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Pensioni minime 2026: saltano i 20 euro in più al mese

Con la manovra di bilancio il Governo ha dichiarato di voler aumentare le pensioni minime di 20 euro al mese, ma l’aumento è in realtà destinato solo a chi prende la maggiorazione sociale. Infatti, pensioni minime e integrate al minimo arrivano a poco meno di 620 euro al mese.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
29 dicembre 2025
fondopensione

Nel 2025 non sono mancate le critiche agli aumenti delle pensioni minime: nonostante il “boost” aggiuntivo del 2,2% deciso dal Governo rispetto alla rivalutazione automatica stabilita dall’Istat, l’incremento effettivo si era tradotto in pochi euro al mese, poco più del costo di un caffè.

Con la manovra finanziaria per il 2026 la situazione cambia solo in parte. Non sono infatti previste risorse aggiuntive rispetto all’adeguamento automatico annuale all’indice Istat, che serve a compensare l’aumento del costo della vita. Resta soltanto il “boost” dell’1,3%, ma limitato esclusivamente al 2026. In termini concreti, l’aumento per le pensioni minime si tradurrà in circa 3 euro in più al mese.

I 20 euro in più al mese annunciati dal Governo, invece, sono destinati soltanto a chi percepisce la maggiorazione sociale e non impattano in alcun modo sulle pensioni minime come era stato lasciato intendere.

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Pensioni minime: quanto valgono nel 2026

Nel 2026 le pensioni minime, rivalutate con l'adeguamento Istat del 4%, saranno di 611,85 euro per 13 mensilità, cui però si aggiungerà il boost del 1,3% che porta l’assegno a 619,80 euro. A conti fatti, la pensione minima per il 2026 sarà più alta di 3 euro al mese rispetto al 2025.

Vediamo come vengono fatti i conti. 

Per calcolare l’importo della pensione minima nel 2026 bisogna applicare a 603,40 euro:

  • la rivalutazione Istat dell’1,4%, pari a 8,45 euro;
  • il boost dell’1.3% su 611,85 euro (minima rivalutata), pari a 7,95 euro al mese.

La somma di questi due rivalutazioni porta l’assegno mensile a 619,80 euro.

Purtroppo, però, queste rivalutazioni non si applicano al boost del 2,2% che era stato introdotto solo per il 2025 che aveva portato la pensione minima a 616,67 euro al mese. Il risultato è che tra il 2025 e il 2026 il cedolino aumenta di soli 3 euro al mese.

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Cos'è l'integrazione al minimo?

La pensione minima, anche detta “minimo”, viene utilizzata ogni anno come valore di riferimento per tutte le altre pensioni italiane compresa, ad esempio, la percentuale di adeguamento riconosciuta alle pensioni ordinarie.

Per chi ha un assegno che non arriva a quello della pensione minima di vecchiaia lo Stato prevede la cosiddetta "integrazione al minimo". Si tratta di un'integrazione introdotta nel 1983 per tutelare i pensionati che hanno maturato il diritto alla pensione, ma il cui importo è inferiore a un determinato livello di reddito che lo Stato fissa annualmente come minimo per garantire una vita dignitosa. Pertanto, se la pensione è al di sotto di questa soglia, il pensionato ha diritto ad una integrazione, cioè ad arrivare almeno alla pensione minima. L'integrazione varia in base a determinati requisiti di reddito e familiari. Ecco come calcolarla.

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Come si calcola l'integrazione al minimo

La pensione minima di vecchiaia è il riferimento per capire se le altre prestazioni pensionistiche debbano esser integrate per raggiungere questa soglia. Tuttavia, per il 2026 viene presa in considerazione la pensione minima di 611,85 euro considerando solo l’adeguamento automatico rispetto al 2025 e non la maggiorazione dell’1,3% riconosciuta dallo Stato.

Per ottenere l’integrazione al minimo, si considerano i redditi individuali o quelli coniugali. Infatti, a seconda della situazione personale familiare del pensionato, i criteri per il calcolo dell’integrazione al minimo spettante possono variare.

1) Pensionato non sposato

Se il pensionato non è sposato o è separato, il limite di reddito per ottenere interamente l’integrazione è di 7.954,05 euro annui nel 2026. Per chi percepisce un reddito superiore, ma inferiore a 15.908,10 euro nel 2026, è prevista l’integrazione parziale. Oltre a questo limite non spetta alcuna integrazione.
ESEMPIO: se un pensionato ha un reddito di 4 mila euro e una pensione di 100 euro, può ottenere l’integrazione al minimo in misura piena. Se il reddito fosse di 9.000 euro e la pensione di 200 euro mensili, avrebbe diritto solo all’integrazione parziale, che viene calcolata sottraendo il reddito al massimale (15.908,10-9.000) e dividendo per 13 mensilità, in questo modo si ottengono 531 euro mensili, l’integrazione al minimo porta la pensione totale a 611,85  euro al mese.

2) Pensionato coniugato

Se il pensionato è sposato, ai fini del calcolo dell’integrazione al minimo si considerano i redditi coniugali, ma occorre verificare se la pensione abbia decorrenza antecedente al 1994 oppure successiva. Nel primo caso, i redditi coniugali non vengono considerati e ci si basa sui redditi individuali. Nel caso in cui la pensione decorra successivamente al 1994, devono esser soddisfatte due condizioni:

  • il beneficiario non deve superare i 15.908,10 nel 2026di reddito annuo individuale;
  • i redditi coniugali non devono superare 4 volte il trattamento minimo nell'anno di riferimento. Per il 2026 pertanto il limite massimo di reddito coniugale è di 31.816,20  euro annui.

Per i soli pensionati che sono andati in pensione nel 1994, il limite di reddito coniugale è pari a 5 volte il trattamento minimo. Attenzione però, perché l’importo spettante di integrazione al minimo, è il minore che risulta dal confronto tra il reddito individuale e quello coniugale rispetto a quello conseguito.

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Quali redditi sono esclusi dal calcolo

Ai fini del calcolo dei redditi individuali o coniugali non sono considerati:

  • redditi esenti da Irpef (pensioni di guerra, rendite Inail, pensioni degli invalidi civili, trattamenti di famiglia…);
  • la pensione da integrare al minimo;
  • il reddito della casa di abitazione;
  • gli arretrati soggetti a tassazione separata come il TFR.
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Quali pensioni sono integrabili

Sono integrabili al minimo tutte le prestazioni previdenziali, comprese le indirette come la reversibilità (in questo articolo trovi tutto sulla pensione di reversibilità) erogate dall’Inps, dai fondi speciali per i lavoratori autonomi, dai fondi esclusivi e sostitutivi dell'assicurazione generale obbligatoria ad eccezione della pensione supplementare.

Inoltre, l’integrazione al minimo non si applica alle pensioni liquidate esclusivamente con le regole del sistema contributivo cioè per chi ha iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 o ha esercitato l'opzione al sistema contributivo. Chi ha aderito ad opzione donna invece, può richiedere l’integrazione.

Leggi anche quali sono tutti i modi per andare in pensione nel 2025.

 
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