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Da Ozempic a Mounjaro: pro e contro dei nuovi farmaci per dimagrire

Nate per trattare il diabete, la semaglutide e le altre molecole della famiglia degli agonisti del recettore Glp-1, sono ora autorizzate come farmaci per dimagrire. Si parla molto dei loro effetti miracolosi, meno dei rischi che comporta il loro uso diffuso o a fini puramente estetici. Facciamo il punto.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
24 febbraio 2025
Farmaco Ozempic

Hanno guadagnato le copertine dei giornali più prestigiosi e sono diventati estremamente popolari. Stiamo parlando dei nuovi farmaci per dimagrire a base di molecole che mimano l'azione di un ormone naturale (il Glp-1), tra cui i più utilizzati oggi sono Ozempic/Wegovy (a base di semaglutide) di Novo Nordisk e Mounjaro (a base di tirzepatide) della concorrente americana Elli Lilly. Questi farmaci, infatti, si presentano come la chiave di volta della lotta all’obesità, un’epidemia globale che sta preoccupando le autorità sanitarie di tutto il mondo: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, una persona su otto su questo Pianeta è obesa e una su tre è in sovrappeso.

Per molte persone obese e a rischio elevato di malattie cardiovascolari, diabete e malattie renali, i benefici che si ottengono con queste terapie sembrano superare i rischi, almeno a breve termine. Ma per tutte le altre che usano questi farmaci con la speranza di perdere qualche chilo di troppo senza grandi sforzi la bilancia non è così favorevole perché non sono innocui: non fanno dimagrire magicamente tutti, soprattutto se si continua a mangiare più del necessario e non si fa contestualmente un'adeguata attività fisica, e possono dare effetti indesiderati anche gravi. Inoltre, chi smette di prenderli tende a ingrassare di nuovo. Andrebbero quindi presi per tutta la vita: ma a quale prezzo sia economico che di salute? Ancora non ci sono risposte certe.

Ecco tutto quello che si sa (e quello che ancora deve essere studiato) su queste iniezioni che riducono l'appetito e facilitano il compito di mangiare di meno.

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Come funzionano

La semaglutide e gli altri principi attivi alla base di questi farmaci sono molecole che fanno parte della categoria degli “agonisti del recettore del Glp-1”, usate da diversi anni per la cura del diabete di tipo 2. Il loro meccanismo d’azione, infatti, prevede da un lato un aumento della produzione di insulina, l’ormone che abbassa il livello di zucchero nel sangue, dall’altro un abbassamento della secrezione di glucagone, l’ormone che aumenta il rilascio di carboidrati che sono immagazzinati nel fegato, permettendo così di tenere sotto controllo la glicemia.

L’impiego di questi farmaci antidiabetici per la perdita di peso nasce dal fatto che hanno la capacità di rallentare lo svuotamento gastrico e di ridurre l’appetito mediante l’invio di segnali di sazietà al cervello. Chi assume questi farmaci, inoltre, riferisce di provare una sorta di rifiuto verso i cibi ultraprocessati, quelli che più fanno ingrassare. 

Quando sono stati notati questi effetti, alcuni medici hanno iniziato a prescrivere l’Ozempic (semaglutide) come rimedio contro l’obesità in modalità “off label”, cioè per trattare problemi di salute diversi da quelli per cui era stato sviluppato in origine il principio attivo.

Circa tre anni fa l'azienda farmaceutica danese Novo Nordisk ha fatto domanda di autorizzazione per un nuovo farmaco che si chiama Wegovy e che è identico a Ozempic, ma con un dosaggio diverso (più alto) e realizzato appositamente come rimedio contro l’obesità. Da allora sono state studiate altre molecole della stessa famiglia proprio come rimedi contro l’obesità, che hanno meccanismi leggermente diversi, come la tirzepatide, autorizzata da poco nella Ue con il nome commerciale di Mounjaro (della concorrente americana Elli Lilly).

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Per chi sono indicati

Tutti questi farmaci devono essere prescritti dal medico e sono indicati, in aggiunta alla dieta e all'attività fisica, soltanto per le persone con un indice di massa corporea (Bmi):

  • maggiore di 30 (obesità);
  • tra 27 e 30 (sovrappeso) se sono presenti malattie o condizioni correlate al peso (diabete tipo 2, ipertensione, dislipidemia, apnea ostruttiva del sonno, malattie cardiovascolari).
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Quanto si dimagrisce

La prima molecola agonista del Glp-1 approvata per la gestione del peso è stata la liraglutide (nome commerciale Saxenda), che ha dimostrato, negli adulti obesi (peso medio di 110 kg), una riduzione media del peso di circa il 5%. Successivamente sono stati autorizzati anche semaglutide (Wegovy) e tirzepatide (Mounjaro), più efficaci e facili da utilizzare (basta un’iniezione alla settimana al posto di una quotidiana).

Semaglutide (Ozempic-Wegovy e Rybelsus)

Nata con il nome di Ozempic per il trattamento del diabete, nel 2022 è stata autorizzata nella Ue anche come dimagrante con il nome di Wegovy (ma è la stessa molecola). Wegovy si somministra con un’iniezione sottocutanea una volta alla settimana partendo da una dose di 0,25 mg da aumentare ogni 4 settimane. 

La sua efficacia nella riduzione del peso è stata studiata per periodi variabili fino a 4 anni, con dosaggi differenti (da 0,25 mg a 2,4 mg a settimana) e in diverse modalità di somministrazione (orale o iniettabile, con frequenza quotidiana o settimanale). 

Negli adulti obesi o in sovrappeso non diabetici, la somministrazione di 2,4 mg di semaglutide a settimana per 68 settimane ha portato a:

  • una riduzione del 14-16% del peso;
  • una riduzione del Bmi di circa 6 punti;
  • una riduzione della circonferenza della vita di circa 14 cm

La perdita di peso massima che si può ottenere si raggiunge intorno alla 60-65 settimana dall’inizio del trattamento, dopodiché il peso rimane stabile per tutta la durata di somministrazione del farmaco. 

In chi ha il diabete, la perdita di peso indotta da semaglutide sembra essere inferiore rispetto ai non diabetici.

Semaglutide, come liraglutide, è approvata anche per la gestione del peso negli adolescenti obesi dai 12 anni in su. 

Con il farmaco Rybelsus, sempre a base di semaglutide ma da prendere per bocca (attualmente approvato solo per il trattamento del diabete), si perde circa il 15% del proprio peso con una dose di 50 mg al giorno.  

Tirzepatide (Mounjaro)

Autorizzata per la gestione del peso con il nome di Zepbound nell’anno 2023 negli Usa e l’anno successivo in Europa con il nome di Mounjaro, si tratta di una molecola che agisce sia sul recettore GLP-1 che su un altro recettore chiamato GIP. Anche questo farmaco si assume con un'iniezione sottocutanea settimanale a dosaggio massimo di 15 mg (partendo da una dose di 2,5 mg da aumentare ogni 4 settimane). 

Con questo farmaco, nell'arco di 72 settimane si perdono:

  • tra il 15% e il 21% del peso, a seconda del dosaggio (5-15 mg);
  • 19 cm di girovita in media

Anche con Mounjaro l'effetto sul dimagrimento nei  diabetici sovrappeso o obesi è leggermente inferiore.

La perdita di peso massima si raggiunge intorno alle 65 settimane dall’inizio del trattamento, per poi stabilizzarsi e rimanere invariata per tutto il periodo ulteriore di assunzione del farmaco.

Tirzepatide sembra essere più efficace nella perdita di peso in confronto agli altri agonisti del GLP-1 in tutti i suoi dosaggi, con una riduzione di peso che potrebbe essere quasi doppia rispetto alla semaglutide.

Se i risultati degli studi clinici mostrano un'efficacia notevole di questi farmaci, nella vita reale le cose sono spesso diverse: la perdita di peso è in genere più contenuta (in media può dimezzarsi) e non è raro che la cura venga sospesa o seguita con dosi più basse. I motivi? Possono essere vari: effetti collaterali, costi elevati o difficoltà a reperire il farmaco.

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Gli effetti collaterali

Di questi farmaci si discute anche per i limiti e per gli effetti collaterali, di cui non si sa ancora tutto. 
Specialmente quando si inizia la terapia si può soffrire di vomito e diarrea, e a volte anche senso di debolezza e perdita di capelli che può indurre chi comincia il trattamento a interromperlo già nelle prime settimane.

Effetti collaterali molto comuni

Tutti questi farmaci possono provocare con frequenza comune o molto comune (quindi in una o più persone su 10): nausea soprattutto all'inizio del trattamento, diarrea, vomito, difficoltà di digestione, gastrite, reflusso gastroesofageo, dolore di stomaco, gonfiore di stomaco, stipsi, eruttazioni, calcoli biliari, capogiro, mal di testa, stanchezza o debolezza, perdite eccessive di peso, diminuzione dell'appetito, gas intestinali, aumento enzimi pancreatici, perdita di capelli, reazioni al sito di iniezione, ipersensibilità cutanea, insonnia. Nei foglietti illustrativi si specifica però che gli effetti indesiderati frequenti (soprattutto di carattere gastrointestinale) vengono osservati principalmente durante l’aumento della dose e generalmente scompaiono nel tempo. 

Effetti collaterali non comuni

In maniera meno comune (può interessare circa una persona su 100) questi farmaci possono provocare: aumento frequenza cardiaca, abbassamento della pressione, variazioni del gusto, rallentamento dello svuotamento gastrico, infiammazione della colecisti, disidratazione, funzionalità renale ridotta. 

Effetti collaterali rari

Sono stati riportati anche effetti indesiderati gravi, per fortuna rari, tra cui pancreatite, reazioni allergiche gravi e ostruzione intestinale. Inoltre, semaglutide e tirzepatide possono aggravare condizioni agli occhi comuni in chi soffre di diabete come la retinopatia.

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Le avvertenze

Tra le avvertenze principali segnaliamo il fatto che questi farmaci possono alterare l’assorbimento di altri farmaci assunti per bocca, a causa del rallentamento dello svuotamento gastrico e della diarrea. Quindi è importante prestare attenzione se si assumono medicine come anticoagulanti e contraccettivi o che devono agire velocemente.

Inoltre, possono provocare inalazioni del contenuto gastrico durante interventi che richiedono l'anestesia generale.  Da luglio 2024 infatti l’EMA ha imposto che sul foglietto illustrativo ci sia anche l’indicazione di avvertire il medico in caso di assunzione di questi medicinali prima di una operazione.

Con questi farmaci, infine, oltre a perdere massa grassa si perde anche parte della massa magra (cioè i muscoli). Potrebbero quindi insorgere problemi alla muscolatura, minore forza e maggiore fragilità, soprattutto se non si fa adeguato esercizio fisico.

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L'efficacia a lungo termine

La criticità principale di queste terapie è che l’effetto svanisce nel momento in cui vengono interrotte. Per mantenere il peso raggiunto, quindi, andrebbero presi per tutta la vita, ma poiché esistono solo da pochi anni nessuno sa che effetti a lungo termine potrebbero avere. Le domande chiave sono: la perdita di peso prosegue se il farmaco viene assunto a lungo, o si stabilizza? E in caso di interruzione, si riprende peso? Se sì, in che misura? Al momento, non ci sono risposte definitive a questi interrogativi. Quello che si sa è che:

  • le persone obese o sovrappeso non diabetiche, che hanno interrotto il trattamento con semaglutide al raggiungimento del peso desiderato, sono ingrassate nuovamente. In alcuni studi, questa ripresa è stata quantificata tra il 7% e il 12% del peso nell’arco di circa un anno;
  • anche dopo l'interruzione del trattamento con tirzepatide si è verificato un significativo recupero del peso, che in uno studio è stato quantificato del 14% in un anno.
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I rischi a lungo termine

Per quanto riguarda i potenziali rischi a lungo termine tre sono quelli che hanno suscitato più preoccupazioni, ma che non sono stati confermati e cioè:

  • la possibilità che questi farmaci diano depressione e comportamenti suicidari (anche se l’Autorità europea per la sicurezza dei farmaci ha concluso che non esiste un legame certo tra questi farmaci e tali effetti); 
  • che possano aumentare il rischio di tumori al pancreas e alla tiroide (anche in questo caso però l’Ema ha escluso un’associazione causale, pur consigliando uno stretto monitoraggio);
  • che possano aumentare il rischio di neuropatie ottiche sia nei diabetici sia negli obesi. Gli studi in merito sono contrastanti e richiedono approfondimenti. A gennaio 2025 l’Ema ha avviato un’indagine, conclusa a giugno: usare semaglutide aumenta il rischio di una particolare neuropatia (quella ischemica anteriore non arteritica) e questo dovrà essere indicato nel foglietto illustrativo come evento avverso molto raro.
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Gli effetti su altre malattie

Questi farmaci sembrano avere un effetto positivo anche su decine di altre malattie o condizioni di rischio per la salute, alcune delle quali apparentemente non hanno niente a che vedere con la riduzione del peso. 

Dai risultati degli studi condotti fino a ora è emerso che questi farmaci offrono numerosi benefici, alcuni già noti o emersi negli scorsi anni, come la protezione contro eventi cardiovascolari e renali o il trattamento delle apnee notturne legate soprattutto al peso, altri completamente nuovi. 

Secondo uno studio condotto su più di due milioni di diabetici negli Usa potrebbero ridurre il rischio di sviluppare 42 condizioni di salute (ma aumentare il rischio per altre 19).

Chi assume questi farmaci, ad esempio, avrebbe un rischio ridotto del 9% di avere un infarto, dell'8% di sviluppare trombosi venosa profonda, del 12% di incorrere nell'Alzheimer rispetto a chi non li utilizza. È stata riscontrata anche una minore probabilità di sviluppare disturbi legati all'uso di sostanze, come alcol (11% in meno) e cannabis (11% in meno), oltre a un rischio ridotto del 12% di infezioni batteriche. D’altra parte, però, si è osservato un aumento del rischio del 15% per i calcoli renali, dell’11% per l’artrite e addirittura di quasi il 150% per la pancreatite acuta.

Si tratta sicuramente di indicazioni promettenti che tuttavia dovranno essere confermate da ulteriori studi in grado di stabilire la relazione causa-effetto tra l’uso del farmaco e gli effetti riscontrati.

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Quanto costa utilizzare questi farmaci

Il costo di questi farmaci è ancora molto elevato: per un mese di somministrazione, a seconda del prodotto e della dose, si possono spendere dai 200 ai 500 euro. Questo dipende dal fatto che le poche aziende che li producono ne detengono ancora il brevetto e non sono ancora disponibili le versioni generiche. In Italia questi farmaci non sono rimborsati dal Ssn e sono a carico del cittadino (sono rimborsate dal Servizio sanitario solo le formulazioni destinate al controllo del diabete, ovvero Ozempic, Rybelsus e Mounjaro, solo per chi soffre di questa malattia). 

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Attenzione alle contraffazioni

L’enorme richiesta di questi farmaci a livello mondiale ha causato e alimentato l’offerta criminale di versioni contraffatte. Il fenomeno è stato segnalato in Europa, Brasile e Stati Uniti, dove i farmaci finti sono stati venduti anche in alcune farmacie, ma non è da escludere la possibilità che penne contraffatte di Ozempic o di altri marchi stiano ancora circolando attraverso i canali di vendita online. Per proteggersi dai farmaci falsificati e dai loro effetti dannosi, chi utilizza questi prodotti deve sempre acquistarli nelle farmacie autorizzate con la prescrizione del medico ed evitare di comprarli da fonti sconosciute o non verificate, come quelle che possono essere trovate online.

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La moda del "microdosing"

Il microdosing si riferisce all’assunzione di dosaggi molto bassi di un farmaco al di sotto del livello terapeutico abituale. L’idea alla base è che dosi bassissime potrebbero avere effetti positivi senza causare gli effetti collaterali tipici di dosi più alte.

Nel caso della semaglutide e degli altri farmaci di questo tipo, si può microdosare il farmaco riducendo la “carica” quando si prepara la penna preriempita per l’iniezione settimanale, abbassando il numero di “clic” sulla rotella. Chi utilizza questo metodo spera di ottenere i benefici sul dimagrimento, come il controllo dell’appetito o la riduzione della fame, senza subire gli effetti collaterali gastrointestinali che spesso si verificano con le dosi standard.

La popolarità di questa pratica, che si è diffusa molto tra i forum online e sui social media, si deve anche al fatto che questi farmaci sono molto costosi e che un uso a dosi inferiori permetterebbe un notevole risparmio di denaro.

Ma l’efficacia è incerta. Non c’è certezza che il microdosing possa produrre gli stessi effetti positivi della dose terapeutica completa. Potrebbe non esserci sufficiente attività farmacologica per innescare una perdita di peso significativa.

Inoltre, se non monitorato adeguatamente, l’uso di dosi non prescritte potrebbe portare a un abuso del farmaco o a tentativi fai da te senza il giusto supporto medico.

Si tratta di una pratica completamente empirica che non è mai stata studiata e non ha dati scientifici a supporto. Studi clinici o sperimentazioni mediche potrebbero eventualmente esplorare i potenziali benefici di dosaggi inferiori, ma fino a quando non ci saranno informazioni a riguardo, questa pratica non è consigliabile.

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