Bolletta Tari 2024, spuntano due nuovi importi da pagare. Ecco cosa sono
Nell'ultima bolletta della Tari sono comparsi due nuovi costi a copertura della pesca accidentale di rifiuti in mare e degli eventi calamitosi. Un euro e 60 centesimi all’anno che in molti non si spiegano. Vediamo quindi insieme che costi sono e dove finiscono i nostri soldi.

Tempo di pagare la Tari: quella che arriva tra ottobre e dicembre è l'ultima rata (o in alcuni casi la rata unica) della tassa comunale sui rifiuti. Sul calcolo degli importi e sulle modalità per pagarla, trovi tutte le informazioni nel nostro articolo speciale sulla Tari. Le bollette sono state inviate dai Comuni ai cittadini alcune settimane fa, ma in molti si sono accorti che nella descrizione che accompagna l'importo da pagare, si sono aggiunte due curiose voci di spesa.
L'importo relativo alle due voci va da pochi centesimi a poco più di un euro, ma la loro descrizione, ovvero il motivo per cui vengono addebitate sulla Tari dei cittadini, sta facendo molto discutere. Dopo la vera Tassa Rifiuti e il Tributo provinciale, nell'elenco si legge: "Quota per la gestione dei rifiuti accidentalmente pescati e dei rifiuti volontariamente raccolti in mare (UR1)" e a seguire "Quota per la gestone dei rifiuti in caso di eventi eccezionali e calamitosi (UR2)". Ma cosa sono queste diciture?
La prima (UR1) serve a coprire appunto i costi sostenuti per gestire i rifiuti pescati non solo in mare, ma anche in laghi e fiumi, mentre la seconda (UR2) copre le agevolazioni previste a copertura degli eventi calamitosi. Se la seconda ci fa pensare a una voce di spesa tutto sommato condivisibile in un’ottica di supporto ai nostri connazionali che hanno perso tutto a causa di esondazioni o terremoti (anche se come vedremo non è proprio così), la prima è un po’ più difficile da digerire: in molti infatti si chiedono perché, pur abitando in un Comune senza il mare, sono chiamati a pagare il ripescaggio dei rifiuti in acqua. Vediamo allora esattamente di cosa si tratta e come vengono impiegati i nostri soldi.
Torna all'inizioPerché pago la gestione dei rifiuti pescati dalle navi?
Per capire da dove arriva la necessità di introdurre dal 2024 un dazio che copre il costo di gestione dei rifiuti che vengono ripescati in mare, ma anche in qualsiasi altro lago o fiume della penisola italica, dobbiamo fare un passio indietro.
Purtroppo, a causa della noncuranza con cui molti sono abituati a gettare i rifiuti senza destinarli agli appositi contenitori, il nostro patrimonio idrogeologico è costellato di immondizia che spesso viene “accidentalmente” ripescata da chi lavora sui nostri corsi o specchi d’acqua.
Se fino a qualche anno fa la gestione di questi materiali era lasciata all’iniziativa di ogni singolo porto, dal 2019 con una direttiva europea si è stabilito che, vista l’enorme quantità di rifiuti, per non gravare solo sui Comuni portuali ogni Stato membro della comunità europea dovesse coprire i costi a livello nazionale utilizzando altre entrate e l’Italia ha deciso di utilizzare la Tari. Nel 2021 il nostro Paese ha recepito la direttiva e nei successivi due anni ha stabilito insieme ad Arera (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) come quantificare questo costo e come ribaltarlo sulle utenze della tassa sui rifiuti.
Torna all'inizioQuanto pago all’anno per l’UR1 con la Tari?
Il costo per il 2024 della componente UR1 Tari è di 10 centesimi annui ad utenza. Questo importo è stato stabilito da Arera, sulla base della quantità di rifiuti pescati accidentalmente o volontariamente, con lo scopo di sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini rispetto alla gestione dei rifiuti dispersi in mare. Infatti, in base all’andamento annuale del costo di gestione del “pescato”, cioè della quantità di immondizia che viene raccolta dalle navi annualmente, il costo della componente UR1 potrebbe aumentare di anno in anno.
È bene precisare che questi importi non vengono trattenuti dai Comuni ma riversati in un conto apposito, infatti, come sappiamo la Tari è un’imposta con saldo a zero che nasce dal calcolo dei costi di gestione dei rifiuti comunali che vengono poi divisi per il numero di utenze del territorio di competenza, senza che il Comune possa guadagnare nulla.
Torna all'inizioPosso non pagare questo contributo?
No, lo diciamo subito. Non sono previste esenzioni o riduzioni per nessuno, l’unico vantaggio è che l’importo viene calcolato per ogni utenza domestica, intendendo come tale ad esempio l’abitazione principale e le relative pertinenze. Tuttavia, se una persona possiede più di un immobile all’interno dello stesso Comune, dovrà pagare il contributo di perequazione per ognuna delle utenze di cui è intestatario.
Insomma, oltre a coprire le spese effettive di queste operazioni di pulizia delle acque, questo dazio ha anche l'intento di incentivare ancora di più la raccolta differenziata dei rifiuti e sensibilizzare maggiormente gli utenti a non disfarsi di questi rifiuti gettandoli ovunque senza criterio. In questo articolo ti spieghiamo quali sono gli errori più comuni quando facciamo la raccolta differenziata.
Torna all'inizioCos’è la componente UR2 della Tari?
La componente UR2 è stata istituita per far fronte agli eventi emergenziali che si sono verificati a partire da maggio 2023. Dopo gli eventi alluvionali della primavera del 2023 sono stati sospesi i termini di pagamento delle fatture della Tari emesse o da emettere a partire dal 1° maggio dello stesso anno per tutte le utenze dei Comuni colpiti. Per questo motivo, Arera ha stabilito da quali fondi attingere per sostenere i gestori del servizio di raccolta rifiuti per garantirne l’equilibrio economico-finanziario e allo stesso tempo ha ravvisato la necessità di costituire un fondo dedicato all’emergenza causata da eventi calamitosi.
Il Fondo viene alimentato dalla quota UR2 della Tari che per il 2024 è pari a 1,50 euro annui a utenza e come appena chiarito, purtroppo, non supporta direttamente i cittadini come si può erroneamente pensare, ma le società che gestiscono la raccolta dei rifiuti che durante gli eventi catastrofali non percepiscono introiti. Come per la quota UR1, anche questo importo potrebbe variare nei prossimi anni in base ad eventuali emergenze cui far fronte con quanto raccolto.
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