Guida al TFR: come si calcola, come matura e quando viene pagato
Come funziona esattamente il TFR? Quali sono le modalità di calcolo per accantonarlo e per pagarci le tasse? In questa guida cerchiamo di spiegare tutti gli aspetti del TFR, per comprendere meglio questo importante diritto dei lavoratori.

Cos'è il trattamento di fine rapporto?
Il TFR, acronimo di trattamento di fine rapporto è una parte della retribuzione dei lavoratori del settore privato che però viene erogata solo al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
Il TFR matura di anno in anno e viene accantonato dall’azienda, al momento del termine del rapporto di lavoro la somma di quanto trattenuto, più le rivalutazioni che vengono fatte annualmente, vengono tassate e il risultato viene corrisposto in un’unica soluzione al lavoratore come liquidità per finanziarsi la vecchiaia, visto per altro che gli importi delle pensioni saranno sempre più bassi.
Il TFR non è l’unica scelta, infatti, dopo la riforma della previdenza complementare del 2005, i lavoratori possono decidere se lasciare il proprio TFR in azienda o se versarlo al fondo pensione di categoria che varia in base al contratto collettivo di appartenenza.
Torna all'inizioLasciare il TFR in azienda o versarlo in un fondo?
Ogni lavoratore dipendente deve scegliere se destinare il proprio Tfr nel fondo pensione chiuso (anche detto di categoria) o meno. La scelta di aderire al fondo pensione è la più adeguata per risparmiare per la propria pensione ed avere un capitale adeguato per integrare la pensione pubblica, che potrà essere più bassa anche del 30%-40% rispetto all’ultimo stipendio percepito prima di andare in pensione, comportando così una forte perdita in termini di potere d’acquisto.
Il fondo pensione è in grado di generare rendimenti superiori a quello del Tfr (tra fine dicembre 2013 e fine settembre 2024 in media i fondi chiusi hanno reso il 2,7% medio annuo, contro il 2,3% della rivalutazione media annua del Tfr), consentendo all’aderente di accumulare un capitale maggiore per la pensione oppure di fare meno sforzi, cioè risparmiare meno durante la vita lavorativa per raggiungere un determinato capitale.
Il vantaggio di aderire al fondo è anche quello di poter disporre di diversi comparti che permettono di investire in azioni, più adatte quando si è molto distanti dalla pensione, ma anche in obbligazioni e liquidità, investimenti adatti per quando rimangono pochi anni prima di andare in pensione. Combinando nel tempo questi investimenti, si possono generare rendimenti più elevati, senza farsi spaventare dal fatto che le azioni sono investimenti più pericolosi: nel lungo periodo le Borse mondiali guadagnano sempre, oltre al fatto che nel fondo pensione si investe “a rate” nel tempo, con versamenti periodici. Questo consente di smussare gli alti e bassi del mercato e di rendere l’investimento azionario meno rischioso.
Aderendo al fondo pensione chiuso si può avere anche il contributo dell’azienda. Infatti, versando al fondo chiuso il proprio Tfr, aggiungendo un proprio contributo – in media è l’1% dello stipendio lordo annuo – anche l’azienda versa un contributo a favore dell’aderente (è un altro 1%, in media, ma può anche essere più alto). Questi soldi che versa l’azienda incrementano il capitale presente nel fondo e, quindi, di fatto aumentano la pensione integrativa e, in definitiva, il rendimento del fondo pensione. Se infatti si ha uno stipendio lordo annuo di 30.000 euro, con un contributo versato di tasca propria pari all’1% dello stipendio si versano nel fondo 300 euro. Con un contributo almeno di pari entità dell’azienda, nel fondo pensione del lavoratore ci saranno 600 euro, a fronte dei soli 300 versati dal dipendente.
Torna all'inizioCome viene tassato?
La tassazione del TFR si divide in due momenti, infatti, c’è quella che viene applicata annualmente a quanto accantonato e quella che invece viene calcolata nel momento in cui viene corrisposto. Vediamo le due differenze.
La tassazione del TFR maturato
La tassazione del TFR avviene anche annualmente, infatti, la parte di capitale che viene versato, viene rivalutato e la rivalutazione viene tassata con l’imposta sostitutiva pari al 17% annuo. Questa imposta viene versata direttamente dal datore di lavoro ogni anno ed è calcolata sulla rivalutazione del TFR che di fatto rappresenta il tasso di interesse riconosciuto al capitale che si otterrà solo in occasione della cessazione del rapporto di lavoro. In ogni caso le rivalutazioni vengono versate al dipendente in un’unica volta insieme al capitale, non annualmente come per un normale investimento finanziario.
Quanto viene tassato il TFR?
Al momento della percezione del TFR, l’azienda applica una tassazione provvisoria, che sarà poi ricalcolata in via definitiva dall’agenzia delle entrate.
Per il calcolo dell’imposta occorre partire base imponibile che è data dalla somma del:
- TFR e delle rivalutazioni maturati fino al 31 dicembre 2000, cui si sommano eventuali quote di TFR versate ai fondi pensionistici e anticipazioni erogate entro la stessa data;
- TFR maturato a decorrere dal 1° gennaio 2001 cui si sommano eventuali quote di TFR versate ai fondi pensionistici, anticipazioni erogate a partire dalla stessa data e si sottraggono le rivalutazioni fatte a partire dal 2001.
- Per il calcolo dell’aliquota media da applicare al TFR occorre prima calcolare il reddito di riferimento che è dato dalla base imponibile moltiplicata per 12 e divisa per il numero di anni o frazioni cui si riferisce la maturazione del trattamento di fine rapporto.
- A questo punto è possibile ricavare l’aliquota media da applicare al TFR per calcolare le imposte provvisorie versate dall’azienda per conto del dipendente.
- Per farlo, si applica la tassazione Irpef con le aliquote che sono in vigore al momento della cessazione del rapporto di lavoro e si ricava l’aliquota media come rapporto tra le imposte e il reddito di riferimento, moltiplicati per 100.
- Moltiplicando l’aliquota media per la base imponibile e sottraendo alcune detrazioni, si ottiene l’imposta da versare.
Quando arriva il conguaglio del TFR?
Come abbiamo visto la tassazione applicata dall’azienda alla liquidazione è provvisoria, la tassazione definitiva del TFR viene calcolata dall’Agenzia delle entrate che manda un avviso di accertamento con la differenza da pagare o da ricevere a rimborso. Il Fisco, infatti, invia una comunicazione al contribuente con il ricalcolo dell’imposta applicando l’aliquota media calcolata sui redditi dei 5 anni precedenti la liquidazione. Non si tratta di una cartella esattoriale, non si pagano sanzioni o interessi e si può rateizzare l’importo. Se vuoi approfondire la rateazione degli avvisi di accertamento o delle cartelle esattoriali, trovi una guida completa in questa pagina.
La differenza con i fondi pensione
Abbiamo visto che versare il TFR nei fondi pensione ha diversi vantaggi, tra questi ci sono anche quelli fiscali. Infatti, i contributi volontari, aggiuntivi al TFR, versati nel fondo pensione sono deducibili dal reddito per un importo massimo annuo di 5.164,57 euro. Essendo deducibili, abbattono il reddito imponibile e, quindi, le tasse che si pagano anno dopo anno. Il risparmio è pari all’aliquota marginale con cui si viene tassati – in altri termini con l’aliquota applicata allo scaglione di reddito più alto su cui si pagano le tasse. Tornando all’esempio precedente, essendo l’aliquota applicata per un reddito tra 28.000 e 50.000 euro pari al 35%, il dipendente con uno stipendio di 30.000 euro lordi annui che versa 300 euro recupera 105 euro di tasse (il 35% dei 300 euro versati). Significa che versando solo 195 euro netti (i 300 versati meno i 105 di tasse recuperate), nel fondo pensione si ritrova 600 euro (considerando anche il contributo del datore di lavoro).
Al momento della pensione, sui versamenti per i quali si ha beneficiato della deducibilità fiscale si pagherà un’aliquota compresa tra il 9% e il 15%. Per i primi 15 anni di adesione al fondo il montante sarà tassato al 15%, per ogni anno successivo al 15° l’aliquota si abbasserà di un 0,3%, fino al 9%. Per cui, se un lavoratore aderisce al fondo pensione per 15 anni, sarà tassato al 15%, se aderisce per 25 anni sarà tassato al 12%, se aderisce al fondo per 35 anni sarà tassato al 9%.
Le aliquote di tassazione applicate al fondo pensione sono dunque più basse rispetto a quelle con cui viene tassato il Tfr. Questo è fondamentale per la determinazione del capitale a disposizione al momento della pensione. A parità di soldi accumulati nel Tfr e nel fondo pensione, una volta tassati entrambi, il capitale netto a disposizione con il fondo pensione è maggiore rispetto al Tfr. Unendo i migliori rendimenti, il contributo del lavoratore e i vantaggi fiscali, il fondo pensione consente di accumulare un capitale maggiore rispetto al Tfr.
Torna all'inizioCome calcolare il TFR?
Il calcolo del TFR che si matura in un anno parte dalla retribuzione del dipendente al lordo dei contributi previdenziali e delle imposte. A questo si aggiunge la rivalutazione annua che rappresenta una sorta di remunerazione garantita per il fatto che non si percepisce subito questa parte di retribuzione. La rivalutazione annua è calcolata in percentuale e si ottiene sommando a un tasso fisso dell’1,5%, il 75% dell’incremento del costo della vita per gli operai e per gli impiegati, sulla base dei dati Istat.
Quanto TFR si accantona in un anno
L'importo da accantonare annualmente si determina dividendo per 13,5 la retribuzione lorda di competenza dell’anno. Ad esempio, se consideriamo un lavoratore con una RAL (reddito annuo lordo) di 30 mila euro, il TFR che verrà accantonato nell’anno sarà di poco più di 2.200 euro. Tuttavia, non tutte le voci relative allo stipendio vengono conteggiate nel calcolo del TFR da accantonare. Infatti, sono considerati:
- il superminimo ad personam o collettivo;
- l’elemento distinto della retribuzione (Edr);
- l’indennità di mensa;
- le maggiorazioni contrattuali per lavori o orari disagiati;
- gli straordinari forfetari e le maggiorazioni di turno;
- i premi presenza, le indennità di cassa, i bonus, i premi di rendimento, le incentivazioni, le partecipazioni agli utili, le provvigioni;
- il compenso per lavoro straordinario prestato con continuità e non occasionalmente;
- la tredicesima e altre mensilità previste eventualmente dalla contrattazione collettiva;
- gli importi per festività non godute e la gratifica natalizia;
- l’indennità sostitutiva del preavviso;
- i premi per polizze stipulate dal datore di lavoro in favore del lavoratore.
Sono esclusi dal calcolo del TFR:
- i rimborsi spese non forfettari;
- le indennità chilometriche per l’utilizzo di veicoli personali per scopi aziendali;
- le indennità di trasferta;
- le una tantum occasionali e le altre liberalità non ricorrenti;
- il compenso per gli straordinari occasionali;
- le borse di studio erogate a figli dei dipendenti;
- le somme corrisposte in seguito a conciliazioni e/o pronunce giudiziali a titolo di risarcimento;
- i contributi a carico del datore di lavoro versati a favore di fondi pensionistici integrativi individuali o collettivi;
- i contributi a carico del datore di lavoro versati a fondi assistenziali integrativi.
I contratti collettivi però possono anche derogare le norme a svantaggio del lavoratore
Come si calcola il TFR mensile?
Il calcolo del TFR mensile viene fatto allo stesso modo di quello annuale, si considerano infatti le stesse voci di stipendio che abbiamo appena visto. Se però il rapporto di lavoro si interrompe durante il mese, ai fini del conteggio del TFR si considerano per intero solo i mesi per i quali si è lavorato per almeno 15 giorni.
Torna all'inizioCome vedere l’importo maturato?
È possibile vedere mensilmente il TFR in busta paga, con la doppia indicazione:
- TFR maturato nel mese di riferimento della busta paga;
- TFR complessivo, accantonato nell’arco della durata del rapporto di lavoro fino a quel momento.
Se invece si è optato per il TFR versato al fondo pensione, si troverà anche questa indicazione sotto la voce “TFR versato al fondo” o simili.
Inoltre, il TFR viene esposto nella CU (Certificazione Unica) consegnata annualmente dal datore di lavoro, denominata “Trattamento di fine rapporto, indennità equipollenti, altre indennità e prestazioni in forma di capitale soggette a tassazione separata”. In questa sezione è possibile visualizzare:
- il TFR maturato a partire dal 1° gennaio 2001;
- il TFR maturato fino al 31 dicembre 2000;
- le eventuali somme erogate nel periodo d’imposta di riferimento o in anni precedenti.
Per le prime due voci viene riportato separatamente l’eventuale importo versato al fondo pensione.
Torna all'inizioCome richiedere l’anticipo del TFR?
Il TFR può essere anticipato dall’azienda al lavoratore ma solo a certe condizioni, per garantirgli comunque un importo liquidabile in sede di cessazione del rapporto di lavoro, visto che si presuppone che questo serva anche ad integrazione del trattamento pensionistico.
Per poter ottenere l’anticipo del TFR occorre che:
- il lavoratore sia assunto da almeno 8 anni;
- le spese per le quali viene erogato rientrino esclusivamente in quelle concesse.
Le spese debitamente documentate, che permettono l’anticipo del TFR, sono:
- l’acquisto della prima casa per sé o per i propri figli;
- spese sanitarie straordinarie per terapie o interventi riconosciuti dal sistema sanitario;
- spese da sostenere durante i congedi parentali;
- spese per la formazione del lavoratore.
In ogni caso l’anticipo può esser concesso per un massimo del 70% del TFR accantonato e una sola volta durante il rapporto di lavoro. A livello di accordi aziendali di secondo livello è possibile ottenere condizioni di maggior favore, tipicamente la riduzione degli anni di assunzione necessari ad ottenere l’anticipo. Anche in caso di anticipo del TFR si applica la tassazione con le stesse modalità che abbiamo visto per l’erogazione dell’accantonamento al termine del rapporto di lavoro.
Torna all'inizioQuando viene pagato il TFR?
La liquidazione del TFR avviene alla cessazione del rapporto di lavoro. In alcuni casi è possibile chiedere l’anticipo di una parte di quanto accantonato, ma il totale del TFR accantonato viene pagato quando termina il rapporto di lavoro per qualsiasi motivo, sia per licenziamento che in caso di pensionamento.
Quando si cambia lavoro, a differenza del TFR depositato nel fondo pensione che viene trasferito al nuovo fondo di competenza del contratto collettivo col quale avviene l’assunzione, infatti, il TFR non viene passato al nuovo datore di lavoro ma viene corrisposto al lavoratore.
Non esiste un termine di legge entro cui il datore di lavoro è obbligato a versare il TFR al dipendente che ha lasciato l’azienda, ma di prassi ci vogliono dai 30 ai 50 giorni per ottenerlo.
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