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Concessioni balneari: dal Milleproroghe arriva lo spostamento al 2024

È ufficiale la proroga alle concessioni balneari, che quindi restano in vigore fino a fine 2024. Dal decreto Milleproroghe spunta anche la possibilità di un'ulteriore proroga fino al 2025 per i Comuni che avessero difficolta a preparare per tempo i bandi. Si tratta di una misura in contrasto con la direttiva europea che da anni chiede all'Italia una liberalizzazione del settore: i prezzi fuori controllo di lettini e ombrelloni, che ogni anno rileviamo nelle nostre inchieste sul campo, dimostrano che non si può più aspettare.

24 febbraio 2023
Concessioni balneari

Con l'approvazione del decreto Milleproroghe, si allungano i tempi per la riforma del settore degli stabilimenti balneari privati: la scadenza delle attuali concessioni balneari è infatti ufficialmente stata spostata al 31 dicembre 2024. Un'altra proroga allo status quo, dopo che già il Ddl concorrenza lo scorso agosto aveva fissato il termine al 31 dicembre 2023. Nel decreto Milleproroghe è prevista anche la possibilità di un ulteriore anno di deroga, fino a fine 2025, per tutti quei Comuni che non saranno in grado di preparare i bandi per tempo, sia a causa di contenziosi legali ma anche semplicemente per mancanza di personale

Secondo un altro emendamento al Milleproroghe, i Comuni poi non potranno indire nessun bando di gara per assegnare la possibilità di dare in affitto lettino e ombrellone, almeno fino al prossimo 27 luglio; questo per dare il tempo al Governo di completare la mappatura del demanio marittimo e avere una situazione chiara della quantità di spiagge libere e occupate nel nostro Paese. Gare che comunque, come abbiamo visto, avranno valore solo al termine della proroga al 2024 delle attuali concessioni. 

Una riforma che ci chiede da anni l'Europa

Ma il rilascio dei permessi ai privati per sfruttare economicamente le coste (che, lo ricordiamo, sono un bene pubblico) è un punto di attenzione anche per l'Europa. La Ue è da tempo che ci avverte: in Italia "l'uso di concessioni pubbliche per i beni pubblici, come le spiagge, non è stato ottimale" e "ciò implica una significativa perdita di entrate visto che queste concessioni sono state rinnovate automaticamente per lunghi periodi e a tassi molto al di sotto dei valori di mercato". Questo è quanto ha sottolineato la Commissione europea nel Country Report sull'Italia già nel 2022. Ma la riforma si è arenata più volte per l’opposizione di alcune parti politiche che sostengono che servano più tempo e più soldi per cambiare il regime delle spiagge italiane.

Occorre attende, ma intanto pagano i consumatori

Un ritardo che si ripercuoterà anche quest'estate (e probabilmente nell'estate dell'anno dopo) sul prezzo di lettini e ombrelloni che i consumatori sono costretti a pagare per godere delle spiagge del demanio pubblico. La cristallizzazione per decenni di questo settore ha portato i prezzi degli stabilimenti balneari alle stelle, come dimostrano le nostre indagini sul campo di tutti questi anni. In quella svolta nel maggio scorso, ad esempio, era emerso un aumento del 10% rispetto ai prezzi applicati dai gestori degli stabilimenti nel 2021. Siamo certi che anche nell'indagine di quest'anno che partirà a breve dovremo constatare l'ennesimo rialzo dei prezzi, in un settore dove da anni non c'è concorrenza e gli operatori che offrono il servizio sono sempre gli stessi

Concessioni balneari e riforma: la nostra posizione

Ancora una volta, spiace constatare che i progressi fatti con il ddl concorrenza sono stati ancora una volta insabbiati da scelte che contrastano con i principi fondamentali della concorrenza, imparzialità e trasparenza, ripresi sia dalla direttiva Bolkestein sia dalla sentenza del Consiglio di Stato del 2021.” - ha dichiarato Federico Cavallo, responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo - “Altroconsumo chiede da tempo una riforma vera per favorire un’offerta di servizi più variegata che dia alle persone maggiore possibilità di scelta e per affrancare il settore dei servizi balneari da logiche anticoncorrenziali che rispondono solo ai bisogni degli operatori economici, lasciando indietro gli utenti privati”.