WindTre, Tim e quelle tariffe indicizzate all’inflazione: anche Altroconsumo al tavolo con il Garante
Tim e WindTre hanno introdotto nei loro contratti una clausola che, dal 2024, potrebbe portare ad aumenti tariffari legati alla crescita dell’inflazione: di conseguenza, gli utenti perderebbero il diritto a essere avvisati in anticipo delle variazioni e a recedere senza pagare penali. Un’operazione critica, che Agcom ha deciso di valutare in una Audizione con le associazioni dei consumatori prevista per il 6 giugno. Interverremo anche noi, chiedendo l’eliminazione della clausola dai contratti. I nostri consulenti a tua disposizione per ogni chiarimento.
- contributo tecnico di
- Anna Vizzari

Vi ricordate i tempi in cui una tariffa telefonica era "per sempre"? Ecco, quei tempi sembrano davvero finiti; oggi la tendenza degli operatori è quella di continuare ad aumentare i costi delle tariffe grazie a un sistema, consentito dalla legge, che viene nominato "rimodulazione", ovvero una variazione di contratto unilaterale che consente da una parte all'operatore di "adeguare" le tariffe in qualsiasi momento, ma che dall'altro lato tutela anche il consumatore, ad esempio imponendo all'operatore di avvisare il cliente per tempo e con la giusta comunicazione, ma soprattutto consentendo al consumatore di recedere dal contratto e cambiare operatore senza pagare alcuna penale.
Variazioni di tariffa: sì, ma ci sono delle regole
Le rimodulazioni, quindi, sono ormai all'ordine del giorno. Gli utenti ricevono in continuazione sms, email o messaggi vari che li informano che a partire da una certa data la loro vecchia tariffa subirà un aumento o che le condizioni di utilizzo di un servizio stanno per subire una modifica. Chi di noi non ha mai ricevuto uno di questi messaggini, alzi la mano.
È bene ricordare che in genere questi tipi di comunicazioni sono perfettamente legittime (se ovviamente rispettano le modalità e le tempistiche imposte dalla legge); Ma a partire da fine 2022 qualcosa sembra essere cambiato. Infatti due operatori molto noti, Tim e WindTre, hanno proposto una formula tariffaria del tutto nuova che a nostro avviso è opaca e confusa e mette a rischio i diritti dei consumatori; per questo Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha deciso di intervenire. Vediamo nel dettaglio e cerchiamo di capire perché questa cosa va a mettere a rischio i diritti dei consumatori.
Aumenti indicizzati: manca la trasparenza
Entrambe le comunicazioni che i due operatori stanno mandando ai loro clienti, sebbene piuttosto differenti tra loro (e a loro modo entrambe inaccettabili), hanno però un fattore comune: ovvero si comunica all'utente che la propria tariffa verrà aumentata non di un costo in euro fisso e trasparente (come ad esempio una tariffa che passa da 10 a 11 euro al mese), ma che da un certo momento in poi l'aumento seguirà l'inflazione. Cosa significa questo? Significa che gli utenti di WindTre (nuovi e vecchi) e Tim (solo i nuovi) si trovano di fronte a una novità tariffaria che prevede contratti a tariffa variabile.
Nello specifico, a partire dal 1° gennaio 2024 per WindTre e dal 1° aprile 2024 per Tim, scatterà una sorta di "rimodulazione" (vedremo poi perché di fatto non lo è) che prevede una tariffa variabile e parametrata al tasso di inflazione. Qualsiasi cambiamento al rialzo delle tariffe sarebbe quindi dovuto a un parametro di mercato: è chiaro che i clienti non sono messi nella condizione di capire bene che cos’è questa clausola indicizzata e soprattutto come funzionano i due indici di mercato a cui si fa riferimento, ovvero l’indice FOI (indice dei prezzi per le famiglie di operai ed impiegati) e l’indice IPCA (indice prezzi al consumo armonizzato per i paesi UE).
Ma la cosa più grave è che ciò permetterebbe all'operatore di modificare la tariffa una volta all'anno, senza alcun bisogno di comunicare le variazioni ai clienti nelle tempistiche stabilite dalla legge. Verrebbe quindi meno il diritto del cliente ad essere preavvisato della modifica (perché di fatto non si tratterebbe di modifica contrattuale) e anche il suo diritto di recedere senza penali.
La nuova clausola indicizzata di WindTre
La tariffa variabile che sta comunicando ai propri vecchi clienti WindTre dovrebbe essere operativa dal 1° gennaio 2024. Ma cosa prevede di preciso la nuova clausola fatta accettare col nuovo contratto? Ovviamente occorre andare nei meandri del sito per scoprire che cosa l'utente ha appena accettato. E si legge:
"Da gennaio 2024 in caso di variazione annua positiva dell’indice FOI rilevata da Istat nell’ottobre dell’anno precedente, WindTre ha facoltà di aumentare entro il primo trimestre dell’anno il prezzo mensile del Servizio di un importo percentuale pari alla variazione di tale indice comunque pari almeno al 5%. L’adeguamento non costituisce una modifica contrattuale ai sensi dell’articolo 13 delle Condizioni generali di contratto e pertanto non dà diritto al Cliente di recedere senza costi."
In pratica si capisce che comunque un aumento ogni anno ci sarà in automatico e sarà almeno del 5%. Ma se vogliamo calare nella realtà questo calcolo e capire davvero di quanto sarebbe l'aumento alla fine dell'anno, basta andare a vedere la variazione dell'indice FOI su base annua ad esempio a ottobre 2022: +11,5%. Se questo contratto fosse già in essere, questa sarebbe la reale percentuale di aumento del canone WindTre a fine anno.
La tariffa indicizzata di Tim
Il meccanismo utilizzato da Tim per rifilare ai propri clienti una tariffa a tasso indicizzato è leggermente differente. La clausola recita:
"dal 1/04/2024 Il costo mensile dell’offerta sarà incrementato annualmente in misura percentuale pari all’indice di inflazione (IPCA) ISTAT, non tenendo conto di eventuali valori negativi, più un coefficiente pari a 3,5 punti percentuali. L’incremento complessivo non potrà superare il 10%".
La nuova clausola è stata introdotta per i nuovi clienti dal 1 dicembre 2022 e solo per alcune tariffe. In pratica nella comunicazione si dice che il canone aumenta sempre di almeno il 3,5%. Dato però che non si tengono in considerazione valori negativi dell’indice IPCA, non è prevista alcuna riduzione del 3,5% se l'indice scende sotto lo zero. Questo significa che ad aprile 2024 il canone mensile Tim crescerà di almeno 3,5%. Non poco.
Per fare questo non ci sarà nessun preavviso ma solo una comunicazione della variazione applicata sul sito di Tim; e soprattutto non ci sarà alcuna possibilità per il cliente di recedere senza penali per effetto della modifica.
Le nuove regole del Garante
Contro queste clausole ha deciso di intervenire anche Agcom nella sua consultazione pubblica dedicata al nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche in cui dedica un apposito capitolo proprio alle tariffe indicizzate all’inflazione. Il 6 giugno si terrà un’audizione alla quale sarà presente Altroconsumo.
Agcom ha quindi già fatto sapere che sono necessarie nuove regole, ritenendo che una variazione di questo tipo per chi è già cliente non può essere considerata una modifica tariffaria ma una vera e propria modifica contrattuale con tanto di inserimento di una nuova clausola; per questo motivo un'operazione di questo tipo avrebbe bisogno di un’accettazione consapevole da parte del cliente.
Inoltre l’Autorità ritiene che le clausole di indicizzazione proposte da WindTre e Tim non si basano su un metodo di indicizzazione chiaro, preciso e accessibile al pubblico. Infatti ognuna delle due società ha indicato uno spread in aggiunta al parametro di mercato e indicato dei meccanismi propri di indicizzazione. Per questo motivo deve essere data la possibilità agli utenti di recedere senza penali dando preavviso della variazione.
Cosa chiediamo
WindTre e Tim hanno quindi applicato clausole a nostro avviso non corrette e che non sono in linea con le nuove regole che Agcom vorrebbe introdurre per regolamentare queste pratiche. Chiediamo pertanto che i due operatori cambino da subito le clausole contrattuali con offerte a tasso fisso, senza dover aspettare gli effetti dell'indicizzazione. Chiediamo che, nel caso abbiamo modificato i contratti, riportino i clienti alle vecchie condizioni senza clausole di indicizzazione continuando a garantire il recesso senza penali.
Che cosa puoi fare
Se hai necessità di aiuto per inviare reclamo o per far valere i tuoi diritti, puoi richiedere il supporto gratuito dei nostri esperti. Invia ora la tua richiesta: verrai richiamato da uno dei nostri esperti che verificherà se il tuo contratto è tra quelli interessati dalla clausola di indicizzazione. Ti terremo informato anche degli sviluppi che seguiranno dopo l’Audizione con Agcom e la chiusura della consultazione.