In arrivo una nuova emissione del BTp Valore
Dal 2 al 6 ottobre il Tesoro collocherà un nuovo BTp Valore. È un titolo di Stato che ha alcune caratteristiche particolari (le cedole crescenti, la frequenza con cui sono pagate…), ma al di là di queste specificità è un BTp come quelli che lo Stato emette da sempre. Ma cosa sono esattamente i BTp? Come si comprano? E quanto sono rischiosi? Ecco le risposte alle domande principali di chi vuole avvicinarsi a questo tipo di investimento.
- di
- Michela Sirtori

A inizio ottobre ci sarà la possibilità di acquistare un nuovo BTp Valore. È tra gli “ultimi nati” tra le varie tipologie di titoli di Stato: quella che arriverà tra poche settimane è, infatti, soltanto la seconda emissione per questo tipo di titoli. Come il precedente, offrirà cedole crescenti nel corso degli anni, ma predeterminate fin dall’emissione.
L’importo minimo di 1.000 euro e la durata quinquennale non rappresentano una grande sorpresa, mentre la vera novità è che per la prima volta un titolo di Stato offrirà cedole trimestrali (per saperne di più puoi consultare il sito di Altroconsumo Investi). A parte queste particolarità, comunque, il “funzionamento” di questo nuovo titolo di Stato è lo stesso dei tradizionali BTp. Approfittiamone allora per capire bene che cosa sono i BTp, e come funzionano.
Cosa sono i BTp
I BTp (Buoni del Tesoro poliennali) sono, di fatto, un “prestito” che l’investitore fa allo Stato. In pratica, quando il Tesoro emette dei BTp, incassa un capitale dall’investitore, e glielo restituirà nel momento in cui il BTp scade. Per “ricompensare” l’investitore per questo prestito, il Tesoro paga degli interessi fissi, con cadenza semestrale, sulla base del tasso percentuale stabilito al momento dell’emissione. In un certo senso, è un po’ il contrario di quello che avviene quando stipuli un mutuo: invece di indebitarti e pagare degli interessi, qui sei tu a prestare denaro e a ricevere, quindi, una remunerazione.
Come si comprano
Puoi comprare i BTp in due modi: o in asta o sul mercato. Se acquisti i BTp in asta, vuol dire che stai comprando dei nuovi titoli che il Tesoro emette in questo momento. Le aste si tengono a cadenza periodica, secondo un calendario comunicato dallo Stato, e per aderirvi devi darne comunicazione alla tua banca qualche giorno prima.
La seconda modalità con cui puoi acquistare i BTp è sul mercato. In questo caso, non compri titoli nuovi che il Tesoro emette in questo momento, ma titoli che già esistono: un altro investitore li aveva già nel suo portafoglio, e ora li cede a te. Dato che i BTp, come tutti gli altri titoli di Stato, sono quotati in Borsa, anche per questa seconda modalità di acquisto, come per le aste, basta rivolgerti alla tua banca (allo sportello o direttamente da casa con l’home banking, se lo utilizzi).
Quali scadenze hanno
Le scadenze sono diverse: si va dai più brevi, con scadenza a 18 mesi, fino a BTp “lunghissimi” con scadenze fino a 50 anni (sì cinquanta!). Scegliere quale scadenza acquistare non è una decisione da poco: dipende prima di tutto dalle tue esigenze (per quanto tempo pensi di poter lasciare “parcheggiato” il tuo capitale? Ti potrebbe servire per spese impreviste?), ma anche da altri elementi, come per esempio la previsione su come si muoveranno i tassi nei prossimi mesi o nei prossimi anni. Sul sito di Altroconsumo Investi, alla sezione Obbligazioni, ti indichiamo le scelte migliori per costruirti una buona strategia di investimento.
Esiste un importo minimo per investire?
Sì, il taglio minimo è di 1.000 euro di valore nominale, che è l’importo che ti verrà rimborsato a scadenza. L’importo che ti troverai effettivamente a sborsare può essere, però, un po’ più alto o un po’ più basso del valore nominale, perché dipende dal prezzo di acquisto. Fai attenzione: i prezzi che troverai indicati, per esempio sulle quotazioni di Borsa, non sono in euro ma in percentuale. Se per esempio trovi un prezzo di 99, vuol dire che all’acquisto paghi il 99% dei 1.000 euro di valore nominale, quindi 990 euro. Se trovi un prezzo di 101, all’acquisto paghi 1.010 euro, e così via. In ogni caso, qualunque sia il tuo prezzo di acquisto, alla scadenza otterrai comunque un rimborso di 1.000 euro.
Differenze tra rendimento e cedola
Cedola e rendimento non sono la stessa cosa. La cedola è l’importo fisso che, ogni sei mesi, ti verrà accreditato sul tuo conto corrente. Supponiamo per esempio che il Tesoro emetta un BTp con cedola del 6% annuo. Per 1.000 euro di valore nominale, ogni 6 mesi la cedola sarà di 30 euro lordi (il 3%, cioè la metà del 6% annuo, applicato ai 1.000 euro di capitale). Tolte poi le tasse (pari al 12,5% degli interessi), la cedola netta è di 26,25 euro.
E questa cedola periodica non cambia, indipendentemente dal prezzo a cui hai acquistato il titolo. Il rendimento, invece, è il guadagno effettivo, in percentuale, che hai ottenuto sull’investimento. In parte deriva dalla cedola di cui ti abbiamo appena parlato, ma in parte dipende anche dal prezzo a cui acquisti il BTp. Se il prezzo di acquisto è superiore al valore di rimborso, allora il rendimento del tuo investimento sarà inferiore alla cedola.
Nel nostro esempio di prima, se compri il BTp a 1.010 euro e ti viene rimborsato a 1.000, una parte della cedola viene “mangiata” da questa perdita di 10 euro, quindi il rendimento effettivo sarà un po’ più basso del 6% indicato dalla cedola. Al contrario, se compri a 990 euro e ti viene rimborsato a 1.000, oltre alla cedola hai un piccolo “extra-guadagno” e quindi il tuo rendimento complessivo sarà un po’ più alto della cedola. L’unico caso in cui cedola e rendimento coincidono è quando compri il BTp pagandolo esattamente 1.000 euro, come il valore di rimborso.
È rischioso investire in BTp?
La risposta è… ni. Non esistono investimenti totalmente privi di rischio, e anche i BTp non fanno eccezione: stai facendo un prestito allo Stato, quindi (almeno sulla carta) esiste la possibilità, seppur remota, che lo Stato stesso non sia in grado di rimborsarti. Devi, poi, tener conto di un altro tipo di rischio, quello “di mercato”: il capitale che recupererai dal BTp è certo (1.000 euro per ogni taglio minimo) solo se mantieni il BTp fino alla scadenza. Se hai bisogno dei tuoi soldi prima della scadenza, magari per una spesa imprevista, devi vendere il BTp sul mercato e quindi l’incasso dipenderà dal livello dei prezzi in quel momento: può essere più alto, ma anche più basso, dei 1.000 euro che otterresti aspettando fino alla fine.
Come sono tassati?
Come ti abbiamo accennato, le tasse sul BTp sono pari al 12,5% dei tuoi guadagni (sia che derivino dalla cedola, sia che derivino dalla differenza tra prezzo di rimborso e prezzo di acquisto). È una tassazione “agevolata” rispetto alla maggior parte degli altri investimenti (ad esempio le obbligazioni emesse dalla tua banca), su cui paghi tasse pari al 26%.
Devo indicare i guadagni nella dichiarazione dei redditi?
Se operi in “regime amministrato” (è quello standard, se non hai comunicato nulla di diverso alla tua banca) è la banca che fa tutto al posto tuo: calcola l’importo delle tasse e le trattiene, accreditandoti sul conto corrente solo l’importo netto che ti spetta. Non devi, quindi, indicare nulla nel momento in cui compili la dichiarazione dei redditi.
Che differenza c’è tra i BTp e gli altri titoli di Stato?
Ci possono essere diverse differenze: sono tutti “prestiti” che fai al Tesoro, ma cambiano le condizioni a cui fai il prestito. I CCTeu, per esempio, hanno anch’essi una cedola semestrale ma è variabile, non fissa come nel caso dei BTp (è un po’ come la differenza tra mutui a tasso fisso e mutui a tasso variabile). I BoT, invece, oltre ad essere di durata molto più breve si differenziano dai BTp perché non hanno cedole, il guadagno è dato tutto dalla differenza tra prezzo di rimborso e prezzo di acquisto. O ancora, ci sono i BTp Italia in cui la cedola dipende dal livello di inflazione, o i BTp Green che hanno una cedola fissa ma sono destinati a finanziare solo le spese dello Stato che hanno un impatto positivo sull’ambiente. Insomma il panorama è vasto, qui trovi una rassegna di tutte le tipologie.