Peste suina africana: nessun rischio per l'uomo
La peste suina africana si sta diffondendo negli allevamenti, creando preoccupazione tra i produttori di carne e salumi. Questo virus, mortale per i suini domestici e i cinghiali, non si trasmette però all’uomo, neanche se si consuma carne di un animale malato. Ecco cosa c’è da sapere su questa nuova epidemia e su cosa si può fare per limitarne la diffusione.

In questo articolo
- Cos’è la peste suina africana?
- Quali sono i sintomi della peste suina?
- Come si trasmette la malattia?
- La peste suina è pericolosa per l’uomo?
- La peste suina è pericolosa per cani e gatti?
- È sicuro mangiare carne di maiale, prosciutto e altri insaccati?
- Si tratta di un problema causato dagli allevamenti intensivi?
- Cosa si sta facendo per prevenire la diffusione di questa malattia?
- C’è qualcosa che posso fare come cittadino per prevenire la diffusione della peste suina?
Non è un problema di salute per l’uomo, non si trasmette stando a contatto con animali malati, né mangiando carne contaminata, anche se cruda. Eppure la peste suina africana preoccupa, soprattutto per le conseguenze economiche che potrebbe avere un’epidemia su larga scala di questo virus sul comparto della produzione di carne e salumi (e su un eventuale aumento del prezzo di questi alimenti a causa dell’emergenza). Facciamo quindi il punto sulla peste suina con l’ausilio delle informazioni fornite dal ministero della Salute.
Torna all'inizioCos’è la peste suina africana?
La peste suina africana (Psa) è una malattia virale spesso mortale che colpisce i suini domestici e i cinghiali ma non l’uomo. È altamente contagiosa perché il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni fuori dall’organismo, rendendo molto difficile il contenimento dell’epidemia. Non esiste un vaccino.
Torna all'inizioQuali sono i sintomi della peste suina?
L’animale colpito da peste suina ha sintomi che devono far sospettare la malattia. Tra i principali ci sono febbre, debolezza, andatura incerta, mancanza di appetito, difficoltà respiratorie e secrezioni dagli occhi e dal naso, emorragie. L’animale in genere muore dopo qualche giorno; quello che supera la malattia può restare portatore del virus per circa un anno.
Torna all'inizioCome si trasmette la malattia?
I suini e i cinghiali si ammalano per contatto tra loro oppure attraverso la puntura di zecche che fanno da vettori del virus. Ma possono contagiarsi anche in modo indiretto attraverso il cibo, ad esempio mangiando scarti di cucina contaminati, rifiuti alimentari o carcasse di cinghiale selvatico infette, comprese le frattaglie. Un’altra possibilità di contagio è il contatto con qualsiasi oggetto contaminato, come abbigliamento, scarpe, veicoli e altre attrezzature presenti nell’allevamento. Gli animali che superano la malattia possono restare portatori del virus per circa un anno, giocando dunque un ruolo fondamentale nella sua persistenza nelle zone colpite e nella sua trasmissione.
Torna all'inizioLa peste suina è pericolosa per l’uomo?
No, questo virus non si trasmette agli esseri umani né attraverso il contatto diretto con animali malati, né mangiando carne suina. Le persone però possono “trasportare” la peste suina da un posto all’altro, contribuendo alla sua diffusione, attraverso i vestiti e le suole delle scarpe contaminate, le attrezzature, il cibo (il virus sopravvive anche alcuni mesi negli insaccati ed è resistente alle alte temperature) e persino gli pneumatici dei veicoli.
Torna all'inizioLa peste suina è pericolosa per cani e gatti?
No, cani e gatti non corrono alcun rischio di contrarre la peste suina, ma bisogna evitare che vengano a contatto con animali malati, o che abbiano accesso negli allevamenti di suini, perché possono essere veicolo di trasmissione del virus.
Torna all'inizioÈ sicuro mangiare carne di maiale, prosciutto e altri insaccati?
Sì, per due motivi. Il primo è che questa malattia non si trasmette all’uomo in alcun modo, neanche se si mangia accidentalmente carne di maiale o di cinghiale selvatico contaminata, anche cruda. Il secondo è che ci sono regole e controlli precisi negli allevamenti destinati alla produzione di carne e salumi per tutte le malattie (zoonosi) a garanzia della salubrità degli alimenti.
Torna all'inizioSi tratta di un problema causato dagli allevamenti intensivi?
No, il diffondersi della peste suina non dipende dal tipo di allevamento. Sono stati riscontrati diversi focolai di questa malattia anche nei suini allevati in cascine e agriturismi: il primo caso di peste suina africana in un maiale domestico, dopo la ricomparsa del virus nel 2022, ad esempio, è stato rinvenuto in un agriturismo in provincia di Pavia. I principali vettori dell’infezione sono i cinghiali selvatici presenti sul territorio: gli allevamenti all’aperto, ad esempio, pur garantendo un maggiore benessere all’animale, sono maggiormente a rischio di contrarre la malattia proprio a causa della possibile presenza di cinghiali infetti.
Torna all'inizioCosa si sta facendo per prevenire la diffusione di questa malattia?
La prevenzione dell’infezione avviene attraverso la sorveglianza negli allevamenti e sulle carcasse di cinghiale che si ritrovano nell’ambiente o in seguito agli incidenti stradali; con il rigoroso rispetto delle misure di biosicurezza negli allevamenti suini; il controllo dei prodotti importati e la costante sorveglianza sullo smaltimento dei rifiuti alimentari, di ristoranti, navi e aerei.
Se emerge un caso di peste suina in un allevamento, la legge prevede che siano abbattuti tutti i maiali presenti nell’allevamento per evitare il pericolo di ulteriori contaminazioni e vengono adottate diverse misure di contenimento come la delimitazione delle zone infette, il controllo della movimentazione dei suini vivi e dei prodotti derivati, le operazioni di disinfezione e pulizia. Dal 2020, l’Italia adotta ogni anno un Piano nazionale di sorveglianza della peste suina africana che contempla tutte le attività di sorveglianza. È stato anche nominato un commissario straordinario per gestire l’attuale emergenza che ha il potere di emanare ordinanze restrittive in caso di nuovi focolai.
Torna all'inizioC’è qualcosa che posso fare come cittadino per prevenire la diffusione della peste suina?
- Non portare in Italia dalle zone infette (del nostro o di altri Paesi dell’Unione Europea o Paesi terzi) prodotti a base di carne suina o di cinghiale, quali, ad esempio, carne fresca e carne surgelata, salsicce, prosciutti, lardo, che non siano etichettati con bollo sanitario.
- Smaltisci i rifiuti alimentari, di qualunque tipo, in contenitori idonei e chiusi e non darli per nessuna ragione ai suini domestici o ai cinghiali.
- Non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali.
- Se trovi una carcassa di cinghiale in un bosco o lungo la strada, informa il servizio veterinario dell’Asl competente o la polizia municipale, soprattutto non spostare o toccare la carcassa.
- Se sei un cacciatore ricordati di pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli prima di lasciare l’area in cui sei stato; eviscera i cinghiali abbattuti solo nelle strutture designate ed evita i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato. Nel caso in cui si verifichino focolai di peste suina la normativa comunitaria prevede comunque la sospensione della caccia nelle aree infette, per il maggior rischio di diffusione della malattia attraverso le movimentazioni degli animali selvatici spaventati dall’attività venatoria e per mezzo del trasporto del virus mediante mezzi di trasporto, attrezzi, indumenti, scarpe ed animali cacciati.