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Disoccupazione: come ottenere la Naspi

La Naspi è l’assegno erogato dall’Inps a chi resta senza lavoro, che prevede una indennità mensile per massimo 2 anni. Dal 2025 entrano in vigore alcune novità che rendono più difficile ottenerla in caso di dimissioni e riassunzione successiva. Ma chi la può chiedere? Quanto dura? Come si fa la domanda? E vale anche per gli insegnanti precari che fanno supplenze? Ecco tutto quello che devi sapere.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
08 gennaio 2025
Gruppo di uomini e donne seduti in attesa di lavoro

La Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) costituisce uno dei pilastri degli ammortizzatori sociali italiani, che permette a chi ha perso il posto di lavoro di ricevere un assegno mensile di importo massimo di 1.550  euro per massimo 24 mesi. 

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Naspi: tutte le novità del 2025

Da gennaio 2025 entrano in vigore alcune novità che riguardano questo ammortizzatore sociale. Innanzitutto, i percettori di Naspi e Dis-Coll (la disoccupazione prevista per i collaboratori coordinati e continuativi) sono iscritti automaticamente al SIISL che è il sistema informativo del Ministero del Lavoro che dovrebbe aiutare la ricerca di un nuovo impego e dare l’opportunità di trovare attività formative specifiche.

Secondariamente, in caso di assenze ingiustificate che si protraggono oltre quanto previsto dal CCNL di riferimento del lavoratore, il datore di lavoro deve comunicare l’accaduto all’Ispettorato del lavoro e oltre a scattare il licenziamento, il lavoratore perde il diritto alla Naspi. In questo caso, infatti, la risoluzione del contratto sarà considerata come volontà del lavoratore e, per questo, non si ha diritto alla Naspi.

Con la manovra di bilancio per il 2025 infine, il Governo ha messo un ulteriore paletto alla percezione della Naspi, infatti, se il lavoratore si dimette da un’azienda o risolve consensualmente il rapporto di lavoro ha diritto alla Naspi solo se:

  • ha versato almeno 13 settimane di contributi dopo la precedente cessazione di lavoro;
  • la cessazione di lavoro precedente deve esser avvenuta nei 12 mesi precedenti a quella per la quale si fa richiesta della Naspi.

Naspi 2025: facciamo un esempio

Mario si dimette dall’azienda per cui ha lavorato diversi anni e termina di lavorare il 30 giugno 2025. Trova lavoro a partire dal 1° dicembre 2025 ma il 30 gennaio 2026 viene licenziato per motivi economici dalla nuova azienda per cui lavora.

Essendosi licenziato volontariamente dalla prima azienda non ha potuto percepire la Naspi tra luglio e novembre 2025. Dopo il licenziamento invece, benché avrebbe diritto alla Naspi perché ha sicuramente versato 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni, non può però ottenerla perché in questo caso, essendosi licenziato volontariamente nei precedenti 12 mesi non ha versato poi le 13 settimane nel corso della nuova attività lavorativa che si è protratta solo dal 1° dicembre 2025 al 30 gennaio 2026.

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Quando si ha diritto alla disoccupazione?

La Naspi spetta ai lavoratori subordinati che hanno perso involontariamente il lavoro. Per poter richiedere l’assegno di disoccupazione bisogna avere almeno 13 settimane di contribuzione versata nei 4 anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione. Per settimane di contribuzione versata si intendono le settimane per le quali sono stati versati i contributi dal datore di lavoro, i contributi figurativi per la maternità o per il congedo parentale e i periodi di astensione dal lavoro per malattia dei figli fino a 8 anni per un massimo di 5 giorni lavorativi all’anno. 

Non vengono conteggiati i periodi di CIG sia Straordinaria che Ordinaria a zero ore.

Dal 2025 però, in caso di dimissioni volontarie nei 12 mesi precedenti una nuova assunzione che porta al licenziamento, le 13 settimane di contributi devono esser versate nel corso di questo secondo impiego per poter avere diritto alla Naspi.

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Chi ha diritto alla disoccupazione

Possono fare richiesta per la Naspi, se si trovano in stato di disoccupazione:

  • i lavoratori dipendenti, compresi gli apprendisti;
  • i dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni;
  • il personale artistico con contratto di lavoro subordinato;
  • i giornalisti perché sono passati dalla gestione INPGI a INPS;
  • i percettori dell’assegno di inclusione;
  • gli operai agricoli a tempo indeterminato.

Sono esclusi dall’indennità di disoccupazione:

Chi percepisce l’assegno di invalidità può scegliere se optare per la Naspi o sospendere quindi l’altro contributo a sostegno del reddito.

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Con le dimissioni o la conciliazione si perde la disoccupazione?

Lo stato di disoccupazione, per garantire il diritto alla Naspi, deve essere involontario. Infatti, in caso di dimissioni non è possibile fare richiesta dell’indennità di disoccupazione. Tuttavia, esistono diverse situazioni in cui è possibile richieder la Naspi anche se non si è stati “semplicemente licenziati”.

Dimissioni per giusta causa

Si considerano dimissioni per giusta causa:

  • il mancato pagamento dello stipendio;
  • le molestie sessuali nel luogo di lavoro o il comportamento ingiurioso del datore di lavoro;
  • la modifica peggiorativa delle mansioni lavorative;
  • il mobbing;
  • in caso di trasferimento d’azienda, entro i tre mesi successivi, per sostanziale modifica delle condizioni di lavoro;
  • lo spostamento del lavoratore da una sede a un’altra senza ragioni organizzative;
  • lo stress lavoro correlato.

La Naspi spetta anche se la lavoratrice dà le dimissioni nei 300 giorni prima della data presunta del parto e nel primo anno di vita del bambino o il lavoratore si dimette dopo aver usufruito del congedo di paternità obbligatorio entri un anno dalla nascita del figlio.

Risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro

Nel caso in cui il datore di lavoro voglia licenziare il lavoratore per ragioni legate all’attività e al suo funzionamento e si arrivi a una conciliazione presso l’ispettorato territoriale del lavoro è possibile richiedere la Naspi. Allo stesso modo, il licenziamento disciplinare non vieta al lavoratore di richieder la disoccupazione.

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A quanto ammonta l’assegno di disoccupazione

Il calcolo dell’assegno di disoccupazione avviene dividendo la retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi 4 anni per il numero di settimane lavorate nello stesso periodo. Il risultato viene moltiplicato per 4,33, cioè un coefficiente fissato dall’Inps.

I limiti di reddito e gli importi vengono fissati annualmente dall’Inps. Per il 2024, se il risultato di questa operazione è:

  • maggiore di 1.425,21 euro la Naspi mensile sarà pari al 75% della retribuzione di riferimento;
  • minore o uguale a 1.425,21 euro la Naspi mensile sarà pari al 75% di  1.425,21 euro + il 25% della differenza tra la retribuzione di riferimento e 1.425,21 euro.

In ogni caso l’assegno di disoccupazione non può superare i 1.550,42 euro mensili per il 2024.., La Naspi però si riduce del 3% ogni mese dopo i primi sei mesi di fruizione o dopo i primi 8 mesi se la persona che la percepisce ha più di 55 anni alla data di presentazione della domanda di disoccupazione.

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Se si trova lavoro si perde la disoccupazione

Si perde il diritto all’assegno di disoccupazione se si inizia a lavorare, si raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata, si ottiene il diritto all’assegno di invalidità o non si partecipa senza giustificato motivo alle iniziative di orientamento dei centri per l’impiego.

Il diritto alla Naspi si perde anche ogni volta che, in caso di inizio di una nuova attività lavorativa anche autonoma o di rapporti di lavoro part-time rimasti in essere quando si presenta la domanda non si comunica all’Inps il reddito presunto derivante da queste attività, che serve per ridurre l’importo dell’assegno mensile eventualmente ancora spettante.

La Naspi viene sospesa se si trova un nuovo lavoro di durata massima di 6 mesi percependo un reddito inferiore a 8.173,91 euro.

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Insegnanti precari e Naspi: come funziona?

Per gli insegnanti non ci sono particolari eccezioni, ma essendo una categoria di lavoratori che soprattutto a inizio anno scolastico inizia e termina ripetutamente le collaborazioni con diversi istituti, possono sorgere alcuni dubbi sul conteggio delle giornate di supplenza ai fini della Naspi.

Le supplenze sono contratti di lavoro a tutti gli effetti, per questo motivo vengono considerate ai fini del conteggio delle 13 settimane di lavoro prestato negli ultimi 4 anni. Pertanto, se tramite le supplenze si raggiunge il limite minimo di settimane lavorate è possibile presentare domanda per la Naspi. Ricordiamo però che, se si trova lavoro entro gli 8 giorni successivi alla data di cessazione del rapporto di lavoro o durante il periodo di preavviso, la Naspi non spetta.

Da ultimo, in caso di rioccupazione con contratto di lavoro subordinato di durata superiore a sei mesi e/o con un reddito annuo presunto superiore a 8.173,91 euro, la prestazione decade, se non si superano questi limiti e si comunica regolarmente all’Inps il reddito presunto derivante dal rapporto di lavoro chiedendo il cumulo, la Naspi viene ridotta ma si continua a percepirla, in caso contrario viene sospesa.

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Quanto dura la Naspi

L’assegno di disoccupazione viene sempre corrisposto mensilmente e viene riconosciuto per la metà delle settimane lavorate negli ultimi 4 anni. Pertanto, la durata massima della Naspi è fissata in 24 mesi

L’assegno viene corrisposto dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro se la domanda viene presentata entro l’ottavo giorno. Normalmente decorre dal primo giorno successivo alla data di presentazione della domanda che deve sempre esser presentata entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, che ha decorrenze diverse a seconda della causa del licenziamento.

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Come richiedere la Naspi

Come abbiamo visto la domanda per ottenere la Naspi deve esser presentata entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro.

La domanda può esser presentata:

  • direttamente dal lavoratore tramite il sito dell’Inps loggandosi con la SPID o la CIE;
  • tramite enti di patronato;
  • tramite contact center al numero 803164 per la rete fissa o 06164164 per la rete mobile.

L’Inps impiega fino a 30 giorni per la lavorazione della pratica.

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Le tasse sulla Naspi

Quando si parla di indennità di disoccupazione si pensa che quanto erogato dall’Inps sia esente da imposte, invece, essendo un contributo che sostituisce il reddito da lavoro, viene tassato con le stesse modalità delle retribuzioni.

L’Inps quando eroga la Naspi lo fa già al netto delle imposte da versare, infatti funge da sostituto d’imposta e versa le ritenute a titolo di acconto su quanto dovuto per tutto l’anno. L’applicazione di Irpef e addizionali è la stessa che avviene normalmente sulle buste paga, allo stesso modo verranno riconosciute le detrazioni per familiari a carico, comprese quelle per i figli con più di 21 anni che non rientrano nel novero dell’assegno unico universale riconosciuto per i figli a carico tra 0 e 21 anni.

Se durante l’anno oltre alla Naspi sono stati percepiti altri redditi, l’anno successivo è obbligatorio presentare la dichiarazione dei redditi per effettuare il conguaglio, questo significa che molto probabilmente ci saranno da versare delle imposte a saldo che non sono state trattenute in corso d’anno. In ogni caso, l’Inps deve rilasciare la CU per permettere ai contribuenti di presentare la propria dichiarazione.

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