Conto corrente cointestato: come gestirlo
Se si vuole avere un conto corrente in comune, al momento dell’apertura bisogna chiedere la co-intestazione. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Cos’è e per chi è
Il conto si dice “cointestato” se due (o più) persone possiedono un conto corrente in comune: tutti gli intestatari sono “padroni”, a pieno titolo, del conto. L’operazione non è difficile e non costa nulla: al momento dell’apertura del conto bisogna chiedere la sua co-intestazione.
Come aprire un conto cointestato o trasformare da individuale a cointestato
Voi e il vostro “cointestatario” o i vostri cointestatari dovrete firmare il contratto, dare il numero di codice fiscale e presentare la carta di identità (o un documento di riconoscimento come il passaporto). Stessa cosa si può fare online. Ricordatevi che le banche non accettano di trasformare un conto da “individuale” a cointestato (e viceversa). Di fronte a una richiesta di questo genere, la banca vi chiederà di chiudere il conto e aprirne un altro che potrà essere cointestato. Il saldo del conto cointestato, anche ai fini successori, si presume di proprietà di tutti i cointestatari in parti uguali (50% per ciascuno se sono in due, 1/3 se sono in tre ecc.). Ciò significa che se uno dei cointestatari muore è solo la sua parte che sarà bloccata ai fini successori e quindi poi divisa tra i suoi eredi. La restante parte invece resta svincolata e quindi utilizzabile dagli atri intestatari senza problemi.
Un capitolo importante è quello relativo alle firme. Nel momento in cui decidete di cointestare il vostro conto corrente vi troverete a dover scegliere tra due possibilità: “a firme congiunte” o a “firme disgiunte”. Cosa significa? Nel primo caso, sono sempre necessarie le firme di entrambi i cointestatari per qualsiasi operazione; nel secondo caso, invece, i cointestatari sono autonomi. Per esempio, se si tratta di due coniugi, il marito potrà firmare assegni e compiere qualsiasi altro movimento bancario senza bisogno dell’autorizzazione della moglie. Ricordatevi però che, anche nel caso in cui si scelga di operare a firme disgiunte, per chiudere il conto sarà ordinariamente necessaria la firma di entrambi i cointestatari. La scelta di operare a firme disgiunte può essere revocata in ogni momento da ciascun cointestatario inviando alla banca una lettera raccomandata nella quale si chiede di non dare più corso agli ordini sottoscritti dagli altri: dal momento in cui la banca riceverà detta comunicazione, darà esecuzione solo agli ordini che presentano la firma di tutti i cointestatari.
Perché aprire un conto cointestato? Possibili pro e contro
Aprire un conto cointestato ha certamente dei vantaggi:
- Condividere i costi del conto corrente almeno quelli fissi. In effetti anziché avere due conti correnti ad esempio se ne potrà avere uno solo. Attenzione però perché ovviamente si pagherà invece il doppio canone per le due carte di debito.
- Ci sarà anche un vantaggio per l’imposta di bollo: se pure la giacenza dovesse superare i 5000 euro comunque il bollo si pagherebbe una sola volta.
- Il limite di 100.000 euro per depositante previsto dal FITD (fondo interbancario di tutela dei depositi) in caso di fallimento della banca, vale per ogni intestatario del conto corrente, dunque se sono due diventa 200.000 euro.
- In caso di morte di uno degli intestatari se gli altri sono suoi eredi avranno la possibilità di utilizzare il denaro depositato sul conto che invece sarà bloccato per la parte intestata al defunto.
I contro
D’altra parte, nell’aprire un conto cointestato, oltre ai vantaggi, ci sono anche alcuni svantaggi:
- In primis condividere il conto corrente significa anche condividere la sua operatività. Significa che ogni cointestatario potrà sapere cosa viene fatto sul conto corrente accedendo ad esempio all’home banking. E questo può essere spiacevole; significa far sapere ad altri ad esempio che tipo di acquisti o di pagamenti vengono fatti in un periodo.
- In caso di conto cointestato tra eredi, la banca non ha alcuna responsabilità se uno degli eredi decide di fare prelievi dal conto senza informare gli altri.
La delega sul conto corrente
La delega può essere una buona soluzione quando il titolare di un conto non vuole cointestarlo ma ha la necessità di far compiere alcune operazioni (versamenti, prelievi, pagamenti) a un’altra persona. Anche perché non è possibile in corso d’opera passare da un conto individuale ad un conto cointestato, bisognerebbe chiudere il vecchio conto ed aprirne uno nuovo. La delega può essere quindi una soluzione più rapida e più facile da gestire.
Per delegare la persona prescelta a operare sul proprio conto corrente (o anche sul proprio deposito titoli) è necessario presentarsi alla filiale della banca insieme al delegato munito di documento di identità e di codice fiscale e firmare i moduli richiesti. A quel punto la persona delegata potrà operare con la firma che avrà depositato. Con la firma depositata in banca, il delegato può emettere assegni, versare contanti o titoli, prelevare, ritirare il libretto degli assegni, disporre dei bonifici, sempre a nome e per conto dell'intestatario ma non può, ad esempio, chiudere il conto. Insomma, è possibile operare sulle giacenze di conto ma ci sono delle attività che può fare solo l'intestatario del conto, come appunto la chiusura del rapporto. La delega può essere revocata dall’intestatario del conto corrente mediante semplice comunicazione alla banca e si estingue automaticamente con la morte del soggetto che l’ha conferita. In caso di successione, un conto con delega ha le stesse regole di un conto mono-intestato questo perché del conto è proprietario solo il correntista, il delegato invece non ha nessun diritto di proprietà sulla giacenza.
Conto cointestato con un minore: cosa succede?
Tecnicamente non è possibile avere un conto cointestato con un minore, neppure se è il proprio figlio. Però, un minore non può aprire autonomamente un conto corrente. Lo possono fare per lui i genitori che firmano dunque il contratto con la banca ma che possono intestare il conto direttamente al figlio minorenne (che però deve avere una età minima che cambia da banca a banca ed in genere è compresa tra gli 8 e i 12 anni). Il conto per minori in genere ha una operatività limitata.
Cosa accade col divorzio
Cosa succede al conto cointestato di marito e moglie in caso di separazione o divorzio? La stessa cosa che succede ad un qualunque conto cointestato. Marito e moglie, sia che siano in comunione dei beni che in separazione dei beni, sono comproprietari di quanto presente sul conto corrente, dunque il conto verrà diviso in due parti uguali. A meno che uno dei due coniugi, ma solo se in separazione dei beni, dimostri che i soldi depositati sul conto cointestato provengono unicamente da sue attività. Se poi il conto non deve essere più cointestato occorre chiuderlo ed aprirne uno o due nuovi. Nel caso in cui invece sul conto intestato ad uno dei due coniugi l’altro abbia una delega la soluzione è molto semplice; l’intestatario del conto revocherà la delega. L’altro coniuge non avrà alcun diritto sul denaro depositato sul conto.
Cosa accade se il correntista muore?
Gli eredi devono comunicare alla banca la morte del correntista il prima possibile. A quel punto il conto viene bloccato e la banca inizia le procedure di successione, verificando la condizione di eredi. Solo dopo la fine delle verifiche le disponibilità del conto vengono trasferite agli eredi. Ovviamente in caso di conto cointestato verrà bloccata solo la parte del conto imputabile al correntista morto. Il resto del conto invece sarà a disposizione degli altri cointestatari. Per ulteriori dettagli leggi qui.