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Contributi volontari per la pensione: da gennaio si possono versare con la busta paga

Versare i contributi volontari all'Inps ha costi alti ma ha il vantaggio di far aumentare l’importo della pensione e accorciare i tempi. Oggi c'è la possibilità, per chi inizia a lavorare da gennaio 2025, di farsi trattenere fino al 2% in più di contributi dallo stipendio. Vediamo perché non è conveniente e a chi, invece, conviene versare i contributi volontari ordinari. 

Con il contributo esperto di:
articolo di:
13 gennaio 2025
foglio INPS con penna calcolatrice e soldi su tavolo di legno

Dal 2025 è possibile versare volontariamente il 2% in più di contributi per maturare una pensione maggiore al momento della maturazione dei requisiti di vecchiaia necessari. Questa opportunità è riservata solo ai lavoratori che iniziano a versare i contributi dal 1° gennaio 2025.

Per tutti gli altri lavoratori il versamento dei contributi volontari Inps permette di continuare a pagare autonomamente i contributi pensionistici se si smette di lavorare, in questo modo si possono  coprirei periodi di inattività che non verrebbero altrimenti conteggiati ai fini pensionistici. In alcuni casi, è possibile integrare la contribuzione obbligatoria come nel caso di lavoratori part time o con contratto di lavoro intermittente.

Vediamo insieme i possibili vantaggi di questa scelta e come fare domanda in entrambi i casi.

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Neoassunti 2025 e contributi volontari aggiuntivi

Chi inizia a lavorare e, conseguentemente, a pagare i contributi a partire dal 1° gennaio 2025 può decidere di versare fino a ulteriori 2 punti percentuali di contributi, in aggiunta a quelli obbligatori per legge. In pratica, i lavoratori versano il 9,49% di contributi pensionistici sulla RAL (9,19% se sono dipendenti di aziende con meno di 15 dipendenti), scegliendo questa nuova opzione, possono decidere di versare l’11,49%.

Andare in pensione con i contributi aggiuntivi

La manovra di bilancio 2025 che ha introdotto questa opzione, ha precisato che il 2% in più non serve per maturare i limiti di reddito necessari ad accedere né alla pensione di vecchiaia né a quella anticipata. Questo significa che quanto versato all’Inps permette esclusivamente di ottenere un montante contributivo più alto (cioè l’ammontare di quanto versato durante tutta la vita lavorativa). In pratica, versando questa quota aggiuntiva si potrà ottenere una pensione più alta al raggiungimento dell’età per ottenere la pensione di vecchiaia che verrà sposta sempre più in là.

Come versare i contributi aggiuntivi?

Per poter versare fini al 2% aggiuntivo il lavoratore deve fare richiesta al datore di lavoro che lo trattiene direttamente dalla busta paga insieme agli altri versamenti obbligatori di legge. Per sapere come fare domanda e come recedere da questa scelta, quando si vuol smettere o sospendere il versamento, è necessario aspettare un decreto attuativo che stabilirà tutte le regole cui far riferimento. Al momento però non sono ancora stati stabiliti i termini entro cui i Ministeri di competenza dovranno pubblicarlo.

Conviene versare il 2% aggiuntivo?

Il miraggio della pensione ha i contorni sempre più sfumati e incerti per chi è già ora nel mondo del lavoro, i giovani neoassunti hanno un orizzonte temporale talmente ampio che li separa dalla pensione che scegliere ora di investire una quota dello stipendio nell’Inps non è particolarmente lungimirante, meglio altre forme di investimento a lungo termine. Vediamo perché e facciamo qualche esempio.

Partiamo dal fatto che la quota aggiuntiva versata è deducibile al 50% dal reddito, quindi, maggiore è il reddito maggiore è il recupero. Il vantaggio fiscale varia dal 23% al 43% della metà di quanto versato, a seconda dello scaglione Irpef in cui si ricade. Indicativamente, per redditi lordi, al netto dei contributi che si situano tra i 28 mila e i 50 mila euro si recupera il 35% sulla metà dell’importo versato.

Se un lavoratore ha una RAL di 25 mila euro, i contributi aggiuntivi del 2% permettono di versare 500 euro all’anno all’Inps e comportano circa 20 euro in meno al mese si stipendio. Valutare a inizio carriera lavorativa quale sia l’impatto di 500 euro all’anno sul montante e quindi sulla rata di pensione finale non è semplice e, vista il continuo mutare delle norme e il pessimo stato in cui vertono le casse Inps, forse sarebbe più oculato valutare altri tipi di versamenti, scegliendo per dei fondi pensione di categoria o aperti. In questo caso per altro, i contributi versati sono interamente deducibili, per un massimo di 5.165 euro l’anno.

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Smettere di lavorare e pagare i contributi volontari

Quando si interrompe l’attività lavorativa, volontariamente o non, oltre alla corresponsione dello stipendio vengono meno i versamenti che il datore di lavoro fa all’Inps (o ad altro istituto pensionistico di riferimento) ai fini pensionistici. Per questo motivo, a certe condizioni, il lavoratore potrebbe decidere di fare dei versamenti volontari e non avere quindi buchi contributivi, riuscendo così ad arrivare prima alla pensione e ottenere un assegno mensile più alto.

Per poter versare i contributi volontari bisogna avere alcuni requisiti, infatti, il lavoratore deve alternativamente aver versato:

  • almeno 5 anni di contributi indipendentemente da quando sono stati versati (260 contributi settimanali ovvero 60 contributi mensili);
  • 3 anni di contributi durante i 5 anni precedenti a quando presenta la domanda.

I requisiti temporali possono esser raggiunti con la contribuzione da lavoro ma anche tramite trasferimento, ricongiunzione e riscatto e alcuni tipi di contribuzione figurativa (CIG, TBC, aspettativa per motivi politici o sindacali).

Inoltre, il lavoratore deve essere iscritto alla gestione ordinaria dell’Inps o a quella separata.

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Chi può scegliere i versamenti volontari

Possono chiedere l'autorizzazione al versamento dei contributi volontari coloro che avendo interrotto l’attività lavorativa non risultano iscritti a nessuna forma di previdenza nel momento in cui presentano la domanda. In particolare:

  • i lavoratori dipendenti, parasubordinati e autonomi;
  • i liberi professionisti;
  • i lavoratori dei fondi speciali di previdenza (telefonici, elettrici, personale di volo, ecc);
  • i titolari di assegno ordinario di invalidità o di pensione indiretta (ai superstiti o di reversibilità).

Inoltre, possono scegliere la contribuzione volontaria anche alcune categorie di contribuenti che non hanno interrotto l’attività lavorativa, nel caso di:

  • sospensione dal lavoro anche per periodi brevi se sono assimilabili all'interruzione o cessazione del lavoro (come, ad esempio, l'aspettativa per motivi di famiglia);
  • sospensione o interruzione del rapporto di lavoro previsti da norme di legge o disposizioni contrattuali successive al 31 dicembre 1996 (congedi per formazione, congedi per gravi e documentati motivi familiari, aspettativa non retribuita per motivi privati o malattia, sciopero, interruzione del rapporto di lavoro con conservazione del posto per servizio militare, ecc.), da scegliere in alternativa al riscatto contributivo;
  • contratti di lavoro part-time se effettuata a copertura o a integrazione dei periodi di attività lavorativa svolta a orario ridotto;
  • integrazione dei versamenti per attività lavorativa svolta nel settore agricolo con iscrizione per meno di 270 giornate complessive di contribuzione effettiva e figurativa nel corso dell'anno.
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Come fare domanda per versare i contributi volontari

Per poter effettuare versamenti volontari è necessario presentare online la domanda all’Inps , per poterlo fare occorre loggarsi con la SPID, la CIE o la CNS.

In alternativa, si può fare la domanda tramite il loro Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile. Infine, è sempre possibile rivolgersi a un patronato.

Per i lavoratori dipendenti l'autorizzazione alla prosecuzione volontaria è concessa dal primo sabato successivo alla presentazione della domanda. Per i lavoratori autonomi (artigiani e commercianti) l'autorizzazione è concessa dal primo giorno del mese di presentazione della domanda. Per i lavoratori iscritti al Fondo speciale dei dipendenti di Ferrovie dello Stato o Fondo IPOST dal giorno di presentazione della domanda. Se la domanda è presentata prima della cessazione dell'attività lavorativa dipendente o autonoma, la decorrenza è fissata rispettivamente dal primo sabato successivo alla cessazione del rapporto di lavoro subordinato o dal primo giorno del mese successivo alla cancellazione dagli elenchi per gli artigiani e i commercianti.

L'autorizzazione concessa non decade mai e i versamenti volontari, anche se interrotti, possono essere ripresi in qualsiasi momento senza dover presentare una nuova domanda.

Quando si ottiene l’autorizzazione, si possono versare i contributi calcolati in base alla retribuzione percepita nell’ultimo anno di lavoro che precede la domanda di autorizzazione applicando la stessa aliquota prevista per la contribuzione obbligatoria Inps.

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Come versare i contributi volontari

I contributi volontari possono essere versati accedendo al servizio “Versamenti volontari” del Portale dei pagamenti INPS, con una delle seguenti modalità:

  • online, tramite la modalità “Pagamento online PagoPA”, che permette di versare i contributi utilizzando la carta di credito/debito, conto corrente oppure altri metodi di pagamento disponibili sul sistema PagoPA;
  • avviso di pagamento PagoPA, che permette di versare i contributi presso tutti i Prestatori di Servizi di Pagamento aderenti al circuito PagoPA (bar, edicole, ricevitorie, tabaccherie, supermercati e altri esercenti convenzionati).

Tramite il servizio online è possibile anche visualizzare e stampare le ricevute dei pagamenti già effettuati online o con MAV tramite il sistema PagoPA.

I contributi volontari vengono versati per trimestri solari (gennaio – marzo, aprile – giugno, luglio – settembre, ottobre - dicembre) entro il trimestre successivo a quello cui i contributi si riferiscono, ma si possono fare versamenti per periodi inferiori al trimestre utilizzando la funzione “fraziona” che si trova nella sezione del sito Inps appena vista.

I versamenti effettuati oltre i termini di scadenza sono nulli e vengono rimborsati.

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Quanto costa pagare 10 anni di contributi volontari

L'importo del contributo per i lavoratori dipendenti è settimanale e viene calcolato sulla base delle ultime 52 settimane di contribuzione obbligatoria anche se queste non si collocano temporalmente nell'anno precedente la data di presentazione della domanda.

L’Inps stabilisce annualmente i limiti minimi e massimi in cui deve ricadere l’importo versato e li aggiorna in base alla rivalutazione annua Istat, come avviene per tutte le altre pensioni.

Per il 2024, relativamente ai lavoratori dipendenti, gli importi da considerare sono:

  • la retribuzione minima settimanale è 239,44 euro, pari a un reddito lordo annuo minimo di 12.451 euro;
  • la prima fascia di retribuzione annuale oltre la quale è prevista l’applicazione dell’aliquota aggiuntiva dell’1% che si somma a quelle riportate sotto è di 55.008,00 euro;
  • il massimale di reddito da applicare a chi fa i versamenti volontari che ha iniziato a versare i primi contributi a partire dal 1° gennaio 1996 o che, avendone il requisito, sceglie il sistema contributivo, è di 119.650,00 euro.
  • L'aliquota contributiva da applicare per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima del 31 dicembre 1995 è del 27,87%, per gli altri è del 33%.

E’ importante ricordare che se si riprende l’attività lavorativa dopo esser stati autorizzati ai versamenti volontari, entro 180 giorni dalla data di cessazione anche di quest'ultima attività, si può richiedere il ricalcolo del contributo in base alle retribuzioni o ai redditi percepiti tramite l’attività cessata.

Facciamo un esempio sul costo per 10 anni

Un lavoratore che interrompe il rapporto di lavoro nel 2024 deve pagare, come minimo una contribuzione volontaria calcolata su un reddito di 12.451 euro. Questo significa che se il reddito preso a riferimento per le ultime 52 settimane lavorate è superiore, il calcolo viene fatto su quel valore.

Di fatto, per 10 anni l’importo minimo di contributi volontari da versare, per chi ha iniziato a lavorare a partire dal 1996 sarà di 41.088 euro (12.451x33%x10), per chi ha iniziato a lavorare prima l’importo scende a 34.700 euro (12.451x27,87%x10).

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Quanto costa versare un anno di contributi volontari

Come abbiamo visto, l’ammontare dei contributi volontari da versare varia in base al reddito percepito nelle ultime 52 settimane lavorate, con un minimo di reddito da considerare per il 2024 di 12.451 euro che per i lavoratori dipendenti corrisponde a 4.108 euro da versare (per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995) e a 3.470 per gli altri.  

Per questo motivo, per calcolare il costo di un anno basta moltiplicare la propria retribuzione settimanale per la percentuale di contribuzione (33% o 27,87%). Per conoscere la propria retribuzione settimanale, i lavoratori dipendenti possono far riferimento al proprio estratto conto contributivo consultabile sul sito dell’Inps, al quale si accede loggandosi con SPID, CIE o CNS.

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I contributi volontari si scaricano dal 730

I contributi volontari versati per sé e per i familiari a carico possono essere indicati tra gli “oneri deducibili” in sede di dichiarazione dei redditi. In pratica, le rate di contributi versati in un anno vengono totalmente sottratte dal reddito su cui si pagano le imposte, con la possibilità di ridurle notevolmente. Se ad esempio in un anno vengono versati 5.000 di contributi, è possibile recuperare con il modello 730 o con il modello Redditi, da un minimo di 1.150 euro a un massimo di 2.150 euro a seconda dell’ammontare del reddito dichiarato.

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Quanti anni di contributi volontari si possono versare

Purtroppo, il versamento dei contributi volontari risulta piuttosto oneroso, certo fa aumentare l’assegno pensionistico e avvicinare il momento in cui si potrà andare in pensione, ma bisogna valutare se il gioco valga la candela.

Infatti, non esiste un limite massimo di anni di contributi volontari che si possono versare, la scelta dipende molto dalla propria situazione personale, dal proprio reddito, dalla carriera lavorativa e da quanto manca alla pensione. Il consiglio è quello di rivolgersi a un patronato per avere una valutazione tagliata su misura e una quantificazione dell’esborso.

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Quando conviene pagare i contributi volontari

I contributi volontari sono utili per coprire i periodi durante i quali il lavoratore:

  • non svolge alcun tipo di attività lavorativa dipendente o autonoma (compresa quella parasubordinata);
  • ha chiesto brevi periodi di aspettativa non retribuita per motivi familiari o di studio;
  • ha un contratto part-time orizzontale o verticale e vuole integrare l’ammontare della pensione.

Come spiegato nei paragrafi precedenti, il costo è piuttosto ingente e, grazie all’adeguamento dell’inflazione è destinato a salire ogni anno. Spesso questo strumento viene utilizzato per raggiungere i requisiti per ottenere la pensione di vecchiaia ma non solo. La valutazione precisa sulla propria situazione la può dare solo un esperto, quindi, se si è indecisi sul da farsi è bene consultare un patronato che può fare anche un calcolo puntuale dei costi da sostenere.

In alternativa al pagamento dei contributi volontari è possibile versare solo i contributi che rientrano all’interno di due periodi di tempo in cui si è lavorato, questo tipo di opportunità è data dalla pace contributiva che rimane in vigore fino a fine 2025.

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