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Il Tar conferma la sanzione del Garante a Apple: è obsolescenza prematura

Dopo la sanzione da 10 milioni comminata dall'Antitrust, Apple aveva fatto ricorso al Tar. Ora il tribunale ha deciso di respingere il ricorso, confermando quindi la sanzione e decretando che si è trattato di obsolescenza prematura. Il colosso della Mela aveva infatti richiesto insistentemente aggiornamenti dei software non supportati correttamente dagli smartphone: questi avrebbero reso di fatto i dispositivi inutilizzabili.

29 maggio 2020
Antitrust sanziona Apple e Samsung

Una sentenza storica quella del TAR Lazio, che riconosce per la prima volta l'obsolescenza prematura come pratica aggressiva nei confronti dei consumatori. Dopo le nostre segnalazioni partite già nel 2014, infatti, l'Autorità grante della concorrenza e del mercato aveva chiuso con una sanzione a Apple da 10 milioni di euro una lunga e complessa istruttoria, avviata per accertare le pratiche commerciali scorrette da parte del colosso della telefonia mobile (ma anche di Samsung).

Apple, però si era rivolta al Tar per far sospendere la sanzione del Garante. Oggi il Tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso di Apple, confermando la sanzione di Antitrust al colosso di Cupertino e riconoscendo la pratica dell'obsolescenza prematura come pratica aggressiva vrso i cosumatori.

L'obsolescenza prematura è una pratica odiosa non solo per i danni che produce ai consumatori ma anche per l'impatto ambientale, comportando la generazione di nuovi rifiuti elettronici. È tempo quindi che Apple risarcisca i consumatori e assuma comportamenti maggiormente sostenibili. Da parte nostra, presenteremo il conto direttamente a Cupertino.

La sanzione di 10 milioni ad Apple

Nel procedimento che aveva portatao alla sanzione di 10 milioni di euro, l'autorità aveva contestato al colosso hitech di aver insistentemente proposto, a partire dal settembre 2016, ai possessori di iPhone 6, 6 Plus, iPhone 6S e 6S Plus di installare il nuovo sistema operativo iOS 10, sviluppato per gli iPhone 7. Il tutto senza aver adeguatamente informato gli utenti delle maggiori richieste di energia del nuovo sistema operativo e delle possibili conseguenze dovute all'installazione, come l'inconveniente degli improvvisi spegnimenti. Per mettere una pezza, Apple ha lanciato un nuovo aggiornamento del software (iOS 10.2.1, nel febbraio 2017), omettendo che l'installazione avrebbe ridotto la velocità di risposta e, di conseguenza, anche la funzionalità dei dispostivi. Solo nel dicembre 2017, quindi, dopo che i consumatori si erano abbondantemente scontrati con i problemi di funzionamento non coperti dalla garanzia legale, Apple ha deciso di sostituire le batterie a un prezzo scontato. Come se non bastasse, stando a quanto comunicato dall'Autorità, Apple non avrebbe fornito ai consumatori informazioni adeguate su alcune caratteristiche essenziali delle batterie al litio, come le informazioni riguardo la loro vita media e la deteriorabilità. 

Le pratiche commerciali contestate a Samsung

Anche Samsung era stata sanzionata dal Garante per un motivo analogo con 5 milioni di euro. A partire dal maggio 2016, ai possessori di un Samsung Note 4 è stato insistentemente richiesto di effettuare il download dell'aggiornamento e ad installare gli aggiornamenti su dispositivi che - di fatto - non erano in grado di supportarli in maniera adeguata. Essendo predisposto per il modello Note 7, il nuovo sistema operativo Android Marshmallow ha comportato gravi malfunzionamenti dovuti alle maggiori sollecitazioni dell'hardware dei dispositivi Note 4, rendendo necessarie conseguenti riparazioni da effettuare fuori garanzia, con elevati costi di riparazione.

I produttori dovranno informare i consumatori

Oltre al pagamento delle sanzioni massime applicate, quindi 10 milioni di euro per Apple (5 milioni per ciascuna delle due pratiche contestate) e 5 milioni a Samsung, le aziende dovranno anche provvedere a informare i consumatori. Sulle pagine italiane dei propri siti, entrambe le aziende dovranno pubblicare una dichiarazione che informi gli utenti della decisione dell'Antitrust e riportare il link al provvedimento di accertamento.