Consigli

Birra: miti da sfatare e verità da conoscere prima di stapparne una

La birra è protagonista di aperitivi, barbecue e serate tra amici, ma anche di tanti falsi miti. Fa davvero gonfiare? È meno alcolica del vino? Meglio in bottiglia o in lattina? Sfatiamo le credenze più diffuse e ti raccontiamo la verità. Ecco tutto quello che devi sapere sulla birra, prima del prossimo brindisi.

Con il contributo esperto di:
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18 giugno 2025
birra

Protagonista di incontri tra amici o bevuta per rilassarsi dopo una giornata intensa, la birra, apprezzata in tutto il mondo, è una bevanda che accompagna gesti quotidiani e occasioni speciali. Proprio per la sua lunga storia e la grande diffusione, nel tempo si sono diffusi molti luoghi comuni legati al suo consumo. Alcuni contengono un fondo di verità, altri sono del tutto infondati. Analizziamo alcuni dei miti più noti sulla birra, per capire cosa c’è di scientificamente corretto e cosa invece è solo una convinzione errata.

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La birra disseta più di altre bevande

FALSO. La birra non disseta, anzi disidrata. Anche se d’estate molti vedono la birra come una bevanda rinfrescante, in realtà non è adatta a placare la sete. Come tutte le bevande alcoliche, la birra tende a disidratare il corpo, cioè a fargli perdere liquidi invece di reintegrarli. Questo succede per due motivi principali:

  • L’alcol ha un effetto diuretico, cioè stimola il corpo a produrre più urina del normale. Lo fa bloccando un ormone (chiamato ADH) che di solito aiuta a trattenere l’acqua nel corpo. In più, il corpo ha bisogno di più acqua per smaltire l’alcol, quindi si consumano ancora più liquidi.

  • L’alcol è anche un vasodilatatore, cioè fa dilatare i vasi sanguigni vicino alla pelle. Questo provoca una sensazione di calore che può aumentare la sudorazione, facendo perdere ulteriore acqua.

Soprattutto quando fa caldo, come in estate, bere alcol può peggiorare la disidratazione già causata dal caldo e dal sudore. Se hai sete, la soluzione migliore è semplice: bere acqua, l’unica vera bevanda che idrata davvero.

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La birra fa gonfiare lo stomaco

FALSO. La birra non fa gonfiare davvero la pancia. Molti pensano che bere birra faccia gonfiare lo stomaco, ma non è così. Il motivo per cui può dare quella sensazione è un altro. La birra contiene anidride carbonica, cioè il gas che forma le bollicine. Quando la beviamo, questo gas si libera anche nello stomaco e può provocare eruttazioni, un leggero gonfiore temporaneo e una sensazione di pienezza. Per alcune persone questo può essere fastidioso, per altre invece è del tutto innocuo. Anzi, a volte questa sensazione può dare anche un breve senso di sazietà, perché lo stomaco dilatato segnala al cervello che è pieno. Questo effetto è fisiologico, normale e passa in poco tempo: non ha conseguenze a lungo termine.

Il tipico "gonfiore da birra" o la cosiddetta “pancia da birra”, in realtà, non è causata dalla birra in sé, ma piuttosto da una dieta sbilanciata e dalla scarsa attività fisica, che portano ad accumulare grasso sull’addome. In più, l’alcol può rallentare la digestione, facendo rimanere il cibo più a lungo nello stomaco. Questo può aumentare la sensazione di gonfiore, soprattutto dopo pasti abbondanti.

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La birra è una bevanda salutare

FALSO. La birra non è una bevanda salutare. Anche se molti pensano che la birra faccia bene, non è vero. Non solo non porta benefici alla salute, ma non è nemmeno innocua. Come tutte le bevande alcoliche, può danneggiare il fegato, il cuore e il sistema nervoso, soprattutto se consumata in grandi quantità.

Bere troppa birra (e alcol in generale) aumenta il rischio di gravi malattie come cirrosi epatica, pressione alta, obesità, diabete e perfino alcuni tipi di tumore. In realtà, non esiste una quantità di alcol che sia completamente sicura. Gli esperti parlano solo di un consumo “a basso rischio”, cioè che ha una probabilità più bassa di causare problemi, ma che comunque non è privo di pericoli. Per la birra, si parla di una lattina da 330 ml al giorno (a gradazione media, intorno al 5%) per donne e anziani, e al massimo due per gli uomini, sempre durante i pasti. Anche queste dosi moderate, però, non garantiscono protezione dai danni: l’alcol contenuto nella birra è l’etanolo, una sostanza tossica e cancerogena per il nostro organismo. Il corpo lo smaltisce principalmente nel fegato, dove viene trasformato in acetaldeide, una sostanza altrettanto pericolosa, che può causare danni al cervello e contribuisce anche ai sintomi della sbornia. Più alcol beviamo, più aumentano i rischi per la salute, sia nel breve che nel lungo periodo: danni al fegato, malattie cardiovascolari e del metabolismo, problemi cognitivi e un rischio più alto di tumori.

Infine, l’alcol agisce sul cervello e sul sistema nervoso: rallenta i riflessi, altera la coordinazione, confonde la mente e può farci sottovalutare i pericoli, aumentando il rischio di comportamenti pericolosi.

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La birra in bottiglia è sempre migliore di quella alla spina

FALSO. La birra in bottiglia non è sempre migliore di quella alla spina. Molte persone pensano che la birra in bottiglia sia più sicura o di qualità superiore rispetto a quella alla spina. In parte questo è comprensibile, perché la birra alla spina può effettivamente rovinarsi se non viene gestita nel modo giusto. Ma non è sempre così. La qualità della birra alla spina dipende soprattutto da come viene curato l’impianto di spillatura. Se i tubi e i rubinetti non vengono puliti e igienizzati regolarmente, la birra può avere cattivi odori o sapori, che non c’entrano nulla con la qualità originaria del prodotto. Un altro aspetto importante è quanto velocemente viene consumato il fusto. Dopo l’apertura, il fusto andrebbe finito in pochi giorni per mantenere gusto, profumi e frizzantezza. Se resta attaccato all’impianto troppo a lungo (come può succedere in locali con pochi clienti), la birra rischia di ossidarsi, diventando piatta e meno aromatica.

Detto questo, quando la birra alla spina è servita bene e l’impianto è tenuto in ordine, può essere buona quanto — o addirittura migliore — della birra in bottiglia. Molti appassionati la preferiscono proprio perché i profumi e i sapori risultano più intensi. La spillatura fatta a regola d’arte garantisce anche una schiuma più densa e duratura, che migliora l’esperienza di degustazione. Alcuni tipi di birra, come le Stout (scure, corpose, con aromi di caffè, cioccolato o liquirizia), danno il meglio proprio quando sono servite alla spina, diventando più vellutate e cremose.

In conclusione, non c’è una regola assoluta: dipende tutto dalla cura con cui la birra viene servita e dai gusti personali. Il consiglio migliore? Provarle entrambe e lasciare che siano il gusto e l’esperienza a guidare la scelta.

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La birra si abbina bene alla pizza

VERO. La birra si abbina molto bene alla pizza. L'abbinamento tra pizza e birra è un classico che ha radici profonde e continua a piacere a tanti, anche perché è molto versatile. Esistono tanti tipi diversi di birra e questo permette di trovare sempre quella giusta per accompagnare i vari gusti e ingredienti della pizza. Per scegliere la birra ideale, è utile pensare a quanto è ricca e saporita la pizza. Più la pizza ha sapori forti e ingredienti elaborati, più è consigliabile scegliere una birra corposa e aromatica, che riesca a reggere il confronto. Al contrario, una birra troppo leggera rischia di “sparire” e non aggiungere nulla al gusto complessivo. Naturalmente, il gusto personale conta più di tutto. Non ci sono regole rigide: si può sperimentare liberamente, anche con abbinamenti meno convenzionali.

Ecco qualche esempio pratico:

Tipo di pizza Caratteristiche Birra consigliata
Margherita Semplice ma gustosa Lager chiare (es. Pilsner) – leggere, fresche, aromatiche, amarezza equilibrata
Marinara (aglio e origano) Semplice ma molto saporita Weizen – birra di frumento, poco amara, profumata (banana, spezie)
Quattro formaggi Molto ricca e intensa Ale (es. Belgian Ale) – corpose, fruttate (mela, agrumi), speziate
Diavola, capricciosa o con salsiccia Pizze molto saporite e cariche di gusto Birre scure (Porter, Stout) – note tostate, caramellate, corpo pieno


In definitiva, birra e pizza formano una coppia vincente, e trovare l’abbinamento giusto può rendere il pasto ancora più piacevole. Basta ascoltare il proprio palato e non avere paura di provare.

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La birra non ha una scadenza

FALSO. Anche la birra ha una data indicata sulla confezione, come succede per quasi tutti gli alimenti. Non è però una vera e propria scadenza, ma un termine minimo di conservazione (TMC). Significa che, se la birra è conservata bene, è preferibile berla entro quella data per gustarla al meglio, ma non è pericolosa se viene consumata anche dopo.

È importante sapere la differenza tra TMC e scadenza vera e propria. La data di scadenza, indicata con “da consumare entro”, si trova su alimenti molto delicati, come latte o formaggi freschi, e dopo quella data possono diventare pericolosi per la salute. Il TMC, invece, è indicato con “da consumarsi preferibilmente entro” e riguarda prodotti più stabili, come pasta, biscotti… o appunto la birra. Dopo il TMC, si può ancora consumare il prodotto in sicurezza, ma il gusto, l’odore o l’aspetto potrebbero non essere più quelli originali. Nel caso della birra, berla dopo il TMC non fa male, ma potrebbe aver perso profumi e sapori, avere un odore strano (tipo aceto o burro rancido), formare sedimenti sul fondo o una schiuma meno compatta e persistente. Insomma, è una questione di qualità, non di sicurezza. Fanno eccezione alcune birre molto alcoliche (oltre il 10% di alcol), che non devono riportare il TMC. In questi casi, l’alcol elevato funziona da conservante naturale e rende la birra più stabile e duratura nel tempo.

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La birra in lattina è di qualità inferiore

FALSO. Molti pensano che la birra in bottiglia sia migliore di quella in lattina, ma in realtà non ci sono grandi differenze nei profumi e nei sapori. Entrambi i contenitori permettono di conservare bene la birra, e quello che conta davvero è la qualità delle materie prime e il modo in cui la birra viene prodotta, non il tipo di confezione.

Il pregiudizio verso la lattina nasce dal fatto che in passato era spesso usata per birre economiche e di bassa qualità. Ma oggi non è più così: anche molti birrifici artigianali scelgono di usare la lattina, proprio perché non cambia la qualità della birra. Anzi, la lattina ha diversi vantaggi rispetto alla bottiglia:

Protegge meglio dalla luce, che può rovinare il sapore della birra,

  • è più leggera;
  • non si rompe facilmente;
  • è comoda da trasportare e da aprire;
  • occupa meno spazio.

Detto questo, ci sono birre particolari per cui la bottiglia è più adatta. Ad esempio, i Barley Wine, birre dal grado alcolico elevato (superiore in genere al 9 % vol.) che vengono lasciate invecchiare anche per 15-20 anni, si conservano meglio in vetro con tappo in sughero, che permette una leggera ossigenazione utile per far evolvere i loro aromi nel tempo. Anche le Gueuze, birre belghe molto frizzanti che rifermentano in bottiglia e sviluppano tanta pressione interna, richiedono contenitori molto resistenti, come il vetro, che regge meglio dell’alluminio.

In sintesi: la lattina non è sinonimo di bassa qualità. Il tipo di contenitore va scelto in base alle caratteristiche della birra, e oggi la lattina è una valida (e spesso preferita) alternativa.

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La birra è meno alcolica del vino

VERO. In generale, la birra ha un contenuto alcolico più basso rispetto al vino. Se guardiamo la percentuale di alcol (quella indicata sull’etichetta con il simbolo "% vol."), la birra di solito ha una gradazione più bassa.

Il vino, per legge, deve avere almeno il 9% di alcol, e può arrivare fino al 15%. Fanno eccezione alcuni vini particolari, come quelli DOP o IGP, che possono partire da un minimo del 4,5%, ma in realtà sono pochi i vini sul mercato sotto al 9%. Ad esempio, il Moscato d’Asti ha circa il 5%, e il Brachetto d’Acqui spesso arriva al 6–7%, ma sono casi rari.

La birra, invece, deve avere almeno il 3,5% di alcol, ma non c’è un limite massimo stabilito. Tuttavia, la maggior parte delle birre che troviamo nei supermercati ha meno del 9% di alcol. Solo alcune birre speciali, come le Imperial Stout, alcune Eisbock o le Quadrupel belghe, superano questa soglia, ma sono birre più forti e meno comuni.

Detto questo, bisogna considerare anche quanto se ne beve. Secondo la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), la porzione raccomandata è:

  • 330 ml per la birra (una lattina);
  • 125 ml per il vino (un bicchiere piccolo).

Ecco il punto: una lattina di birra con grado alcolico pari al 5% vol. contiene la stessa quantità di alcol di un bicchiere di vino con gradazione di 13% vol. Quindi, anche se la birra ha meno alcol in percentuale, alla fine l’apporto alcolico può essere lo stesso del vino, perché se ne beve di più. Morale: guardare solo la gradazione non basta, conta anche la quantità che si beve.

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IL CONSIGLIO DELL'ESPERTA
Morena Lussignoli- Alimentarista
Per conservare al meglio la birra, tienila al riparo da luce e sbalzi di temperatura. Evita di esporla al sole o a luci artificiali, preferisci lattine o confezioni in cartone che la proteggono meglio. Non metterla nel congelatore e non lasciarla in ambienti caldi. In casa, conservala in un luogo fresco e asciutto. Una volta aperta, va chiusa bene, messa in frigo e consumata entro un paio di giorni.