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Concessioni balneari: la Corte di Giustizia europea boccia la proroga fino al 2024

A febbraio il decreto Milleproroghe aveva prorogato fino al 2024 le concessioni di spiagge e lidi agli attuali gestori degli stabilimenti balneari. Un rinnovo che, per il giudice europeo, non può essere fatto automaticamente senza un regolare appalto pubblico "imparziale e trasparente". Ora l'Italia rischia una multa salata.

21 aprile 2023
Concessioni balneari

"Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente. I giudici nazionali e le autorità amministrative sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell’Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse". Questo è quanto ha stabilito la Corte di Giustizia europea chiamata ad esprimersi sul ricorso dell'Antitrust contro il comune di Ginosa (Taranato) che aveva prorogato le concessioni di occupazione del demanio marittimo nel suo territorio agli stessi soggetti senza un apposito bando (come invece richiede la direttiva europea sulla concorrenza).

Nonostante questa sentenza arrivata già da qualche giorno, il Governo ha approvato nell'ultimo Consiglio dei Ministri il DDL concorrenza senza affrontare l'argomento, preferendo rimandare ad altra occasione un'eventuale revisione di quanto era stato deciso solo a febbraio con l'approvazione del decreto Milleproroghe, ovvero la possibilità per i Comuni di estendere le concessioni balneari attualmente in vigore fino al 2024 (e in alcuni casi anche fino al 2025) senza alcun bando di assegnazione. Una decisione in contrasto con la direttiva europea che da anni chiede all'Italia una liberalizzazione del settore.

Cosa prevede il Milleproroghe

Con l'approvazione del decreto Milleproroghe, si sono allungati i tempi per la riforma del settore degli stabilimenti balneari privati: la scadenza delle attuali concessioni balneari è infatti ufficialmente stata spostata al 31 dicembre 2024. Si tratta di un'altra proroga allo status quo, dopo che già il Ddl concorrenza lo scorso agosto aveva fissato il termine al 31 dicembre 2023. Nel decreto Milleproroghe è prevista anche la possibilità di un ulteriore anno di deroga, fino a fine 2025, per tutti quei Comuni che non saranno in grado di preparare i bandi per tempo, sia a causa di contenziosi legali ma anche semplicemente per mancanza di personale

I Comuni poi, sempre secondo il Milleproroghe, non potranno indire nessun bando di gara per assegnare la possibilità di dare in affitto lettino e ombrellone, almeno fino al prossimo 27 luglio; questo per dare il tempo al Governo di completare la mappatura del demanio marittimo e avere una situazione chiara della quantità di spiagge libere e occupate nel nostro Paese. Gare che comunque, come abbiamo visto, avranno valore solo al termine della proroga al 2024 delle attuali concessioni. 

Una riforma che ci chiede da anni l'Europa

Ma il rilascio dei permessi ai privati per sfruttare economicamente le coste (che, lo ricordiamo, sono un bene pubblico) è un punto di attenzione anche per l'Europa. La Ue è da tempo che ci avverte: in Italia "l'uso di concessioni pubbliche per i beni pubblici, come le spiagge, non è stato ottimale" e "ciò implica una significativa perdita di entrate visto che queste concessioni sono state rinnovate automaticamente per lunghi periodi e a tassi molto al di sotto dei valori di mercato". Questo è quanto ha sottolineato la Commissione europea nel Country Report sull'Italia già nel 2022. Ma la riforma si è arenata più volte per l’opposizione di alcune parti politiche che sostengono che servano più tempo e più soldi per cambiare il regime delle spiagge italiane.

Dopo l'apertura nel 2020 di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles e, dopo l'ultima sentenza della Corte di Giustizia europea, il nostro Paese rischia il pugno duro. Se l'Italia risultasse inadempiente nell’applicazione della direttiva europea (la 2006/123/CE sui servizi nel mercato europeo comune) potrebbe venir deferita, e rischiare una multa salata.

Occorre attendere, ma intanto pagano i consumatori

Un ritardo che si ripercuoterà anche quest'estate (e probabilmente nell'estate dell'anno dopo) sul prezzo di lettini e ombrelloni che i consumatori sono costretti a pagare per godere delle spiagge del demanio pubblico. La cristallizzazione per decenni di questo settore ha portato i prezzi degli stabilimenti balneari alle stelle, come dimostrano le nostre indagini sul campo di tutti questi anni. In quella svolta nel maggio scorso, ad esempio, era emerso un aumento del 10% rispetto ai prezzi applicati dai gestori degli stabilimenti nel 2021. Siamo certi che anche nell'indagine di quest'anno che partirà a breve dovremo constatare l'ennesimo rialzo dei prezzi, in un settore dove da anni non c'è concorrenza e gli operatori che offrono il servizio sono sempre gli stessi

Concessioni balneari e riforma: cosa chiede Altroconsumo

Con l'approvazione dell'ultimo DDL concorrenza, il governo italiano ha perso un'occasione per mettere una pezza a quanto ci chiede l'Europa ormai dal 2020 e che ha ribadito con la recente sentenza della Corte di Giustizia. Ovvero tornare sui propri passi in merito a scelte che contrastano con i principi fondamentali della concorrenza, imparzialità e trasparenza, ripresi sia dalla direttiva Bolkestein sia dalla sentenza del Consiglio di Stato del 2021.” - ha dichiarato Federico Cavallo, responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo - “Altroconsumo continuerà a monitorare e a chiedere che sia attuata una riforma vera per favorire un’offerta di servizi più variegata che dia alle persone maggiore possibilità di scelta e per affrancare il settore dei servizi balneari da logiche anticoncorrenziali che rispondono solo ai bisogni degli operatori economici, lasciando indietro gli utenti privati”.