News

Nuova tassazione su straordinari e rinnovi contrattuali: cosa cambia davvero in busta paga nel 2026

La manovra di bilancio mira a introdurre la detassazione degli aumenti in busta paga derivanti dai rinnovi contrattuali 2025/2026: si pagherà un'imposta sostitutiva del 5% per i redditi fino a 28 mila euro mentre per i redditi fino a 40 mila euro si pagherà il 15% di tasse su straordinari e indennità. Vediamo chi ha realmente diritto a queste misure e come cambia la busta paga 2026.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
29 ottobre 2025
stratta di mano e firma documento vicino a casco cantiere

Per il 2026, la manovra di bilancio attualmente in discussione dovrebbe introdurre una riduzione d’imposta su alcune voci della busta paga per i dipendenti del settore privato, con lo scopo di sostenere il potere d'acquisto e incentivare la produttività.

Infatti, da un lato gli incrementi retributivi derivanti da rinnovi contrattuali avvenuti nel 2025 o nel corso del 2026 saranno tassati con un'imposta sostitutiva del 5% per i redditi fino a 28 mila euro; dall’altro vengono detassate le indennità e le maggiorazioni che fanno riferimento al lavoro notturno, nei giorni festivi o di riposo settimanale o di turno per redditi fino a 40 mila euro. Cerchiamo di capire quindi come può cambiare la tassazione per il 2026, ricordando che la manovra intende detassare ulteriormente i premi di produzione per il biennio 2026 e 2027.

Detassazione degli straordinari: non tutti sono agevolati

La manovra vorrebbe introdurre per il 2026 un’agevolazione specifica per le seguenti indennità:

  • per il lavoro notturno;
  • per il lavoro svolto nei giorni festivi;
  • per il lavoro svolto nei giorni di riposo settimanale;
  • di turno e le ulteriori voci della busta paga direttamente correlate al lavoro su turni.

Inoltre, vengono detassate le maggiorazioni, cioè la parte di paga oraria riconosciuta in più rispetto all’ordinaria, per il lavoro notturno, per il lavoro prestato nei giorni festivi e di riposo settimanale.

In pratica, il lavoro straordinario, svolto al di fuori di questi casi non è detassato, ma continua a subire la tassazione Irpef che viene applicata a tutto lo stipendio.

Imposta sostitutiva e limiti di reddito

L’imposta sostitutiva è del 15% entro un limite di 1.500 euro annui. In pratica, le voci detassate che abbiamo appena visto, godono di un’agevolazione che permette di applicare 15% al posto dell’aliquota Irpef oltre alle addizionali regionale e comunale.

La detassazione di indennità e maggiorazioni si applica solo a chi nel 2025 ha percepito un reddito di lavoro dipendente fino a 40 mila euro lordi annui. Questo significa che non c’è il rischio di dover pagare le tasse risparmiate durante l’anno in sede di dichiarazione dei redditi. Infatti, si parla solo di redditi da lavoro dipendente percepiti nell’anno precedente quindi il datore di lavoro è in grado di avere informazioni certe su questo valore.

In caso di cambio lavoro il nuovo datore può chiedere al dipendente di autocertificare questo valore per permettergli di applicare la corretta tassazione agevolata.

È importante ricordare che, nel calcolo del limite annuo di 40 mila euro non vengono considerati i premi di risultato e le somme erogate a titolo di partecipazione agli utili che sono già sottoposti al regime agevolato dell'1%.

La differenza con il 2025

Fino a fine 2025 le voci dello stipendio che abbiamo appena visto vengono tassate con la propria aliquota Irpef marginale che, a seconda del reddito varia dal 23% al 35%, cui si aggiungono le addizionali comunali e regionali che hanno un peso differente a seconda del luogo di residenza ma che complessivamente in media aggiungono circa un 3% di tassazione.

ESEMPIO 1

Prendiamo ad esempio una persona che nel 2025 ha un reddito di 27 mila euro lordi. Se nel 2026 riceve 2.500 euro di compensi per lavoro straordinario svolto di notte si troverà nella seguente situazione:



2025

2026

guadagno 2026

compenso straordinario

Irpef

addizionali

Totale netto

Irpef

addizionali

Totale netto

1500
   
575   
   
75   
   
1850   
   
225   
   
0   
   
2015   
   
165   
   
1000   
   
230   
   
30   

ESEMPIO 2

Prendiamo una persona che nel 2025 ha un reddito di 35 mila euro lordi. Se nel 2026 riceve 2.500 euro di compensi per lavoro straordinario svolto di notte si troverà nella seguente situazione:



2025

2026

guadagno 2026

compenso straordinario

Irpef

addizionali

Totale netto

Irpef

addizionali

Totale netto
   
1500   
   
875   
   
75   
   
1550   
   
225   
   
0   
   
1915   
   
365   
   
1000   
   
330   
   
30   
In questo secondo caso la tassazione risulta ancora più bassa grazie alla modifica dell’Irpef introdotta nella manovra di bilancio e che dovrebbe far scendere l’attuale aliquota del 35% al 33%.

I rinnovi contrattuali saranno detassati

Gli aumenti retributivi corrisposti nel 2026 ai dipendenti del settore privato, se attuati in conseguenza di rinnovi contrattuali sottoscritti negli anni 2025 e 2026, beneficiano di un’imposta sostitutiva del 5% per redditi fino a 28 mila euro lordi annui.

Questo significa che, se grazie ad un rinnovo del contratto collettivo nazionale di appartenenza, che viene siglato nel 2025 o nel 2026, il lavoratore percepisce 100 euro lordi annui in più di stipendio, questi non vengono tassati con Irpef e addizionali ma possono utilizzare un’imposta sostitutiva del 5%.

Le differenze con il 2025

Se fino al 2025 gli incrementi di salario dovuti a rinnovi del CCNL venivano falciati, per redditi fino a 28 mila euro con un’Irpef del 23% cui si aggiungono le addizionali comunali e regionali. Per gli incrementi corrisposti nel 2026 la tassazione è ridotta al 5%.

Di fatto, si creano differenti situazioni per chi guadagna fino a 28 mila euro:



tassazione 15%

Irpef

addizionali
   
contratto rinnovato prima del 2025   
   
no   
   
   
   
   
   
contratto rinnovato nel 2025   

solo per gli incrementi pagati nel 2026, quelli rateizzati negli anni successivi vengono tassati con l'Irpef
   
no   
   
no   
   
contratto rinnovato nel 2026   
   
contratto rinnovato dal 2027   
   
no   
   
   
   
   

Il conguaglio con il 730

Al momento non è ancora chiaro cosa succeda in sede di dichiarazione dei redditi e per gli anni a venire. Infatti, l’aumento contrattuale pagato esclusivamente nel 2026 ottiene la detassazione in quell’anno, ma nei successivi non si sa cosa succeda, visto che diventa parte integrante dello stipendio. Non sappiamo nemmeno se, qualora venisse utilizzato il superminimo assorbibile, si configurerebbe comunque lo scenario che prevede da detassazione.

Da ultimo, dovrà cambiare la dichiarazione dei redditi perché altrimenti la parte detassata durante l’anno farebbe cumulo con gli altri redditi e il rischio di un conguaglio salato è molto alto.

Chiediamo pertanto al Governo che durante l’iter parlamentare della manovra di bilancio queste criticità vengano chiarite.