Nuovo regolamento UE sui rifiuti di imballaggio: rivoluzione verso la riduzione e il riuso
Attesa, preannunciata e in parte già osteggiata prima di vedere la luce, la proposta di regolamento UE sui rifiuti di imballaggio si presenta come come una vera rivoluzione del settore degli imballaggi. Presentato a Bruxelles il 30 Novembre 2022, il nuovo regolamento è la revisione della precedente direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, che pure già prevedeva il rispetto della ben nota gerarchia dei rifiuti: riduzione, riuso, recupero e riciclo.

Il settore degli imballaggi assorbe grandi quantità di materia prima vergine (40% della plastica e 50% della carta utilizzate in Europa vanno in imballaggi) e i rifiuti di imballaggio costituiscono il 36% dei rifiuti solidi urbani. Si tratta di flussi importanti, cui la precedente direttiva non è riuscita a imprimere circolarità.
Se è vero che nei tassi di raccolta e riciclo degli imballaggi gli obiettivi europei sono stati raggiunti (e l’Italia è senza dubbio tra i Paesi UE che riciclano meglio), è vero anche che ogni cittadino europeo produce annualmente quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio e che i flussi di questi materiali sono sempre aumentati negli ultimi 20 anni: da 66 milioni di tonnellate nel 2009 a 80 milioni di tonnellate nel 2020 (+20%).
In Italia il mercato degli imballaggi è particolarmente florido: produciamo oltre 215 kg di rifiuti di imballaggio pro capite all’anno e ne ricicliamo 146 kg all’anno (il 67%) .
Diventa quindi necessario invertire la tendenza all’aumento della produzione dei rifiuti di imballaggio: riciclare non basta, bisogna cominciare a ridurre la produzione di rifiuti di imballaggio e migliorare drasticamente il reimpiego e il riciclo, per non ricorrere sempre a materie prime vergini nella produzione di nuovi imballaggi. L'obiettivo principale posto dal regolamento è ridurre i rifiuti pro capite di imballaggio del 15% entro il 2040 in ciascuno Stato Membro, rispetto al 2018. Ciò accadrà sia attraverso il riutilizzo che attraverso un migliore riciclo. Tutti gli imballaggi dovranno essere riciclabili entro il 2030.
Oltre il riciclo: ridurre
Che cosa significa questo per i consumatori?
Vedremo sempre più spesso imballaggi riutilizzabili, meno imballaggi superflui e una più chiara etichettatura ambientale degli imballaggi. Il regolamento rafforza le limitazioni agli imballaggi monouso, già messe in atto con la direttiva SUP (single-use plastic).
Per favorire il riutilizzo o la ricarica degli imballaggi, che è diminuito drasticamente negli ultimi 20 anni, le aziende dovranno offrire una certa percentuale dei loro prodotti ai consumatori in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio bevande e pasti da asporto o consegne di e-commerce. Questo comporterà una certa standardizzazione dei formati degli imballaggi e una chiara etichettatura degli imballaggi riutilizzabili.
Per affrontare gli imballaggi superflui, alcune forme di imballaggio saranno vietate, ad esempio imballaggi monouso per alimenti e bevande consumati all'interno di ristoranti e caffè, imballaggi monouso per frutta e verdura, flaconi monodose di shampoo e docciaschiuma negli hotel.
Molte misure mirano a rendere gli imballaggi completamente riciclabili entro il 2030. Ciò include la definizione di criteri di progettazione per gli imballaggi (ecodesign: il packaging deve essere progettato per il riciclo); creazione di sistemi di restituzione obbligatoria per bottiglie di plastica e lattine di alluminio; e chiarire quali tipi, molto limitati, di imballaggi devono essere compostabili in modo che i consumatori possano gettarli nei rifiuti organici.
Ci saranno anche tassi obbligatori di contenuto riciclato che i produttori dovranno includere nei nuovi imballaggi di plastica. Ciò contribuirà a trasformare la plastica riciclata in una preziosa materia prima, come già dimostrato dall'esempio delle bottiglie in PET nel contesto della direttiva sulla plastica monouso.
Biodegradabile? No, la parola giusta è compostabile.
Altroconsumo accoglie con favore il richiamo alla chiarezza che il regolamento fa nell’uso di plastica a base biologica (bio-based), biodegradabile e compostabile. L’articolo 8 del regolamento è dedicato agli imballaggi compostabili: solo filtri per il tè e per il caffè, (comprese le capsule e i sistemi per l’erogazione di singole dosi di tè o caffè), i bollini adesivi per la frutta e i sacchetti in plastica ultraleggera dovranno essere biodegradabili, ma anche compostabili industrialmente. Questi rifiuti di imballaggio sono intrinsecamente legati alla filiera dei rifiuti alimentari e il consumatore è spesso obbligato a gettarli nella raccolta dei rifiuti organici, insieme ai residui alimentari che contengono. Per questo è importante che una filiera industriale di recupero dei rifiuti organici esista e che questi imballaggi siano chiaramente etichettati per il consumatore: compostabili e conferibili con i rifiuti organici.
Etichettatura ambientale degli imballaggi.
La proposta chiarirà la confusione su quale imballaggio appartenga a quale cestino per il riciclaggio. Ogni pezzo di imballaggio riporterà un'etichetta che mostra di cosa è fatto l'imballaggio e in quale flusso di rifiuti deve essere destinato. I contenitori per la raccolta dei rifiuti riporteranno le stesse etichette. Gli stessi simboli saranno utilizzati ovunque nell'UE.
Altroconsumo è assolutamente favorevole anche a questo provvedimento e per fortuna anche su questo aspetto in Italia siamo già a buon punto, con l’etichettatura ambientale del packaging già in vigore da Gennaio 2023. Da troppi anni, con il complicarsi dei materiali di imballaggio e delle modalità di smaltimento dei rifiuti, i consumatori hanno drasticamente intensificato l’impegno per compiere correttamente la raccolta differenziata. L’etichettatura ambientale degli imballaggi è utilissima e da troppo tempo attesa: dobbiamo sapere di che materiale l’imballaggio e fatto e dove esattamente va buttato. Anche uniformare i colori dei contenitori per le raccolte differenziate a livello nazionale o addirittura internazionale sarà un grande traguardo da raggiungere. (Semplifichiamoci la vita!)
Diventa a questo punto marginale la scelta dell’Italia di rinviare nuovamente di un anno la plastic tax: gli obiettivi di sostenibilità imposti dal regolamento a tutti i Paesi europei imprimono una forte accelerata a tutte le pratiche di riciclo di qualità (“closed loop”, “bottle to bottle”…)
I DRS (deposit return system) per bottiglie di plastica e lattine di alluminio diventano un percorso obbligato per gli Stati Membri, a meno che uno Stato non possa dimostrare di essere in grado di riciclare il 90% di questi imballaggi anche senza un sistema di vuoto a rendere con deposito su cauzione.
Altroconsumo ha da subito aderito alla campagna nazionale A buon rendere, perché l’istituzione di un sistema di deposito su cauzione ha evidenti vantaggi sulla qualità degli imballaggi raccolti e avviati a riciclo.
Attenzione sarà necessaria nelle definizioni delle caratteristiche tecniche dei packaging destinati al riuso: la sicurezza nel contatto con prodotti alimentari, la durabilità e controllabilità nel tempo dei materiali dovranno essere garantite. Bisogna evitare che il passaggio a un sistema decisamente più sostenibile apra spiragli di rischio per la salute dei consumatori, come è avvenuto ad esempio con la commercializzazione di stoviglie riutilizzabili contenenti bambu
Le scelte di consumo che fanno la differenza
Ciascuno di noi può iniziare a fare qualcosa per ridurre gli imballaggi che usiamo quotidianamente. Ecco i consigli di Altroconsumo per iniziare da subito a ridurre i rifiuti di imballaggio.
Basta con l'acqua in bottiglia
Fa parte di quelle abitudini dure a morire, eppure sarebbe bene che tutti iniziassimo a optare per un cambio di rotta. Noi italiani continuiamo a detenere il triste primato del maggior consumo di acqua minerale in bottiglia in Europa e siamo tra i primi al mondo, in buona parte a causa di false credenze. Una nostra recente inchiesta, svolta in 35 città italiane e pubblicato sul numero di Inchieste di giugno 2021, ha infatti confermato che l'acqua italiana è in linea di massima buona e sicura, eppure pregiudizi e paure continuano a persistere: per questo motivo,per toglierti ogni dubbio, puoi scegliere di fare analizzare l'acqua che sgorga dai rubinetti di casa tua. Ma in che modo impatta sull'ambiente scegliere la minerale in bottiglia? In un anno in Italia consumiamo 11 miliardi di litri d'acqua in bottiglia, che si traduce con la produzione di 242 mila tonnellate di plastica, senza contare l'impatto ambientale per la produzione e il trasporto. La spesa per l'acquisto delle bottiglie, inoltre, non è una voce che può essere trascurata: scegliere l'acqua del rubinetto ci porta a spendere circa 1,62 euro all'anno (e risparmiare circa 13 kg di plastica per persona all’anno), contro i 160 euro per la naturale imbottigliata. Un ottimo sistema per avvicinarsi al consumo potabile dell’acqua di rubinetto è la caraffa filtrante. E chi preferisce quella frizzante? Anche in questo caso la spesa annua si attesta sui 160 euro per la minerale, contro i 188 di chi utilizza gasatore domestico Miglior Acquisto del nostro test: un'alternativa un po' meno economica ma che , oltre a essere più sostenibile, ci libera anche dall'ingombro di doverci fare carico di pesanti casse d'acqua. Come dimostra l'ultimo test sui gasatori, inoltre, negli ultimi anni questi prodotti hanno registrato un calo nei prezzi e, in aggiunta, stanno arrivando sul mercato anche le ricariche compatibili, com'è già avvenuto per le capsule per le macchine per il caffè espresso. Sì alla borraccia in alluminio o in acciaio in ufficio o quando siamo fuori casa: ha un buon rapporto tra costo e durata perché, a differenza della plastica, l'alluminio può essere riciclato praticamente all'infinito e, non ultimo, è meno soggetto alla proliferazione di muffe e batteri.
No a monoporzioni e a frutta e verdura confezionate
Spesso per mancanza di tempo o, più semplicemente, per pigrizia tanti acquistano frutta e verdura confezionate in vaschette di plastica con aggiunta di pellicola trasparente. Una scelta che comporta la produzione di circa 8 kg di plastica per famiglia, che si potrebbe risolvere semplicemente acquistando prodotti sfusi. Optando per questa seconda ipotesi, infatti, è possibile comprare solo quello di cui abbiamo realmente bisogno, evitando inutili sprechi di cibo. Consideriamo, infine, che i sacchetti biodegradabili compostabili possono essere utilizzati per la raccolta dell'umido: questo ci evita un'ulteriore spesa inutile per acquistare sacchetti ad hoc. Un'altra cattiva abitudine di consumo riguarda i prodotti imballati in confezioni monoporzione: possono risultare comode e pensate per nuclei familiari sempre meno numerosi. Ma, oltre ad avere un costo più elevato, comprare "mono" significa produrre quasi il doppio degli imballaggi. Scegliamo confezioni standard per yogurt e formaggi molli: possono essere conservati in frigo ed essere consumati entro qualche giorno dall'apertura. Per i prodotti meno deteriorabili, come formaggi stagionati o biscotti, si possono utilizzare contenitori ermetici oppure utilizzare una macchina per il sottovuoto.
Detersivi e detergenti: sì a ricariche e refill
Mentre per formaggi o yogurt il raffronto tra imballaggio standard e monoporzione risulta piuttosto semplice, per i detersivi non è sempre così. Per questo tipo di prodotto, infatti, il riferimento non sono i litri ma le dosi, ovvero il numero di lavaggi che si possono fare. Nei nostri test questo è un aspetto di cui teniamo conto, perché un flacone che contiene più prodotto comporta anche un maggior imballaggio, ma spesso questo corrisponde a un prodotto molto più diluito, con meno sostanze lavanti e, quindi, meno efficace, per cui servirà un dosaggio maggiore. Preferiamo i detersivi concentrati (come per esempio il detersivo per i piatti), che permettono di ridurre fino al 70% la produzione di rifiuti, a fronte di una maggior efficacia. In genere parliamo di ricariche quando si acquistano i flaconi senza lo spruzzino, come avviene in solitamente per i detergenti per pulire il bagno o per gli sgrassatori, e di refill quando si acquista la busta in plastica leggera che serve per riempire un contenitore che abbiamo già in casa, come il sapone liquido per le mani o il detersivo per il bucato. In entrambi i casi sono un'ottima scelta per l'ambiente e permettono di alleggerire la spesa: il risparmio economico ed ecologico vanno di pari passo.
Conservare e trasportare il cibo
Le stoviglie monouso sono state già drasticamente ridotte dalla direttiva SUP, ma anche le alternative ancora permesse sul mercato spesso riservano brutte sorprese per le sostanze indesiderate che contengono.
A tavola evita di utilizzare le cannucce e limita i sacchetti in plastica per conservare il cibo in frigorifero: possono essere sostituiti dai contenitori riutilizzabili di plastica rigida, utili anche per portare il cibo in ufficio o a scuola. Ricorda sempre di portare con te una borsa in tela o di materiale rigido quando vai a fare la spesa, eviterai di spendere soldi per delle shopper nuove e di contribuire a introdurre ancora plastica nell'ambiente.