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Conto corrente bloccato: cosa fare, i motivi e i tuoi diritti

Se ti sei accorto che il tuo conto corrente è bloccato e non puoi più prelevare, pagare o fare bonifici, niente panico. In questa guida ti spieghiamo perché può succedere, quando è legittimo e come sbloccarlo nel rispetto dei tuoi diritti di consumatore.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
29 ottobre 2025
uomo davanti a PC con carta di credito in mano

Scoprire che il conto corrente è bloccato può creare panico: carte rifiutate, impossibilità di prelevare o fare pagamenti, operatività sospesa senza preavviso. Le cause possono essere molto diverse: da un semplice documento scaduto a controlli antiriciclaggio, fino a provvedimenti dell’autorità o pignoramenti. Capire chi ha disposto il blocco è fondamentale per sapere come sbloccarlo e in quali tempi. In questa guida ti spieghiamo quando il blocco è legittimo, quali diritti hai e quali passi compiere per riavere accesso al tuo denaro.

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Perché il conto corrente viene bloccato

Il blocco di un conto corrente è un evento che può cogliere di sorpresa, soprattutto se non si conoscono le ragioni precise che l’hanno determinato. Non sempre, però, dietro a questa misura c’è un problema grave o un illecito: a volte è sufficiente un documento scaduto o una verifica interna della banca per vedere sospesa la disponibilità del conto, anche solo in via temporanea. In altri casi, invece, il blocco deriva da provvedimenti dell’autorità giudiziaria o dell’Agenzia delle Entrate, spesso legati a indagini, mancati pagamenti o sospetti di riciclaggio. Sapere da dove nasce il blocco è fondamentale, perché solo individuando la causa si può capire quali passi compiere per tornare ad avere accesso al denaro.

Le principali cause: indagini, controlli antiriciclaggio, pignoramenti

Quando il blocco non dipende da semplici questioni amministrative, ma da verifiche o provvedimenti formali, le ragioni sono quasi sempre riconducibili a tre situazioni: indagini dell’autorità, controlli antiriciclaggio o pignoramenti legati a debiti non pagati. In tutti questi casi la banca non ha margine di scelta: è tenuta per legge a congelare i fondi fino a quando non riceve un’autorizzazione allo sblocco.

  • Indagini giudiziarie o fiscali. Quando è in corso un procedimento per reati finanziari, evasione fiscale o frode, l’autorità (Procura o Guardia di Finanza) può ordinare il blocco del conto per evitare lo spostamento o la dispersione dei fondi. Si tratta spesso di una misura cautelare che rimane attiva fino al completamento degli accertamenti. Il titolare non viene sempre informato con anticipo, proprio per evitare che vengano effettuati prelievi o trasferimenti preventivi.
  • Controlli antiriciclaggio (AML). Le banche sono obbligate, per legge, a monitorare i movimenti dei clienti e segnalare transazioni sospette all’UIF (Unità d’Informazione Finanziaria). Se emerge un’operazione che non risulta coerente con il profilo del correntista – ad esempio un bonifico di importo elevato senza giustificazione apparente – l’istituto può applicare un blocco temporaneo per verificare la provenienza dei fondi o richiedere documentazione aggiuntiva. In questi casi, il blocco non è “punitivo”, ma serve a tutelare la trasparenza e a evitare violazioni delle norme europee.
  • Pignoramento del conto. Se il titolare del conto ha un debito e il creditore ha ottenuto un provvedimento del giudice, la banca è tenuta a congelare le somme disponibili. Il pignoramento viene notificato dall’ufficiale giudiziario e riguarda tutte le disponibilità presenti sul conto fino a copertura del debito. In questa situazione il blocco non è temporaneo per accertamenti, ma è una misura esecutiva: i fondi resteranno vincolati finché non verrà conclusa la procedura o saldato il debito.

Blocco cautelativo, da Agenzia delle Entrate o da Tribunale: cosa cambia

Non tutti i blocchi hanno la stessa origine o lo stesso livello di gravità. Oltre ai controlli bancari, infatti, il conto può essere congelato per iniziativa di diverse autorità, e capire chi ha disposto lo stop è fondamentale per sapere come muoversi. In generale, le situazioni più comuni sono tre: un blocco cautelativo in attesa di verifiche, un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione legato a cartelle non pagate, oppure un ordine del Tribunale nell’ambito di sequestri o procedimenti penali. Ognuno di questi casi ha conseguenze diverse e tempi differenti per lo sblocco delle somme.

  • Blocco cautelativo. È una sospensione temporanea e preventiva, utilizzata dalla banca o dalle autorità per il tempo necessario a svolgere verifiche. Non è collegato a una sanzione immediata e, se non emergono irregolarità, viene revocato anche in pochi giorni. È frequente nei casi di controlli antiriciclaggio o movimenti anomali.
  • Blocco da Agenzia delle Entrate-Riscossione. Può intervenire nei confronti dei contribuenti che non hanno pagato cartelle esattoriali dopo le notifiche di legge. La riscossione coattiva può portare al pignoramento delle somme presenti sul conto, ma solo a seguito di un provvedimento autorizzativo. Non è un blocco “a sorpresa”: deve essere preceduto da avvisi e intimazioni.
  • Blocco deciso dal Tribunale. È più severo e tipicamente collegato a sequestri, confische o procedimenti penali. Il giudice ordina alla banca di congelare le somme perché considerate rilevanti ai fini dell’indagine. Fino a quando non arriva un ordine di sblocco dell’autorità competente, la banca non può in alcun modo liberare i fondi, neppure su richiesta del cliente.

In sintesi: quando il blocco deriva da un provvedimento dell'autorità, la banca non ha alcun potere discrezionale per rimuoverlo. Serve sempre un’autorizzazione formale allo sblocco.

Blocco per documento scaduto o mancata identificazione

Tra tutte le motivazioni, questa è la più frequente e anche la più semplice da risolvere. Se il documento di identità è scaduto o i dati del cliente non sono aggiornati (ad esempio cambio di residenza, codice fiscale non leggibile, rinnovo permesso di soggiorno), la banca è obbligata a sospendere l’operatività in base alle normative antiriciclaggio. In questi casi non è necessario alcun provvedimento esterno: basta presentare un documento valido o fornire le informazioni mancanti per riattivare il conto. Il ripristino è generalmente immediato o comunque avviene entro poche ore.

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Quando il blocco è legittimo e quando no

Non ogni blocco del conto è automatico o giustificato: la banca può sospendere l’operatività solo se esiste una causa prevista dalla legge o espressamente indicata nel contratto. Negli altri casi deve informare il cliente con congruo preavviso, spiegare i motivi dell’intervento e consentire la regolarizzazione della posizione. Saper distinguere tra un blocco legittimo e uno improprio è fondamentale per capire se la banca sta agendo correttamente o se sta violando i tuoi diritti di correntista.

I casi in cui la banca può agire senza preavviso

In alcune circostanze – soprattutto quando è richiesto dalla normativa antiriciclaggio o da un provvedimento dell’autorità – la banca può bloccare il conto senza avvertire il cliente prima dell’intervento. In altre situazioni, invece, è obbligata a comunicare il blocco e dare tempo per mettersi in regola.

Situazione La banca può bloccare senza preavviso? Rimedio consigliato
Documento scaduto No Aggiorna subito i documenti
Sospetto riciclaggio Sì, se imposto da UIF o GdF Chiedi motivazione scritta
Pignoramento Sì, su ordine del giudice Rivolgiti a un legale o all’ABF
Errore tecnico No Reclamo immediato alla banca

I tuoi diritti come correntista

Anche quando il blocco è legittimo, il cliente conserva una serie di diritti tutelati dalla legge. La banca non può lasciare il correntista “al buio”: deve fornire informazioni, permettere l’accesso alla documentazione e rendere trasparenti le ragioni del provvedimento. Hai diritto a:

  • ricevere comunicazione scritta del blocco e delle motivazioni (salvo ordini riservati dell’autorità);
  • accedere ai dati e alle informazioni utilizzate dalla banca per adottare la misura;
  • presentare reclamo formale se ritieni che il blocco sia ingiustificato o sproporzionato.

Attenzione: se il conto viene bloccato senza motivo valido o senza preavviso nei casi in cui sarebbe obbligatorio, può configurarsi un errore o un abuso dell’istituto. In queste situazioni è possibile chiedere spiegazioni scritte e, se necessario, un risarcimento

Blocco disposto da Guardia di Finanza o autorità giudiziaria

Quando il blocco non è deciso dalla banca ma proviene da un provvedimento esterno – ad esempio della Guardia di Finanza, della Procura o del Tribunale – l’istituto non ha alcun potere di revoca. Può soltanto eseguire l’ordine e notificarti che il conto è stato congelato “per disposizione dell’autorità”. Lo sblocco dipende esclusivamente dalla conclusione delle indagini o da un nuovo ordine dell’organo che ha disposto la misura.

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Cosa puoi fare per sbloccare il conto

Una volta compresa la causa del blocco, il passo successivo è capire quali azioni concrete puoi intraprendere per rimuoverlo. Le procedure da seguire cambiano molto a seconda del motivo: in alcuni casi basta aggiornare un documento o rispondere a una richiesta di informazioni, mentre in altri è necessario l’intervento di un legale o attendere la conclusione di un procedimento. L’importante è agire tempestivamente per evitare che il blocco si prolunghi inutilmente.

Casi pratici: dal documento scaduto ai controlli antiriciclaggio

La maggior parte dei blocchi risolvibili in tempi brevi riguarda irregolarità formali o controlli sul denaro in entrata e in uscita. In questi scenari, la banca riattiva il conto subito dopo aver ricevuto le informazioni mancanti o la documentazione richiesta:

  • documento scaduto. Basta presentare un documento valido in filiale o caricarlo tramite app/area clienti. Lo sblocco di solito avviene entro 24-48 ore;
  • antiriciclaggio. Se la banca chiede chiarimenti su un’operazione sospetta, è fondamentale rispondere senza ritardi e allegare prove (busta paga, fattura, contratto o ricevuta). Finché non arrivano spiegazioni, la banca può lasciare congelati i fondi;
  • indagini o provvedimenti giudiziari. Quando il blocco deriva da un ordine dell’autorità, solo un nuovo provvedimento può sbloccare le somme. Serve assistenza legale e bisogna attendere i tempi della procedura.

Esempio concreto: se ricevi un bonifico dall’estero (ad esempio da un familiare), la banca può chiederti di dichiarare la provenienza del denaro. In molti casi è sufficiente un’autodichiarazione per far sbloccare il conto.

Blocco per decesso o conto cointestato: come gestirlo

Il blocco non riguarda solo indagini o antiriciclaggio: può verificarsi anche per motivi legati alla successione. Quando uno degli intestatari muore, la banca sospende l’operatività per evitare che il denaro venga movimentato prima che siano identificati gli eredi legittimi. Se il conto è cointestato a firma disgiunta, le operazioni restano possibili finché la banca non riceve notizia ufficiale del decesso. Dopo, può scattare il blocco in attesa della dichiarazione di successione. Un’utile alternativa, da adottare in vita, è la delega: consente a un familiare di operare sul conto senza esserne intestatario e riduce il rischio di paralisi del conto in caso di eventi improvvisi.

Accrediti e bonifici su conto bloccato: cosa succede

Quando il conto è bloccato, gli accrediti non vengono persi ma restano sospesi o “accantonati” dalla banca fino allo sblocco. Tuttavia, il cliente non può disporne liberamente. Nel caso di pignoramento, le somme in entrata vengono invece destinate al creditore, fino a copertura del debito. Se percepisci stipendio o pensione, puoi chiedere al datore di lavoro o all’ente previdenziale che l’accredito venga temporaneamente spostato su un altro conto o carta con IBAN.

Reclamo e richiesta di sblocco: come far valere i tuoi diritti

Se ritieni che il blocco sia ingiustificato, sproporzionato o mal gestito, puoi attivare i rimedi previsti dalla legge. Il primo passo è presentare un reclamo scritto alla banca, indicando:

  • data e modalità in cui hai scoperto il blocco;
  • eventuali disagi economici o spese subite;
  • richiesta formale di sblocco o di risarcimento.

La banca deve rispondere entro 60 giorni. Se non ricevi risposta o la risposta è insoddisfacente, puoi rivolgerti all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF): il ricorso è online, semplice e gratuito, e può portare allo sblocco o a un indennizzo.

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Cosa fare se il blocco è eccessivo o illegittimo

Non sempre il blocco del conto è giustificato o proporzionato. Talvolta la banca mantiene la sospensione più a lungo del necessario, oppure interviene senza una reale base normativa o senza informare correttamente il cliente. In questi casi è importante sapere come far valere i propri diritti e quali strumenti utilizzare per ottenere lo sblocco o un eventuale risarcimento. La legge tutela il correntista contro abusi, ritardi immotivati o errori procedurali.

Come presentare reclamo formale alla banca

Il primo passo è sempre il reclamo interno all’istituto. Serve a mettere nero su bianco la contestazione e a dare alla banca l’occasione di correggere l’errore. Il reclamo deve essere scritto, specifico e documentato. Per farlo correttamente:

  • invia una raccomandata A/R o PEC all’ufficio reclami della banca;
  • descrivi le circostanze del blocco (data, tipo di limitazione, comunicazioni ricevute o assenti);
  • allega copia del documento d’identità e qualsiasi prova utile (e-mail, screenshot, estratti conto).

Quando rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario o ad altre autorità

Se la banca non risponde entro 60 giorni oppure mantiene il blocco senza motivazione valida, puoi rivolgerti all’ABF, un organismo indipendente che risolve le controversie in modo rapido e senza necessità di un avvocato. Il ricorso è online e gratuito. Nei casi più gravi – ad esempio quando il blocco deriva da comportamenti scorretti o persistenti ritardi – può essere opportuno presentare un esposto a Banca d’Italia e una denuncia all’autorità giudiziaria.

Possibili risarcimenti e tutele in caso di danno economico

Se il blocco illegittimo ti ha causato un danno concreto (bollette insolute, penali, impossibilità di accedere al tuo denaro, perdita di opportunità), puoi chiedere un risarcimento per inadempimento contrattuale o danno patrimoniale. La responsabilità della banca sussiste quando il blocco è stato applicato senza causa valida o mantenuto oltre i tempi necessari.

I casi reali segnalati dai consumatori: cosa insegnano

Le segnalazioni più frequenti riguardano blocchi dovuti a errori di sistema, procedure interne troppo lente o richieste di documenti ripetute e poco chiare. In molti di questi casi, il correntista è riuscito a ottenere lo sblocco e spesso anche un indennizzo semplicemente presentando un reclamo ben motivato e corredato da prove. In sintesi:

  • verifica subito il motivo del blocco;
  • aggiorna documenti o rispondi alle richieste della banca;
  • se il blocco è ingiustificato, presenta reclamo e rivolgiti all’ABF;
  • mantieni sempre un secondo conto o carta con IBAN per le emergenze.
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Domande frequenti

Rispondiamo ai dubbi più comuni sul conto corrente bloccato.

Chi può bloccare un conto corrente e per quali motivi?

La banca, l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza o l’autorità giudiziaria. I motivi vanno dal mancato aggiornamento dei documenti fino a indagini o pignoramenti.

Quanto dura il blocco di un conto corrente?

Da pochi giorni (per documenti scaduti) fino a mesi in caso di provvedimenti giudiziari o antiriciclaggio.

Posso ricevere lo stipendio o la pensione su un conto bloccato?

Sì, ma le somme restano accantonate finché il conto non viene sbloccato. Puoi spostare l’accredito su un altro conto corrente comunicando l’IBAN.

Come posso verificare se il blocco è legittimo?

Chiedi alla banca una comunicazione scritta con la motivazione del blocco. Se rifiuta o non risponde, rivolgiti all’ABF.

A chi posso rivolgermi se la banca non risponde al reclamo?

All’Arbitro Bancario Finanziario, tramite modulo online. Prima di presentare il ricorso dovrai versare 20 euro come contributo per le spese della procedura. 

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