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Rifiuti elettronici: dove finiscono davvero? Li abbiamo seguiti con una pulce nascosta

Troppi apparecchi elettronici vengono sottratti ai percorsi legali di smaltimento e riciclo. Grazie a un microchip abbiamo seguito il viaggio di 264 Raee verso lo smaltimento: il 66% approda in impianti accreditati, il resto prende strade sbagliate, a riprova che i nostri scarti valgono oro. Ecco dove vanno a finire.

articolo di:
17 ottobre 2023
elettrodomestici ammucchiati

Buttati via, ma ancora molto appetibili. Sono i rifiuti elettronici, i cosiddetti Raee, alcuni voluminosi come i grandi elettrodomestici (lavastoviglie, congelatori, frigoriferi...), altri maneggevoli (come tablet, smartphone o notebook). Li abbiamo seguiti nel loro viaggio verso gli impianti di trattamento a cui sarebbero destinati dopo aver lasciato le nostre case perché rotti o troppo vecchi. Un viaggio che, come dimostra questa inchiesta, spesso prende rotte sbagliate.

Raee monitorati con una pulce elettronica

La prova c’è: abbiamo spiato a distanza il percorso di centinaia di Raee, tutti dotati di un trasmettitore gps, una sorta di pulce elettronica che ci ha permesso di seguirne ogni spostamento. Per capire dove andavano a finire, Altroconsumo ha coinvolto 370 cittadini che erano in procinto di cambiare il vecchio apparecchio con uno nuovo. All’interno di ogni elettrodomestico (tra frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici, asciugatrici, congelatori) tecnici  specializzati hanno inserito il trasmettitore gps a batteria, in grado di garantire il monitoraggio a distanza del Raee. Una procedura analoga è stata fatta per i dispositivi digitali come tablet, notebook e smartphone) sui quali è stato applicato un trasmettitore di dimensioni più piccole. La trasmissione del segnale è avvenuta tramite la rete di telefonia mobile attraverso una scheda sim. L’inchiesta è stata fatta in collaborazione con Erion Weee, il principale consorzio italiano di gestione dei rifiuti elettronici.

percorso geolocalizzato dello smaltimento dei raee

Dove vanno i Raee e dove dovrebbero andare

Il risultato? Il 34% non arriva a destinazione, ovvero negli impianti autorizzati e accreditati per il trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici, dove vengono trasformati di nuovo in materie prime. Perché prendono strade sbagliate? I Raee sono ricercati e ritenuti appetibili perché contengono elementi preziosi, come oro, argento e rame, che possono essere estratti una volta che diventano rifiuti. La prassi corretta vuole che gli elettrodomestici da buttare arrivino nelle isole ecologiche comunali. Dopo una sosta in queste piazzole, il raee è destinato a un impianto di trattamento per il riciclo. Ed è proprio qui che iniziano i guai. Entrare indisturbati nelle piattaforme comunali non è difficile, almeno a piedi. Noi lo abbiamo fatto indossando una telecamera nascosta che ci ha permesso di documentare la realtà dei fatti. I controlli non sono sempre garantiti, visto che da qui a volte spariscono dei rifiuti elettronici nonostante in genere ci siano telecamere e recinzioni. Dove vanno questi Raee? Molti arrivano negli impianti di trattamento (nella nostra indagine il 66%), dove sono recuperati i preziose materiali che contengono, quindi il luogo giusto, ma tanti prendono strade anomale, insomma, illecite. Solo 175 apparecchi sono approdati in un impianto accreditato, il resto ha preso una strada sbagliata in modo più o meno grave.

infografica viaggio illecito dei raee

Molti rifiuti elettronici finiscono all’estero

Diversi apparecchi varcano i confini nazionali, come le tre lavatrici partite da un impianto accreditato della provincia di Venezia e finite in Slovenia. E poi c’è un notebook consegnato in un negozio di elettronica, dove ha sostato poche ore, sparito per tre mesi dal nostro radar e poi ricomparso in Senegal. Un altro portatile, uscito da un’isola ecologica, è finito da un rottamaio di Napoli dove è rimasto per circa due mesi, da lì è approdato al porto per riapparire dopo due settimane ad Alessandria d’Egitto. Infine, un notebook è arrivato in Marocco: dall’isola ecologica è finito in un’abitazione nel nord Italia per poi raggiungere in un secondo momento una discarica a Casablanca. E poi ci sono tanti casi nostrani, dal Raee ritirato in un negozio che arriva a un mercatino dell’usato,  gli apparecchi che finiscono dai rottamai, disposti a pagare i rifiuti elettronici più di quanto garantito dagli impianti che rientrano nel circolo virtuso dei Consorzi di gestione dei Raee. Consorzi che sono lasciati soli ad affrontare l’emergenza.

Il nostro dossier è a disposizione della Magistratura

Sono troppi i Raee che finiscono in flussi alternativi a quello ufficiale, e se si continua a non  intervenire si lascia spazio all’illegalità oltre a tradire la fiducia dei cittadini che si sono impegnati a rispettare le regole di smaltimento previste dai Comuni. Questa inchiesta fa emergere la necessità di incrementare i controlli lungo la filiera e anche alle frontiere con ispezioni sui container in partenza dai porti italiani verso l’Africa. Servono poi sanzioni e regole stringenti da parte delle autorità. Altroconsumo mette a disposizione della Magistratura le informazioni raccolte, perché vengano intraprese le azioni opportune. Nel frattempo abbiamo denunciato al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica questi flussi paralleli: bisogna solo decidere di intervenire sui furti di Raee.