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Decreto superbonus e cessione dei crediti approvato alla Camera. Ecco cosa cambia

Accesso al 110% ancora possibile fino al 30 settembre solo per le villette che hanno iniziato i lavori nel 2022, mentre ci sarà tempo fino al 30 novembre per comunicare le cessioni all’Agenzia delle entrate. Passa alla Camera il testo definitivo del decreto superbonus e cessione dei crediti: voto finale (blindato) al Senato il 17 aprile. Ecco tutte le novità.

  • contributo tecnico di
  • Tatiana Oneta
19 aprile 2023
  • contributo tecnico di
  • Tatiana Oneta
Ristrutturazione villetta

Lo scorso 16 febbraio il Consiglio dei ministri ha emanato un decreto-legge che, con la sua pubblicazione in Gazzetta il giorno seguente, ha sganciato una bomba sull’intricata questione del superbonus e della cessione dei crediti per interventi edilizi, creando ulteriori difficoltà ai contribuenti che hanno intrapreso la strada tortuosa delle ristrutturazioni edilizie, con o senza superbonus.

Il decreto, su cui la Camera ha posto la fiducia, mettendo quindi la parola fine al dibattito tra le forze politiche e i tecnici, prevede un ulteriore passaggio formale al Senato per diventare definitivo entro il 17 aprile. Vediamo quindi cosa dobbiamo aspettarci.

Cosa cambia nel decreto blocca cessioni

Come abbiamo detto, la data spartiacque è il 17 febbraio, da quel momento in poi le regole per la cessione del credito sono cambiate per chi aveva iniziato i lavori e chi no. Il decreto blocca cessioni interviene su diversi ambiti relativi a superbonus e cessioni e in fase di conversione ha corretto alcune criticità che erano state ravvisate in fase di prima stesura. Vediamo quindi le novità più importanti.

La proroga per le villette

Uno dei temi caldi è quello della scadenza (che era prevista al 31 marzo) per le unità unifamiliari per usufruire ancora del superbonus 110%. Vista la situazione in cui vertono diversi cantieri aperti per le unità unifamiliari, è stato prorogato il termine al 30 settembre 2023 sempre mantenendo il vincolo di aver realizzato almeno il 30% dei lavori entro il 30 settembre 2022.

Lo sblocca crediti del 2022

Si parla di sbloccare i crediti ma in realtà è solo una proroga del termine per la comunicazione della cessione del credito. Infatti, il 31 marzo è scaduto il termine per comunicare all’Agenzia delle entrate la cessione dei crediti fatta nel corso del 2022. Si tratta della comunicazione che chi cede e chi acquista il credito devono presentare al Fisco per formalizzare il passaggio della detrazione.

Attualmente, vista la situazione intricata, causata dall’affastellarsi di norme, gli attori coinvolti sono in difficoltà nel rispettare la scadenza. Per questo motivo è stato prorogato il termine di questo adempimento al 30 novembre 2023. Facciamo attenzione però, non è una proroga vera e propria, perché in caso di mancato rispetto della scadenza del 31 marzo 2023 si paga una sanzione di 250 euro. Si tratta di quella che in gergo tecnico viene definita come “remissione in bonis”, in pratica non si perde il diritto alla cessione del credito ma si paga una multa per aver comunicato la scelta in ritardo. Inoltre, questa opzione è permessa solo se il contratto di cessione dei crediti 2022 non si è ancora concluso al 31 marzo 2023 e la cessione è fatta nei confronti di banche e finanziarie.

Rateazioni a 10 anni

Uno dei problemi dell’aver introdotto il blocco alle cessioni dei crediti e agli sconti in fattura è quello di lasciare solo la via della detrazione in dichiarazione, questo, in molti casi crea problemi di capienza fiscale. Infatti, in caso di detrazioni di importi ingenti, non tutti pagano tasse sufficienti per recuperarle, per questo motivo, viene introdotta la possibilità di spalmare la detrazione su più anni, passando per il superbonus al 90% dagli attuali 4 anni fino ai 10 anni. In pratica, per le spese sostenute nel corso del 2022 è possibile decidere di detrarre il superbonus in 10 rate annuali. Attenzione però, l’opzione è irrevocabile e dovrà esser esercitata a partire dalla dichiarazione dei redditi da presentare nel 2024 sui redditi 2023. Per farlo, non bisogna indicare la detrazione nella dichiarazione dei redditi del 2022 che si presenta quest’anno.

Allo stesso modo, a partire dal 2 maggio chi ha ottenuto i crediti d’imposta nel 2022 ma ancora non li ha utilizzati, quindi, parliamo di banche finanziarie e fornitori, possono comunicare all’Agenzia delle entrate la volontà di ripartire l’utilizzo del credito d’imposta in 10 anni invece che in 4. 

Lo sconto in fattura per i disabili

Nel caso particolare di interventi per l’abbattimento di barriere architettoniche che prevede la detrazione del 75% della spesa sostenuta, i disabili possono continuare a chiedere lo sconto in fattura dal proprio fornitore, ma non si sa come questi possa poi utilizzare il credito d’imposta ottenuto.

Sismabonus e cessione

La cessione del credito rimane un’opzione anche per chi al 17 febbraio ha presentato l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo per gli interventi di demolizione e ricostruzione. L’unico limite è che l’immobile oggetto dell’intervento per il quale si utilizza il sismabonus (o l’ecobonus abbinato al sismabonus) sia in una delle zone sismiche di categoria 1, 2 o 3.

Sconto in fattura e cessione del credito rimangono anche per gli interventi effettuati nei territori colpiti da eventi sismici a partire dallo scorso 1° aprile 2009 dov’è stato decretato lo stato di emergenza e per quelli relativi a immobili danneggiati dagli eventi metereologici verificatisi a partire dal 15 settembre 2020 per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza.

La cessione del credito e lo sconto in fattura sono ancora possibili per gli IACP, le cooperative di abitazione a proprietà indivisa e le ONLUS.

Il salva caldaie e infissi

Un altro problema, da noi ampiamente sollevato, sembra trovare una soluzione nella nuova stesura del decreto che prevede la possibilità di utilizzare ancora la cessione del credito e lo sconto in fattura per tutti quei lavori che, benché non ancora iniziati il 16 febbraio erano già stati programmati, anche con il pagamento di acconti. Parliamo di quei lavori come la sostituzione di caldaie, infissi o pompe di calore che normalmente alla stipula del contratto prevedono il versamento di un acconto che permette al fornitore di acquistare i materiali e installarli successivamente in edilizia libera, senza che sia necessaria l’apertura di una cila o di un cantiere di più giornate lavorative. 

In questi casi, il decreto prevede che al 16 febbraio sia stato stipulato un accordo vincolante tra le parti per la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dei lavori. La prova dell’accordo può avvenire tramite l’avvenuto versamento di acconti oppure da un’autocertificazione presentata sia dal cliente che dal fornitore.

Bonus casa e cessione

Le spese sostenute per interventi di ristrutturazione edilizia, sia per privati che per condomini non vengono salvati dal decreto. Tuttavia, solo per chi realizza box o posti auto pertinenziali oppure acquista una casa ristrutturata da un’impresa, la cessione del credito è possibile se al 16 febbraio 2023 risulta presentata la richiesta di titolo abilitativo per l’esecuzione dei lavori edilizi.