Buongiorno Signori.Nel negozio Esselunga di Via Pitteri 84 a Milano mi sono imbattuto in un increscioso episodio accaduto con il direttore dello stesso. Questa mattina, come da sempre, faccio spesa nel suddetto negozio e a casa ho riscontrato che delle calze da uomo di marca Puma non corrispondevano alla taglia specificata sulla confezione, mi sono recato in negozio per il reso e il direttore mi ha espressamente detto che non poteva accettarne il reso poiché la confezione era stata aperta. Alla mia contestazione, dove affermavo che non mi sarei mai accorto dell'errore di taglia se non avessi aperto la confezione, il direttore ha comunque rifiutato il reso. Gli ho ribadito che il codice del consumo cita espressamente:Nel caso in cui la transazione commerciale avvenga in un negozio fisico (o in punto vendita associato ricollegabile allo stesso), il consumatore non ha diritto alla restituzione di quanto pagato o alla sostituzione della merce con un’altra di maggior gradimento (taglia sbagliata, colore non gradito ecc), salvo difetti di fabbrica o evidenti discordanze tra quanto promesso e quanto acquistato.Dunque nel mio caso c'era palesemente un'evidente DISCORDANZA TRA QUANTO PROMESSO E QUANTO ACQUISTATO, ovvero la taglia descritta sulla confezione non corrispondeva alla taglia descritta sulla confezione. Dopo una calorosa discussione l'unica soluzione proposta dal direttore è stata quella di potermi emettere unicamente un buono acquisto e non i soldi, naturalmente sono stato obbligato ad accettarlo. Evidentemente temeva, ahimè, che quei soldi del reso non li avrei MAI spesi nel loro negozio (!) .Secondo me sarebbe opportuno comunicare ai funzionari e ai dirigenti della Esselunga che la legge va sempre osservata e che il consumatore gode sempre dei diritti espressamente citati nel Codice del Consumo.CordialmenteAntonio Ruta