Pagamenti digitali: al via il tavolo del MEF per ridurre le commissioni per gli esercenti. Esclusi i consumatori
Resta in vigore per il 2023 la norma che obbliga esercenti e professionisti ad accettare i pagamenti digitali per qualsiasi tipo di importo; un grande vantaggio per i consumatori, ma sui negozianti pesano le commissioni d'incasso che le banche chiedono per ogni pagamento digitale. Per questo motivo è stato istituito un tavolo governativo che punta a trovare un accordo per ridurre in particolar modo quelle sugli importi ridotti. Bene il tavolo del Mef, ma mancano i rappresentanti dei consumatori che ogni giorno pagano con carte e bancomat.
- contributo tecnico di
- Anna Vizzari

Dopo il tiramolla di fine anno (in cui a un certo punto si è persino paventata l'ipotesi di lasciare l'obbligo solo per i pagamenti superiori ai 30 euro), è rimasta per i consumatori la possibilità di pagare sempre le loro spese anche usando sistemi di pagamento digitale. Dal 2014, infatti, è in vigore una norma che obbliga esercenti e professionisti ad accettare i pagamenti digitali per tutti gli scontrini, anche quelli di piccolissimo importo. Tuttavia resta ancora da sbrogliare il nodo delle commissioni di incasso che incidono sugli esercenti in maniera significativa proprio sui pagamenti di importo più basso.
Per questo è stato istituito un tavolo tecnico presso il Ministero dell'economia e delle finanze per individuare soluzioni per contenere i costi delle transazioni elettroniche, tra i quali i pagamenti attraverso i POS. L'obiettivo del tavolo creato il 4 marzo 2023 è mitigare le spese fino a 30 euro a carico degli esercenti e professionisti con ricavi e compensi relativi all’anno precedente non superiori a 400.000 euro, favorendo con il coordinamento del Ministero dell’Economia il confronto tra istituzioni, associazioni di categoria e altri soggetti interessati. Prima però di vedere da vicino il nodo delle commissioni d'incasso, è però bene ricordare cosa prevede oggi la norma e quali sono i vantaggi per il consumatore.
Le sanzioni per chi non accetta i pagamenti digitali
Come abbiamo visto, già dal 2014 chi effettua attività di vendita o prestazione di servizi (anche professionali) è tenuto ad accettare anche pagamenti effettuati tramite carte di credito o di debito, tranne in caso di disguidi tecnici. Un obbligo che è però sempre rimasto di fatto solo sulla carta dato che, nonostante siano state più volte annunciate, non sono mai arrivate le sanzioni e si è dovuto aspettare metà 2022 per la loro regolamentazione.
Solo dal 30 giugno 2022, infatti, chi non accetta un pagamento digitale di qualsiasi importo è passibile di una sanzione amministrativa pari a 30 euro a cui va aggiunta una percentuale pari al 4% del valore del pagamento rifiutato. In pratica, se un esercente dovesse rifiutare un pagamento di 100 euro rischierebbe una sanzione di 34 euro, la sanzione sarebbe pari a 30,20 euro se dovesse rifiutare un pagamento di cinque euro.
L'esercente o il professionista deve accettare almeno una tipologia di carta di debito e una di carta di credito (identificate dal marchio del circuito di appartenenza): questi sono i requisiti richiesti affinché l'obbligo venga assolto. Non è quindi richiesto che vengano accettati tutti i pagamenti digitali, ma - nel momento in cui l'esercente aderisce a un circuito - deve sempre accettare i pagamenti con strumenti appartenenti a quel circuito, pena il rischio di incorrere nella sanzione.
Cosa fare se l'esercente si rifiuta
Le sanzioni sono operative già da un po’ ma continuano le segnalazioni degli utenti che non riescono a pagare con la carta. Ultima in ordine di tempo la disavventura capitata ad una ragazza che per aver osato chiedere di pagare con carta ad un tassista è stata fatta scendere dall’auto prima che finisse la corsa.
Che cosa si può fare di fronte ad un esercente, un tassista, un medico che non vi pagare con carta un bene o servizio? In ordine di principio, visto che è vostro diritto sancito dalla legge pagare con carta, potreste non pagare il bene o il servizio; d’altra parte c’è anche il diritto dell’esercente e del professionista ad essere pagato. La soluzione è quella di chiamare la Polizia locale o la Guardia di Finanza e denunciare il fatto; questo potrebbe convincere l’esercente ad accettare la carta ed ovviamente farebbe scattare nei suoi confronti la multa.
E il contante?
La diffusione dei pagamenti digitali però non deve limitare la possibilità di usare il contante ovunque si voglia. Ogni cittadino deve avere la possibilità di scegliere tra pagare in contanti o pagare con carta e l’esercente deve dargli questa possibilità.
Infatti, così come ci sono sanzioni per chi non permette di pagare con carta, di usare le carte, allo stesso modo ci sono sanzioni per chi non accetta i pagamenti in contanti. L’articolo 693 del Codice Penale prevede infatti che chiunque rifiuti di ricevere monete aventi corso legale viene punito con una sanzione di 30 euro.
Quali agevolazioni sono previste per gli esercenti
Se da un lato le sanzioni sono necessarie, dall'altro è opportuno anche che gli esercenti vengano agevolati. Nella nostra ultima inchiesta siamo andati a verificare quanto costa agli esercenti accettare pagamenti digitali, accertando che per pagamenti digitali di importi da cinque euro le commissioni arrivano anche a 0,50 euro. Insomma, a conti fatti le commissioni sui pagamenti devono essere sostenibili anche per le piccole attività, solo così il digitale può essere realmente conveniente sia per chi paga che per chi riceve. Ricordiamo infine che, in questo scenario, si inserisce il credito di imposta del 30% delle spese pagate dagli esercenti (commissioni e spese): sicuramente interessante soprattutto se dovesse essere portato al 100% come era fino al 30 giugno 2022.
Il 4 marzo 2023 è stato istituito come previsto dalla Finanziaria 2023 un tavolo tecnico presso il Ministero dell’Economia a cui partecipano le associazioni di categoria maggiormente rappresentative di esercenti e professionisti, dei prestatori dei servizi di pagamento e dei gestori di circuiti, con l'obiettivo di garantire livelli di costi equi e trasparenti ed evitare oneri non proporzionati al valore delle singole transazioni. Questo sembrerebbe eliminare gli importi fissi. Si tratta di un tavolo permanente fra le categorie interessate per valutare soluzioni che possano ridurre i costi di incasso per i pagamenti entro i 30 euro a carico degli esercenti e professionisti che abbiano avuto ricavi non superiori ai 400.000 euro nel 2022. Sono quindi componenti del tavolo il MEF, la Banca d'Italia, l'Agenzia delle Entrate, l'Associazione bancaria italiana, l'Associazione italiana prestatori servizi di pagamento, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, il Ministero delle imprese e del made in Italy e l'Agenzia per l'Italia Digitale. Nella Finanziaria è anche previsto che se il tavolo non riesce a trovare soluzioni entro fine marzo 2023 banche, istituti di pagamento e gestori dei circuiti dovranno pagare per il 2023 un contributo straordinario del 50% degli utili netti derivanti dalle commissioni di incasso per pagamenti entro i 30 euro. Questo contributo sarà versato in un Fondo apposito che servirà a misure concrete per la riduzione delle commissioni di incasso per esercenti e professionisti con ricavi entro i 400.000 euro.
"Altroconsumo promuove da sempre la moneta elettronica che garantisce trasparenza, tracciabilità, sicurezza sia per i consumatori sia per gli esercenti, ed è uno strumento molto importante per contrastare l’evasione fiscale" - dichiara Federico Cavallo, responsabile Relazioni esterne di Altroconsumo. "Siamo convinti che tutti i consumatori debbano poter esercitare, per i pagamenti quotidiani, la propria libertà di scegliere i metodi di pagamento che preferiscono, siano essi contanti o digitali. Per questo, bene il tavolo tecnico istituito dal ministero dell’Economia e delle Finanze per calmierare le commissioni di incasso per gli esercenti: peccato, però, che non siano stati convocati tra i partecipanti anche i rappresentanti dei consumatori e, quindi, dei cittadini che sono i principali utilizzatori dei mezzi di pagamento. Chiediamo che ci sia un confronto con tutte le diverse anime del mercato dei pagamenti per trovare soluzioni davvero utili a tutti, lasciando da parte temi di bandiera (come il poco comprensibile innalzamento del limite per i pagamenti in contanti a 5 mila euro) e soprattutto contrapposizioni artificiose che rischiano di limitare, anziché moltiplicare, le opzioni dei cittadini. Lavoriamo, invece, da subito per trovare soluzioni concrete ai problemi che indubbiamente ci sono – come il costo di molte transazioni e, soprattutto, l’ancora scarsa educazione digitale di ampie fasce della popolazione – rendendoli un’occasione per fare dei passi avanti e non indietro." ha concluso.