Lascito solidale: cos’è e come si fa
Sono 800mila gli italiani che hanno lasciato una parte del proprio patrimonio a un ente benefico. Una scelta che non lede i diritti degli eredi e dà continuità ai propri ideali.
- di
- Matteo Metta

La chiamano «felicità del donatore». Perché il dono fa bene a chi lo fa tanto quanto a chi lo riceve. Se gli altruisti sanno che questo non è un luogo comune - per aver provato su di sé quella inconfondibile sensazione di benessere e di soddisfazione che allieta i benefattori - , per gli altri è la scienza a certificarlo. Infatti, dalle risonanze magnetiche emerge che donare e ricevere attivano le medesime aree cerebrali, per l’esattezza quelle che presiedono alla sfera della gratificazione. Nulla di strano quindi che siano proprio le persone abituate a donare in vita (26% contro 6% di chi non dona) e a fare volontariato (36% contro 14% di chi non lo fa) quelle più disposte ad aiutare gli altri anche post mortem, optando per un lascito testamentario.
Fare testamento: una pratica poco diffusa
Sono quasi 800mila gli italiani con più di cinquant’anni che hanno già predisposto un testamento solidale, ma il bacino dei potenziali filantropi è di gran lunga più consistente: sono infatti 6 milioni coloro che considerano il lascito testamentario una possibilità concreta o che sono disposti a farlo. Lo rivela una ricerca commissionata dal Comitato Testamento Solidale, il network nato per diffondere anche in Italia la cultura della solidarietà testamentaria e che oggi conta ben 26 organizzazioni non profit, tra le quali la Lega del Filo d’Oro, Ail, Telethon, Vidas, Airc, Save the Children, Unicef.
Numeri ancora esigui se confrontati con i lasciti testamentari dei cittadini del Nord Europa, primi fra tutti inglesi, olandesi e tedeschi. «Uno strumento che tra gli italiani non decolla», fa sapere il Comitato Testamento Solidale. Non certo perché gli italiani pecchino di poca generosità o di scarsa solidarietà. Anzi. È purtroppo l’istituto del testamento in generale a rappresentare un problema, forse perché mettere nero su bianco le ultime volontà presuppone il dover affrontare il pensiero della morte. Fatto sta che, per motivi culturali o per scaramanzia, la pratica del testamento è poco frequentata nel nostro Paese. Del resto, in materia di successione, l’Italia si è dotata di un ordinamento giuridico improntato alla massima tutela dei più stretti familiari del defunto, i cosiddetti “eredi legittimari”. Per questo, nel caso in cui si faccia testamento le quote di legittima vanno sempre rispettate, per evitare che possa essere impugnato.
Nonostante il sistema sia alquanto rigido, restano tuttavia ampi margini per un atto di generosità verso chi ha più bisogno e per sostenere le organizzazioni del Terzo Settore, che dimostrano sempre più di saper intercettare e soddisfare esigenze e problemi trascurati dalle altre istituzioni. Infatti, il nostro ordinamento giuridico prevede sempre una quota di patrimonio che chi fa testamento (testatore) può destinare a chi vuole, e per questo definita “quota disponibile”.
Come si fa un lascito solidale
Per disporre un lascito solidale non ci son ci sono regole ad hoc, basta indicare con chiarezza e precisione nel testamento qual è l’ente beneficiario, facendo attenzione a rispettare le quote di legittima. Per il resto valgono le stesse considerazioni generali sul testamento. Il testamento olografo, quello redatto di proprio pugno dal testatore, ha la stessa efficacia giuridica del testamento redatto dal notaio, detto “testamento pubblico”.
Con quest’ultimo si evitano sia i rischi di impugnazione (dato che è il notaio a tradurre in termini giuridici la volontà del disponente) sia quelli dello smarrimento o della sottrazione, dal momento che il documento è conservato dallo stesso notaio finché rimane in attività, e in seguito presso l’archivio notarile. Nel caso di testamento olografo si possono comunque evitare i rischi di smarrimento, alterazione e sottrazione: basta depositarlo presso un notaio.
Si badi bene che il testatore in qualsiasi momento può togliere valore al testamento già fatto, revocandolo oppure modificandone il contenuto. I principi della revocabilità e della modificabilità del testamento sono inderogabili. Al fine della revoca, non occorre ritirare il testamento dal notaio o distruggerlo materialmente. Sarà sufficiente scriverne uno nuovo nel quale espressamente si manifesti la volontà di revocare quello precedente.
Quando si può impugnare
Cosa succede se il lascito solidale supera il limite della quota disponibile? Il testamento rimane valido, ma – come già anticipato – è soggetto a impugnazione da parte degli “eredi legittimari”, cioè di quei componenti il nucleo familiare che nel nostro ordinamento giuridico hanno diritto a una quota parte del patrimonio. Gli eredi legittimari hanno a disposizione dieci anni, a partire dall’apertura della successione, per poter intentare un’azione di riduzione. In pratica si devono rivolgere al giudice affinché questi dichiari inefficace quella disposizione testamentaria per la parte eccedente la quota disponibile, in modo che siano salvaguardate per intero le legittime.
Niente tasse sui lasciti solidali
È importante sapere che i lasciti solidali non sono soggetti a imposte. Il Codice del Terzo Settore del 2017 ha infatti ribadito che ciò che viene lasciato in eredità a enti che perseguono uno scopo di utilità sociale è esente da tassazione. E se si fa un lascito a favore di un ente che non è qualificato come onlus? In tal caso è prevista l’esenzione dalle imposte solo se l’ente dimostra, entro cinque anni, di aver impiegato il lascito in modo conforme al fine indicato dal disponente.
A questo proposito è importante che nel testamento l’indicazione del motivo sia corretta, perché altrimenti il testamento è suscettibile di annullamento. Se per esempio il testatore lascia una somma di denaro a un ente affinché prosegua i progetti di ricerca sul cancro quando invece l’ente indicato non si è mai occupato di ricerca sul cancro, questo errore nella motivazione apre le porte a una possibile impugnazione per invalidità della disposizione testamentaria solidale. Anche per questo, quella di destinare un lascito in beneficenza è una decisione che sarebbe meglio prendere in famiglia, coinvolgendo gli eredi, in modo da renderli partecipi della scelta.
Tramandare i propri valori
Non bisogna però pensare che prevedere nel proprio testamento un lascito solidale sia una prerogativa di ricchi filantropi. Anche se a fare notizia sono sempre i lasciti milionari di personaggi famosi che possiedono grandi patrimoni, la generosità è una qualità di cui tutti possono dare prova, perché non si misura con il metro bensì con il cuore. Si può aiutare chi ha bisogno lasciando per testamento una somma di denaro (anche piccola), un gioiello, un dipinto, ma anche azioni, titoli d’investimento, la polizza vita, un appartamento o un palazzo intero, se il proprio patrimonio lo consente (e il suo valore rientra nella quota disponibile e non lede i diritti degli eredi legittimari).
Insomma, qualunque contributo è importante e può diventare una preziosa testimonianza per tramandare i propri valori. Lo afferma lo stesso Comitato Testamento Solidale, che definisce il lascito testamentario «un atto di consapevolezza e di generosità che nulla toglie ai tuoi eredi e arricchisce il tuo testamento degli ideali in cui hai sempre creduto, come la solidarietà e il senso di uguaglianza».