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Affitti brevi: come funzionano, normativa e tassazione

Hai messo una casa in affitto su Airbnb o su qualche altra piattaforma di intermediazione? Ricordati che su quei guadagni vanno pagate le tasse. Si può scegliere la cedolare secca sugli affitti brevi, con un'aliquota del 21% se affitti un solo in mobile e del 26% se ne affitti più di uno. Ma cosa conviene? Come si calcolano le tasse? E come si dichiarano nel 730? Ecco un pratico vademecum per essere a posto col Fisco quando affitti una casa.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
10 luglio 2024
affitti brevi

In tema affitti brevi il 2024 ha introdotto nuove regole con l’aumento della cedolare secca, infatti, se si affitta più di un immobile all'anno, la manovra di bilancio2024 ha previsto un aumento della percentuale da pagare sui guadagni, portando la cedolare secca dal 21% al 26%. Inoltre, anche grazie alla sentenza del Consiglio di Stato che recepisce le indicazioni della Corte di Giustizia Europea, la normativa degli affitti brevi impone regole precise per i portali, affinché riscuotano le imposte per conto di chi affitta, versandole direttamente allo Stato, in questo modo si snellisce il lavoro del contribuente che fino a quest’anno doveva dichiarare autonomamente gli incassi e pagare le imposte tramite la dichiarazione dei redditi.

Vediamo come si calcolano esattamente le tasse sugli affitti brevi, a chi spetta pagare l'aliquota, quali sono gli obblighi dell'intermediario (ad esempio AirB&B), come si dichiarano i guadagni nel 730, come si può risparmiare sulla cedolare secca e quali sono le regole da rispettare per affittare in sicurezza.

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Affitti brevi: nuove regole 2024

La tassazione degli affitti brevi si effettua tramite tassazione ordinaria con Irpef e addizionali oppure con la cedolare secca che le sostituisce. La cedolare secca sostituisce anche l’imposta di registro e di bollo dovuta per la registrazione del contratto di locazione, ma parlando di contratti di durata inferiore ai 30 giorni non c’è obbligo di registrazione presso l’Agenzia delle entrate quindi, queste tasse non sarebbero comunque dovute.

Quant'è l'aumento della cedolare secca sugli affitti brevi?

A partire dal 2024 la percentuale della cedolare secca sugli affitti brevi passa dal 21% al 26% se si possiede più di un immobile affittato nello stesso anno. Quindi il 21% rimane applicabile solo ad un singolo immobile affittato per brevi periodi, sugli altri si applica il 26% di tassazione.

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Tassazione sugli affitti brevi: cedolare secca o Irpef?

Fino a quando la cedolare era del 21% era generalmente più conveniente rispetto alla tassazione ordinaria fatta con l’Irpef (che rimane comunque una scelta), perché l’aliquota ordinaria minima è il 23% (da calcolare sul 95% del canone percepito) cui si sommano le addizionali regionale e comunale. Tuttavia, se si hanno redditi molto bassi per i quali non sono dovute imposte, ma durante l’anno sono state sostenute delle spese che danno diritto a detrazioni deduzioni d’imposta potrebbe esser conveniente applicare l’Irpef così da ridurlo tramite gli sgravi che altrimenti verrebbero persi applicando la cedolare.

Con il passaggio al 26% scegliere tra cedolare e regime ordinario diventa più complesso, infatti:

  • Irpef addizionali si applicano al 95% del canone percepito, e in caso di redditi bassi che sfruttano l’aliquota Irpef del 23% potrebbe risultare meno conveniente scegliere la cedolare perché a parità di aliquota finale applicata, nel caso dell’Irpef si può accedere a detrazioni e deduzioni che vengono escluse dalla cedolare secca;
  • la cedolare secca sugli affitti brevi si applica al 100% del canone percepito e nel caso di più immobili la percentuale è del 26%quindi più alta di quella minima dell’Irpef.

Pertanto, è bene fare alcune valutazioni sul possesso di altri redditi e su eventuali detrazioni da utilizzare come quelle delle ristrutturazioni edilizie che generalmente producono rimborsi consistenti.

Ricorda poi che per le locazioni brevi le imposte si applicano solo sul canone di locazione che viene versato dall’ospite al locatario. In pratica, se ad esempio le spese di pulizia vengono indicate separatamente non vengono tassate, se si ricorre alla dicitura “canone comprensivo di spese di pulizia” o simili si tassa tutto l’importo compreso queste spese. Lo stesso discorso vale per le commissioni dovute all’intermediario, quindi se la provvigione viene addebitata direttamente al locatore o all’ospite, non viene tassata.

Sicuramente conviene scegliere di applicare la cedolare al 21% sull’immobile che ha prodotto maggior reddito in sede di dichiarazione dei redditi. Pertanto, la scelta si fa facilmente, a fine anno si fa la somma di quanto avete incassato da ogni immobile e quello che vi ha fatto guadagnare di più è quello che dovrete scegliere per applicare la cedolare secca al 21%.

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Cedolare secca sugli affitti brevi: quando non si applica

La cedolare secca, sicuramente più conveniente, non può essere scelta per i contratti stipulati nell’ambito dell’attività d’impresa e quelli stipulati dalle aziende ad uso foresteria per i dipendenti. Sono esclusi anche gli affitti di immobili non ad uso abitativo (posto auto o box per esempio), ma sono compresi quelli che prevedono anche la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali.

Inoltre, la cedolare secca è applicabile solo per l’affitto di massimo 4 immobili perché rappresenta un regime fiscale di favore rispetto a quello ordinario, di conseguenza, al superamento di questo limite l’attività di locazione si presume come svolta in maniera imprenditoriale.

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Affitti brevi: come funziona con le piattaforme

La normativa sugli affitti brevi prevede la comunicazione del proprio codice fiscale e dei dati anagrafici completi agli intermediari, agenzie immobiliari fisiche o portali, per permettere loro di effettuare le comunicazioni necessarie all’Agenzia delle entrate. Non deve comunicare nulla se il suo contributo è esclusivamente quello di proporre l’immobile in locazione, ma il contratto viene stipulato direttamente tra le parti.

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Come si dichiarano gli affitti brevi

La ritenuta trattenuta dall’intermediario non è definitiva. Infatti, è con la dichiarazione dei redditi che chi ha percepito l’affitto sceglie se optare per pagare la cedolare secca, ed eventualmente su quale immobile applicare quella del 21%, o se applicare la tassazione ordinaria. Se il locatore sceglie la prima opzione avrà già pagato tutto il dovuto, se sceglie di applicare le imposte ordinarie quanto trattenuto dall’intermediario sarà scalato dal dovuto come acconto già versato.

In sostanza, questi redditi vanno sempre indicati nella dichiarazione dei redditi, che serve anche a tirar le somme e a sistemare gli errori. Ad esempio se:

  • non è stata applicata la ritenuta dall’intermediario o è stata applicata in modo sbagliato;
  • solo uno dei comproprietari ha stipulato il contratto, versando quindi più del dovuto. Con la dichiarazione chiede il rimborso e gli altri comproprietari pagano quanto devono in base alla percentuale di spettanza.

Ricordiamo che il reddito tassato con la cedolare secca viene sempre sommato agli altri redditi percepiti nell’anno quando si deve calcolare il reddito totale ai fini di deduzioni, detrazioni o Isee.

Purtroppo, la mancanza di certezza di questi redditi, data dall’assenza di un contratto stabile annuale, crea un problema con gli acconti d’imposta dovuti per l’anno in corso. Infatti, lo Stato, se una volta fatti i conti delle imposte dovute tramite la dichiarazione dei redditi “scopre” che si è a debito, fa pagare quasi il doppio di quanto risulta. Questo perché considera che se le cose sono andate così lo scorso anno, anche quest’anno sarà lo stesso, quindi chiede di anticipare il dovuto. Il problema è che non è così semplice in caso di affitti brevi, sapere se quest’anno otterrai lo stesso reddito dell’anno precedente. Per questo è importante che gli intermediari applichino la ritenuta prima di corrispondere il reddito a chi affitta infatti, in questo modo a fine anno si dovrebbe arrivare "in pari" e lo Stato non chiede nulla in acconto. Ricorda comunque che, se versi l’acconto che risulta esser più alto del dovuto lo Stato te lo rimborsa con la dichiarazione dei redditi successiva, ma intanto hai dovuto pagare.

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Affitti brevi: la normativa contrattuale

Per rientrare nella normativa degli affitti brevi, con tutte le agevolazioni che ne conseguono, occorre rispettare una serie di condizioni a partire dalla durata che deve essere inferiore ai 30 giorni.

La norma regolamenta la locazione breve, cioè contratti di affitto di immobili ad uso abitativo e sue pertinenze, di durata inferiore ai 30 giorni, stipulati esclusivamente da persone fisiche (cioè che non operano in qualità di impresa o di professionista del settore) oppure intermediari. In pratica, si rivolge sia a chi affitta tramite agenzia immobiliare sia a chi si affida ai portali online per cercare e affittare immobili. La nuova regolamentazione si applica anche ai contratti di sublocazione e a quelli stipulati dal comodatario che concede a terzi la disponibilità dell’immobile a titolo oneroso.

I contratti devono soddisfare le esigenze abitative transitorie (anche per finalità turistiche): sono individuati sulla base delle caratteristiche dei soggetti, dell’oggetto e della durata. Tuttavia, non è richiesta l’adozione di un particolare schema contrattuale per indicare gli elementi del contratto, vale a dire i contraenti, l’oggetto (l’immobile e eventuali prestazioni accessorie), la durata e il corrispettivo. Il termine dei 30 giorni di durata, deve essere considerato in relazione a ogni contratto. Quindi, se nel corso dello stesso anno tra le stesse persone vengono stipulate più locazioni brevi, il termine va riferito a ogni singolo contratto, ma se complessivamente si superano i 30 giorni il contratto deve essere registrato.

Cosa mettere nel contratto

L’immobile deve essere a uso abitativo (categorie catastali da A1 a A11, esclusa la A10). Specificate che si tratta di una locazione per uso turistico. Indicate i nomi dei contraenti (voi e l’ospite che ha prenotato), l’indirizzo della casa, il numero di notti di soggiorno e le date. Quindi riassumete le condizioni e quel che viene offerto (biancheria; wifi; lavatrice; riscaldamento/aria condizionata; modalità di consegna e restituzione delle chiavi; pulizia finale ecc...).

I servizi aggiuntivi

Oltre all’affitto dell’abitazione il contratto può prevedere la fornitura di tutti quei servizi strettamente funzionali alle esigenze abitative di breve periodo che incidono anche sul prezzo concordato, ad esempio la fornitura di biancheria (lenzuola e asciugamani), la pulizia dei locali, la fornitura di utenze, il wi-fi, l’aria condizionata...

Al contrario, sono esclusi i contratti che prevedono anche la fornitura di servizi aggiuntivi come la colazione, i pasti, la messa a disposizione di auto a noleggio o di guide turistiche o di interpreti, perché non sono direttamente collegati alla finalità residenziale dell’immobile. Questi servizi accessori infatti, richiedono un livello seppur minimo di organizzazione, non compatibile con il semplice contratto di locazione, come nel caso della attività di bed and breakfast occasionale.

La tassa di soggiorno

Esistono obblighi di natura fiscale per coloro che affittano casa per brevi periodi. Nelle località turistiche gli ospiti devono versare la tassa di soggiorno, che i proprietari devono premurarsi di raccogliere e girare alle casse del Comune.

Quanto si paga

La tassa è presente nei Comuni ad alta affluenza turistica. Ciascun Comune ne decide l’importo che varia col variare del tipo di struttura ricettiva e anche della categoria (chi soggiorna in un 5 stelle paga più di chi va in un 2 stelle). Per le case affittate ai turisti esistono tariffe specifiche in ogni Comune sulle quali è necessario informarsi presso l’amministrazione locale. In alcuni casi il suo importo è fisso, e può andare da 1 a 3,50 € a notte. In altri è una percentuale del prezzo di listino, fino al 5%, ma con un tetto massimo di 5 €. Di solito sono esentati dal pagamento i bambini fino ai 10 anni non compiuti e una serie di altre categorie, tra cui coloro che accompagnano dei parenti per un ricovero ospedaliero.

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