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Ossido di etilene: cos’è, dove si trova e perché è un rischio per la salute

L’ossido di etilene è una sostanza chimica estremamente reattiva e pericolosa per l’uomo. Utilizzato in passato per sterilizzare alimenti e materiali sanitari, oggi è vietato dalla normativa europea, ma numerose allerte ne confermano la presenza in prodotti importati. Ecco cosa sapere per riconoscere il rischio e tutelare la propria salute.

Con il contributo esperto di:
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05 settembre 2025
Ossido di etilene

Negli ultimi anni, l’ossido di etilene è finito spesso sotto i riflettori per il suo impiego illecito nella catena di produzione e confezionamento di semi, spezie e additivi alimentari, e per la sua capacità di sterilizzare efficacemente materiali medici e chirurgici. Tuttavia, questa sostanza, che si presenta come un gas inodore e incolore, è stata classificata dall’Unione Europea e dall’OMS come cancerogena, mutagena e tossica per la riproduzione. Gli allarmi sanitari negli anni hanno coinvolto prodotti molto comuni – dagli integratori ai semi di sesamo fino alle farine – contaminati in particolare da ingredienti importati da Paesi terzi dove questa pratica è ancora legale. L’ossido di etilene può provocare danni al DNA, favorire lo sviluppo di tumori e incidere negativamente sulla salute degli operatori e dei consumatori esposti, motivo per cui l’Europa impone oggi una tolleranza zero. In questo articolo approfondiamo cosa è l’ossido di etilene, come può essere presente negli alimenti e nei prodotti, quali sono i reali rischi per la salute e quali misure hanno adottato le istituzioni per limitare l’esposizione e vivere sicuri.

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Cos’è e perché è stato vietato in Europa

L’ossido di etilene è un gas incolore molto reattivo utilizzato a livello industriale come disinfettante gassoso, grazie alla sua capacità di inibire e uccidere batteri, funghi e virus. Queste sue proprietà lo hanno reso, in campo alimentare, un’alternativa alla sterilizzazione soprattutto per gli alimenti termolabili, quelli cioè che risentono delle alte temperature del processo di sterilizzazione.

L’ossido di etilene viene convertito rapidamente nell’ambiente in 2-cloro-etanolo, che è la molecola che viene solitamente rilevata nelle piante e negli alimenti trattati con ossido di etilene. Era utilizzato in passato in Europa anche nei prodotti fitosanitari, ossia nella formulazione delle sostanze utilizzate per la protezione delle piante (pesticidi).

L’utilizzo dell'ossido di etilene come prodotto fitosanitario è stato vietato inizialmente in Germania nel 1981, e il divieto è stato esteso a tutta l’Unione Europea a partire dal 1991. Fino al 2011, però, l’utilizzo dell’ossido di etilene come gas disinfettate è stato consentito in Europa per la fumigazione di alimenti e mangimi per animali, al fine di proteggerli da attacchi fungini e batterici, soprattutto durante le fasi di stoccaggio e trasporto. 

In quali paesi è vietato

Dal 2011 tutti gli utilizzi in campo alimentare dell’ossido di etilene sono stati vietati in Europa a causa della riconosciuta cancerogenicità di tale sostanza, e grazie anche alla disponibilità di tecniche più sicure per garantire la sterilizzazione degli alimenti. Attualmente l’utilizzo dell’ossido di etilene nell’Unione Europea è consentito solo per la disinfezione e sterilizzazione dei dispositivi medici.

Il divieto di utilizzo dell’ossido di etilene come disinfettante alimentare vige anche in altri Paesi come gli USA, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda. Il suo impiego è invece ammesso (o comunque non regolamentato) in India, Pakistan, altri Paesi asiatici e Paesi africani.

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In quali prodotti si trova l’ossido di etilene?

Tra il 2020 e il 2022, in Italia e in molti altri Paesi europei, sono stati ritirati dal mercato e richiamati moltissimi prodotti alimentari per la presenza di ossido di etilene, e del suo prodotto di conversione 2-cloro-etanolo, oltre i limiti di tolleranza ammessi dalla legge.

  • semi di sesamo provenienti dall’India
  • semi di coriandolo
  • semi di cumino
  • diverse spezie come cannella, pepe nero, peperoncino, curry
  • estratti vegetali come bamboo, curcuma, zenzero, psillio e Garcinia Cambogia utilizzati nella produzione di integratori alimentari
  • additivi provenienti in molti casi dalla Turchia come farina di semi di carrube e gomma di guar, addensanti e stabilizzanti utilizzati soprattutto nella produzione di gelati
  • estratti di stevia, utilizzati per la produzione di edulcoranti
  • noodles provenienti soprattutto dal Vietnam, ma anche da Cina e Corea del Sud.

A partire dal 2023, grazie ai maggiori controlli messi in atto dall’Unione Europea, i richiami di prodotti alimentari non conformi per la presenza in eccesso di ossido di etilene e 2-cloro-etanolo si sono notevolmente ridotti. I prodotti oggetto di segnalazione da parte delle autorità sanitarie, anche negli ultimi anni, sono stati principalmente spezie, estratti vegetali e integratori, provenienti soprattutto dall’India.

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L’ossido di etilene fa male? Effetti e sintomi

L’ossido di etilene è stato classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), l'organismo facente parte dell'OMS, come cancerogeno per l’uomo (gruppo 1, quello delle sostanze cancerogene certe) già nel 1994, in quanto in grado di determinare un aumento dell'incidenza di linfomi e leucemie. Pur in presenza di una limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo, questa classificazione è stata confermata poi negli anni successivi da parte dell’Agenzia, a fronte anche di una sufficiente evidenza di cancerogenicità negli animali.

Attualmente l’ossido di etilene è classificato come probabile cancerogeno, mutageno e tossico per la riproduzione nel sistema di classificazione messo a punto dall’Agenzia Europea per le sostanze chimiche (ECHA).

Si tratta, quindi, di una sostanza pericolosa perché può favorire la comparsa di alcuni tumori, alterare il DNA delle cellule, ridurre la fertilità e causare danni allo sviluppo dei bambini già durante la gravidanza.

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Cosa dice la normativa Europea

L’ossido di etilene, come tutte le sostanze chimiche prodotte e commercializzate nell’Unione europea, è soggetto all’obbligo di registrazione secondo le indicazioni fornite dal Regolamento (CE) 1907/2006, il cosiddetto Regolamento REACH e alle restrizioni d’uso previste da tale regolamento in quanto sostanza classificata come CMR, ossia cancerogena, mutagena e tossica per la riproduzione. 

Inoltre, esso deve rispettare le indicazioni del Regolamento CLP (Reg. CE 1272/2008) relativo alla classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze chimiche.

I limiti massimi di etilene per legge

Come abbiamo visto, l’utilizzo dell’ossido di etilene come prodotto fitosanitario è stato vietato in Europa fin dal 1991. Il Regolamento (CE) n°396/2005, che stabilisce i livelli massimi di residui di antiparassitari sui prodotti alimentari (e i suoi successivi aggiornamenti) prevedono limiti massimi di residui per la somma di ossido di etilene e 2-cloro-etanolo che variano tra 0,02 e 0,2 mg/kg su diverse categorie di alimenti, sia di origine vegetale che animale. In assenza di un limite specifico si applica come limite massimo tollerabile il valore di 0,01 mg/kg.

È stato, invece, il Regolamento (UE) 2022/1396 relativo alla presenza di ossido di etilene negli additivi alimentari a chiarire, a seguito dei casi di contaminazione che sono stati rilevati in tutta Europa, che l’utilizzo di tale sostanza negli additivi alimentari a scopo di sterilizzazione è vietato, e a determinare che la presenza di residui di ossido di etilene (somma di ossido di etilene e 2-cloro-etanolo) negli additivi non debba essere superiore a 0,1 mg/kg.

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