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Telefoni e tablet difficili da riparare: le nostre prove sulle marche principali

Riparare smartphone e tablet in caso di guasti è quasi impossibile perché le aziende li progettano inaccessibili. Lo conferma l'ultima inchiesta in cui abbiamo aperto e smontato 10 smartphone e 4 tablet per valutare se sono riparabili in caso di malfunzionamenti. L'unica eccezione è Fairphone, che propone una strategia che riduce l’impatto ambientale dei device.

02 dicembre 2020
mano con cacciavite che ripara smartphone

Due o tre anni. Questa è la durata di vita media di uno smartphone e i motivi della precoce sostituzione del dispositivo con cui conviviamo tutto il giorno sono diversi: la moda, il rapido evolvere della tecnologia (tutto invecchia in poco tempo) e logiche industriali. Per indagare su quest’ultimo aspetto i nostri esperti hanno smontato smartphone e tablet delle principali marche: volevamo verificare quanto sono accessibili per poter essere riparati in caso di guasti comuni. Invece di essere sostituiti da apparecchi nuovi e finire tra i rifiuti prima del necessario. 

Smontaggio difficile

Abbiamo aperto e smontato 10 smartphone e 4 tablet per valutare se sono riparabili in caso di guasti. Li abbiamo valutiamo su vari aspetti, come la disponibilità di pezzi di ricambio o la difficoltà di accesso alle componenti. Il risultato? L’industria non è interessata a garantire la riparazione di ciò che vende: smartphone e tablet non sono pensati per essere riparabili, di fatto sono scrigni inaccessibili, con pezzi di ricambio introvabili, privi di manuali che favoriscano ogni intervento. E se in alcuni casi abbiamo faticato noi, con l’intervento dei nostri esperti, è difficile che un utente medio possa farcela da solo in sicurezza.

Le mani su schermo e batteria

I nostri esperti hanno misurato l’indice di riparabilità di smartphone e tablet, cioè la possibilità di aggiustarli senza l’intervento di un tecnico. I risultati dettagliati sono nella tabella dell’articolo pubblicato su Inchieste.

Ci siamo concentrati sullo schermo e sulla batteria, due componenti basilari spesso vulnerabili. Cronometro alla mano, abbiamo verificato il tempo necessario per accedere ai due componenti e per smontarli. A volte i due elementi sono accessibili in modo indipendente, altre volte invece per poter rimuovere lo schermo occorre prima rimuovere la batteria, bloccata a sua volta da altri.

La sostituzione dello schermo si è rivelata più difficile, anche nel caso di modelli con batteria a doppio modulo (uno primario e uno secondario). Ci sono anche sorprese positive, come alcuni tablet il cui schermo è facile da rimuovere e offre libero accesso alla batteria, invece un po’ difficile da staccare. Più tempo ci vuole per rimuovere batteria e schermo più l’intervento risulta complesso: anche più di 20 minuti per il solo schermo. Lo smontaggio di un modello a basso costo è risultato complicato quanto quello di un apparecchio costoso. Il prezzo di vendita, insomma, non incide sulla riparabilità: costoso non significa riparabile più facilmente.

Mancano i pezzi di ricambio

Una volta superato l’ostacolo dell’accesso al dispositivo, ci si scontra con la mancanza dei pezzi di ricambio: per questo aspetto diversi modelli smontati hanno un giudizio negativo. In pratica anche se si è disposti a impiegare tempo e abilità per provare a riparare il proprio dispositivo, sarà comunque un’impresa inutile se il pezzo necessario è introvabile. Infatti, ad eccezione di Fairphone e di Apple, per gli altri marchi la disponibilità di ricambi è minima; quando si trova bisogna accertarsi che si tratti di un ricambio originale. 

La scommessa di Fairphone

L’unica eccezione è Fairphone 3, uno smartphone progettato per essere riparato. Batteria e schermo possono essere rimossi con un banale cacciavite e l’intervento non fa decadere la garanzia.

Fairphone è uno smartphone che vuole essere diverso. L’obiettivo dichiarato è quello di proporre un apparecchio sostenibile, un dispositivo che rispetti il pianeta. Come? Fairphone vuole essere facile da riparare, costruito con materiali non inquinanti e (se possibile) riciclabili. Ma anche etico. I metalli pesanti utilizzati provengono da aree senza conflitti, ed estratti in condizioni che non violino i diritti umani. Benché sia encomiabile la sensibilità per i temi sociali e ambientali, Fairphone non regge ancora il confronto, in termini di prestazioni, con gli altri smartphone (vedi il nostro test). La scommessa dell’azienda olandese è di andare verso un mondo pieno di telefoni riparabili, di lunga durata. Strategia che ridurrebbe il numero globale di rifiuti elettronici, se anche i leader di settore la seguissero sfruttando il loro knowhow per avere modelli performanti.

Obsolescenza programmata: pronti a intervenire contro Apple

Anche alcuni modelli Apple sono state vittime dell'obsolescenza programmata, a causa di un problema di aggiornamento di software: si tratta di iPhone 6, 6 Plus, 6S e 6S Plus. Per questo motivo, assieme a Euroconsumers siamo pronti a intervenire contro le pratiche scorrette di Apple: presto una class action per far sì che tutti i consumatori europei coinvolti vengano equamente risarciti, come quelli degli Stati Uniti. Nessuna disparità di trattamento è giustificata.