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Scarpe vegan: una scelta sostenibile, senza rinunciare allo stile

Le scarpe vegan, oggi, se realizzate senza plastica vergine e sostanze inquinanti nel complessivo rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori, non rappresentano solo una scelta più sostenibile ma anche fashion.

18 agosto 2022
Scarpe vegane

I prodotti realizzati in pelle, sono considerati poco etici da coloro che si preoccupano per i diritti degli animali o per l'impatto ambientale dell'allevamento, perché questo materiale non è un sottoprodotto dell'industria della carne, ma un co-prodotto redditizio. Per questo motivo è cresciuto l’interesse ad acquistare scarpe vegan. Inoltre, sul versante sostenibilità, per prevenire il naturale processo di decomposizione della pelle, l'industria utilizza per la concia un cocktail di sostanze chimiche nocive per preservarla, tra cui solfato di cromo trivalente, solfuro di sodio, solfidrato di sodio, arsenico e cianuro, oltre ad altri inquinanti relativi all’intero processo produttivo. 

All’interno delle proprie collezioni, sono sempre di più i brand che offrono almeno alcuni modelli in materiali di origine non animale, superando la convinzione abbastanza diffusa che, per fare scelte di consumo etico per abbigliamento e calzature, occorra modificare il proprio stile o fare molta fatica per trovare il prodotto desiderato.

Con lo sviluppo di materiali innovativi, come il TENCEL ricavato dal legno o il Piñatex da scarti di ananas, anche il design dei prodotti ha subito un grande cambiamento.

I grandi marchi che puntano al vegan

Stella McCartney è stata una pioniera della moda luxury e sostenibile, oltre al suo brand 100% vegan, collabora con Adidas per la linea di sneakers ADIDAS BY STELLA MCCARTNEY · VEGAN , realizzate, in molti casi, anche con materiali riciclati. Parlando di una linea co-branded di lusso non stupisce che i prezzi di queste scarpe siano alti. Le sneakers restano tra i modelli più apprezzati, anche nella variante vegan. Secondo il Conscious Fashion Report 2021 di Lyst, proprio le sneakers sono state la categoria più cercata tra i capi vegani e si è registrato il 178% di aumento delle visualizzazioni della pagina "pelle vegana" su Lyst nel 2021. 

Non mancano comunque altri brand che rispondono alla maggiore sensibilità dei consumatori proponendo linee vegan, come Birkenstock, che offre gli iconici sandali anche in materiale sintetico con effetto simile alla pelle nabuk. Altro brand molto diffuso e trasversale che propone anche anfibi, scarpe e sandali senza pelle, è Dr. Martens. In entrambi i casi i prezzi dei modelli vegan sono allineati a quelli dei modelli basic in pelle.

Marche e ecommerce 100% vegan

Altrotipo (ecommerce), Caja vegan, Cammina leggero, Fera libens (ecommerce), ID.EIGHT (anche ecommerce), Nani Cruelty Free (ecommerce), Natural vanity, Natural world eco (ecommerce), Noah Italian vegan shoes (ecommerce), PiroVega, Risorse future (ecommerce), Vegan shoes  (ecommerce), Wao (ecommerce).

Marche con almeno una linea vegan

Adidas, Bata, Birkenstock, Dr. Martens, Grunland, Nike, Reebok, SKA, Slow walk, Teva foot wear, Veja.

Cosa sono le scarpe vegan? 

Le scarpe vegan sono prive di pellami, prodotte con materiali cruelty free e che non sono stati testati sugli animali. Possono essere fatte con materiali vegetali come il cotone, la canapa, il lino e la gomma naturale oppure di cuoio o altri pellami sintetici e tessuti di fibre sintetiche.

Come riconoscere le scarpe vegan?

Sul tema della definizione giuridica di “prodotto vegan” c’è ancora incompletezza legislativa. Nonostante esista già uno standard comune, scritto dalle maggiori organizzazioni vegan d'Europa all’interno del “Working Vegan Group” della ONG SAFE a Bruxelles, il Parlamento Europeo non ha ancora trasformato in legge tale standard, che comunque copre solo prodotti alimentari, detergenti e cosmetici.

I requisiti minimi affinché un prodotto possa essere etichettato come "vegano" secondo il “Working Vegan Group” della ONG SAFE a Bruxelles sono tre:

  • Non contenere ingredienti di origine animale. I prodotti adatti ai vegani non contengono nessun componente animale (inclusi additivi alimentari, aromi, enzimi); niente di origine animale viene inoltre utilizzato (o aggiunto) durante il processo di fabbricazione, preparazione, trattamento o immissione sul mercato.
  • Durante la produzione, preparazione, trattamento o immissione sul mercato, è ammessa la contaminazione crociata involontaria con prodotti non conformi ai requisiti del paragrafo precedente. Si tratta di una condizione compatibile con l'etichettatura vegan del prodotto.
  • L'operatore sotto il cui nome o ragione sociale è commercializzato l'alimento non deve condurre né commissionare pratiche di vivisezione o test su animali né per quanto riguarda il prodotto né per ciò che concerne i singoli ingredienti o i coadiuvanti utilizzati. Se l'operatore cessa tali pratiche, i suoi prodotti possono essere presi in considerazione. L'affermazione che un alimento è "adatto ai vegani" implica che, per quanto possibile e praticabile, gli animali non sono stati coinvolti in nessuna fase della preparazione.

In mancanza di parametri di legge a cui i produttori dovrebbero attenersi, per capire se una calzatura è vegana puoi innanzitutto leggere le etichette, che sono obbligatorie nell'UE.

L'etichetta deve descrivere i materiali delle tre parti principali delle calzature: la tomaia, la fodera e il sottopiede, la suola esterna. 

L'etichetta deve indicare se il materiale è composto da: cuoio, cuoio rivestito, tessuto, altri materiali. 

Il simbolo della pelle non deve essere presente se cerchi una calzatura vegan, ma dal momento che la legge non obbliga a dichiarare tutti i componenti, è bene controllare con attenzione i dettagli come i lacci e la soletta interna. Per elementi come la colla utilizzata, invece, è impossibile scoprire visivamente se ci sono elementi di origine animale. Se vuoi avere maggiore certezza di acquistare una scarpa vegan è allora bene fare riferimento a brand o negozi (fisici e online) specializzati in questo tipo di prodotti, alle dichiarazioni di grandi brand che offrono anche linee di prodotto vegan o cercare una calzatura certificata.

Certificazioni e iniziative di settore

Animal Free di Lav, Peta-approved vegan, Vegan Ok, Vegan Society, Certificato Vegan – ICEA, Certificato Vegano – CCPB: ecco tutte le iniziative di settore e le certificazioni.

Animal free di LAV

Logo Animal Free di LAV

La LAV (lega anti-vivisezione) è un'associazione animalista italiana che conduce campagne di sensibilizzazione sui temi dell'animalismo e dei diritti degli animali attraverso una rete di sedi locali, l'impegno di volontari e il sostegno dei soci, intervenendo direttamente per la tutela degli animali e promuovendo azioni legali nei casi di maltrattamento.

LAV ha ideato Animal free fashion, iniziativa internazionale a favore di una moda etica che mira a difendere tutti gli animali sfruttati nell’industria dell’abbigliamento: quindi non solo animali “da pelliccia”, ma anche animali utilizzati come risorse di “piume”, “pelle”, “seta” e “lana”. Il logo Animal Free, che ogni azienda inclusa nel rating ha la possibilità di utilizzare gratuitamente, comunica l’impegno etico nei propri prodotti o linee di prodotto già privi di materiali di origine animale. Il rating etico per la valutazione delle aziende moda in base al non utilizzo di materiali di origine animale è suddiviso in 4 livelli consequenziali:

  • V: sostituzione della “pelliccia animale”.
  • VV: “piuma”.
  • VVV: “pelle”.
  • VVV+: “lana, seta e altri filati”.

Sul sito si trova una lista di aziende valutate con il rating Animal Free, e il dettaglio dei materiali di origine animale ai quali hanno rinunciato. Ci sono ad esempio Geox, e diversi brand, anche di lusso, e catene di abbigliamento.

PETA-Approved Vegan

Peta approved Vegan

People for the Ethical Treatment of Animals (PETA) è la più grande organizzazione per i diritti degli animali al mondo e le entità PETA hanno più di 9 milioni di membri e sostenitori a livello globale. PETA concentra la sua attenzione sui quattro ambiti in cui il maggior numero di animali soffre più intensamente per i periodi di tempo più lunghi:

  • Nei laboratori.
  • Nell'industria alimentare
  • Nel commercio di abbigliamento.
  • Nel mondo dello spettacolo.

PETA opera attraverso l'istruzione pubblica, la raccolta di notizie investigative e il reporting, la ricerca, il salvataggio di animali, la legislazione, gli eventi speciali, il coinvolgimento di celebrità e le campagne di protesta.

Più di 1.000 aziende in tutto il mondo, tra cui H&M, SKECHERS e Dr. Martens, utilizzano la certificazione “PETA-Approved Vegan” per calzature, abbigliamento e fibre tessili, borse, arredamento, gioielleria e altri accessori vegani. L'uso del logo è flessibile: può essere utilizzato su qualsiasi prodotto vegano, anche se il capo fa parte di una collezione che comprende anche prodotti non vegani, per un’intera collezione vegana e anche per certificare una marca. Pe certificarsi si paga una fee dopo che la Fondazione PETA ha approvato le informazioni fornite sull’intera filiera. Per scoprire tutti brand certificati c’è un motore di ricerca sul sito. PETA offre anche una guida all’acquisto e una lista di brand che fanno solo scarpe vegane, facilitandoti quindi la scelta.

VeganOK

Vegan ok

La certificazione VEGANOK è il più diffuso standard europeo per prodotti vegan ed è nata nel 2009, gestita dalla Società Benefit VEGANOK attiva da oltre vent'anni nella comunicazione etica.

Per quanto riguarda la certificazione, nessuna sostanza/parte presente nei prodotti a marchio VEGANOK è di origine animale (es. Pelle, Pelliccia, Camoscio, Piume, Collanti animali) o implica direttamente e volontariamente l’uccisione, la detenzione o lo sfruttamento di animali.  La certificazione non copre solo il prodotto ma anche il packaging: non è consentito l’uso di plastiche, colle, inchiostri, lubrificanti o altri materiali che contengano, sia nel confezionamento primario che secondario del prodotto, sostanze di origine animale.  L’utilizzo del marchio VEGANOK, dietro pagamento, è associato esclusivamente ai soli singoli prodotti rispondenti al disciplinare e non al logo dell’azienda nella sua totalità, a meno che l’azienda in questione (o il singolo brand che utilizza il marchio VEGANOK) non abbia l’intera gamma dei propri prodotti rispondenti allo standard VEGANOK. Sono previste verifiche ispettive da parte del personale VEGANOK incaricato.

Vegan Society

Vegan Society

Il marchio Vegan, che aiuta a identificare che un prodotto è privo di ingredienti animali dal 1990, è presente su oltre 61.000 prodotti in tutto il mondo, inclusi cosmetici, abbigliamento, cibo, bevande, articoli per la casa e molti altri. Vegan Trademark è uno standard vegano internazionale ed è gestito da The Vegan Society; l'ente di beneficenza che ha creato la parola "vegano" nel 1944.

I principali criteri coperti da questa certificazione riguardano la fabbricazione e/o lo sviluppo del prodotto e dei suoi ingredienti che non devono implicare o aver comportato l'uso di alcun prodotto animale, sottoprodotto o derivato. Lo sviluppo e/o la fabbricazione del prodotto, e dei suoi ingredienti, non deve comportare né aver comportato test di alcun genere su animali, condotti su iniziativa dell'azienda o per suo conto, o da soggetti sui quali l'azienda esercita un controllo effettivo. I prodotti presentati per la registrazione del marchio che contengono o possono contenere OGM devono essere etichettati come tali. Sul sito, in inglese, è presente un motore di ricerca per cercare i prodotti certificati, come ad esempio tutta la gamma delle marche Blowfish Malibu, Grenson, Eco Vegan Shoes, Ration.L, BeFlamboyant e Freerangers. Alcune line di prodotti certificati sono vendute anche da Kurt Geiger, New Look, Gola Classics, Superdry e Asda.

Le certificazioni vegan non sono rilasciate soltanto da enti specializzati nella protezione degli animali, ma anche da società specializzate in certificazioni, ecco un paio di esempi tra quelle più robuste. 

Certificato Vegan - ICEA

Certeificato vegan ICEA

Il disciplinare per la certificazione dei prodotti vegani di ICEA è stato sviluppato in collaborazione con LAV.  Lo standard vegano può essere ottenuto dalle aziende per tutti i tipi di prodotti considerati idonei ai criteri vegani utilizzati nella vita quotidiana, come indumenti, detergenti ed alimenti. L’iter di certificazione prevede una valutazione preliminare dei prodotti e del processo produttivo, segue poi la verifica ispettiva nel sito produttivo, ovvero l’accertamento dell’effettiva conformità dei prodotti ai requisiti richiesti dal disciplinare, la corretta organizzazione e gestione dei processi di fabbricazione e delle procedure interne, ed il rispetto dei criteri ambientali pertinenti. Sono previste anche ispezioni periodiche presso le unità produttive allo scopo di verificare il mantenimento delle condizioni di conformità, e prelievi per analisi di prodotto presso gli stabilimenti di produzione.

Certificato Vegano - CCPB 

Certificato vegano

La certificazione Prodotti Vegani di CCPB, società specializzata nella certificazione di prodotti biologici ed eco-sostenibili, agroalimentari e non, attesta che un prodotto o alimento è ottenuto escludendo qualsiasi sostanza di derivazione animale in ogni fase della sua realizzazione. La certificazione è applicabile per qualsiasi tipo di prodotto, in qualsiasi tipo di settore, ma principalmente è rivolta ai settori agroalimentare e ristorazione, cosmesi e detergenza, tessile e abbigliamento. Sono previste verifiche ispettive presso ogni stabilimento di produzione, ed eventualmente presso i fornitori di semilavorati e/o prodotti finiti. CCPB, qualora applicabile, esegue prove sul prodotto finito e/o sui semilavorati allo scopo di dimostrare l'assenza di prodotti di origine animale.

Mercato e prezzi

Stando ai dati pubblicati dal Sole 24 ore, il giro d’affari dell’industria calzaturiera mondiale è quantificabile in 298 miliardi di euro in base ai prezzi al dettaglio nel 2020, con l’attesa di superare i 320 miliardi di euro nel 2022 (in ripresa del 7,5% sul 2020) e con previsione di crescita nel più lungo periodo nell’ordine del 4% medio annuo, per un valore atteso di circa 375 miliardi nel 2026. La fascia alta rappresenta circa il 10% del mercato mondiale.

La produzione mondiale di calzature ha chiuso il 2020 con una contrazione del 15,8% per un totale di 20,5 miliardi di paia prodotte. L’Asia è il maggiore produttore: conta per quasi nove delle dieci paia di scarpe prodotte nel mondo (87,6% del totale). Seguono, molto distanti, l’America Latina con il 4,6%, l’Europa con il 3,2%, l’Africa con il 3,1% e il Nord America con il restante 1,5%. La Cina è al primo posto: conta per oltre la metà della produzione mondiale (54,3%), davanti ad altri tre Paesi asiatici: India (10,2%), Vietnam (6,4%) e Indonesia (5,1%). L’Italia vanta un posizionamento di primo piano: tredicesimo produttore mondiale e primo dell’Unione Europea, inoltre è il terzo esportatore mondiale a valore, con l’8% delle esportazioni complessive, preceduta dalla Cina (28,2%) e dal Vietnam (17,6%), e l’ottavo a volume. L’Italia è leader tra i produttori di calzature di alta gamma: il prezzo medio delle esportazioni italiane (60,43 dollari a paio) è il più elevato al mondo, davanti a quello della Francia (36,44 dollari a paio) e superiore di oltre dodici volte quello cinese (4,79 dollari a paio).

Il Vegan Footwear Global Market Report 2022 indica che a livello globale il valore del mercato delle scarpe vegan è stato di 22,48 miliardi nel 2021, con un’aspettativa di crescita di circa l’8% nel 2022.

Nel 2020, in Italia, il prezzo medio di un paio di calzature è stimato in 42,6 euro, per un consumo pro-capite annuo di quattro paia e una spesa individuale di circa 170 euro.  I prezzi delle scarpe sono in aumento a causa di alcuni fattori concomitanti: l’aumento delle materie prime e degli oneri di trasporto, l’incremento del costo del lavoro (produttivo e retail) e la spinta inflazionistica. 

Le scarpe vegan possono avere un costo maggiore rispetto alle scarpe ordinarie, sia perché i materiali utilizzati possono essere più costosi, sia perché molte aziende cercano di seguire una filiera etica, pagando i dipendenti in modo equo e rispettando l’ambiente.  Sono comunque molti i fattori che incidono sul prezzo delle calzature ed è difficile trarre delle conclusioni generali.