorno Nicola, Io rimango molto più stupito che un ricercatore parli in questi termini. Nessuno ha voluto vendere questo articolo come approfondito. E' una tecnologia del tutto nuova, ben venga dunque quella che tu chiami superficialità. Penso sarebbe estremamente sbagliato prendere posizione in modo assoluto in un senso o nell'altro. In quanto ricercatore dovresti anche conoscere benissimo che la ricerca epidemiologica necessita sì di finanziamenti ma sopratutto di periodi lunghissimi. Anche lustri o decenni. Cosa facciamo? Blocchiamo il progresso per dieci anni? Sulla base di cosa? Quali studi ci sono a riguardo? Non sto dicendo che sia sbagliato... chiedo a te. Altroconsumo in questo articolo ha semplicemente scritto che al momento non ci sono elementi che dimostrano la pericolosità del 5g. Anch'io non sono per nulla tranquillo con questo 5g, ma non lo ero e non lo sono tutt'ora nemmeno col 4G o con le tecnologie passate. Tu o qualcuno per te riesce a garantirmi che il 4G, 3G o 2G non facciano male alla salute??? Purtroppo o per fortuna la tecnologia va avanti e se avessimo bloccato tutto saremmo probabilmente ancora agli anni 80. Con tutto quello che ne consegue a livello economico, medico, ecc.... Detto questo sono d'accordissimo con te che ci siano interessi miliardari e sia giusto quindi non credere a tutto quello che i media ci propinano, ma dare del "venduto" a chi scrive un articolo in questi termini, ti toglie qualsiasi credibilità. Sembri la tipica persona che vede il complotto comunque e ovunque.

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07/08/2020

I vs. sedicenti esperti hanno quindi sbugiardato facilmente i risultati delle ricerche, evidentemente piene di errori grossolani, di due strutture rigorose come NTP e Istituto Ramazzini. Dovrei farvi i complimenti, che invece non faccio, perchè il vs. approccio risulta francamente superficiale e banalizzante verso una situazione molto complessa, evidenziando chiaramente, al di là del tono apparentemente neutro utilizzato, una vs. presa di posizione molto netta sul fenomeno.
Veramente una grande delusione !

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17/04/2021
, ha risposto:

Sig. Paolo, l'articolo non smentisce gli studi, che sono presi come riferimento e non come errore...
Smentisce piuttosto le errate interpretazioni che molti hanno dato a tali studi.
Sia quelle interpretazioni degli studi che la sua sull'articolo hanno come base una pessima comprensione del testo, provi a rileggere meglio e con serenità, sicuramente può comprendere molto bene il significato.
Buona lettura.

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27/07/2020

La verità è molto dura i campi elettromagnetici sono stati sempre pericolosi e ogni cambiamento su questo campo crea danni nella salute di esseri umani da qui in poi, però la tecnologia va avanti e non si può fermare.
Ormai oggi come oggi tutti gli scienziati venduti o quelli finti scienziati dicono le cose come va comodo ai multinazionali.

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14/07/2020

Sono ricercatore in Patologia Generale e rilevo, come altri qui, che l'articolo è estremamente superficiale e di parte. La cosa peggiore che l'articolo fa, è sdoganare il concetto che le nuove tecnologie si possano adottare legittimandole proprio con la scarsità di ricerca che è stata fatta a riguardo. Allora bandiamo la ricerca così passeranno tutte le idee più strampalate. Rilevo inoltre che se c'è poca ricerca è perché probabilmente non vengono stanziati fondi da parte di chi (i governi) dovrebbe avere interesse a proteggere la popolazione da eventuali danni.

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30/12/2020
, ha risposto:

salve Nicola Schiavoneho letto che un ricercatore.posso chiederli di fare ricerca in merito unde magneti..
esperimento con microonde ,alla stessa frequenza del 5G, cambia solo potenza.per cambiare potenza di certo ce bisognia di un tecnico per otenere 20V con questa frequenza.
bisogna fare una picola modifica anche structura del microunde altrimenti non cambia nula, cio che funziona il micronde con portina aperta nel moda che non riscalda.
poi esperimento con topolino animaleto qualcosa di genere.e credo che basterebe una 15 di giorne per resultato.poi analisi per il covid sia sanguino e tampone.di certo bisogna fare anche analisi prima del esperimento.
non so per che ma sono molto convinto che avra un succeso positivo.grazie.

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10/08/2020
, ha risposto:

Io rimango molto più stupito che un ricercatore parli in questi termini. Nessuno ha voluto vendere questo articolo come approfondito. E' una tecnologia del tutto nuova, ben venga dunque quella che tu chiami superficialità. Penso sarebbe estremamente sbagliato prendere posizione in modo assoluto in un senso o nell'altro. In quanto ricercatore dovresti anche conoscere benissimo che la ricerca epidemiologica necessita sì di finanziamenti ma sopratutto di periodi lunghissimi. Anche lustri o decenni. Cosa facciamo? Blocchiamo il progresso per dieci anni? Sulla base di cosa? Quai studi ci sono a riguardo? Non sto dicendo che sia sbagliato... chiedo a te. Altro consumo in questo articolo ha semplicemente scritto che al momento non ci sono elementi che dimostrano la pericolosità del 5g. Anch'io non sono per nulla tranquillo con questo 5g, ma non lo ero e non lo sono tutt'ora nemmeno col 4G o con le tecnologie passate. Tu o qualcuno per te riesce a garantirmi che il 4G, 3G o 2G non facciano male alla salute??? Purtroppo o per fortuna la tecnologia va avanti e se avessimo bloccato tutto saremmo probabilmente ancora agli anni 80. Con tutto quello che ne consegue a livello economico, medico, ecc.... Detto questo sono d'accordissimo con te che ci siano interessi miliardari e sia giusto quindi non credere a tutto quello che i media ci propinano, ma dare del "venduto" a chi scrive un articolo in questi termini, ti toglie qualsiasi credibilità. Sembri la tipica persona che vede il complotto comunque e ovunque.

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03/07/2020

vergognatevi, continuate a trattare l'argomento dell'esposizione a campi elettromagnetici in modo superficiale e fideistico (dove la fede è tutta per la tecnica eletta Dio assoluto).

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03/06/2020

Sono negativamente colpito dal tenore di molti commenti che si leggono sotto questo articolo, commenti che sinceramente non mi sarei aspettato in riferimento ad un'associazione in difesa dei consumatori. Il fatto che si diano delle informazioni che non si condividono non vuol dire che che abbiamo di fronte dei "venduti".
Per ciò che concerne l'argomento trattato proprio perchè non esistono ancora solid studi scientifici e proprio perchè io non sono un esperto sull'argomento, applico da sempre il principio della cautela: uso gli auricolari quando parlo al cell, metto il modem lontano da dove si dorme, tengo lontano i cellulari dai bambini ed evito di comprarmi una casa che ha sul tetto un ripetitore (che sia 5G o altro). Per questa consapevolezza ringrazio enormemente Altroconsumo per la cultura scientifica che diffondono con serietà e indipendenza (senza farsi influenzare da mode del momento)

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06/08/2020
, ha risposto:

Evitare una casa che ha sul tetto un ripetitore 5G, in mancanza di studi/prove verificabili circa l'innocuità (altro che "mode del momento" e secondo il principio di precauzione, non risolve potenziali danni alla salute in quanto, tali antenne, saranno installate in modo molto più fitto e capillare... pure sui lampioni stradali prossimi alla sua abitazione.