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Digiuno intermittente 16 8: funziona davvero? Cosa dicono gli esperti

Le diete che si basano sul digiuno a intermittenza tornano costantemente sulle pagine dei giornali. C’è chi le consiglia per i benefici su peso e forma fisica e chi, invece, ne sottolinea i vantaggi per salute e longevità. Un recente studio americano, però, mette l'accento sui possibili rischi del digiuno intermittente 16 8. Ecco come funziona, quali vantaggi potrebbe portare e in quali casi conviene stare attenti.

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26 marzo 2024
piatto con verdure e posate messe come le lancette dell'orologio

Colazione da re, pranzo da principe, cena da povero. Rispolvera questo vecchio consiglio popolare, qualunque regime alimentare che preveda di saltare la cena o che abbia come fulcro il digiuno prolungato nelle ore pomeridiane e serali. In tempo di pandemia il regime alimentare “Dinner Cancelling”, che ha come fulcro proprio il digiuno a cena, è stato portato alla ribalta dallo showman Fiorello (che sembra averla seguita per rimettersi in forma), diventando in breve tempo di moda. Più recentemente, di “digiuno intermittente” ha parlato anche l’immunologa Antonella Viola.

Secondo molti una dieta che concentra i pasti (colazione, pranzo, cena e spuntini) nell’intervallo di 6-8 ore e che prevede il digiuno per il resto delle ore, incontrerebbe meglio i ritmi circadiani - quelli scanditi dai vari ormoni che regolano i nostri comportamenti e le funzioni fisiologiche del corpo - sensibili a vari stimoli, dal ciclo luce-buio all’alimentazione. Ora, però, uno studio americano riporta l'attenzione sui possibili rischi di un regime di digiuno intermittente 16-8. Ma cosa dice questo studio ed è davvero vantaggioso (per tutti) concentrare i pasti in poche ore digiunando per il resto della giornata? Iniziamo a vedere come funziona.

Come funziona il digiuno intermittente?

Sono tante le forma di digiuno intermittente proposte nel corso degli anni, dalla Dinner Cancelling proposta dal personal trainer tedesco Dieter Grabbe, all’Alternate day fasting, al Whole-day fasting, arrivando alla dieta mima-digiuno, con periodi prolungati di quasi-digiuno ogni 3-4 mesi.

Il concetto alle base del cosiddetto digiuno intermittente è il “Time Restricted Feeding”, ovvero “alimentazione a tempo limitato”, un sistema che prevede la stessa routine alimentare ogni giorno o solo in alcuni giorni della settimana: in pratica si deve assumere cibo soltanto in una certa finestra oraria (per esempio 7-15 o 8 -16), mentre le altre ore vanno lasciate al digiuno.

Esempio pratico di digiuno intermittente 16 8

Se per esempio si fa colazione alle 7.00 del mattino, lo spuntino potrebbe essere più o meno alle 9, il pranzo alle 11, la merenda alle 13 e la cena alle 15. Nei periodi di digiuno è consentito bere acqua, tè o caffè non zuccherato e, se proprio non se ne può fare a meno, piccole quantità di cibo.

Quali sono i possibili effetti positivi?

Gli studi che hanno indagato sulla validità dell’“alimentazione a tempo limitato” concordano sul fatto che il prolungamento del tempo in cui l’assunzione di cibo è scarsa o nulla (di sera o durante la notte) si associa a un peso inferiore e a un miglioramento generale della salute.

Effetti positivi oltre il calo del peso

Come riposta il sito di divulgazione scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità, una delle prime prove degli effetti benefici del digiuno sulla salute derivano da uno studio del 1997, pubblicato sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine. Ne emergeva che nei ratti di laboratorio la riduzione di cibo migliorava l'aspettativa di vita e rallentava i processi di invecchiamento. Da allora sono stati condotti centinaia di studi su animali e decine di studi sull’uomo su regimi di digiuno intermittente, individuando tra i principali effetti positivi il calo di produzione di alcuni ormoni e proteine coinvolti nei processi di invecchiamento cellulare, favorendo così i processi riparativi e rigenerativi delle nostre cellule. Negli anni – spiega l’ISS - si è poi capito come in questo tipo di studi uno dei fattori essenziali fosse la caratteristica dei roditori che, messi davanti a una quantità di cibo sufficiente per l'intera giornata, la consumavano in poche ore, trascorrendo il resto del giorno a digiuno fino al pasto successivo.

Benefici su cuore, diabete, tumori e demenze: prove limitate

Diversi studi hanno indicato come molti dei benefici del digiuno intermittente non sono legati ai soli effetti sul peso. Anche se una minor circonferenza è certamente legata ad un minor rischio di malattie a carico di cuore e vasi e di diabete, il digiuno sembra migliorare direttamente alcuni fattori determinanti le malattie cardiovascolari, ma anche tumori e demenze: da una migliore regolazione del glucosio nel sangue, al miglioramento dei livelli dei lipidi ematici (es. trigliceridi), della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca a riposo, fino ad una maggiore resistenza allo stress cellulare. Il digiuno contrasterebbe l'aumento di radicali liberi e le reazioni di ossidazione legate allo sviluppo dell’aterosclerosi.

Tuttavia, ad oggi, molti studi sono stati effettuati solamente sugli animali e questo non permette di affermare con certezza gli stessi effetti benefici sull'uomo. Molti studi clinici sono in corso o in fase di completamento: i risultati preliminari sembrano indicare benefici derivanti da regimi di digiuno, ma è necessario attendere i dati conclusivi per avere evidenze attendibili, soprattutto sul lungo termine.

Quali sono i possibili effetti negativi?

Va precisato che i meccanismi di compenso che l'organismo mette in atto di fronte a una situazione di digiuno sono utili se di breve durata. Se si prolunga eccessivamente, vengono messi a dura prova cuore e arterie, vengono depauperati ossa e muscoli e può essere compromessa la funzione renale.

Cosa dicono gli ultimi studi

Uno studio presentato come abstract in un convegno della American Heart Association sembra riportare infatti l’attenzione sui possibili rischi di un regime di digiuno intermittente16:8.

Lo studio ha preso in considerazione i dati di oltre 20.000 cittadini adulti statunitensi raccolti dal grande studio epidemiologico National Health and Nutrition Examination Surveys (NHANES) durato dal 2003-2018 e li ha messi in relazione con le informazioni ufficiali sui decessi raccolte tra il 2003 e il 2019.

Secondo lo studio presentato al convegno della AHA (non ancora pubblicata nel momento in cui scriviamo), le persone che hanno riferito di condensare tutti i pasti in una finestra di 8 ore e  digiunare per le successive 16 ore, rispetto a coloro che non applicano particolari restrizioni di tempo correrebbero un maggior rischio di morte per malattia cardiovascolare (quasi il doppio), a prescindere da precedenti problemi di cuore. Un risultato quindi in netta controtendenza rispetto ai risultati degli studi che mostravano benefici potenziali.

Lo studio ha pero dei potenziali  limiti significativi di cui tenere conto, prima di saltare a conclusioni affrettate:

  • prima di tutto, lo studio è di tipo osservazionale e non dimostra che concentrare i pasti nelle 8 ore e digiunare per le successive 16 aumenti il rischio di morte per cause cardiache. Lo studio rileva un’associazione tra quest’abitudine e un maggiore rischio di morire per problemi di cuore, ma per dire se questa relazione sia reale serve escludere la responsabilità di altri fattori. Potrebbe non essere il digiuno intermittente in sé la vera causa di questo aumento di rischio, ma una serie di fattori che si associano alla scelta del digiuno intermittente, che riguardano abitudini, stili di vita e benessere e che influenzano la salute del cuore. Tutti i fattori rilevanti devono essere valutati e “scremati” nell’analisi statistica: se il peso di questi fattori sia stato correttamente considerato lo capiremo solo quando lo studio verrà pubblicato.
  • Lo studio si basa sulle dichiarazioni e la memoria delle persone arruolate nello studio, interrogate solo una volta rispetto alle abitudini alimentari. In assenza di informazioni continuative sulla dieta mantenuta dalle persone negli anni è difficile trarre conclusioni solide sui rischi corsi.
  • Infine, non sembra siano state raccolte accurate informazioni sulla qualità nutrizionale delle dieta delle persone incluse nello studio.

Come ha commentato Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, in una recente intervista:

In effetti l’analisi presentata al meeting dell’American Heart Association ha numerosi limiti: non ci dà indicazioni sul tipo di dieta e nemmeno sul meccanismo biologico che sta alla base delle differenze nella durata della vita nei due gruppi: sono tutte cose che sarà necessario capire. Ci vorrà ancora molta ricerca per trarre conclusioni definitive. (fonte Corriere della Sera)

Ma se da un lato lo studio non può dimostrare un nesso causale tra lo schema 16:8 e maggiori rischi per la salute, dall’altro lato non fornisce elementi che indichino che questo tipo di regime possa effettivamente allungare la vita. O, in altre parole, se possa ridurre il rischio di morire prematuramente.

Un approccio più personalizzato potrebbe essere più adeguato per persone che vogliono perdere peso o che hanno alcune malattie croniche e che vogliono intervenire sulla loro alimentazione per migliorare la propria salute.

Digiuno a intermittenza: va bene per tutti?

No. Questo tipo di diete non è per tutti: non vanno bene per le donne in gravidanza e in allattamento; per gli adolescenti in fase di crescita; per le persone che soffrono di malattie come il diabete di tipo 1 e per gli anziani.

Chi non rientra in queste categorie deve comunque sapere che ci sono rischi, primo fra tutti quello di abbuffarsi o di non fare più caso alla propria alimentazione nelle ore in cui è permesso mangiare: per stare bene non contano solo le calorie che si assumono, ma anche la qualità degli alimenti che si mangiano. Proprio perché si taglia uno dei pasti della giornata è ancora più importante equilibrare il resto dei pasti per evitare carenze nutrizionali. A prescindere dalla dieta scelta, la cosa migliore è sempre affidarsi a un medico nutrizionista.

Vuoi dimagrire? Ecco alcuni consigli pratici

  • Non esistono scorciatoie: la strada per stare bene è fatta di cibo fresco, semplice e vario, attività fisica leggera ma quotidiana, stile di vita sano, senza alcol e fumo.
  • Oltre alla dieta, fai attività fisica. La giusta alimentazione deve essere abbinata a una buona e regolare attività fisica (ad esempio camminare un po’ di più, salire le scale a piedi, usare la bici) cercando di arrivare ad almeno 30 minuti di attività fisica ogni giorno, anche spezzata in tranches da 10 o 15 minuti. Uno sport, praticato con moderata intensità 2 o 3 volte la settimana (nuoto, marcia e bicicletta sono adatti a tutti), permette di smaltire i grassi di riserva delle cellule adipose. Bisogna evitare, invece, sforzi sporadici e molto intensi.
  • Cerca sempre l’equilibrio. Una buona dieta - dimagrante o no - deve essere ben equilibrata. Questo significa che: il 60- 70% delle calorie deve essere fornito dai carboidrati (pasta, riso, cereali); il 10-15% dalle proteine (carne, pesce, uova); il 15- 30% dai grassi.
  • Mai escludere un alimento. Anche in una dieta dimagrante, non va esclusa totalmente nessuna categoria di alimenti. Vanno solo diminuite le dosi. Inoltre è importante bere molto: un adulto deve bere almeno due litri di acqua al giorno.

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