Nel mondo assicurativo, la fiducia è un bene tanto prezioso quanto fragile. Le scelte dei consumatori si fondano su
pochi elementi chiave: il nome dell’azienda, la chiarezza della comunicazione, la reputazione maturata nel tempo. Mi chiedo : è legittimo che un intermediario si
presenti con una denominazione che richiama quella di una compagnia assicurativa vera e propria? E quali sono i
rischi in termini di trasparenza e tutela del consumatore?
I clienti si affidano al nome, all’immagine e al linguaggio di un’azienda per orientarsi nella scelta di una polizza. È per
questo che la legge italiana — in particolare l’articolo 308 del Codice delle Assicurazioni Private — limita l’uso di
termini come “assicurazioni”, “compagnia” e simili nelle denominazioni sociali, a meno che l’impresa non sia formalmente autorizzata a esercitare attività assicurativa .
E allora perché Prima Assicurazioni S.p.A.,
che non è una Compagnia assicurativa autorizzata, ma è un agente che commercializza polizze emesse da altre compagnie , abusa del termine "Assicurazioni" in barba all'art. 308 del Codice IVASS ?
L’uso della parola “Assicurazioni” nella denominazione potrebbe indurre i consumatori a credere di avere a che fare
con una compagnia assicurativa vera e propria — che emette e gestisce direttamente le polizze — quando in realtà si
tratta di un intermediario terzo.
Insomma, perché l'organo di vigilanza IVASS non è ancora intervenuto?