I Sigilli Altroconsumo: qualità e convenienza si vedono subito

I sigilli Altroconsumo sono uno strumento utile che ti permette di fare scelte più consapevoli quando devi acquistare un prodotto, scegliere un punto vendita oppure una banca. Ecco di cosa si tratta e come riconoscerli.
Perché questa scelta? La parola a Paolo Martinello
Paolo Martinello, presidente della Fondazione Altroconsumo, avvocato esperto di diritto dei consumatori, è tra coloro che meglio conoscono i valori fondamentali della nostra organizzazione, cui ha dedicato per tanti anni passione e competenza. A lui abbiamo chiesto di commentare la nuova iniziativa di Altroconsumo.
«Dopo 40 anni di attività» ci dice - e sono anni che ha vissuto in grande parte in prima persona - «è proprio la nostra solidità, legata alla nostra storia, che ora ci consente di intraprendere inziative che finora non avevamo mai pensato di avviare. Altroconsumo ha avuto la capacità di conquistarsi una tale reputazione di indipendenza e una tale autorevolezza, che nessuno può pensare che nel momento in cui concediamo - con un sistema molto preciso di regole - l’utilizzo dei nostri marchi ai produttori la nostra credibilità sia messa in qualche modo in discussione. In questo siamo stati incoraggiati anche dall’esempio di altre associazioni europee: sono state proprio le più forti, le più autorevoli, quelle la cui indipendenza e autonomia di giudizio è assolutamente fuori discussione a precederci da molti anni su questa strada. E hanno dimostrato che queste iniziative sono molto apprezzate dai consumatori. Del resto, come è nostro metodo, abbiamo chiesto l’opinione dei soci anche con inchieste specifiche, ottenendo risposte molto positive. C’è addirittura chi ci ha chiesto perché non lo abbiamo fatto prima».
Quali sono le considerazioni che vi hanno spinto a scegliere questa strada?
«Siamo convinti che anche in Italia i consumatori siano pronti. Bisogna notare che in questa iniziativa c’è una forte componente di servizio: i nostri risultati sono di fatto valorizzati, e noi siamo convinti che lo meritassero; le nostre informazioni - oggettive e indipendenti - diventano in effetti molto più facilmente percepibili, raggiungono anche chi non è socio, ci consentono di far passare più ampiamente un messaggio che diventa molto efficace. In pratica, siamo convinti che sia venuto il momento di consentire alle aziende - finora oggetto passivo dei nostri test - un ruolo attivo, proprio permettendo anche a loro di divulgare i risultati. Non è stato solo il fatto che i nostri test fossero comunque utilizzati in maniera irregolare, a spingerci: non sarebbe bastata, come motivazione, da sola. Certo, saremo anche molto più efficaci nel reprimere le forme di utilizzo irregolare. Tuttavia non mancano alcuni rischi».
Quali in particolare? Quali temete di più?
«Da una parte, dovremo sicuramente vigilare sul fatto che i marchi siano utilizzati secondo le nostre regole. Quanto a questo, però, abbiamo messo in piedi un sistema molto severo, in cui è previsto anche il controllo sistematico da parte di un ente terzo. E poi sono sicuro che i nostri soci, come sempre hanno fatto, saranno pronti a segnalarci eventuali usi scorretti: anche per questo il regolamento è disponibile per tutti sul nostro sito. Un altro rischio è che probabilmente i produttori che non escono bene dai test, di fronte a una maggiore notorietà dei risultati, diventeranno più aggressivi. Non dimentico mai che la prima querela contro di noi, più di vent’anni fa, fu provocata dal fatto che un nostro test, quello sui panettoni, aveva acquistato una visibilità molto superiore al normale grazie alla partecipazione a una popolare trasmissione televisiva. Eravamo a metà dicembre, nel pieno delle campagne pubblicitarie in cui erano (e sono) investite risorse enormi. Il nostro risultato sconvolse il mercato. Il Miglior Acquisto, un panettone economico, ma premiato dal test, andò esaurito in cinque giorni. I produttori più blasonati non la presero bene. Comunque in tribunale vincemmo noi».
Perché avete deciso di far pagare alle aziende la possibilità di usare i marchi?
«Questa è una linea che abbiamo deciso di adottare tutte le volte che abbiamo un servizio che viene offerto anche a chi non è socio, come in questo caso. Ci comportiamo allo stesso modo, per esempio, con i gruppi di acquisto, cui può aderire chiunque: in generale, preferiamo far pagare alle aziende, piuttosto che a chi aderisce. Infatti per i gruppi di acquisto chiediamo alle aziende alla fine coinvolte di pagare una certa somma, per ogni aderente. Di fatto, questo serve a impedire che siano i soci a pagare i costi organizzativi di queste iniziative anche per chi non è socio, consentendoci di non appesantire la quota di associazione. Molto importante è che ogni somma che riceviamo viene interamente investita per i nostri scopi, ovvero creare nuovi servizi, ampliare i vantaggi per i consumatori. Per noi è sempre stato così: ogni utile raccolto oltre la copertura dei costi lo abbiamo sempre reinvestito, per crescere e ampliare i vantaggi e i servizi per i soci. Se non avessimo fatto così, saremmo ancora la piccola organizzazione di quarant’anni fa».
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