Pagamenti digitali: il sorpasso
Per la prima volta i pagamenti digitali hanno superato i contanti. Siamo ancora indietro rispetto al resto d’Europa, ma è una notizia importante per il contrasto all’evasione fiscale, per la sicurezza dei pagamenti, per un Paese più moderno ed evoluto.
È il momento di mandare in pensione il cash, dunque? Per quanto mi riguarda sì (io da tempo uso solo lo smartphone per pagare), ma più in generale siamo ancora lontani da una piena affermazione dei sistemi di pagamento più evoluti, basta confrontarsi con quanto avviene in molti Paesi europei, che sono molto più avanti di noi da questo punto di vista.
I vantaggi della moneta digitale sono chiari: primo fra tutti quello di tracciare le operazioni, far emergere il nero e dunque contrastare l’evasione fiscale. Poi c’è un tema di sicurezza: è più facile bloccare una carta clonata (e recuperare addebiti fraudolenti) che recuperare un portafoglio rubato pieno di banconote. Infine, c’è un vantaggio anche di spesa pubblica: tutto quello che ruota attorno alla gestione del contante (produzione, trasporto, sicurezza) ha costi molto più elevati rispetto al digitale.
L’innovazione di un Paese passa anche attraverso il modo in cui vengono organizzati i passaggi di denaro, ed è importante che si insista in questa direzione: ancora troppi esercenti non accettano il Pos (pratica vietata da una norma del 2014), oppure applicano un sovrapprezzo se paghi con la carta (anche questo non si può fare, lo stabilisce il Codice del consumo) ed esistono zone d’Italia nelle quali se non hai i contanti non vai da nessuna parte. Chi vuole continuare a pagare cash la spesa o un caffè ha tutto il diritto di farlo, ci mancherebbe, ma non può essere l’unica forma ammessa. La strada per estendere la digitalizzazione dei mezzi di pagamento è ancora lunga, ma con qualche sorpasso si può sperare di arrivare più spediti alla meta.
