Bolletta Tari 2025, spuntano 6 euro in più da pagare. Ecco per cosa
Nell'ultima bolletta della Tari è comparsa una nuova voce da pagare, denominata UR3 e del valore di 6 euro. Serve a finanziare il Bonus Tari e si va ad aggiungere alle due voci spuntate lo scorso anno per la pesca accidentale di rifiuti in mare (UR1) e per gli eventi calamitosi (UR2). Nella bolletta 2025 si dovrà quindi pagare un totale di 7 euro e 60 centesimi in più. Ecco a cosa servono e dove finiscono questi soldi.
 
    Tempo di pagare la Tari: quella che arriva tra ottobre e dicembre è l'ultima rata (o in alcuni casi la rata unica) della tassa comunale sui rifiuti. Sul calcolo degli importi e sulle modalità per pagarla, trovi tutte le informazioni nel nostro articolo speciale sulla Tari.
Ma nelle bollette da poco inviate dai Comuni ai cittadini, in molti si sono accorti che tra le varie voci che accompagnano l'importo da pagare, anche quest'anno si è aggiunta una nuova voce di spesa. Infatti, oltre alle due voci finite in bolletta lo scorso anno (una per la gestione dei rifiuti pescati in mare e l'altra a copertura degli eventi calamitosi), è comparsa nella bolletta 2025 anche una voce da 6 euro destinata al bonus Tari, per un totale per queste tre voci di 7,60 euro in più da pagare.
Vediamo allora a cosa serve di preciso questa nuova voce e per quale ragione, dall'anno scorso, stiamo pagando anche un contributo per la gestione dei rifiuti ripescati in mare e una copertura degli eventi calamitosi.
Torna all'inizioSei euro un più per il bonus Tari (che paghiamo tutti)
A gennaio 2026 entra in vigore il Bonus Tari per chi si trova in situazione di disagio economico, che viene erogato direttamente in bolletta come sconto del 25% dell’importo dovuto per la TARI. Il bonus è riservato alle famiglie che ottengono anche i bonus sociali per luce e gas con un Isee fino a 9.530 euro (20 mila euro in caso di nuclei con 4 figli).
Tuttavia, ARERA (autorità di regolazione per energia reti e ambiente) ha deciso che chi non ha diritto al bonus TARI deve contribuire a coprirne il costo statale; per questo in bolletta 2025 è comparsa la voce contrassegnata come UR3, del valore di ben 6 euro. Nei fatti, si tratta di una specie di colletta o di donazione forzata, che presenta però qualche punto critico.
Li paga anche chi ha diritto al Bonus
La prima "particolarità" è quella che anche chi ottiene il bonus Tari deve pagare i 6 euro; questo perché la componente UR3 è dovuta da tutte le utenze sia domestiche che non domestiche. Quindi da qui nasce già un paradosso: da un lato lo Stato mi riconosce uno sconto ma dall’altro mi fa contribuire a pagarlo.
Secondariamente, se i destinatari del bonus Tari sono gli stessi dei bonus sociali per la luce e il gas, perché non viene stabilito un fondo finanziato dallo Stato a copertura del costo come viene fatto per queste altre due agevolazioni?
Inoltre, se solo le utenze domestiche in Italia sono all’incirca 25 milioni (cui si aggiungono le non domestiche) mentre i nuclei familiari che rientrano sotto la soglia dei 10 mila euro di Isee sono 4,5 milioni circa, il contributo di 6 euro a utenza per finanziare il bonus Tari sembra davvero elevato.
Tuttavia, se la manovra di bilancio per il 2025 conferma l’esclusione dall’Isee dell’abitazione principale la platea degli aventi diritto al bonus Tari si allargherà.
Torna all'inizioLe due voci (UR1 e UR2) introdotte nel 2024
L'importo relativo alle due voci introdotte a fine 2024 non è certamente pari a quello per il contributo al bonus Tari: in questo caso si va da pochi centesimi a poco più di un euro. Ma che cosa paghiamo esattamente questi contributi? Dopo la vera Tassa Rifiuti e il Tributo provinciale, nell'elenco in bolletta si legge: "Quota per la gestione dei rifiuti accidentalmente pescati e dei rifiuti volontariamente raccolti in mare (UR1)" e a seguire "Quota per la gestone dei rifiuti in caso di eventi eccezionali e calamitosi (UR2)".
La prima (UR1) serve a coprire appunto i costi sostenuti per gestire i rifiuti pescati non solo in mare, ma anche in laghi e fiumi, mentre la seconda (UR2) copre le agevolazioni previste a copertura degli eventi calamitosi. Se la seconda ci fa pensare a una voce di spesa tutto sommato condivisibile in un’ottica di supporto ai nostri connazionali che hanno perso tutto a causa di esondazioni o terremoti (anche se come vedremo non è proprio così), la prima è un po’ più difficile da digerire: in molti infatti si chiedono perché, pur abitando in un Comune senza il mare, sono chiamati a pagare il ripescaggio dei rifiuti in acqua.
Torna all'inizioPerché pago la gestione dei rifiuti pescati dalle navi?
Per capire da dove arriva la necessità di introdurre dal 2024 un dazio che copre il costo di gestione dei rifiuti che vengono ripescati in mare, ma anche in qualsiasi altro lago o fiume della penisola italica, dobbiamo fare un passio indietro.
Purtroppo, a causa della noncuranza con cui molti sono abituati a gettare i rifiuti senza destinarli agli appositi contenitori, il nostro patrimonio idrogeologico è costellato di immondizia che spesso viene “accidentalmente” ripescata da chi lavora sui nostri corsi o specchi d’acqua.
Se fino a qualche anno fa la gestione di questi materiali era lasciata all’iniziativa di ogni singolo porto, dal 2019 con una direttiva europea si è stabilito che, vista l’enorme quantità di rifiuti, per non gravare solo sui Comuni portuali ogni Stato membro della comunità europea dovesse coprire i costi a livello nazionale utilizzando altre entrate e l’Italia ha deciso di utilizzare la Tari. Nel 2021 il nostro Paese ha recepito la direttiva e nei successivi due anni ha stabilito insieme ad Arera (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) come quantificare questo costo e come ribaltarlo sulle utenze della tassa sui rifiuti.
Torna all'inizioQuanto pago all’anno per l’UR1 con la Tari?
Il costo per il 2025 della componente UR1 Tari è di 10 centesimi annui ad utenza. Questo importo è stato stabilito da Arera, sulla base della quantità di rifiuti pescati accidentalmente o volontariamente, con lo scopo di sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini rispetto alla gestione dei rifiuti dispersi in mare. Infatti, in base all’andamento annuale del costo di gestione del “pescato”, cioè della quantità di immondizia che viene raccolta dalle navi annualmente, il costo della componente UR1 potrebbe aumentare di anno in anno.
È bene precisare che questi importi non vengono trattenuti dai Comuni ma riversati in un conto apposito, infatti, come sappiamo la Tari è un’imposta con saldo a zero che nasce dal calcolo dei costi di gestione dei rifiuti comunali che vengono poi divisi per il numero di utenze del territorio di competenza, senza che il Comune possa guadagnare nulla.
Torna all'inizioPosso non pagare questi contributi?
No, lo diciamo subito. Non sono previste esenzioni o riduzioni per nessuno, l’unico vantaggio è che l’importo viene calcolato per ogni utenza domestica, intendendo come tale ad esempio l’abitazione principale e le relative pertinenze. Tuttavia, se una persona possiede più di un immobile all’interno dello stesso Comune, dovrà pagare le componenti aggiuntive per ognuna delle utenze di cui è intestatario.
In questo articolo ti spieghiamo anche quali sono gli errori più comuni quando facciamo la raccolta differenziata.
Torna all'inizioCos’è la componente UR2 della Tari?
La componente UR2 è stata istituita per far fronte agli eventi emergenziali che si sono verificati a partire da maggio 2023. Dopo gli eventi alluvionali della primavera del 2023 sono stati sospesi i termini di pagamento delle fatture della Tari emesse o da emettere a partire dal 1° maggio dello stesso anno per tutte le utenze dei Comuni colpiti. Per questo motivo, Arera ha stabilito da quali fondi attingere per sostenere i gestori del servizio di raccolta rifiuti per garantirne l’equilibrio economico-finanziario e allo stesso tempo ha ravvisato la necessità di costituire un fondo dedicato all’emergenza causata da eventi calamitosi.
Il Fondo viene alimentato dalla quota UR2 della Tari che per il 2025 è pari a 1,50 euro annui a utenza e come appena chiarito, purtroppo, non supporta direttamente i cittadini come si può erroneamente pensare, ma le società che gestiscono la raccolta dei rifiuti che durante gli eventi catastrofali non percepiscono introiti. Come per la quota UR1, anche questo importo potrebbe variare nei prossimi anni in base ad eventuali emergenze cui far fronte con quanto raccolto.
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