Adolescenti online: quello che dicono e quello che i genitori sanno
Cosa sanno i genitori della vita virtuale dei propri ragazzi? E cosa raccontano davvero i ragazzi ai loro genitori? Lo abbiamo chiesto agli uni e agli altri e quello che emerge non è rassicurante: il 39% dei giovani tiene all’oscuro i genitori della propria vita virtuale. Ecco cosa fanno i ragazzi in rete e cosa sanno davvero i genitori.

Non c’è adolescente che non trascorra diverse ore del suo tempo libero navigando tra social, siti vari, email, shopping e videogiochi. E non c’è genitore che prima o poi non si sia chiesto: “Ma che cosa fa veramente mio figlio quando è online?”. Bisogna prenderne atto: la vita virtuale degli adolescenti sfugge in buona parte agli adulti. Il tema è spinoso e non risparmia nessuna famiglia, perché solleva diverse questioni su più fronti: sul delicato rapporto genitori-figli, sull’educazione, sulla sicurezza nel mare magnum della rete, sulle implicazioni psicofisiche dell’iperconnessione e via di questo passo.
Un’indagine dal doppio binario
Per abbozzare un quadro del comportamento degli adolescenti online ci siamo rivolti direttamente ai ragazzi tra i 15 e i 17 anni, che lontani dallo “sguardo indagatore” di mamma e papà hanno potuto rispondere al nostro questionario. L’indagine ha poi percorso un altro binario, che ha coinvolto un gruppo di genitori (con figli della stessa fascia di età), chiamati a rispondere alle stesse domande rivolte ai ragazzi, ma anche a quesiti più specifici sui problemi genitoriali che la rete porta sempre con sé.
Dal confronto tra le risposte degli adolescenti e quelle degli adulti emerge che i genitori spesso non sanno quello che i ragazzi fanno davvero online. Questa discrepanza, però, non riguarda solo le attività della rete, ma tocca anche quelle che si svolgono fuori da internet. Un esempio? Il 60% dei genitori afferma che i figli fanno attività sportive, mentre chiedendolo ai ragazzi la soglia passa al 76%. Allo stesso modo, gli adulti hanno una percezione assai più positiva della salute psicofisica e della qualità di vita dei propri figli.
Dentro la rete
Sarà per un naturale meccanismo psicologico difensivo o per vivere più tranquilli, fatto sta che i genitori hanno una visione più positiva sull’utilizzo di internet da parte dei loro figli. Credono che lo sfruttino per la scuola più di quanto i ragazzi non lo facciano realmente (88% genitori vs 81% dei ragazzi) e solo l’11% è conscio che i figli visitano siti per adulti, attività invece confermata dal 22% degli adolescenti. In compenso il 62% dei genitori ritiene che i figli spendano e spandano per gli acquisti online, prassi confermata “solo” dal 53% dei ragazzi.
Il filo rosso dell’inconsapevolezza genitoriale si estende ai social, dove i ragazzi sono ben più attivi di quanto non si rendano conto mamma e papà. I numeri lo confermano: il 42% degli adolescenti sostiene di essere presente su quattro o più social, ma solo il 26% di genitori ne è informato. Che le (cattive) abitudini online possano minare il benessere mentale è ignorato dai genitori, ma ben noto ai ragazzi: il 43% riferisce di soffrire di ansia, riconosciuta solo dall’8% di genitori; il 39% accusa sbalzi di umore, noti solo 19% degli adulti; il 27% diventa più iracondo, ma solo l’11% dei genitori lo sa. In generale, il 63% degli adolescenti ammette di soffrire di almeno uno dei problemi psicologici per colpa (in tutto o in parte) di ciò che fa in rete.
Azioni e reazioni
I genitori riconoscono l’importanza di educare i figli a un uso buono e consapevole della rete e ritengono di aver assolto questo compito sia discutendone apertamente con i figli sia imponendo limiti temporali alle attività online sia da smartphone che dal pc. Ma spesso gli adolescenti non la pensano così. Quasi la metà dei genitori, per esempio, ritiene di aver parlato con i figli del giusto comportamento da assumere online, ma solo il 25% dei ragazzi lo conferma, così come il 20% degli adulti dice di aver affrontato l’argomento sexting (invio di testi o immagini sessualmente espliciti), mentre solo l’8% dei figli lo conferma.
Dal canto loro, gli adolescenti fanno il possibile per mantenere il più ampio margine possibile di autonomia dalla famiglia. Prima di tutto escludendola dalla loro vita virtuale “pubblica”: il 20% dei ragazzi confessa di aver bloccato dai social i propri genitori, nell’8% dei casi ignari, e il 19% ha creato addirittura un secondo account con lo stesso scopo.
Anche quando si trovano di fronte ai più frequenti problemi online, gli adolescenti preferiscono evitare di coinvolgere i genitori. Qualche esempio illuminante: il 13% dei ragazzi è stato esposto a pornografia indesiderata, ma solo il 2% dei genitori lo sa, così come il 13% dei giovani ha acquistato involontariamente qualcosa online, ma solamente il 4% dei genitori ne è venuto a conoscenza.
Figli più autocritici
Molti genitori sopravvalutano la loro capacità d’insegnamento in materia di sicurezza e privacy online, ma non tutti i loro “allievi” li promuovono. Il 32% degli adulti, per esempio, è convinto di essere perfettamente in grado di trasmettere tutte le informazioni utili per evitare pericoli quando i ragazzi usano i social, ma solo il 16% dei figli riconosce questa dote. D’altra parte il 69% dei ragazzi afferma di saper distinguere tra comportamenti sicuri e pericolosi online e la maggior parte dei genitori ha fiducia nei figli.
La pace in famiglia, dunque, è possibile. I ragazzi, dal canto loro, non si fanno sconti e confessano le loro “colpe”, trovando in qualche caso addirittura dei punti di contatto con i genitori. Il 42%, per esempio, ammette di passare troppo tempo online, confessione alla quale fa eco il 63% dei genitori.
Stesso discorso sul fronte videogiochi: il 26% degli adolescenti riconosce di abusarne e il 51% degli adulti concorda. Ma le convergenze finiscono qui. Il 39% dei ragazzi rivela di nascondere ai genitori una parte delle attività svolte online e c’è una netta divergenza sulla questione se le autorità debbano fissare nuove restrizioni all’accesso dei minori ai siti per adulti. L’85% dei genitori dice di sì, ma solo il 32% dei ragazzi è d’accordo.
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