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Di qualità e a buon prezzo: il nostro test premia i vini rosé

Spesso sottovaluti, i rosati non sono affatto una seconda scelta rispetto ai rossi e ai bianchi. I risultati del nostro test su 14 bottiglie lo dimostrano. Sono vini versatili e dotati di personalità. E si acquistano a un buon prezzo.

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09 novembre 2023
Vino rosato bottiglia e bicchiere

Bianco o rosso? Rosé. In medio stat virtus (la virtù sta nel mezzo) dicevano i nostri avi, ma la massima latina sembra aver trovato nel vino la sua eccezione. Il rosato è storicamente considerato figlio di un Bacco poco ispirato, di un dio minore. Un vino senza identità, un ibrido, e non una vera (e altrettanto nobile) alternativa al rosso e al bianco. La vulgata che vorrebbe i «rosati vini rossi mancati», o addirittura sprecati, è dura a morire, come succede ai pregiudizi che hanno radici profonde. E quelli in ambito alimentare sono tra i più pervicaci: le uova fanno male al fegato, le carni bianche sono meno nutrienti, il calcio dell’acqua fa venire i calcoli... l’elenco delle credenze che ancora resistono, a dispetto della loro ormai notoria infondatezza, potrebbe riempire un libro.

Vai al test sui vini rosati

Come invece dimostra il nostro test, i vini rosati non hanno nulla da invidiare ai loro compagni rossi e bianchi. I 14 rosé italiani da noi messi alla prova – scelti, per giunta, tra quelli in vendita a prezzi accessibili (da 5,80 a 14,90 euro) – non sono affatto scadenti. Anzi, la metà di questi è risultata di qualità buona e uno, il Migliore del Test (12,40 euro), è addirittura di qualità ottima.

Freschi e versatili

Urge quindi una rivalutazione, tanto più che i rosé sono vini facili e versatili. Ottimi per accompagnare antipasti, risotti e primi piatti di pesce, crostacei e frutti di mare, così come zuppe e minestre, oltre che pietanze a base di carni bianche. Eccellenti con i formaggi giovani (o leggermente stagionati) e con preparazioni a base di legumi e verdure. E, naturalmente, ideali per un aperitivo, anche se il pensiero di molti corre solo alle blasonate bollicine rosé. Vanno serviti freschi, in genere tra gli 8 e i 14 °C. Non sono adatti all’invecchiamento, ma pure stavolta i più esperti direbbero che si tratta di una generalizzazione, perché esistono rosati longevi, soprattutto tra le varietà francesi. 

È consentita la miscela?  

Ma da cosa nasce il pregiudizio sui rosati? Dal fatto che i metodi di produzione prevedono una macerazione breve, o brevissima, tanto da non permettere alle uve nere di sprigionare tutte le loro proprietà, non avendo il tempo di cedere tutte le sostanze aromatiche e coloranti contenute nelle bucce (altrimenti invece del colore rosato si otterrebbe quello rosso). Un altro dei metodi più comuni per produrli è quello del “salasso”:  in pratica, dalla vasca nella quale sta avvenendo la macerazione lunga di uve nere per produrre vino rosso viene prelevata anzitempo una certa quantità di mosto; questo viene vinificato in bianco ed è così che si ottiene il rosato

Ma ecco la domanda fatidica: è consentito produrre vini rosati miscelando vini bianchi e vini rossi? In teoria sì, il taglio è possibile, ma solo a patto che entrambi i vini miscelati siano Dop o Igp e che questa pratica non sia espressamente vietata dai rispettivi disciplinari di produzione. Non è invece consentito ottenere un rosato dalla miscela di un bianco e un rosso se questi sono semplici “vini da tavola”, vale a dire privi di qualsiasi denominazione d’origine. Il divieto però cade se questi stessi vini sono utilizzati per la produzione di vini frizzanti o spumanti, per i quali il taglio è invece consentito

L’etichetta non brilla

Chi pensa che basti consultare l’etichetta per sapere quale dei metodi appena descritti sia stato usato per la vinificazione purtroppo rimarrà deluso. Su nessuna delle quattordici bottiglie entrate nel nostro test si trova questa informazione: in genere non si va oltre l’indicazione dei vitigni. Ma spesso sono tutte le informazioni facoltative – per esempio i consigli sulla temperatura di servizio e sugli abbinamenti più adatti oppure su modalità e tempi di conservazione – che sono mancanti o carenti. Tutte le bottiglie del test riportano le informazioni obbligatorie previste dalla legge; sono solo due quelle che aggiungono diversi dettagli in più e pertanto in tabella sono premiate con un giudizio buono (quattro stelle). Basterebbe un impegno davvero minimo per migliorare le etichette e offrire così un servizio migliore al consumatore.

Solfiti, ancora uno sforzo

Le analisi di laboratorio si sono concentrate su anidride solforosa e solfiti, additivi che servono alla buona conservazione dei vini, dal momento che hanno la capacità di impedire le alterazioni microbiche. Sono sostanze usate anche nei sottaceti, nella frutta essiccata, nei crostacei e nelle bevande analcoliche in cui è presente succo di frutta. Poiché i solfiti possono causare nelle persone sensibili reazioni simil-allergiche, la legge prescrive di indicarne la presenza e fissa delle soglie da non superare. Per i vini rosati il limite è di 200 milligrammi per litro.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha di recente riesaminato i possibili rischi dei solfiti per la salute, concludendo che potrebbero costituire un problema per coloro che consumano in grande quantità alimenti e bevande che li contengono (come quelli citati in precedenza). Purtroppo la scarsità di dati disponibili sulla tossicità di queste sostanze non ha consentito all’Efsa di stabilire con certezza l’entità dei possibili effetti nocivi sulla salute né di confermare come “dose giornaliera accettabile” la quantità di 0,7 milligrammi per ogni chilogrammo di peso corporeo, indicata in passato. Una dose che, dal nostro punto di vista, è già troppo alta: a un adulto che pesa 70 chili basta bere poco più di due bicchieri di vino per superarla. 

Per fortuna, otto vini su quattordici  ottengono valutazioni lusinghiere sui solfiti: tre i vini che meritano un giudizio ottimo e cinque quelli che ne prendono uno buono. Tutti gli altri si attestano sulla sufficienza. Questi risultati da un lato suggeriscono che ci sono ampi margini di miglioramento per diminuire la quantità di solfiti, dall’altro provano che si possono ottenere buoni vini con pochi solfiti (tra 60 e 80 mg/l). 

Alla prova dei sensi

Quando si parla di vini, la prova regina resta quella dei sensi. I diciassette giudici esperti chiamati a degustarli, pur non segnalando eccellenze, esprimono valutazioni positive. Fioccano apprezzamenti: sono ben nove su quattordici i rosati premiati con un giudizio buono, mentre sono cinque quelli che si mantengono su un livello accettabile. Nessun vino è risultato sgradito. A conquistare il favore dei giudici sono stati in particolare alcuni parametri, come la ricchezza aromatica, il sentore speziato, la struttura, l’intensità olfattiva e la persistenza retrolfattiva.

Alcuni consigli e curiosità sul vino

Oltre al test sui vini rosati, abbiamo voluto preparare una serie di contenuti per permetterti di scegliere, degustare, conservare e riconoscere il buon vino senza essere un sommelier: da come interpretare i termini utilizzati per descrivere il vino, a come riconoscere i tipi di vino dalla bottiglia, da sapere quali sono i vitigni italiani più diffusi, a come deve essere la cantina ideale. E ancora come conservare correttamente il vino, come sceglierlo al ristorante, quale vino usare in cucina, quali sono i vini esteri da provare assolutamente e per quanto dura un vino aperto prima che perda le sue caratteristiche.