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Birra artigianale: cos’è e perché è diversa da quella industriale

La legge n. 1354/1962 regola e definisce la produzione della birra artigianale. Ecco tutte le caratteristiche che deve possedere una birra per essere considerata tale.

07 giugno 2023
uomo che spilla una birra

La legge n. 1354/1962 e successivi aggiornamenti definisce come birra artigianale la birra che viene prodotta da piccoli birrifici indipendenti e che non viene sottoposta, nella fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione.

Birra artigianale: non è pastorizzata nè microfiltrata

Per essere definita “artigianale”, quindi, una birra non deve essere né pastorizzata né microfiltrata. Questo perché l’assenza di queste procedure consente di ottenere una bevanda più corposa e ricca di profumi. La pastorizzazione, infatti, che consiste nel portare la bevanda ad alte temperature (circa 60 °C), se da un lato serve per rendere la birra stabile e conservabile a lungo eliminando la maggior parte dei microrganismi che si trovano all’interno, dall’altro, per l’azione del calore, ha come conseguenza una perdita dei profumi, che in una birra artigianale è di fondamentale importanza mantenere.

Le birre industriali sono invece pastorizzate poiché in questo caso vi è l'esigenza da parte dell’azienda di rendere il prodotto conservabile a lungo e trasportabile a temperatura ambiente. La microfiltrazione, invece, è un procedimento meccanico che consente, mediante l’uso di una membrana filtrante, di eliminare prima del confezionamento le impurità, i lieviti e i batteri, ottenendo così un liquido limpido, quasi brillante, esteticamente elegante. Anche questo procedimento però va a incidere negativamente sulle caratteristiche organolettiche (profumi e sapori). Nelle birre artigianali, invece, non essendo sottoposte a questo trattamento, dopo l’imbottigliamento avviene una seconda fermentazione dovuta ai lieviti ancora presenti, rendendo la birra di sapore più ricco e intenso.

Le caratteristiche del birrificio indipendente

Sempre nel testo della suddetta legge, si dà la definizione anche di piccolo birrificio indipendente. S’intende un birrificio che sia:

  • legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio;
  • che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio;
  • che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui;
  • la cui produzione annua non superi 200.000 ettolitri (in questo quantitativo sono incluse anche le quantità di birra prodotte per conto terzi). Probabilmente questo limite è stato inserito perché ciò assicura che tutto quello che viene prodotto viene anche smaltito piuttosto rapidamente (una birra artigianale ha vita di 2-3 mesi, molto più breve di una industriale), così da evitare che una cattiva conservazione ne pregiudichi la bontà.

Birra artigianale o industriale?

Rispetto quindi a una birra artigianale, la produzione di una birra industriale è molto standardizzata, perché l’obiettivo è quello di creare un prodotto omogeneo, che nel tempo non cambi e che sia in grado di raggiungere il più ampio pubblico possibile.

Nella produzione di birra artigianale, invece, si dà ampio spazio alla creatività; in genere questo tipo di birra, più torbida e che a volte presenta depositi sul fondo, ha molti più profumi e anche più intensi, risulta più corposa, e non è mai uguale, le sue caratteristiche sensoriali possono infatti variare anche di settimana in settimana. In ogni caso teniamo presente che la produzione artigianale di per sé non dà vita a un prodotto migliore, se nella scelta degli ingredienti e nelle fasi di produzione non viene mantenuto un alto livello qualitativo.