Meta sospende la raccolta dati per l'addestramento dell'IA
In seguito all'intervento dell'Autorità Irlandese, la società americana detentrice di alcuni social, tra cui Facebook e Instagram, annuncia che il progetto di addestramento della propria intelligenza artificiale attraverso i dati degli utenti è al momento sospeso. Ecco cos'è successo.

Solo pochi giorni fa Meta aveva annunciato un piano che prevedeva l'utilizzo di alcuni dati degli utenti dei suoi social (come Facebook e Instagram) per addestrare il proprio modello di intelligenza artificiale.
Ora, dopo l’intervento dell’Autorità Irlandese (DPC) Meta è costretta ad annunciare la sospensione del progetto in partenza per il 26 giugno, che non prevedeva la richiesta di un consenso esplicito da parte degli utenti coinvolti.
L’annuncio è arrivato in sordina sul sito di Meta e suona un po' come una minaccia: “Si tratta di un passo indietro per l’innovazione europea, la concorrenza nello sviluppo dell’IA e ulteriori ritardi nel portare i benefici dell’IA alle persone in Europa.”
Per ora però, il passo indietro ha dovuto farlo il colosso tecnologico americano. Le autorità che presidiano la privacy dei cittadini europei (DPAs), insieme all’Information Commissioner’s Office (ICO) del Regno Unito, hanno risposto ai numerosi reclami di utenti e organizzazioni di consumatori, sollecitando la Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC) a richiedere a Meta la sospensione della raccolta dei dati degli utenti.
La richiesta impone a Meta di stoppare il progetto fino a quando non sarà in grado di fornire risposte precise sulle modalità di acquisizione del consenso e, soprattutto, sulle garanzie che intende mettere in atto per tutelate la privacy degli utenti.
Meta aveva avvisato gli utenti con una mail
All’inizio di giugno Meta ha inviato una notifica a milioni di utenti Facebook ed Instagram per informare che avrebbe utilizzato dati e contenuti pubblicati on line proprio dagli utenti per addestrare gli algoritmi di intelligenza artificiale generativa. Chi non era d’accordo poteva negare, solo in parte, il consenso attraverso una procedura volutamente macchinosa. Ne abbiamo parlato nella nostra news dove davamo anche indicazioni su come fare opposizione. Torna all'inizioChe cosa viene contestato a Meta?
Le proteste dei cittadini capitanate da NOYB (associazione attivista per la privacy) riguardano diversi aspetti.
Prima di tutto Meta non chiarisce le finalità della raccolta, e per quello che ne sappiamo i dati personali degli utenti potrebbero essere usati semplicemente per il marketing o anche per addestrare droni militari. Meta non lo specifica e non specifica nemmeno a chi saranno ceduti i dati riferendosi a “terze parti” non meglio definite (imprese, banche, assicurazioni, governi?).
A preoccupare consumatori e associazioni di cittadini è anche l’ampiezza delle informazioni che saranno vagliate dall'IA di Meta. Si tratterebbe di tutti i dati degli utenti pubblici e privati raccolti dal 2007, compresi i numerosi account Facebook "dormienti" che contengono ancora enormi quantità di informazioni personali.
L’unica eccezione sembrerebbe riguardare le chat tra privati che, a detta di Meta, resterebbero fuori dalla raccolta. Come se non bastasse, su tutte questa mole di dati non sarebbe possibile esercitare nessun diritto alla cancellazione o all’oblio.
Ma la principale contestazione riguarda la mancanza dell’“interesse legittimo” ad utilizzare i dati senza consenso degli utenti, diritto che Meta ritiene di poter esercitare a discapito dei diritti degli utenti.
Torna all'inizioCosa darebbe a Meta il diritto di utilizzare i dati degli utenti senza consenso?
Meta ritiene di avere un interesse legittimo all’utilizzo delle informazioni degli utenti, infatti nella notifica inviata all'inizio di giugno leggiamo: ”…faremo ora affidamento sulla base giuridica dei nostri interessi legittimi per utilizzare le vostre informazioni…”.
In pratica Meta cerca di rendere lecito il trattamento dei dati interpretando a suo favore il Regolamento sulla privacy (cd GDPR) che consente ad un’azienda, che ha già una relazione con un cliente, di utilizzarne i dati senza chiederne il consenso se i dati servono a perseguire un interesse legittimo, ad esempio se i dati servono per verificare l’identità di una persona che effettua un pagamento. In queste ipotesi, però, l’azienda deve informare sullo scopo di utilizzo e gli utenti devono poter rifiutare.
Torna all'inizioÈ sufficiente dichiarare un “interesse legittimo” per bypassare le regole sulla privacy?
Non basta dichiarare un “interesse legittimo” per evitare di chiedere il consenso e scansare tutte le regole della privacy. L’interesse dell’azienda non può mai prevalere sui diritti e sulle libertà del singolo, perché se così fosse il trattamento diventerebbe illecito. Ad esempio, non si può giustificare con il legittimo interesse il tracciamento online di un utente.
Inoltre, il titolare del trattamento dovrebbe valutare se ha correttamente preso in considerazione tutti i rischi per i dati trattati e dimostrare che gli interessi sono stati correttamente bilanciati tra loro tenendo conto, ad esempio, del rispetto per i dati sensibili e dei minori.
Che l’interesse legittimo dichiarato da Meta rispetti questi parametri è tutto da dimostrare. Meta ha già sostenuto in precedenza la tesi dell’interesse legittimo per utilizzare i dati personali per la pubblicità ed è stata redarguita dalla Corte di giustizia con la sentenza C-252/21 che ha chiarito che l’utilizzo dai dati degli utenti per la pubblicità richiede il consenso libero ed esplicito dell’interessato.
Torna all'inizioCosa accadrà ora?
Ad oggi le condizioni di Privacy per gli utenti rimangono invariate sul sito di Meta. Ufficialmente risulta solo che Meta si è impegnata a collaborare con il DPC e a “dialogare sul tema”: nulla di concreto.
Considerando che il GDPR non vieta il trattamento dei dati ai fini di addestramento di una intelligenza artificiale, ma chiede che siano rispettate le regole sull’informativa e il consenso, Meta potrebbe chiedere agli utenti un consenso esplicito (opt-in) e fornire una corretta informativa.
In pratica Meta potrebbe decidere di modificare la sua politica di privacy, o più verosimilmente, studiare un appiglio legale per giustificare la sua posizione. Per ora non possiamo fare altro che attendere la prossima mossa.
Torna all'inizio