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Caffè: fa bene o fa male alla salute?

C’è chi non ne può fare a meno e chi, invece, se ne tiene alla larga. Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo, ma anche una delle più controverse. Tra detrattori e sostenitori chi ha ragione? Stando ai numerosi studi disponibili, sembra che il consumo abituale di caffè non solo non faccia male alla salute, ma abbia anche un effetto protettivo verso alcune malattie. Ecco tutto quello che c’è da sapere riguardo agli effetti sia positivi che negativi sulla salute di questa bevanda.

articolo di:
27 gennaio 2024
caffè

Il caffè è una delle bevande più bevute nel mondo. C’è chi sostiene che sia un vero e proprio toccasana e chi, invece, la considera nemica della salute. Tra detrattori e sostenitori chi ha ragione? Per dare una risposta al quesito abbiamo passato in rassegna diversi studi, condotti in molti paesi, che hanno analizzato e valutato i dati disponibili sugli effetti del consumo di caffè sulla salute. La conclusione a cui arrivano gli studi è che il caffè può essere un prezioso alleato: un consumo moderato può addirittura abbassare il rischio di contrarre alcune malattie, anche gravi. Tutto merito della caffeina? No, vediamo perché.

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Cosa c’è dentro al caffè

La caffeina, di cui il caffè è la fonte principale, è solo una delle sostanze che contiene questa bevanda. La componente principale è l’acqua, presente al 95%; il restante 5% è composto da una serie di sostanze, tra cui la caffeina. La presenza di queste sostanze nella tazzina, caffeina compresa, dipende da vari fattori: dalla varietà del caffè (in genere il tenore di caffeina è pari al 2-3% nella specie robusta, mentre nell’arabica si mantiene attorno a valori di 1-2%), dal tipo di miscela, dal tipo di tostatura (che ne modifica la composizione chimica) e dalla modalità di preparazione della bevanda (caffè espresso, americano, solubile).

Questa bevanda è ricca di sostanze antiossidanti: ne contiene centinaia, tra cui gli acidi clorogenici, che appartengono alla famiglia dei fenoli, e le melanoidine, sostanze che si sviluppano grazie alla tostatura. Gli antiossidanti sono in grado di contrastare gli effetti dannosi dei radicali liberi e quindi si pensa che possano contribuire a ridurre il rischio di sviluppare numerose patologie in cui i radicali liberi hanno un ruolo, come ad esempio le malattie cardiovascolari, l’Alzheimer o i tumori.

Il caffè contiene, inoltre, altri componenti utili per l’organismo, come zuccheri, aminoacidi, lipidi, sali minerali (tra cui magnesio e potassio) e vitamine (niacina o B3). La sensazione di acidità è data da alcuni acidi detti alifatici (ad esempio acido citrico, malico), mentre le sostanze volatili sono responsabili degli innumerevoli aromi percepiti gustando il caffè. Teniamo presente che per consumare al meglio una tazzina di caffè è importante anche conservare correttamente il prodotto che acquistiamo.

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Caffeina: che cos’è e quali effetti ha

La caffeina è un composto chimico che si trova naturalmente in alcune piante: caffè, cacao, tè, guaranà e noce di cola. Addizionata è presente anche nelle cosiddette bevande energetiche e in alcuni integratori alimentari proposti come coadiuvanti per la riduzione del peso e per gli sportivi. Anche alcuni farmaci contengono caffeina. Questo perché la caffeina ha note proprietà farmacologiche, tra le quali quella di stimolante, perché aumenta la vigilanza, la reattività, la capacità di concentrazione, mentre riduce il senso di fatica e mitiga la mancanza di sonno. Altri effetti sono:

  • l’aumento della frequenza del battito cardiaco;
  • l’aumento del ritmo e la profondità del respiro;
  • stimola la diuresi e la peristalsi intestinale;
  • ha proprietà analgesiche utili nel trattamento delle emicranie (grazie ad un’azione vasocostrittrice sui vasi sanguigni cerebrali);
  • potenzia l’effetto analgesico di paracetamolo e antinfiammatori non steroidei, quando combinata ad essi (perché ne migliora l’assorbimento e la biodisponibilità rendendo più rapido l’insorgere dell’effetto);
  • ad alte dosi può dare agitazione, ansia, irritabilità e insonnia.

Le azioni della caffeina sono quindi varie, ma molte di queste si possono osservare solo quando la caffeina è assunta in dosi elevate in una sola volta o nel breve periodo, cosa che non avviene con un consumo moderato di caffè. Questa sostanza viene assorbita rapidamente dall’organismo e gli effetti stimolanti si osservano già dopo 15-30 minuti dopo l’ingestione. In genere, agisce sull’organismo per un tempo compreso tra le 2 e le 5 ore. Il tempo impiegato dall’organismo per eliminare la caffeina, invece, varia da persona a persona e dipende da fattori come età, peso, stato di salute.

L’interruzione improvvisa dell’assunzione di caffeina in chi ne fa uso regolare potrebbe provocare sintomi di astinenza, che in genere insorgono entro 1-2 giorni dalla sospensione della sua assunzione e comprendono mal di testa, stanchezza, sonnolenza e umore depresso. Questi sintomi si estinguono da soli in pochi giorni e sono attenuati da ulteriori somministrazioni di caffè.

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Gli effetti benefici del caffè sulla salute

Gli effetti benefici del caffè non sembrerebbero imputabili a una sostanza in particolare (alla sola caffeina per intenderci, che è una sostanza antiossidante), ma al mix di altre molecole antiossidanti di cui è ricco il caffè. Inoltre, nessuna ricerca può dire, per esempio, che bere 20 ml di caffè arabica al giorno per un numero di anni aiuti a diminuire il rischio di diabete. I dati che riportiamo sono il risultato del confronto tra persone che hanno un consumo nullo o sporadico di caffè con persone che hanno consumo quotidiano e ricorrente di caffè, protratto per un arco di tempo molto ampio. I dati, cioè, ci parlano di effetti relativi e non assoluti. Fatte queste premesse, vediamo nel dettaglio gli effetti del caffè su alcune patologie.

Malattie neurologiche

Studi recenti hanno rilevato che l’abitudine a consumare caffè e tè può ridurre di circa il 20% il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson rispetto a chi non ne fa uso. Ma c’è di più: il consumo di caffeina (presente nel caffè come in altre bevande) potrebbe avere un effetto benefico sulla progressione della malattia nei pazienti con i primi sintomi del Parkinson.

Altre ricerche, che hanno coinvolto più di 300.000 persone seguite dai 5 ai 25 anni, non hanno rilevato invece nessuna associazione tra il consumo di caffè e il rischio di demenze. Anche per quanto riguarda nello specifico la malattia di Alzheimer, il consumo di caffè non sembra avere un effetto né protettivo né dannoso sull’insorgenza del morbo.

Malattie cardiovascolari

  • Colesterolo. In alcuni studi condotti in nord Europa negli anni '80 si vide che l'assunzione di caffè era correlata con un aumento dei livelli di colesterolo nel sangue. Studi statunitensi ed europei non confermarono però questo dato. Si scoprì quindi che era la preparazione a influire: era il caffè bollito, come si usava in paesi quali Norvegia e Finlandia, ad aumentare i livelli di colesterolo, cosa che non succedeva col caffè filtrato (americano), con la moka o con l'espresso.
    L'effetto del caffè sul colesterolo è legato all’azione di due sostanze, cafestolo e cafeolo, che vengono rilasciate durante la bollitura del caffè. È quindi la preparazione a influire sul rilascio di questi due elementi che si trovano in quantità elevate nella bevanda se viene bollita (preparazione tipica di paesi come la Norvegia o la Finlandia) mentre sono quasi del tutto assenti nel caffè americano, in quello espresso o preparato con la moka. In ogni caso, non vi sono prove che il consumo di caffè a lungo termine sia associato al rischio di un aumento del colesterolo nel sangue.
  • Pressione. La caffeina è in grado di aumentare la pressione in modo considerevole, sia nelle persone sane che negli ipertesi. Questo però succede solo con dosi elevate, pari a 2-3 caffè presi insieme. Consumi moderati (fino a quattro tazzine al giorno), hanno un effetto sulla pressione decisamente più contenuto e alla lunga non aumentano in modo significativo il rischio di sviluppare ipertensione né di aggravarla. Anzi, in due recenti studi, che hanno coinvolto rispettivamente più di 450.000 e quasi 200.000 persone, il consumo di caffè nel lungo periodo è stato associato a una lieve riduzione del rischio di ipertensione. È bene, comunque, che i pazienti ipertesi discutano con il proprio medico questo aspetto.
  • AritmieNonostante la caffeina ad alte dosi possa dare palpitazioni, un consumo abituale di caffè non è legato allo sviluppo di aritmie nei soggetti sani. I dati che riguardano i soggetti con aritmie sono invece molto limitati: nonostante non si osservino problemi per consumi moderati, è sempre meglio valutare il consumo di caffè con il proprio medico ed eventualmente passare al decaffeinato.
  • Infarto e ictus. Il consumo di caffè non si associa, né per i sani né per gli ipertesi, a un aumento del rischio di avere infarto, ictus o altri eventi cardiovascolari gravi. Questo per due motivi: lo sviluppo della tolleranza da parte del fisico dopo un certo periodo all’azione della caffeina; l'effetto benefico degli antiossidanti del caffè che contrastano i fenomeni aterosclerotici a livello delle arterie (meccanismi all’origine di infarti e ictus). Un consumo moderato di caffè (3-4 tazzine al giorno), quindi, potrebbe addirittura avere un effetto protettivo nei confronti di infarti e ictus, così come bere caffè decaffeinato. Va detto però che i rischi in questi casi possono essere influenzati da molti fattori: è sempre meglio quindi consultarsi con il proprio medico. 

Diabete

Chi ha un consumo elevato di caffè (indicativamente di 3-4 tazzine al giorno) sembra avere un rischio di sviluppare diabete più basso di circa un terzo rispetto a chi non ne consuma. L’effetto protettivo vale anche per chi consuma caffè decaffeinato. È quanto emerge da due diversi studi: uno del 2018 effettuato da ricercatori svedesi, che ha coinvolto più di un milione di persone; e uno del 2017 condotto da ricercatori italiani e inglesi. Probabilmente molte delle sostanze presenti nel caffè (come, ad esempio, l’acido clorogenico) riescono a intervenire nella regolazione dell'insulina e del glucosio, influenzando così l’insorgenza del diabete.

Anche nei diabetici il consumo di caffè non è associato a rischi: nonostante alcuni studi abbiano dimostrato che dosi elevate di caffeina (somministrate in una volta sola) possono ridurre la risposta all’insulina, peggiorando così la glicemia, ricerche più recenti hanno osservato un miglioramento di questo parametro con un consumo abituale di caffè. Anzi, per chi è diabetico un consumo di 4 tazze al giorno (rispetto a un consumo nullo) potrebbe ridurre di circa un quinto il rischio di eventi cardiovascolari e di malattie coronariche.

Osteoporosi

Alcuni studi recenti che hanno coinvolto più di 500.000 persone hanno dimostrato che non c’è alcuna associazione tra consumo di caffè e tè e rischio di frattura dell’anca nelle donne in post menopausa, neanche se consumano dosi elevate.

Riguardo invece al rischio di sviluppare osteoporosi, chi consuma più caffè rispetto a chi ne consuma poco o niente sembrerebbe avere un minor rischio, seppur lieve, di essere colpito questa malattia.

Malattie tumorali

  • Cavità orale e faringe. Secondo i risultati degli studi analizzati, chi consuma dosi più elevate di caffè sembrerebbe avere un rischio inferiore di sviluppare un cancro alla cavità orale e alla faringe rispetto a chi ne consuma meno. Questo indica che il caffè può avere un ruolo protettivo nei confronti di questi tumori.
  • Colon. A oggi non è ancora chiaro se il consumo di caffè abbia un effetto protettivo sul rischio di sviluppare un tumore del colon e del colon-retto: c’è infatti una discrepanza tra quello che emerge da alcuni studi che non rilevano alcun effetto protettivo (ma nemmeno nocivo) e altri che invece mostrano una riduzione del rischio tra i consumatori abituali di caffè rispetto a coloro che ne fanno un uso scarso, sporadico o nullo.
  • Fegato. Il consumo di caffè abituale avrebbe un effetto benefico sul fegato perché in chi ne beve di più rispetto a chi ne beve poco o niente, potrebbe ridurre di circa la metà il rischio di cirrosi epatica, fattore di rischio per lo sviluppo di un carcinoma epatico. Risultati simili emergono da una revisione di alcuni studi del 2021 nella quale si osserva, nella popolazione statunitense, una lieve riduzione del rischio associata al consumo di almeno tre tazze da 120 ml al giorno e una riduzione di circa la metà per un consumo di 4 e 5 tazze, rispetto a chi ne beve 1 o meno al giorno. Attenzione però: non basta bere caffè per ridurre il rischio di danno al fegato. Per mantenere questo organo in salute è fondamentale ridurre il consumo di alcol e seguire una dieta equilibrata e variata, insieme a una regolare attività fisica.
  • Pancreas. Nessuna correlazione, né positiva né negativa, tra consumo di caffè e tumore del pancreas: è quanto emerge da uno studio del 2020 che ha coinvolto più di 3.000.000 partecipanti.
  • Stomaco. Nessuna associazione è emersa tra consumo di caffè e rischio di cancro allo stomaco. Un’analisi degli studi disponibili in letteratura del 2017 ha messo in relazione il consumo di caffè con un lieve aumento del rischio di ammalarsi di questa malattia, ma a detta degli autori, tale risultato sembra essere influenzato dall'effetto confondente del fumo.
  • Vescica. Anche per questo tipo di tumore non sembra emergere alcuna relazione tra la sua insorgenza e il consumo di caffè. Una ricerca del 2020 ha rilevato una correlazione tra assunzione di caffè e aumento del rischio di cancro alla vescica, ma limitatamente a quei soggetti che erano contemporaneamente forti bevitori di caffè e fumatori. Questa ricerca suggerisce quindi un'associazione tra consumo di caffè e aumento del rischio di cancro alla vescica tra i fumatori maschi, ma non tra gli uomini non fumatori e le donne. Probabilmente, quindi, l’incremento del rischio non è associato al consumo di caffè ma dipende dal fumo.
  • Prostata. Un consumo elevato di caffè (pari a 5 o più tazze al giorno), rispetto a un uso sporadico o nullo, potrebbe offrire una piccola protezione contro il tumore della prostata.
  • Tumori femminili. È stato rilevato un effetto protettivo del caffè nei confronti del tumore dell’endometrio. Di contro, però, non si osserva alcun beneficio sui tumori dell’ovaio e della mammella.
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Quando il caffè può far male?

Se sembra dimostrato che un consumo di 3-4 tazzine al giorno non solo non fa male ma potrebbe essere associato a benefici stando agli studi osservati, non bisogna dimenticare però che in alcuni casi e per alcune persone, il caffè può dare qualche problema. Inoltre, attenzione a non berlo troppo caldo.

Caffè e stomaco

In alcuni il caffè causa acidità di stomaco: la caffeina, infatti, stimola la secrezione gastrica. Chi soffre di gastrite, reflusso gastro-esofageo o ulcera gastrica farebbe meglio a evitare questa bevanda. Questo non significa però che il caffè sia la causa di queste malattie. Meglio allora il  caffè decaffeinato per chi soffre di questi disturbi? In realtà non è chiaro: lo spieghiamo in questo dossier sul caffè decaffeinato.

Caffè e mal di testa

La caffeina può aiutare chi soffre di emicranie (il tipo più comune di cefalea, in pratica il mal di testa) grazie alla sua azione di vasocostrizione a livello dei vasi cerebrali, alleviando così il dolore e potenziando l’effetto analgesico dei farmaci usati, come il paracetamolo e i farmaci antinfiammatori non steroidei (come l’aspirina). La caffeina ne migliora infatti l’assorbimento, velocizzando l’insorgenza dell’effetto. Però è vero anche che il caffè fa parte degli alimenti (come cioccolato e cacao) che possono causare mal di testa nelle persone che ne soffrono in modo ricorrente, così come l’astinenza da caffeina può dare mal di testa in chi è solito consumare caffè.

Caffè e sonno

La caffeina tiene svegli perché ritarda il sonno. Anche se questo effetto cambia da persona a persona perché dipende da quanto ognuno di noi è sensibile alla sua azione, chi soffre di insonnia dovrebbe evitare di assumere caffè nel tardo pomeriggio o la sera.

Caffè e farmaci

La caffeina può interagire con alcuni farmaci, soprattutto quelli che svolgono la loro azione a livello del sistema nervoso centrale. È quindi opportuno, specialmente per gli anziani che prendono molti farmaci nel corso della giornata, valutare l’opportunità dell’assunzione di caffè col proprio medico. Meglio non associare caffè e farmaci a base di pseudoefedrina (presente in molti prodotti contro raffreddore e sintomi influenzali), per evitare effetti indesiderati quali tachicardia, ipertensione e aritmia.

Il caffè stesso può influenzare l’assorbimento di alcuni farmaci: è il caso della levotiroxina, il principio attivo presente nei farmaci per l’ipotiroidismo come Eutirox, Tirosint e Levotirol. Se il caffè viene bevuto insieme o poco dopo il farmaco, si riduce l’assorbimento della levotiroxina, con l’effetto di rendere la terapia meno efficace. In questo dossier sull'assunzione delle Levotiroxina ti spieghiamo quanto tempo far passare tra l’assunzione del farmaco e la colazione e perché.

Il caffè si può bere anche in gravidanza, ma con moderazione: leggi il nostro speciale con tutte le risposte ai tuoi dubbi.

Attenzione a non berlo troppo caldo

Nel 2016 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha raccolto tutte le informazioni disponibili sul legame tra consumo di bevande calde e cancro. Dall’analisi dei numerosi studi scientifici sul tema, gli esperti dell’Agenzia hanno individuato una relazione tra consumo di bevande calde e incidenza del tumore dell’esofago. La IARC ha concluso che il consumo regolare di bevande molto calde (a una temperatura superiore a 65°C) è “probabilmente cancerogeno” per gli esseri umani. Meglio quindi, lasciare raffreddare le bevande calde, caffè compreso, a una temperatura inferiore a 60°C prima del loro consumo.

Leggi anche tutti i nostri consigli per una colazione sana e il nostro speciale sull'efficacia degli integratori dimagranti.

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