Febbre: falsi miti e consigli pratici
C’è chi corre ad assumere un farmaco antifebbrile, c’è chi invece la fa sfogare la febbre: ma chi ha ragione? La febbre può fare danni se lasciata incontrollata? Se è molto alta, mi devo preoccupare? Come antipiretico, è meglio il paracetamolo o l’ibuprofene? Rispondiamo ai dubbi più diffusi sulla febbre.

Che la febbre non sia un male, ma una preziosa alleata, la scienza lo ha chiarito da tempo: non è pericolosa (né per gli adulti, né per i bambini), non è dannosa e non va combattuta come se fosse una malattia di per sé. Anche se può fare paura, la febbre è un meccanismo di difesa dell’organismo che si scatena in suo favore quando questo viene messo alla prova da virus e batteri. Eppure continuiamo a non fidarci, ricorrendo in modo automatico ai farmaci antifebbrili con l’unico obiettivo di abbassare il valore sul termometro. Ma la febbre non deve affatto spaventarci, anche quando è alta.
Torna all'inizioChe cos’è la febbre e quando preoccuparsi?
La febbre è un innalzamento difensivo della temperatura del corpo, stimolato dal sistema immunitario quando si trova di fronte ad una minaccia. Aiuta le difese immunitarie a funzionare meglio, creando il contesto migliore per sconfiggere virus e batteri invasori. Molti però si chiedono quando un aumento della temperatura è “davvero febbre” e quando il rialzo è pericoloso.
Quando la temperatura è normale e quando è febbre?
Hai mai sentito dire “lo so che è bassa, ma per me è alta”? Oppure, “a trentasette e tre sto male come se avessi 38 e mezzo”? O ancora: “non mi sono accorto fino a sera che avevo la febbre a trentotto”? Il motivo di questa variabilità è molto semplice: la sensibilità al rialzo termico varia da persona a persona. Non è quindi il valore sul termometro a legittimare il nostro stato di malessere.
Nelle linee guida più affidabili, la febbre è descritta come “un rialzo termico rispetto alle normali fluttuazioni giornaliere”. La temperatura basale cambia in base a diversi fattori: momento della giornata, fattori ambientali, ormonali e attività fisica. Per questo motivo, più che un valore assoluto, la temperatura normale è meglio rappresentata da un range che varia tra 35,5°C e 37°C (misurata sotto l’ascella).
La febbre può essere pericolosa?
Su questo punto vogliamo essere chiari: la febbre non è quasi mai pericolosa. È un fenomeno fisiologico, una risposta normale dell’organismo che aiuta il sistema immunitario a funzionare meglio. Inoltre, il rialzo febbrile è un fenomeno controllato: il nostro corpo ha un limite naturale e quasi mai la febbre supera i 41-42°C, temperature oltre le quali si possono verificare danni d’organo. Questo tetto massimo è un limite biologico insito nei neuroni del nostro Centro di Termoregolazione.
Discorso diverso per il colpo di calore, che non è febbre ma un rialzo incontrollato della temperatura dovuto a fattori ambientali e può mettere a rischio la vita.
Farmaci e febbre: cosa devi sapere
La febbre non è pericolosa di per sé e abbassarla solo per ridurne il valore non ha senso, né per gli adulti né per i bambini. Ricorrere in automatico ad un farmaco antifebbrile a base di paracetamolo o ibuprofene come ci suggerisce la pubblicità può essere controproducente.
Abbassare la febbre o farla sfogare?
La febbre non va combattuta per principio: il nostro corpo la utilizza come strumento per combattere l’infezione. Il farmaco va usato solo se la febbre causa forte malessere, rendendo difficile il riposo. Il riposo è infatti necessario all’organismo per combattere la causa della febbre, cioè un virus o un batterio: non a caso, la febbre ci costringe a letto.
A quale temperatura serve dare l’antipiretico?
Gli antipiretici non vanno somministrati a un determinata temperatura, ma solamente in base al malessere. Se la febbre è ben sopportata e permette l’attività, il gioco o il riposo, somministrare un farmaco antifebbrile non è necessario. Se invece dà malessere, come mal di testa, dolori muscolari, irritabilità, brividi e impedisce il riposo - fondamentale per guarire - l’uso di un farmaco per abbassare un po’ la febbre può essere utile.
L’antipiretico serve a prevenire le convulsioni febbrili?
No, non serve a evitare le convulsioni febbrili. Per prima cosa, non c’è nessuna correlazione tra valore della temperatura e rischio di avere le convulsioni. Avere la febbre alta non comporta rischiare le convulsioni febbrili in chi non è predisposto, mentre abbassarla con antipiretici non le evita in chi è predisposto: studi clinici disegnati ad hoc hanno stabilito che somministrare paracetamolo o ibuprofene a bambini con storia di convulsioni febbrili non ha efficacia preventiva.
Paracetamolo o ibuprofene?
Non ci sono differenze sostanziali tra ibuprofene e paracetamolo sia per quanto riguarda la capacità di ridurre la temperatura, sia nel dare sollievo ai sintomi che accompagnano la febbre. Si tratta dei farmaci più sicuri per questo utilizzo e sono gli unici raccomandati per i bambini, per i quali il dosaggio dell’antipiretico deve essere calcolato sulla base del peso corporeo. L’uso delle supposte è consigliato solo in caso di vomito. Gli adulti, invece, posso utilizzare anche altri antinfiammatori, come l’acido acetilsalicilico, il naprossene o il diclofenac (solo per citare principi attivi presenti in molte case), mentre non è raccomandato usare la nimesulide in caso di febbre o sintomi influenzali o la novalgina per disturbi lievi.
Non è invece raccomandato alternare o combinare paracetamolo e ibuprofene: non dà alcun vantaggio ma aumenta il rischio di effetti collaterali.
Febbre alta nei bambini: cosa fare e quando andare in ospedale
La febbre non è un nemico. Non va abbassata per paura, ma solo se provoca forte malessere. Il vero segnale da osservare non è il numero sul termometro, ma il comportamento del bambino. Essere informati aiuta a evitare farmaci inutili e a gestire la febbre con più serenità.
Febbre alta nei bambini: significa malattia grave?
Nei bambini sopra i sei mesi, la febbre alta non è un segnale automatico di malattia grave. Febbri molto elevate possono accompagnare anche infezioni banali, come un’influenza, mentre alcune infezioni serie possono non dare febbre alta. Né è un indicatore che serva l’antibiotico: febbri alte si riscontrano anche con infezioni virali.
Nei neonati sotto i sei mesi, invece, una febbre sopra 38°C nei primi tre mesi e sopra 39°C tra tre e sei mesi può essere un segnale d’allarme che richiede la valutazione del pediatra.
Quando preoccuparsi e contattare un medico?
Secondo le linee guida inglesi per la gestione della febbre, i segnali di una possibile infezione batterica grave nei bambini includono:
- Colorito pallido, bluastro o a chiazze.
- Difficoltà a respirare, respiro affannoso.
- Scarsa reattività, bambino che non risponde agli stimoli.
- Pianto anomalo: acuto, lamentoso o inconsolabile.
- Segni di disidratazione (pannolino poco bagnato, labbra secche).
Se compaiono questi sintomi, è bene consultare subito un medico.
Se alta, può causare danni al cervello?
La letteratura medica più affidabile ha da tempo chiarito che la febbre di per sé, anche quando è molto alta, non causa danni cerebrali, non causa l’epilessia e non porta al coma o al decesso se lasciata incontrollata. L’associazione tra febbre alta e malattia grave resiste però ancora tra i genitori. Vediamo quando serve davvero preoccuparsi.
Bambini: cosa non fare in caso di febbre
In caso di febbre, è bene adottare alcuni accorgimenti:
- Non coprire troppo il bambino se ha caldo, non scoprirlo se ha freddo. In caso di febbre, il corpo va assecondato. Fare il contrario è controproducente e debilitante Quando la febbre sale, si ha bisogno di mantenere il calore e le coperte aiutano. Quando si abbassa, si ha bisogno di dissipare calore: meglio scoprirsi un po’.
- Non usare spugnature fredde o bagni tiepidi. Esporre o bagnare la pelle con l’intento di abbassare la febbre, non solo non funziona, ma non serve ed è controproducente. Stimolano ulteriormente il corpo a mantenere la temperatura elevata.
- Non svegliare il bambino per misurare la febbre o dare farmaci. Il riposo è quello che serve all’organismo per lottare contro l’infezione in corso. Non serve monitorare la febbre in modo ossessivo, né abbassarla con somministrazioni regolari di un antipiretico: non aiuta a prevenire complicazioni o le temute convulsioni febbrili.
- Non forzarlo a stare a letto. Se il bambino ha la febbre, ma vuole giocare o rimanere in movimento, va lasciato libero di svolgere le attività o di riposare in qualunque posto della casa trovi confortevole. Il riposo a letto non fornisce un vantaggio aggiuntivo.
- Non forzarlo a mangiare, ma assicurarsi che beva. Vanno offerti spesso liquidi a temperatura ambiente per soddisfare le aumentate richieste del corpo. Non servono soluzioni liquide particolari o integrazioni con prodotti provenienti dalla farmacia. L’acqua è più che sufficiente ad assicurare che il bambino rimanga idratato. Se è inappetente, è meglio proporgli ogni tanto dei piccoli pasti.
Dove e come misurare la febbre?
Secondo le linee guida dei pediatri italiani e inglesi, il metodo più affidabile per i bambini di tutte le età è il termometro digitale a contatto in sede ascellare. La misurazione rettale è invasiva e non necessaria. Nelle nostre prove di laboratorio, i termometri digitali a contatto si sono rivelati tutti accurati, precisi e veloci.
Convulsioni febbrili: cosa fare
Le convulsioni febbrili possono spaventare, ma non sono pericolose. Si verificano occasionalmente nei bambini tra 1 e 5 anni d’età, soprattutto nei maschi, in corso di febbre o prima del rialzo termico. Non si sa cosa le causi, ma in ballo c’è una certa predisposizione. Per fortuna, non sono pericolose, non lasciano conseguenze e non sono correlate a un eventuale rischio di epilessia o altra malattia neurologica. Cosa fare se accade:
- Mantenere la calma.
- Adagiare il bambino su una superficie sicura da cui non possa cadere.
- Mettere il bambino su un fianco, con la testa rivolta verso il basso.
- Osservare tipologia e durata della crisi per riferirla al pediatra.
- Contattare il pediatra.
Importante: non mettere dita in bocca o forzarne l’apertura. Se dura più di 5 minuti o si verificano sintomi gravi, andare in ospedale.
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