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Secondo acconto 730: entro il 10 ottobre puoi decidere di non pagarlo

Se, dopo il 730, devi tu dei soldi allo Stato, a novembre il tuo stipendio o la tua pensione potrebbero essere più bassi; la causa è la trattenuta del cosiddetto "secondo acconto delle imposte 2025". In alcuni casi, puoi evitare questo taglio chiedendo al tuo datore di lavoro di non addebitare l'importo. Ma va inviata richiesta entro il 10 ottobre: ecco la lettera per farlo, i casi in cui conviene e a cosa prestare attenzione. 

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articolo di:
06 ottobre 2025
Conti con modello 730 e euro sparsi

Il 30 settembre è scaduto il termine per presentare il modello 730/2025 sui redditi 2024 e molti si sono ritrovati a dover versare un conguaglio allo Stato perché hanno versato meno imposte del dovuto in corso d’anno. Quando succede, lo Stato chiede ai contribuenti di pagare insieme al saldo 2024 anche l’acconto 2025 perché presume che anche nel 2025 pagherai meno tasse di quelle che devi. Ma è davvero così? No, esistono dei modi, facendo qualche conto e prestando attenzione, per non pagare il secondo acconto Irpef 2025. Vediamo insieme quindi quando si può fare senza rischiare di pagare delle sanzioni salate.

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Perché potresti non pagare il secondo acconto

Con la presentazione della dichiarazione dei redditi si arriva al così detto conguaglio, cioè il risultato della dichiarazione che può essere a credito o a debito. Nel primo caso, facendo il modello 730 con sostituto d’imposta il rimborso delle tasse avviene indicativamente nel mese successivo a quello di presentazione della dichiarazione. Se, invece, si finisce a debito, a seconda dell’importo dovuto come saldo delle imposte dello scorso anno avremo da versare anche un acconto per l’anno in corso che può essere anche molto salato. L’acconto viene diviso in due tranche e, se la prima è rateizzabile la seconda viene trattenuta interamente dalla busta paga o pensione di novembre.

In alcuni casi, questo secondo acconto può esser eliminato, evitando così di anticipare delle imposte che ci verrebbero rimborsate poi nel 2026 perché risulteranno non dovute.

Chi rientra nei casi tipici: cambio lavoro o pensione nel 2024

I casi tipici in cui, con alcuni accorgimenti, è possibile non pagare il secondo acconto sono due:

  • hai cambiato lavoro nel 2024 ma non nel 2025;
  • sei andato in pensione nel 2024.

Infatti, se dal 730 sei finito a debito perché hai cambiato lavoro e non hai fatto conguagliare i redditi all’ultimo datore di lavoro, il sistema presume che anche nel 2025 sarai a debito e richiede l’acconto delle imposte sull’anno in corso.

Questo succede perché i due o più sostituti d’imposta hanno applicato le imposte sul reddito senza considerare i redditi che hai già percepito presso il precedente datore di lavoro. Infatti, poiché l’Irpef (imposta sul reddito) è progressiva, tassare ad esempio due volte un reddito da 20 mila euro implica una tassazione inferiore rispetto a quella calcolata su un reddito da 40 mila euro.

Tuttavia, se nel 2025 la tua situazione è stabile (nessun altro cambio di lavoro), il debito fiscale presumibile può essere inferiore: in questo caso puoi ridurre o azzerare gli acconti, in particolare il secondo acconto che viene trattenuto a novembre. Per bloccare il secondo acconto hai tempo fino al 10 ottobre comunicandolo al tuo datore di lavoro.

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Quando viene trattenuto l’acconto in busta paga o pensione

Il calendario degli acconti di imposta segue delle regole precise. In particolare, per l’Irpef, in base all’entità del saldo 2024 si calcolano quanti acconti sono dovuti:

  • se il debito è inferiore a 51,65 euro, non si versa nessun acconto;
  • se il debito è superiore a 51,65 euro, il Fisco chiede il 100% del debito come acconto per quest’anno;
  • se il debito è inferiore a 257,52 euro, sarà trattenuto come acconto unico a novembre;
  • se il debito è superiore a 257,52 euro, tratterranno il 40% dell’acconto nella prima busta paga o pensione utile, che varia in base al mese di presentazione del 730 e il restante 60% a novembre.

Ad esempio, se il saldo delle imposte dovute è di 500 euro, il primo acconto è di 200 euro e va versato con il saldo con possibilità di rateizzazione, mentre il secondo acconto di 300 euro va pagato interamente a novembre.

Primo acconto e saldo

Come si vede dalla tabella seguente prima si presenta il 730 e più mesi si hanno a disposizione per rateizzare il dovuto come saldo e primo acconto.


Con sostituto d’imposta (datore/ente pensione)

Senza sostituto d’imposta

Saldo anno precedente

Trattenuti dal primo cedolino utile dopo l’invio del 730. Massimo 7 rate mensili, con possibilità di pagare l’ultima a novembre 2025

Pagamento autonomo con F24 con rateazione a scadenza mensili fino a dicembre

Primo acconto anno in corso

Secondo acconto

Il secondo acconto non è rateizzabile e, se la busta paga o la pensione non sono sufficienti a coprire il debito da pagare, questo viene trattenuto nei mesi successivi fino a fine anno. L’eventuale ulteriore saldo a debito va pagato con F24


Con sostituto d’imposta (datore/ente pensione)

Senza sostituto d’imposta

Secondo (o unico) acconto

Trattenuto nel cedolino di novembre

Versamento con F24 entro 1° dicembre 2025 (il 30/11 è domenica)
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Come annullare o ridurre il secondo acconto entro il 10 ottobre

Ora che hai capito il funzionamento di saldi e acconti, puoi valutare la tua situazione personale, ricordandoti che, se erroneamente non paghi gli acconti dovuti il Fisco ti sanziona. Pertanto, vediamo insieme come fare per prendere una decisione ponderata.

Valutare il debito possibile del 2025

Il primo passaggio è chiedersi se l’acconto di novembre rispecchia davvero la tua situazione 2025. Se dopo il cambio lavoro del 2024 l’anno in corso è più lineare (nessun nuovo cambio, redditi stabili o in lieve calo), è plausibile che il conguaglio finale sia più leggero. A questo affianca una verifica delle detrazioni e deduzioni: figli a carico, spese sanitarie, interessi del mutuo, previdenza. Più sono, più l’imposta si riduce.

Conviene guardare i cedolini da gennaio a settembre: ritenute elevate o conguagli già applicati possono avere assorbito una parte dell’importo finale dovuto. Con questi elementi puoi farti una stima prudente. Se i numeri indicano un acconto non necessario o eccessivo, ha senso valutarne l’annullamento o, in alternativa, una riduzione. Se non hai certezze complete, la scelta più prudente è chiedere una trattenuta ridotta, non azzerata: limita il rischio di dover versare con F24 a fine anno con sanzioni e interessi.

Cosa scrivere nella richiesta al datore di lavoro o ente pensionistico

La richiesta va inviata entro il 10 ottobre 2025 utilizzando un canale tracciabile:

  • PEC;
  • e-mail con ricevuta;
  • consegna diretta all’HR con ricevuta.
Deve essere essenziale: i tuoi dati, l’oggetto della domanda e l’istruzione operativa. Scarica qua l’esempio di lettera da utilizzare. PDF

Controlli da fare sul cedolino di novembre

Quando arriva il cedolino, verifica come compare il secondo acconto:

  • se hai chiesto l’annullamento, l’importo non deve esserci;
  • se hai chiesto la riduzione, la cifra deve riflettere la percentuale indicata.

In caso di capienza insufficiente (stipendio o pensione non bastano a coprire l’importo), la quota residua viene trattenuta nei mesi successivi; la tredicesima, se prevista, può assorbire parte del residuo.

Se qualcosa non torna rispetto alla tua richiesta, segnala subito all’HR o all’ente pensionistico per una correzione tempestiva.  Torna all'inizio

Esempio pratico: cambio lavoro nel 2024 e conguaglio pesante

Marco nel 2024 ha cambiato azienda a metà anno. Il nuovo datore non ha conguagliato tutti i redditi a fine anno e quando a giugno Marco ha presentato il 730/2025 si è ritrovato con un saldo a debito consistente.

Ovviamente il Fisco propone anche gli acconti per il 2025. A giugno Marco poteva già decidere di versare acconti di importo inferiore in sede di compilazione del 730 ma ha preferito aspettare qualche mese ulteriore per vedere come andavano le cose nel nuovo posto di lavoro. Pertanto nel 730 ha deciso solo di rateizzare quanto dovuto per saldo e primo acconto in 5 rate.

Resta però il secondo acconto di novembre, non rateizzabile. Qui entra in gioco la scelta: se il 2025 è più “pulito” del 2024, conviene valutare l’annullamento o la riduzione entro il 10 ottobre.

Perché l’anno dopo l’acconto può essere ridotto o azzerato

Nel 2024 l’anomalia è stata il cambio di lavoro senza conguaglio finale: due CU, imposte applicate in misura inferiore e detrazioni da lavoro non coordinate.

Nel 2025 Marco ha un solo datore e una retribuzione stabile con l’applicazione mensile delle imposte calcolate correttamente sul reddito da lavoro.

In pratica: se a fine settembre la stima del debito 2025 indica un’imposta finale bassa o nulla, il secondo acconto di novembre rischia di essere un anticipo eccessivo. Infatti, benché non vada perso perché con il 730 del prossimo anno Marco vedrà rimborsato quanto pagato in eccedenza, è un esborso ingente del tutto inutile.

In questo caso, quindi, Marco può chiedere al datore, entro il 10 ottobre, di non addebitare l’acconto oppure di applicarne solo una quota

Cosa monitorare nel 2025 per evitare sanzioni

Dal punto di vista operativo, a Marco conviene tenere d’occhio alcuni segnali:

  • Eventi che cambiano il quadro: bonus una tantum, premi, passaggi di livello, nuove addizionali locali deliberate, un secondo rapporto di lavoro part-time avviato nel corso dell’anno o redditi ulteriori non percepiti lo scorso anno. Ogni variazione può far risalire l’imposta attesa.
  • Detrazioni e deduzioni effettive: spese sanitarie, interessi del mutuo, previdenza complementare, figli a carico. Se alcune spese previste saltano o diminuiscono, l’imposta finale cresce.
  • Capienza del cedolino: se a novembre lo stipendio non basta a coprire eventuali trattenute, il residuo scivola su dicembre e sui mesi successivi; a fine anno, se resta ancora qualcosa, Marco dovrà versare con F24 per chiudere il debito ed evitare interessi e sanzioni.
  • Documenti e scadenze: conservare la richiesta inviata al datore entro il 10 ottobre e programmare un controllo a inizio dicembre.
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Domande frequenti

Posso rateizzare il secondo acconto di novembre?

No, il secondo acconto non è rateizzabile. Se il cedolino non copre tutto l’acconto dovuto, il residuo slitta ai mesi successivi, un’eventuale differenza deve esser pagata a fine anno con il modello F24.

Cosa succede se il datore non riceve in tempo la mia richiesta di annullamento?

Se la richiesta arriva oltre il 10 ottobre 2025, è probabile che la trattenuta venga comunque effettuata a novembre. In questo caso, l’eccesso di acconto versato viene recuperato l’anno successivo con la dichiarazione dei redditi.

Non ho un sostituto d’imposta: come mi muovo?

Con 730 senza sostituto, il secondo acconto si versa entro il 1° dicembre 2025 con modello F24 che è stato calcolato in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi. In questo caso, si può scegliere entro questa data se effettuare o meno il versamento o se pagarne solo una percentuale inferiore.

Se annullo e poi il debito risulta dovuto?

Dovrai versare in autonomia l’importo con il modello F24 e potresti incorrere in sanzioni e interessi. Valuta bene prima di annullare.

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