Spett. Poltronesofà
In data 06/12/2024 ho effettuato presso il Negozio Poltronesofà Filopanti a Bologna un ordine per l’acquisto di un divano angolare ARVIGO, versando una caparra pari a € 570. Nel giorno concordato per la consegna, 29/01/2025, si è presentato presso la mia abitazione un addetto della ditta di trasporti che non appena entrato nell’appartamento per una ricognizione preventiva (senza divano) ha dichiarato che le misure del controsoffitto all’ingresso di casa impedivano la consegna del divano stesso. Nonostante le mie ripetute richieste di fare almeno un tentativo, l’addetto negava tale prova, confermando in modo categorico l’impossibilità ad effettuare la consegna, adducendo come motivazione l’incompatibilità delle misure del divano con quelle del controsoffitto (nel corridoio all’ingresso di casa) combinate con la larghezza dell’angolo del corridoio per andare verso il soggiorno in cui collocare il divano. È importante precisare che l’addetto era sprovvisto di metro, che ha dovuto chiedere alla sottoscritta per provare a dare (su mia richiesta) una conferma fattuale di quanto stava dichiarando sulla base di una valutazione “a occhio”. A seguito di telefonata con il negozio, mi è stato prospettato come unica possibile via d’uscita quella di verificare la possibilità di riconsegna attraverso la finestra, con oneri totalmente in capo alla sottoscritta (inclusa la verifica delle misure della finestra e verifica che tale opzione fosse effettivamente percorribile) oltre ai costi di riconsegna.
Nel pomeriggio dello stesso 29 gennaio mi recavo di mia iniziativa in negozio, dove, tralasciando l’imbarazzante assenza di un minimo rudimento di approccio orientato al cliente e capacità/volontà di fornirmi chiare informazioni sullo stato della pratica, dopo più sollecitazioni (della sottoscritta) sono stata posta di fronte ad un aut aut: perdere la caparra, o “provare” a proseguire con l’iter di consegna, contattando (se volevo) un nominativo di fiducia del negozio, a cui rivolgermi per verificare la fattibilità di consegna con braccio meccanico. A mia richiesta di maggiore chiarezza sull’iter descritto in modo farraginoso (non veniva specificato chi deve chiamare chi), mi veniva confermato che “probabilmente” (???) sarebbe stato lo stesso addetto della ditta di elevatori stesso a contattarmi e poi, confermata la possibilità di proseguire, a coordinarsi con la ditta di trasporti per una riconsegna. A fronte di una totale confusione e incertezza sulle indicazioni e informazioni che provavo a fatica ad ottenere e mettere in ordine, una cosa sola mi veniva comunicata in modo certo e perentorio: avrei perso la caparra per cui “mi conveniva” fare un ulteriore investimento di tempo e denaro per fare almeno un tentativo con l’elevatore. Mi veniva anche negata in modo certo la possibilità di un cambio di divano/riconvertire la caparra persa per l’acquisto di un divano differente di misure più ridotte. Tale diniego mi veniva giustificato sulla base di non meglio precisate regole dell’azienda e contrattuali indipendenti dalla volontà dell’addetta responsabile del negozio con cui stavo parlando, che tuttavia, pur nell’incertezza generale dimostrata sull’iter, su questo appariva certa e senza dubbi sull’opportunità di prospettare eventuali ulteriori verifiche interne all’azienda stessa.
Successivamente a contatto telefonico in data 30/01 da parte del titolare della ditta di elevatori, lo stesso (tramite verifica/sopralluogo tramite google maps sulla strada e finestra) confermava telefonicamente la disponibilità a svolgere la consegna attraverso la finestra che affaccia sul retro, al costo di 150 euro. Contestualmente, mi veniva comunicata la necessità di ottenere autorizzazione del Comune di Bologna per occupazione di suolo pubblico, procedura interamente a mio carico sia come spesa che in merito all'iter di richiesta.
In data 5/2 venivo contattata dalla ditta di trasporti, per “sollecitarmi” ad avviare senza ulteriori ritardi le pratiche di richiesta suolo pubblico al Comune, considerato il fatto che il divano è “parcheggiato” in magazzino.
Dopo aver preso visione sul sito del Comune della procedura per la richiesta di suolo pubblico, in data 6/2 comunicavo a mezzo e-mail al negozio Poltronesofà la mia impossibilità a procedere considerata l'onerosità dell'operazione, i cui costi (sia in termini di impegno temporale per la gestione di tutta la pratica, tempo di cui non dispongo, che costi effettivi per avere l'autorizzazione), già di per sé elevati, si sommerebbero a quelli aggiuntivi dovuti al secondo trasporto e all’utilizzo dell’elevatore. Contestualmente, richiedevo la restituzione della caparra versata entro 7 giorni sulle coordinate bancarie fornite.
Nel pomeriggio, venivo raggiunta telefonicamente dall’addetta “junior” di Poltronesofà, che mi comunicava l’assenza in negozio della responsabile per oggi, ma mi chiedeva conferma che davvero non volessi “approfittare” dell’opportunità del braccio meccanico. A mia richiesta di contestualizzare meglio l’ “offerta”, considerati i costi aggiuntivi interamente a mio carico (che di vantaggioso nulla hanno) ribadiva che il vantaggio è quello di non perdere la caparra, per la quale il contratto che ho sottoscritto con Poltronesofà non prevede restituzione. A corollario di questa esperienza surreale e kafkiana, mi veniva precisato che dovrei recarmi in negozio a firmare una rinuncia al contratto sottoscritto in data 06/12/2024, ovviamente con contestuale conferma da parte mia di rinuncia alla caparra.
Preciso che in nessun momento di tutto il processo di vendita mi è stato richiesto di fornire un dettaglio delle misure del mio appartamento né prospettata la necessità di un sopralluogo precedente alla scelta e acquisto del divano proposto. Durante la vendita il 6/12 (a divano già scelto) mi veniva semplicemente chiesta conferma che le misure dei passaggi del mio appartamento fossero “standard”, trattandosi di un divano monoblocco non divisibile. Nella prima visita in negozio in data 24/9/2024, in cui chiedevo un divano angolare delle dimensioni del mio, segnalavo all’addetta qualche perplessità sul fatto che le misure del divano che mi veniva proposto fossero leggermente superiori a quelle del mio attuale divano, ma la venditrice mi rassicurava dicendo che si trattava di una piccola differenza che non avrebbe dato problemi e non ponendo alcun accenno a possibili problemi di consegna (dovuti non solo alle dimensioni, ma, come poi mi è stato comunicato, al fatto che trattasi di divano non divisibile).
Considerato tutto il quadro riportato, incluse le modalità con cui è stata condotta la vendita, (mancata) consegna e l’assistenza post-mancata consegna, torno pertanto a chiedere la restituzione della caparra, e comunico che in mancanza di un riscontro entro 15 giorni dal ricevimento della presente, non esiterò ad adire le vie legali a tutela dei miei diritti.
Cordiali saluti,
V.G.