Spesa sfusa e riduzione degli imballaggi, quanto ne sapete? La nostra indagine
Scegliere i prodotti sfusi quando si fa la spesa è un ottimo modo per ridurre la circolazione degli imballaggi, uno dei principali responsabili della proliferazione dei rifiuti. Adottare questa abitudine non sempre è facile, abbiamo fatto un'indagine per capire quante ne sanno i cittadini su imballaggi e spesa sfusa.

Il problema degli imballaggi è centrale nella lotta alla riduzione dei rifiuti. Questo perché ne produciamo troppi, e anche se sul riciclo abbiamo raggiunto buoni target (è il caso dell’Italia, tra gli altri) è la prevenzione che non funziona. Gli scarti legati alle nostre abitudini quotidiane sono troppi, e nemmeno la migliore raccolta differenziata può fare fronte alle montagne di imballaggi che abbandoniamo dopo ogni acquisto.
Per questo motivo l'Unione Europea è al lavoro su un nuovo regolamento per gli imballaggi che, tra le altre cose, incentiva sistemi di restituzione con cauzione per alcuni imballaggi e mette al bando le confezioni monodose (come bustine di salse, campioncini...). Quello che potremmo fare è la cosiddetta "spesa sfusa" che riduce al minimo (o elimina) gli imballaggi. Abbiamo sottoposto un questionario ai cittadini per vedere quanto ne sanno sugli imballaggi e sulla spesa di prodotti sfusi. Ecco i risultati dell'indagine.
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Quanto ne sai su imballaggi e prodotti sfusi?
Anche se riciclabili, gli imballaggi sono tra le cause principali dell'inquinamento da rifiuti, e la soluzione sarebbe eliminarli. La nostra inchiesta ha lo scopo di indagare la percezione e il ruolo degli intervistati sul tema degli imballaggi. In particolare sul problema dei rifiuti di imballaggio, sulle possibilità del cittadino di ridurli, di acquistare prodotti senza involucro (quindi sfusi) e di riutilizzare il packaging. In sostanza per scoprire quali sono le principali barriere e gli incentivi all’acquisto di prodotti sfusi.
All’indagine hanno partecipato gli iscritti alla piattaforma acmakers.altroconsumo.it, che permette ai cittadini di partecipare attivamente ai nostri test e inchieste. Più di 1.000 persone hanno aderito all’inchiesta, che è stata realizzata tra il 6 e il 7 febbraio 2024. Le risposte sono state raccolte attraverso un questionario che spaziava dalla percezione generale del problema ambientale dei rifiuti di imballaggio fino a questioni più pratiche, con domande più specifiche sulle barriere e sugli incentivi alla scelta di prodotti sfusi. L’indagine si inserisce nel progetto Sceglilo sfuso o riciclabile finanziato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Torna all'inizioQuanti fanno la spesa sfusa e cosa comprano
Quattro persone su dieci dichiarano di acquistare prodotti sfusi. Una scelta che risiede nella possibilità di comprare solo il quantitativo che occorre e nella volontà di ridurre la produzione di imballaggi. Lo fanno soprattutto nei negozi di quartiere, ma anche nei supermercati, utilizzando prevalentemente contenitori riutilizzabili portati da casa. Tra i prodotti sfusi più acquistati, escludendo pane, frutta e verdura, le persone dichiarano di acquistare uova, legumi secchi, bevande, detersivi, spezie e condimenti.
Torna all'inizioQuali sono gli ostacoli alla scelta dello sfuso?
Abbiamo chiesto agli intervistati che non lo fanno perché non acquistano i prodotti sfusi, per entrare più nel merito di quelle che sono nella pratica le barriere alla diffusione degli acquisti senza imballaggio. L’igiene del prodotto è la principale barriera individuata da più della metà dei rispondenti, seguita dalla scarsa diffusione dei punti vendita di prodotti sfusi. Anche l’organizzazione necessaria per fare acquisti senza imballaggio (impegno nel reperire i contenitori per comprare e conservare il prodotto, oltre ai tempi più lunghi per fare questo tipo di spesa) è una barriera per molti intervistati.
A tutti gli intervistati abbiamo invece chiesto quali sono i principali motivi per cui non comprano mai o solo a volte i prodotti sfusi. Vince di gran lunga la mancanza di negozi vicini dove fare gli acquisti, ma emerge anche che senza imballaggio c’è meno scelta e che non si sa dove trovare prodotti sfusi. Una buona parte di intervistati ha indicato come ostacolo i maggiori costi dei prodotti sfusi rispetto a quelli confezionati.
Poca informazione da parte degli esercenti
Abbiamo anche visitato 26 punti vendita, per verificare la reale possibilità per i clienti di acquistare prodotti sfusi e incartarli tramite imballaggi portati da casa, impattando positivamente sull’ambiente e anche riducendo i costi dei distributori di prodotti. Questa possibilità è stata introdotta nel 2019 tramite il c.d. Decreto Clima e la sua applicazione sarebbe prevista dall’art. 7 bis della legge n.141 del 12/12/2019. Dalla prova, condotta da Altroconsumo e curata da Mercato Circolare è emersa la scarsa informazione presso i punti vendita: dei 26 punti vendita considerati, infatti, 24 non erano a conoscenza della possibilità offerta dal Decreto Clima. Tuttavia, la maggior parte di essi (20), dopo essere stati informati, hanno permesso di utilizzare il contenitore portato da casa. In 6 casi su 26 (il 23%) il consumatore si è visto negare la possibilità di usufruire dei propri contenitori per il trasporto dei prodotti.
Torna all'inizioChe fine fanno gli imballaggi?
Dalle risposte al nostro sondaggio emerge molta attenzione al “fine vita” dell’imballaggio. Interrogati sui temi più significativi dell’impatto ambientale del packaging, gli intervistati considerano come aspetto più importante la possibilità di riciclare. Indagando il loro grado di conoscenza, rivelano di sapere che vetro e carta sono i materiali di imballaggio più riciclabili, mentre i prodotti avvolti da involucri multimateriale sono più difficili da smaltire. Emerge anche che l’imballaggio dei prodotti è considerato la prima fonte di informazioni riguardo al suo impatto ambientale. I media, ma anche i Comuni, le aziende municipalizzate dei rifiuti e alcune app dedicate vengono consultate per avere informazioni sull’impatto ambientale dei vari tipi di packaging. In pratica i cittadini chiedono: «Dove lo butto?».
Gli imballaggi costituiscono un grande problema per l’ambiente? Per tre intervistati su quattro sì, anche se non l’unico. I cittadini si sentono spesso ingaggiati, infatti 754 persone dichiarano che l’utente finale ha un ruolo nella riduzione dei rifiuti di imballaggio, ma anche il resto della filiera di produzione e di vendita dei prodotti ha una responsabilità nel ridurre la quantità di questi rifiuti.
Tre mosse che puoi fare per ridurre gli imballaggi
Per ridurre il peso degli imballaggi sull’ambiente puoi adottare delle buone abitudini che, a lungo andare e su ampia scala, possono fare davvero la differenza. Queste sono tre mosse giuste che puoi fare, imparando dai nostri test a scegliere i prodotti più virtuosi, quelli con l'imballaggio meno inquinante.
Solo un involucro per prodotto
Per tutelare l’ambiente la prima mossa da fare è ridurre la quantità di imballaggi. Come? Innazitutto eliminando il cosiddetto “overpackaging”, cioè l’imballaggio in eccesso come il doppio imballaggio: la scatola esterna di carta che avvolge il sacchetto in plastica per esempio. Pur essendo entrambi materiali riciclabili, contribuiscono all’aumento dei rifiuti. Nei nostri test, infatti, li penalizziamo.
Scegli involucri riciclati
Comprare alimenti con imballaggi di materiali riciclati e compostabili fa la differenza. Ecco perché nei nostri test in tabella diamo peso al packaging di un prodotto. Se l’involucro proviene dal riciclo si evita la produzione di nuovi imballaggi e si crea un mercato per le materie prime riciclate. Puoi fidarti: le regole per l’uso di materiali di riciclo a contatto con gli alimenti sono molto severe. Le materie riciclate sono opportunamente controllate per poter essere usate a contatto con gli alimenti.
Leggero è meglio
Meglio scegliere confezioni compatte e leggere. Nei test valutiamo il rapporto tra il peso dell’imballaggio e il contenuto, premiando i prodotti che a parità di contenuto producono meno rifiuti. Spesso un imballaggio pesante non è necessario.
Torna all'inizioPartecipa al progetto "Impegnati a cambiare"
Ripensare al modo in cui facciamo la spesa è fondamentale per evitare sprechi, ridurre inquinamento e rifiuti. Proprio per promuovere il rispetto dell'ambiente, ma anche dei diritti e delle diversità, è nata la nuova piattaforma “Impegnati a cambiare”, con la quale Altroconsumo intende unire ancor di più le forze di cittadini, istituzioni e imprese, per una nuova responsabilità individuale e collettiva, ogni volta che un prodotto o un servizio entra a far parte delle nostre vite: per comprare meglio, per agire meglio, per vivere meglio.
La piattaforma si svilupperà anche in una campagna dedicata ai principali ambiti di consumo e vita dei cittadini, quelli in cui le scelte individuali possono fare la differenza ed essere decisive per il futuro di tutti. Per approfondire, aderire al manifesto e contribuire al cambiamento visita il sito.
Questo articolo è stato realizzato con il contributo del progetto Sceglilo sfuso o riciclabile. Le attività del progetto, che si concluderà a novembre 2024, sono finalizzate a sensibilizzare i consumatori rispetto alla riduzione degli imballaggi dei prodotti e a guidarli alla scelta del buon packaging. Come? Per esempio acquistando imballaggi leggeri e monomateriale, semplici e facili da smaltire e da riciclare.
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