Diesel più caro della benzina? Nel 2026 si allineano le accise sui carburanti
Dal 2026 le accise su benzina e diesel saranno uguali: cala il prezzo della benzina, sale quello del gasolio. Ecco come cambiano i costi alla pompa e dove andranno le nuove risorse raccolte dallo Stato.
 
    È in vigore dal 15 maggio il decreto interministeriale che avvia il progressivo riallineamento tra accise sulla benzina (che scendono) e accise sul gasolio (che aumentano). Questo provvedimento dà attuazione a un decreto legislativo emanato a marzo, con l’obiettivo di rimodulare le accise nei cinque anni dal 2025 al 2030.
Per questo motivo, grazie alla manovra di bilancio che verrà approvata entro fine anno, il Governo procede a ridefinire le accise sui carburanti, portandole entrambe a 0,6729 euro al litro. In sintesi, l’accisa sulla benzina che attualmente è di 0,7134 euro al litro si riduce di 4,05 centesimi, mentre quella sul diesel aumenta dello stesso importo.
Sebbene l’obiettivo iniziale fosse l’armonizzazione delle accise entro il 2030, con questa variazione il Governo anticipa i tempi, allineando la tassazione per i due carburanti più utilizzati già a partire da quest’anno.
Per la benzina si tratta di una riduzione importante, tuttavia Altroconsumo ritiene che la rimodulazione delle accise non basti. È arrivato ormai il momento di passare direttamente all’azzeramento dell’Iva, come abbiamo già chiesto nella nostra lettera al governo. Essendo l'Iva una percentuale (che con la sua aliquota, attualmente al 22% determina il prezzo finale in modo decisivo), avrebbe un impatto maggiore rispetto agli interventi sulle accise. Aiutaci a portare avanti questa battaglia.
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Torna all'inizioPerché cambiano le accise su diesel e benzina?
Per anni il gasolio ha goduto di un trattamento di favore rispetto alla benzina, grazie a un’accisa più bassa. Ma l’Unione europea ha definito questa misura un “sussidio ambientalmente dannoso”: il diesel, soprattutto quello dei veicoli più datati, produce più particolato fine e ossidi di azoto, sostanze responsabili di gravi problemi per la qualità dell’aria e la salute.
C’è poi anche un fattore economico. Il diesel è il carburante più utilizzato in Italia, non solo dalle auto private ma anche dai mezzi commerciali. Un piccolo incremento dell’accisa può quindi tradursi in entrate fiscali significative. Allo stesso tempo, si punta a un allineamento delle accise tra benzina e diesel, così da eliminare la disparità che per anni ha favorito il gasolio.
Un equilibrio che, se raggiunto, potrebbe portare a un risultato inedito: un prezzo del diesel superiore a quello della benzina.
Torna all'inizioDove finiranno le maggiori entrate?
Le risorse generate dall’aumento delle accise sul gasolio saranno destinate a due fondi principali:
- fondo nazionale per il trasporto pubblico, per migliorare i servizi e la sostenibilità del trasporto collettivo. Un intervento condivisibile, anche se purtroppo chi dovrà pagare di più il rifornimento di gasolio difficilmente vedrà immediatamente i vantaggi delle maggiori risorse destinate ai trasporti pubblici che non sono equamente distribuiti e funzionanti in tutta la penisola;
- fondo per la riforma fiscale, destinato a finanziare le modifiche al sistema tributario italiano.
Alcune fonti di stampa ipotizzano che una delle prime spese coperte con queste risorse potrebbe essere il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri, dopo le numerose agitazioni sindacali degli ultimi mesi. Tuttavia, è ancora incerto in che misura i contribuenti beneficeranno realmente di queste risorse, soprattutto per quanto riguarda il trasporto pubblico, che presenta ancora forti disparità territoriali in Italia.
Torna all'inizioEsenzioni e impatti sui prezzi
Alcune categorie rimarranno esenti dall’aumento delle accise sul gasolio, tra cui:
- trasporto pubblico: il decreto prevede che il costo del gasolio per autobus e mezzi pubblici non subisca incrementi;
- biocarburanti e agricoltura: anche i carburanti destinati al settore agricolo e quelli a base di bio-combustibili non subiranno aumenti.
Una grossa preoccupazione dei consumatori è relativa al costo dei biglietti dei mezzi pubblici che potrebbe aumentare, a causa degli aumenti del gasolio. Sulla carta questo non dovrebbe avvenire, perché il gasolio utilizzato per il rifornimento dei mezzi di trasporto pubblico non dovrà subire aumenti per espressa previsione del decreto stesso. Benché questa sia una rassicurazione, resta da capire come verrà concretamente attuata questa misura, poiché la definizione dei dettagli spetterà a un successivo decreto interministeriale.
Torna all'inizioCome cambieranno i prezzi di benzina e gasolio nel 2026?
Per prevedere come cambieranno i prezzi alla pompa per benzina e gasolio, a partire dal 1° gennaio 2026, possiamo prendere come riferimento la media Italia pubblicata lo scorso 28 ottobre dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e calcolata sui prezzi rilevati nella settimana tra il 20 e il 27 ottobre.
Per la benzina il prezzo medio finale è attualmente pari a 1,683 euro al litro. Per il gasolio, invece, la media Italia è pari a 1,608 euro al litro. Se immaginiamo di sostituire i valori attuali dell’accisa (che, ricordiamolo, pesano per circa il 40% del prezzo totale pagato alla pompa) con i valori indicati nella Legge di Bilancio, otterremmo una situazione un po’ diversa da quella attuale: il prezzo medio della benzina sarebbe pari a 1,634 euro al litro, mentre il gasolio avrebbe una media Italia pari a 1,658 euro al litro, diventando così più caro (di poco: 2,4 centesimi al litro) della benzina. In percentuale, il peso delle accise sul prezzo finale rimarrebbe intorno al 40%.
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