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Informazioni green: l'84% degli italiani le vorrebbe su tutti i prodotti, ma c'è poca conoscenza e fiducia

Abbiamo intervistato oltre mille cittadini italiani su loghi e certificazioni green: l'interesse per le informazioni sulla sostenibilità dei prodotti è alto e il 35% le cerca spesso o molto spesso quando fa acquisti  Ma si sa poco e si sospetta anche della giungla delle certificazioni. Solo il 32% sa che queste dichiarazioni possono essere certificate o meno da terze parti. All'orizzonte, per fortuna, nuove regole Ue.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
19 dicembre 2023
scarpe,sciarpa, mela e borsa su fondo verde

Cosa ne sanno e ne pensano gli italiani delle decine di loghi e frasi "green" (“Fa bene all’ambiente”, “Impatto zero” ecc.) che i produttori stampano sulle etichette dei loro prodotti (leggi il nostro approfondimento sulle etichette "emissioni zero") per vantarne la sostenibilità?

Ce lo siamo chiesti con questa indagine promossa dal Beuc, l’organizzazione dei consumatori europei di cui anche Altroconsumo è parte. in cui abbiamo intervistato 1.028 cittadini (a maggio-giugno 2023, campione distribuito come la popolazione generale per età, 18-74 anni, sesso, livello d’istruzione e area geografica).

Emerge che l’interesse per l’impatto ambientale dei prodotti e per le relative informazioni in etichetta c’è, ma in realtà si sa poco di cosa significhino realmente i loghi e le certificazioni ambientali; sono troppi, non standardizzati, non tutti controllati da terzi. E quindi, alla fine, la fiducia delle persone nel valore di slogan e marchi green scarseggia; i consumatori devono saperne di più per potersi fidare, ma per questo serve più chiarezza e affidabilità.

L'interesse per le informazioni ambientali c'è

Quasi tutti i cittadini intervistati (il 92%cercano informazioni ambientali sulle confezioni e il 35% lo fa persino spesso o molto spesso. Ben l’86% viene influenzato da queste dichiarazioni nei propri acquisti in parte (58%) o anche molto (28%). Non solo: l’84% pensa che tutti i prodotti dovrebbero indicare qual è il loro impatto ambientale e il 59%preferisce acquistare un prodotto con un’etichetta ambientale piuttosto che uno senza.

Sono dati che ci parlano dell’interesse dei consumatori rispetto alle informazioni sulla sostenibilità dei prodotti. Il problema, poi, è quanto si sa realmente del significato di dichiarazioni e loghi green.

Ma c'è poca informazione

Ben il 70% degli italiani ci dice di non essere informato sui requisiti che le aziende devono avere per usare dichiarazioni, etichette o loghi ambientali. E, in effetti, non è così facile conoscerli perché questi requisiti cambiano in base al tipo di certificazione.

Loghi e marchi green non hanno tutti lo stesso valore, spesso si tratta di certificazioni volontarie, che prevedono l’adesione a protocolli più o meno stringenti, ma a volte sono anche semplici autodichiarazioni dei produttori, non controllate da enti terzi. Solo il 32% dei cittadini, invece, sa che le dichiarazioni ambientali non sono sempre certificate da autorità pubbliche o terze parti.

Loghi green: cosa significano? Li ritieni affidabili?

Abbiamo sottoposto agli intervistati anche una lista dei loghi ambientali più comuni, per vari tipi di prodotti, per capire quanto li conoscono e quanto si fidano. Potete vederli nell'articolo completo di Altroconsumo Inchieste con anche le nostre valutazioni sulla loro reale utilità per l'ambiente.

leggi l'articolo completo con tutti i risultati dell'inchiesta

Sono pochi i marchi che sono stati notati dalla maggioranza delle persone sulle confezioni. E si tratta di quelli più noti e di lungo corso, come l’etichetta energetica relativa ai consumi degli elettrodomestici e il logo con la fogliolina verde della certificazione bio per i prodotti alimentari. Tutti gli altri loghi sono stati notati da pochi e, comunque, in una buona percentuale di casi non si sa cosa significhino e non ci si fida.

In generale un logo lo consideriamo meno utile per l’ambiente se, oltre a non prevedere verifiche di auditor esterni, è basato su promesse di miglioramento ambientale non misurabili, se gli obiettivi ambientali sono poco ambiziosi o secondari rispetto ad altri temi, se il beneficio ambientale che consegue dall’acquisto di quel prodotto è minimo, incerto o minore rispetto ad altri aspetti.

Loghi e certificazioni così blandi, oltre a dire poco sul reale impatto ambientale di un prodotto, non fanno altro che aumentare la confusione e la sfiducia dei consumatori: ben il 42% degli intervistati ritiene che le dichiarazioni ambientali non riflettano il reale impatto dei prodotti; il 23% ci dice di aver avuto l’impressione di “greenwashing” nel leggere dichiarazioni, diciture e slogan di alcuni produttori (per greenwhashing si intende la tendenza pubblicitaria ad ammantare qualsiasi prodotto di presunte caratteristiche ecologiche). E la delusione, in questi casi, può essere molto pericolosa, anche per i produttori: il 48% smetterebbe di comprare da quel brand se si rendesse conto che mostra informazioni false o non verificate sulla sostenibilità; il 31% si sentirebbe manipolato.

Più semplicità e controlli

Ben otto italiani su dieci sono a favore di una cornice regolatoria più severa per il mondo delle dichiarazioni e delle etichette ambientali, l’83% pensa che dovrebbero essere consentite solo se verificate e approvate in precedenza dalle autorità pubbliche, di cui si ha più fiducia rispetto agli enti di controllo privati (ma, al momento, sono questi ultimi quelli che fanno le verifiche, e solo su alcuni marchi).

La veridicità e l’affidabilità delle informazioni ambientali date dai produttori è così importante che quasi la metà dei consumatori, il 48%, è disposto a pagare anche di più per un prodotto o un servizio con una dichiarazione ambientale verificata; e l’86% pensa che le aziende che danno informazioni false sulla sostenibilità dei loro prodotti dovrebbero essere severamente multate.

Emerge in generale la necessità di maggiore chiarezza e semplificazione: il 49% pensa che ci siano troppe etichette e loghi ambientali, l’81% vorrebbe che fossero più standardizzati, per evitare di confondere, ad esempio utilizzando meno simboli o un punteggio di sostenibilità valido per tutti i prodotti. In conclusione i consumatori - e anche noi delle associazioni europee - ci aspettiamo azioni regolatorie decisive, che rimettano ordine, chiarezza e controllo in questo caos. E la direttiva Ue, ora in discussione, può essere finalmente l’occasione giusta, da non sprecare.  

 dati inchiesta green washing

Cosa prevede la direttiva Ue sui "green claim"

Sulle etichette ambientali dei prodotti arriveranno nuove regole europee con la cosiddetta direttiva "green claim", anche se manca ancora molto: tra i vari temi trattati, si cerca anche di mettere ordine nella giungla delle informazioni sulla sostenibilità ambientale dei prodotti.

Si propongono tre capisaldi importanti contro il “greenwashing”, cioè l’uso di immagini e messaggi ecologici infondati da parte dei produttori, al solo scopo di mostrarsi “amici” dell’ambiente e, in questo modo, attrarre i consumatori:

  • stop a indicazioni ambientali generiche come “rispettoso dell’ambiente”, “naturale”, “biodegradabile”, “eco” o “neutrale per il clima”, a meno che queste affermazioni non siano supportate da prove scientifiche;
  • stop ai cosiddetti “carbon claim”, cioè a quegli slogan in cui si dice che il prodotto ha “impatto zero”, ridotto o persino positivo sull’ambiente perché l’azienda compenserebbe in un qualche modo le emissioni di carbonio (ad esempio contribuendo a progetti di riforestazione);
  • stop alle etichette di sostenibilità non fondate su schemi di certificazione approvati o stabiliti da autorità pubbliche.

Si tratta di provvedimenti necessari e importanti che, in effetti, vanno incontro alle esigenze di maggiore chiarezza e rigore di cui ci hanno parlato in questa indagine anche i consumatori.

Dall'Europa un passo avanti importante 

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Federico Cavallo
Responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo
I consumatori domandano informazioni ambientali affidabili per passare a uno stile di vita più sostenibile ma non deve essere un loro compito distinguere le dichiarazioni affidabili da quelle ingannevoli. Le nuove regole in preparazione con la direttiva “green claim” sono un passo in avanti importante e decisamente ben venuto. Auspichiamo, quindi, che la UE adotti presto la "Direttiva sulle indicazioni verdi" introducendo una solida pre-approvazione dei loghi ambientali che lasci al contempo spazio sufficiente per l’esistenza di etichette indipendenti affidabili: i programmi di test e le iniziative di valutazione delle performance complessive dei prodotti (incluse quelle ambientali) promosse dalle associazioni di consumatori hanno permesso al mercato di evolvere positivamente garantendo più competitività tra i produttori e una migliore scelta informata dei consumatori. Sono strumenti la cui efficacia e disponibilità va preservata e continuata nel tempo.

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