Rivalutazione delle pensioni: da gennaio si cambia
Sono bastati 15 giorni per raggelare l’entusiasmo dei pensionati che si aspettavano aumenti da capogiro nel 2023 grazie agli adeguamenti Istat calcolati con i tassi di inflazione degli ultimi mesi. Infatti, benché la perequazione automatica delle pensioni verrà calcolata con un indice di aumento del 7,3%, con le novità introdotte dalla manovra di bilancio non tutti percepiranno questo adeguamento per intero.
- contributo tecnico di
- Tatiana Oneta

L’adeguamento automatico delle pensioni è quel meccanismo che prevede la rivalutazione annua delle pensioni in base all’andamento dell’inflazione e che dovrebbe proteggere le pensioni dalla perdita di potere d’acquisto adeguandone l’importo al costo della vita. Questo meccanismo, in gergo tecnico si chiama perequazione automatica e, a causa dell’inflazione registrata nel 2022, nel 2023 la percentuale riconosciuta per il calcolo degli aumenti sulle pensioni è del 7,3%Tuttavia, la manovra di bilancio del Governo Meloni ha modificato l’applicazione della percentuale di adeguamento introducendo 6 fasce di reddito: al crescere dello scaglione di reddito d’appartenenza l’adeguamento viene ridotto in percentuale. Nel 2022 invece gli scaglioni di reddito erano tre e consentivano la perequazione completa o al 90% e 75% per i redditi più alti.
Come sarà la rivalutazione nel 2023 ?
In base alla variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre 2022, il Ministro dell’economia e delle finanze Giorgetti ha firmato il decreto con il valore dell’adeguamento automatico provvisorio per il 2022 pari al 7,3%. Ricordiamo che l’adeguamento è provvisorio perché sarà corrisposto da gennaio 2023 ma sarà ricalcolato come definitivo a novembre 2023 e, visto l’andamento degli ultimi mesi del 2022 ci aspettiamo un ulteriore conguaglio al rialzo che verrà corrisposto negli ultimi tre mesi del prossimo anno.
Tuttavia, l’adeguamento del 7,3% sarà applicato nel modo seguente:
- per le pensioni fino a 4 volte il minimo, cioè circa 2.101,52 euro lordi mensili, si riconosce il 100%;
- per le pensioni da 4 a 5 volte il minimo, cioè circa 2.626,90 euro lordi mensili, se ne riconosce l’85%;
- per le pensioni da 5 a 6 volte il minimo, cioè circa 3.152,28 euro lordi mensili, se ne riconosce il 53%;
- per le pensioni da 6 a 8 volte il minimo, cioè circa 4.203,04 euro lordi mensili, se ne riconosce il 47%;
- per le pensioni da 8 a 10 volte il minimo, cioè circa 5.253,80 euro lordi mensili, se ne riconosce il 37%;
- per le pensioni che superano 10 volte il minimo, cioè oltre i 5.253,80 euro lordi mensili, se ne riconosce il 32%;
Queste sei scaglioni di reddito rimangono in vigore nel biennio 2023-2024, di fatto l’effetto dell’inflazione sull’adeguamento delle pensioni viene notevolmente calmierato dalla nuova suddivisione in scaglioni dell’aumento.
Quanto aumentano le minime nel 2023?
L’anticipo di adeguamento di novembre
Nel 2022 a causa del caro vita e in via del tutto eccezionale, si è deciso di anticipare a novembre la parte di adeguamento che i pensionati avrebbero iniziato a percepire da gennaio 2023.
Dal momento che i dati Istat di luglio hanno registrato un'inflazione a giugno pari all'8%, si è pensato di garantire un incremento del 2,2% mensile rispetto a quanto percepito nell'ultimo trimestre 2022. L'anticipo dell'adeguamento pensionistico è stato riconosciuto in automatico a chi percepisce una pensione mensile lorda entro i 2.692 euro (quindi fino a 35.000 euro l'anno). È bene precisare che questo incremento non viene considerato per l'accesso a tutte quelle prestazioni che prevedono la valutazione del limite reddituale.
Quindi da novembre alla tredicesima chi si situa sotto questa fascia di reddito da pensione percepisce il conguaglio per l’adeguamento automatico definitivo del 2021 e l’anticipo di una parte quello provvisorio per il 2022 che è stato fissato al 7,3%.
Come si rivaluta la pensione Inps nel 2022
L’adeguamento delle pensioni viene fatto sulla base degli incrementi dell’indice annuo dei prezzi al consumo accertati dall’Istat. In particolare, si fa riferimento all’indice FOI cioè l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi.
A seconda dell’importo dell’assegno pensionistico si applicano diverse percentuali di adeguamento al costo della vita, in particolare dal 2022 le fasce reddituali erano 3 e si basavano sul valore del trattamento minimo della pensione pari, nel 2022, a 525,38 euro mensili. In pratica, al crescere dell’importo della pensione, decresce il valore dell’adeguamento:
- per pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo, cioè fino a 2.101,52 euro lordi al mese, la rivalutazione si applica al 100% del suo importo;
- per importi tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo, cioè fino a 2.626,90 euro lordi al mese, la rivalutazione si applica al 90% del suo importo;
- per pensioni che superano le 5 volte il trattamento minimo, cioè dai 2.626,91 euro lordi al mese, la rivalutazione si applica al 75% del suo importo.
Quando si rivaluta la pensione
Il meccanismo della perequazione delle pensioni non è particolarmente semplice, infatti, prevede adeguamenti provvisori e definitivi che comportano dei conguagli in corso d’anno sulle pensioni. Entro il 20 novembre dell’anno in corso il Ministero delle finanze insieme a quello del lavoro e delle politiche sociali emanano un decreto che contiene:
- l’adeguamento definitivo per l’anno precedente, il cui effetto si applica dal 1° gennaio dell’anno in corso;
- l’adeguamento provvisorio per l’anno in corso che si applica dal 1° gennaio dell’anno successivo.
In pratica, l’adeguamento definitivo dell’anno precedente viene erogato nelle mensilità di novembre, dicembre e tredicesima dell’anno in corso. L’adeguamento provvisorio per l’anno in corso viene applicato a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo.
Spesso però, com’è successo nel 2022, l’indice di adeguamento provvisorio stabilito a novembre viene rivisto a inizio d’anno e le differenze che ne scaturiscono vengono corrisposte nella pensione di marzo.
In ogni caso l’adeguamento non può esser negativo, quindi in caso di inflazione inferiore a zero gli importi delle pensioni non vengono adeguati.
A novembre 2021 la percentuale di perequazione stimata per il 2022 era dell’1,7%, di conseguenza chi si trovava nella prima fascia di reddito ha visto la propria pensione crescere dell’1,7%, la seconda fascia ha ottenuto un incremento dell’1,53% per la parte di reddito che supera la prima fascia, mentre la terza fascia ha applicato la percentuale dei primi due scaglioni e infine quella dell’1,275%. novembre è stato calcolato che la perequazione definitiva per il 2021 è dell'1,9% mentre quella stimata per il 2022 è del 7,3%.
Facciamo un esempio, una pensione di 2.500 euro lordi mensili ottiene un incremento dell’1,7% per il primo scaglione di reddito, pari a 35,62 euro e dell1,53% per la parte di reddito che si situa nella seconda fascia di reddito, cioè altri 6, 19 euro per un totale mensile di 41,81 euro.
Quali pensioni vengono adeguate?
Ogni anno viene emanato il decreto interministeriale che contiene l’indice di rivalutazione delle pensioni che viene applicato al cumulo di tutte le pensioni percepite da ogni soggetto, erogate dall’Inps e dagli altri Enti. Quando viene effettuato il calcolo dell’aumento, questo viene poi ripartito proporzionalmente su ogni pensione che concorre a formare il totale.
Il decreto con il valore della perequazione viene utilizzato anche per:
- calcolare il trattamento minimo preso come base di calcolo per diverse prestazioni erogate dall’Inps;
- adeguare il valore delle pensioni sociali e delle prestazioni a favore di mutilati, invalidi civili, ciechi e sordomuti;
- aggiornare il valore dell’assegno sociale, che influisce anche sui requisiti per l’accesso alla pensione per chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995 (pensioni interamente contributive). Lo stesso avviene per i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata.